A rischio la candidatura all'Expo
«Bella figura che facciamo. Le immagini di via Paolo Sarpi hanno fatto il giro del mondo». Davide Corritore, vicepresidente del consiglio comunale ed esponente dell'Unione, sfoglia sconsolato la rassegna stampa internazionale: «Così rischiamo la candidatura all'Expo del 2015».
Addirittura?
«Certo, quelle fotografie sono sul tavolo di tutti i commissari del Bureau International des Expositions, danno la sensazione di una città che non riesce a gestire l'integrazione».
Un episodio solo può compromettere il lavoro di relazioni internazionali svolto in questi mesi?
«Non si tratta di un solo episodio. Veniamo da un mese tragico in cui Milano ha fatto parlare di sé per la marcia della sicurezza, per le ronde padane contro i rom, per gli scontri a Chinatown. La nostra è diventata la metropoli della conflittualità di piazza».
Tutto nasce dalla manifestazione del 26 marzo?
«Direi di sì. E c'è un altro problema: ai commissari del Bureau sta arrivando una lettera degli imprenditori extracomunitari in cui si dischiara "discriminatoria" la legge regionale sui phone center mentre la Cina si prepara a diventare la prima potenza al mondo. Scatta così un pericoloso sentimento di identità nazionale: non è una caso che per la prima volta abbiano sfilato con le bandiere».
Teme che quello di giovedì possa diventare un caso simbolo?
«Il timore c'è. E pensare che la Cina è stato il primo Paese ad appoggiare la candidatura di Milano».
Come risolvere l'emergenza?
«Non basta la repressione. Se pensiamo di risolvere tutto con i vigili e le isole pedonali abbiamo finito».
Come allora?
«Per prima cosa, il sindaco Moratti deve avere il coraggio di parlare con il console cinese coinvolgendo in questo dialogo tutte le componenti di Palazzo Marino».
E poi?
«Bisogna individuare un luogo dove permettere ai cinesi di commerciare all'ingrosso»
E le regole?
«Quelle non si discutono. Vanno rispettate e basta. Ma il sindaco deve dimostrare al mondo che sa gestire la città: ha un anno per guadagnarsi l'Expo».
Scusa Davide, ma non mi pare che sia l'eventuale perdita dell'Expo il dato più grave di ciò che è successo a Milano. E' semmai la constatazione che Milano è una delle città di punta di un Paese che da trent'anni a questa parte non ha fatto nulla - ma nulla nulla nulla - per affrontare in modo costruttivo la costruzione di una società multiculturale. Come diceva Ivan: l'Italia è un paese dove ci raccontiamo che siamo tutti cattolici, tutti eterosessuali, tutti bianchi. Salvo poi scoprire che le cose non sono esattamente così. Se l'Expo non arriva a Milano sarà per questo motivo, non per un disordine a Chinatown.
Sciltian, il tema suscitato dall'intervista (che sul blog è solo parziale) non è la rilevanza che ha in sè l'Expo, ma l'esempio che stiamo dando al tutto il mondo sull'incapacità di gestire complessità e integrazione in città. E' un'intervista sull'inadeguatezza con cui Letizia Moratti sta gestendo problematiche (le nuove comunità cinesi) che le grandi città europee stanno affrontando in ben altro modo, e non solo con i vigili urbani... Basta girare le Chinatown delle grandi città europee per capirlo. Il rischio di vedere messo in gioco l'Expo è solo la conseguenza di un'incapacità che avrebbe conseguenze assai più gravi dell'Expo perso
Queste risse non fanno testo, i problemi razziali non li abbiamo solo noi.
Come dice il saggio: la tolleranza è si segno d'intelligenza, ma non può stare sempre da una sola parte, altrimenti diventa stupidita; comunque la "grana" è refrattaria a queste cose.
Queste puttanate sono solo utili al cadreghino...smettiamola; vediamo di essere più concreti e meno demagoghi.
Comunque i milanesi di zona Sarpi si illudono che il problema sia solo dei cinesi: la verità è che l'appetito della giunta milanese è tale che anche gli "utili idioti" verranno travolti dalla trasformazione morattiana del quartiere: prima verranno cacciati via i cinesi e poi, come in corso Como, i poveri cristi dei milanesi residenti: avanti gli stilisti e i fornitori di cocaina. Prova ne sia che di questi stessi tempi, in via San Gregorio i cinesi stanno comprando di tutto come fu ai vecchi tempi in via Sarpi, ma lì nessuno parla, anzi bene così, alcuni hanno interesse a vendere appartamenti e negozi. Poi anche lì si vedrà..... Intanto si sa che i filmati delle telecamere - ovviamente gestite dalla polizia municipale - erano fuori uso proprio nel momento che tutti vorremmo vedere e cioè quello in cui comincia lo scontro fisico tra i vigili e la donna cinese che infatti è caduta a terra......scatenando la rivolta.
Se davvero gli abitanti di zona Sarpi hanno a cuore la propria pacifica esistenza farebbero meglio a pretendere di rivedere i filmati insieme ai loro vicini cinesi perchè i manganelli la prossima volta potrebbero beccarseli loro in testa, e sarà tardi per pentirsi di aver consegnato la città in mano a chi non sa che farsene degli abitanti ma aspira invece fortemente alla speculazione possibile sulle loro teste.