L'offensiva vaticana e il vuoto politico
di Massimo Franco
P rudente, e attento a non alimentare lo scontro col Vaticano, Romano Prodi replica indirettamente. Sceglie di citare lo «spirito laico e cristiano» di Beniamino Andreatta, suo professore e mentore, appena venuto a mancare, per celebrare «il senso delle proporzioni anche nello scontro politico»; e per ricordare che la laicità è «la forma più alta di antideologia, di antifondamentalismo». Sono parole che arrivano mentre la pressione delle gerarchie ecclesiastiche si intensifica. E la manifestazione del 12 maggio a difesa della famiglia assume i contorni del grande «no» alla legge sulle coppie di fatto voluta dall'Unione; e non solo a quella.
Palazzo Chigi appare sulla difensiva. Sente montare l'offensiva della Cei. Intuisce un'operazione che parte da Benedetto XVI, dal segretario di Stato Tarcisio Bertone e dal presidente dei vescovi, Angelo Bagnasco, giù fino alle associazioni. Proprio ieri la rivista 30 Giorni, diretta da Giulio Andreotti, ha diffuso un'intervista a Bagnasco sui «Dico». Una legge di cui «non si sentiva la necessità»; e che «suona un po' ridicolo presentare come il frutto di una modalità cristiana di legiferare». Sono toni liquidatori, che non concedono nulla; e ai quali il capo del governo cerca di opporre una laicità attinta dal Concilio.
Ma la cautela imbarazzata con la quale il ministro Rosy Bindi parla del Family day riflette difficoltà oggettive. Come promotrice della legge sulle unioni di fatto, la Bindi deve difenderla. In quanto cattolica, non può ignorare le gerarchie. E da esponente dell'Unione, sa che la tentazione del muro contro muro col Vaticano è forte almeno quanto in alcuni settori dell'episcopato quello col governo. Assicura dunque che i promotori riceveranno «attenzione e ascolto come le altre manifestazioni». E difende Palazzo Chigi che «ha fatto il suo dovere offrendo al Parlamento una sintesi».
È un'eco della posizione di Prodi, che dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri ha delegato le Camere a definire che cosa saranno i «Dico»: un modo per consegnare ad altri una questione che divide la maggioranza e incendia i rapporti con il Vaticano. Il fatto che Bagnasco annunci «tutto il nostro consenso e sostegno» al Family day è un segnale di allarme. L'opposizione, e sotto voce l'Unione ritengono che una mobilitazione così massiccia possa accelerare lo svuotamento, se non la bocciatura della legge. Sulla carta, infatti, non ci sono i numeri per approvarla al Senato.
Ma la sinistra non si rassegna. E torna a guardare a Prodi. Il ministro ds Barbara Pollastrini, autrice della legge con la Bindi, sostiene che «il ruolo del governo non è esaurito»; che il provvedimento non si può ridurre a qualche modifica del codice civile: il risultato a cui puntano la Cei ed i suoi alleati. Ma sembra la difesa generosa di un'operazione sempre più acrobatica. Le accuse al «familismo anacronistico» dell'episcopato non bastano a coprire la debolezza della politica: un vuoto che la Chiesa riempie senza freni né barriere di autentica laicità.
zapatero alla messa del papa, quando andò in spagna, non ha nemmeno partecipato.
qui tutti fanno a gara per baciargli le scarpette di prada, da berlusconi a fini, da rutelli a bertinotti, a d'alema, è un trionfo di leccaculismo ( immotivato, visto che non si capisce cosa ci guadagnano) senza precedenti.
Ci guadagnano, o così almeno credono, qualche consenso in più!
Se stai con la chiesa cattolica apostolica romana non perdi mai!
Tacà al campanin ghè semper pan e vin (traduzione libera: se stai vicino a chi il campanile rappresenta non ti mancheà mai nulla)
Saluti