biraghi leggi...
'Unità 01 Aprile 2007
Ivan Scalfarotto
Caro Piero,
negli ultimi anni ho vissuto una posizione particolarissima: quella di un uomo impegnato contemporaneamente in un'assai gratificante posizione professionale e nella propria passione politica, pur senza militare in un partito: il mio riferimento è sempre rimasto il centrosinistra, il popolo delle primarie. Da questa posizione ho guardato l'Italia attraverso le parole delle decine di migliaia di persone che visitano il mio blog e attraverso gli occhi di quelli che hanno partecipato agli incontri che ho tenuto in giro per il paese. Ho incontrato e dialogato con molti, moltissimi di quelli che si misero, pazienti, in fila per votare in quella bellissima domenica di ottobre di due anni fa e che si sentono autori e compartecipi dei destini del centrosinistra.
Così mi sono convinto del fatto che la realtà italiana può essere guardata da due prospettive diverse, e che la prospettiva che scegliamo dipende soltanto da noi, dalle scelte che facciamo. Possiamo vedere la fuga dei nostri migliori cervelli come il problema che ci affligge o come una grande occasione davanti a noi: una enorme quantità di talenti italiani nel mondo, che rappresentano ogni giorno l'orgoglio del nostro paese, e che sono pronti a tornare a mettere a disposizione le loro capacità in patria, qualora se ne creino le condizioni vere. Possiamo temere le nuove e molteplici modalità di essere famiglia, o farci invece carico di interpretare la società che cambia; possiamo essere preoccupati dalle nostre scuole elementari sempre più fatte di bambini di mille colori, culture e religioni; possiamo paralizzarci in anacronistiche e sterili polemiche, o invece capire assai più semplicemente che le diversità, tutte le diversità, sono la nostra ricchezza, ciò che ci consente di interpretare la realtà e di far fronte al cambiamento in modo assai più rapido, più efficace e più flessibile.
Appare allora un Italia in bilico, dove serve uno slancio, uno scatto, un getto di creatività che faccia pendere la sorte dal lato positivo. Questo vale tanto per il paese che per la politica. Il nostro sistema politico - non certo da oggi - è frammentato, bada molto più a durare che a decidere, è spesso paralizzato da prese di posizione strumentali, che nulla hanno di nobile e molto di opportunistico. Vale anche per il governo, che da un lato origina una politica estera ambiziosa e coraggiosi tentativi di apertura di un mercato asfittico e corporativo e dall'altro vara misure fiacche, di compromesso, non all'altezza delle aspettative di cambiamento presenti nel paese. In questo gioco di prospettive anche l'idea di far nascere il Partito Democratico può essere uno storico momento di slancio oppure, come avviene in altri ambiti della vita del paese, può essere vista come uno stanco tentativo, da snobbare con aria da salotto. Cosa farà la differenza? Io credo prima di tutto la volontà individuale di impegnarsi personalmente e di partecipare. Cambiare l'Italia partendo dalla politica - che forse è la sua debolezza più antica - è un compito che non si assolve da solo: l'impegno delle persone è il punto di partenza ed io sono disposto anche questa volta a fare la mia parte.
Anche oggi la mia scelta è una scelta di partecipazione. Ho la presunzione di credere che ci sia il bisogno che persone con la mia esperienza e le mie competenze e, se mi è consentito, con la mia passione politica, scelgano di mettersi a disposizione di tutti. Ed è per questo che desidero sottoporti formalmente la mia richiesta di iscrizione ai Democratici di Sinistra con l'esplicito obiettivo di partecipare alla costituzione ed alla fondazione del Partito Democratico.
Oltre alla partecipazione esiste tuttavia la necessità che il percorso di fondazione del nuovo partito sia un percorso profondamente trasparente e realmente aperto. Come ho spesso sottolineato ho un profondo rispetto per chi ha una storia diversa dalla mia, ma lo stesso rispetto richiedo. Chi voglia impegnarsi in questa impresa, entrare in un partito nuovo per costruirlo, deve potere avere la serenità di partecipare ad un processo aperto ed autenticamente democratico. La strada non sarà facile, la costruzione laboriosa. Dovrà svilupparsi una naturale competizione tra idee, approcci, interessi, in cerca di nuove sintesi. In questo processo non ho dubbi sul fatto che l'esperienza conterà - come in tutte le attività. Rimane cruciale, tuttavia, che chi abbia capacità e voglia, possa farle valere grazie ad un sistema di regole democratiche e trasparenti. Esiste dunque una condizione alla mia richiesta, scusa la franchezza: che il processo non sia truccato, che si fondi su regole trasparenti, come le magnifiche primarie di due anni fa.
Nonostante io abbia sempre affermato orgogliosamente la mia appartenenza al soggetto unitario della coalizione, sono certo che le reazioni a questa mia iniziativa saranno oggi ancora più stupite di quando decisi di correre per diventare il nostro candidato alla Presidenza del Consiglio. È per questo che da domani prenderò a spiegare ancora meglio in ogni sede le ragioni accennate in questa lettera, e quindi suggerire a tutti i democratici e le democratiche italiane di fare lo stesso, di scegliere di partecipare e di contare, sapendo che la politica è una attività alta ma impegnativa, che la si faccia da volontari o che ci si voglia dedicare a tempo pieno.
Esiste un pezzo di Italia che fa fatica a sentirsi rappresentata. Ma ci sono anche donne e uomini pronti a farsi politica, ad essere il cambiamento che vogliono vedere. Il nuovo partito riuscirà ad assolvere ad un compito storico se riuscirà ad includere interessi, gruppi, strati sociali e nuove generazioni che al momento sono escluse dalla vita pubblica del paese. La democrazia può essere, secondo me, il veicolo stesso dell'inclusione. Per questo il nome del Partito Democratico contiene in sé un vero e proprio programma di governo. Con la fiducia che, mettendo in campo regole chiare e trasparenza la politica sia capace di dispiegare le sue ali, stupendoci ancora una volta.
sì, ma contestualizzare?