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Alberto Biraghi
Le vite degli altri
"Non v'è nulla di privato. Non v'è nulla di sacro". Ecco la frase cardine dell'Oscar 2007 come miglior film in lingua straniera, finalmente giunto nelle sale italiane con il titolo di "Le vite degli altri". Opera prima del 34enne Florian Henckel von Donnersmarck, erede di un'antica famiglia nobile della Slesia e nato a Colonia, il film rispecchia pienamente il sentire del regista. La sua famiglia, infatti, si è trasferita a New York quando lui aveva due anni, tornando poi a Berlino Ovest nel 1981. Impossibile, infatti, per un laureato ad Oxford che ha avuto la fortuna di studiare drammaturgia con Sir Richard Attenborough, non dedicare un lungometraggio ad una fase storica così unica e radicale. Quattro anni di preparazione e 37 giorni di riprese, hanno dato vita ad un'opera intensa e tagliente. Due ore e diciassette minuti di autentico cinema come non se ne vede spesso sui nostri schermi. La grigia e cupa Repubblica Democratica Tedesca si spoglia di fronte a noi, proprio come è costretta a fare la splendida protagonista per salvare il marito scrittore. Filtrando la verità storica di quell'epoca terribile con le ottiche contrapposte di un gruppo di intellettuali e di alcuni funzionari della "Stasi" (la temutissima polizia politica del regime comunista).
Memorabile ed agghiacciante la sequenza girata nella mensa,dove un giovane agente racconta con malintesa innocenza una barzelletta sul "leader massimo" Erich Honecker in presenza dell'ufficiale Grubitz (Ulrich Tukur, che dà vita ad un personaggio tanto abile quanto cinico). Le umane debolezze del drammaturgo Georg Dreyman (Sebastian Koch, ormai affermato attore del nuovo cinema tedesco) e della sua fidanzata Christa-Maria (Martina Gedeck, l'eroina de Le particelle elementari), entrambi sensibili alle lusinghe del potere, vengono collocate in un contesto impregnato di realismo, che impedisce facili letture di quel periodo buio. Su questa trama si staglia nitida e angosciosa la figura del capitano Gerd Wiesler (che Ulrich Mühe rende con asciutta, algida precisione), addetto alla sorveglianza della coppia di artisti perchÈ ritenuto tra i migliori nel settore dello spionaggio, eppure capace di un'umanità insospettata, che lo traghetterà ferito, segnato ma moralmente integro al passaggio epocale della caduta del Muro di Berlino. Tra Kafka e Boll, "Le vite degli altri" integra elementi di docu-fiction (il regista ha, infatti, lavorato alla sceneggiatura integrandovi le testimonianze dei protagonisti di quel periodo buio della storia tedesca) ad un piglio narrativo ed un montaggio serrati (sebbene, a volte, con un passo intenzionalmente lentissimo) che ne fanno una pellicola da non perdere.
genere: storico-politico
consigliato: a chi ama la storia contemporanea
sconsigliato: a chi vuole rilassarsi con una pellicola leggera
la pagina su IMDB
In collaborazione con Binario Loco