«Non tentino di cacciarci altrimenti rivedremo i nostri investimenti in Italia»
di Lorenzo Salvia
ROMA — Il sorriso è un dovere per i diplomatici. Va indossato sempre, anche quando si è di cattivo umore, anche quando si devono dire cose terribili. Dong Jinyi, ambasciatore di Pechino a Roma, al dovere è molto attento: è un sorriso addirittura conciliante il suo, quando il discorso finisce sulla possibile pedonalizzazione di via Sarpi, che certo non farebbe piacere ai tanti cinesi che in zona campano con il commercio all'ingrosso e i relativi furgoni: «Non spetta a me decidere come amministrare Milano — dice — ma se il Comune adotta delle regole soltanto per cacciare i cinesi o per limitare le loro attività sarebbe un problema. E sarebbe un problema anche per la politica del governo italiano che adesso dà il benvenuto agli investimenti cinesi e alle nostre imprese che vogliono venire da voi».
Sta dicendo, ambasciatore, che ci potrebbero essere delle ritorsioni?
«Sto dicendo che se la questione non sarà risolta in modo adeguato delle conseguenze negative ci saranno di sicuro. Ma sono certo che tutto si risolverà, senza rovinare i nostri solidi rapporti d'amicizia».
Tutto si risolverà, lei dice. Ma chi ha sbagliato l'altro giorno?
«Tutti. Hanno sbagliato i poliziotti e il Comune perché, se è giusto far rispettare la legge, è anche giusto farlo con calma, spiegando le regole e non solo usando la forza. Ma hanno sbagliato pure i nostri connazionali, perché la reazione violenta è sempre da condannare: devono imparare a far valere i loro interessi secondo la legge».
Ma devono rispettare o no gli orari previsti per lo scarico delle merci?
«Certo che devono rispettarli. Però le regole attuali rendono quasi impossibile il loro lavoro. E allora, discutendo con il sindaco, si può vedere se è possibile almeno ampliare la fascia oraria».
Scusi ambasciatore. La fascia oraria c'è in tutta Milano e in tutte le altre città. Perché via Sarpi dovrebbe essere un'eccezione?
«Bisogna tenere conto della realtà di quel quartiere. Lì c'è il problema dei carrelli e dei furgoni, in altre zone magari la questione è un'altra: non ha senso mettere le stesse regole per tutti. E non ha senso farle rispettare solo in alcune zone».
Anche lei sostiene che verso i cinesi c'è più rigore rispetto ad altre comunità straniere?
«Sì, molti si sentono discriminati anche rispetto agli altri extracomunitari. E questo accade non solo a Milano ma un po' in tutte le città italiane ».
Anche Roma ha una grande comunità cinese. Ci sono differenze rispetto a Milano?
«Non spetta a me dare giudizi ma Roma ha fatto più sforzi per favorire il dialogo».
Intende forse che i controlli sono meno severi?
«No, i controlli ci sono lo stesso. Il punto è un altro, le faccio un esempio: per noi cinesi è molto importante la festa di primavera che quest'anno abbiamo celebrato il 17 febbraio. In quell'occasione il Comune di Roma ci ha messo a disposizione l'intero giardino di Piazza Vittorio per organizzare i nostri spettacoli di musica e kung fu. Questo vuol dire lavorare per favorire l'integrazione, che per noi cinesi è più difficile che per gli altri».
Il modello di Roma, a suo giudizio, è quindi meglio di quello di Milano? È una differenza di persone, Veltroni e la Moratti, o di politica, la sinistra e la destra?
«Non voglio entrare nella politica italiana. Ogni città ha le sue caratteristiche, la sua gente. E poi Milano è gemellata con Shanghai, sono sicuro che le cose miglioreranno presto».
Lei ha appena detto che in alcuni casi l'integrazione per i cinesi è più difficile rispetto ad altre comunità. Forse perché la vostra comunità è la più chiusa di tutte: a volte non sembra avere difficoltà ad integrarsi ma proprio non pare interessata all'integrazione.
«Chi dice questo non conosce la storia e la cultura del nostro Paese. I cinesi vogliono integrarsi ma molto spesso sono gli italiani a non consentirlo perché ci considerano un pericolo».
Per quale motivo a suo giudizio?
«Perché, a torto, ci accusano di essere la causa dei problemi economici dell'Italia».
Scusi ambasciatore, ma che la comunità cinese sia più chiusa rispetto alle altre non è solo un'opinione. Soltanto voi avete ospedali clandestini riservati ai cinesi nonostante l'assistenza sanitaria sia garantita agli extracomunitari e anche ai clandestini.
«È vero, questo è un problema. Ai miei connazionali ricordo che non è possibile aprire un ospedale senza autorizzazione e li invito a rivolgersi alle strutture italiane. Ma vanno capiti: se hanno i loro ambulatori clandestini è perché nei vostri ospedali avrebbero problemi a spiegarsi viste le difficoltà con la lingua. Spero che in futuro la sanità italiana faccia di più per aiutarli e che si possa riconoscere la medicina tradizionale cinese, più economica della vostra. A volte basta un massaggio invece di mille medicine».
E il mistero del tasso di mortalità? (L'ambasciatore ride, questa volta senza aspettare le traduzione dell'interprete, ndr). Tra i cinesi che vivono in Italia è molto più basso rispetto alle altre comunità straniere: il sospetto è che i morti vengano fatti sparire per dare i loro documenti ai nuovi arrivati.
«È una stupida leggenda. Il tasso di mortalità è basso perché la maggioranza dei cinesi che vivono in Italia è molto giovane e perché nella nostra cultura gli anziani preferiscono tornare in patria per morire lì. Dice un nostro proverbio: quando cadono, le foglie tornano alle radici».
Un'ultima domanda. Durante la protesta di giovedì su molti striscioni era scritto «Vogliamo la libertà». Sono più liberi i cinesi che vivono in via Sarpi o quelli che vivono in Cina?
«Cosa c'entra? Quella era una richiesta rivolta al comune di Milano». E prima di congedarsi l'ambasciatore Jinyi tira fuori quello che sembra proprio il migliore sorriso di tutto il suo repertorio.
la penso esattamente al contrario. quelle bandiere sono la chiara espressione della volontà di non integrarsi. saluti
Premetto che sono dispiaciuto per i fatti di via Sarpi e che rispetto la comunita' cinese.
Ma sentire un dipendente del partito comunista di Pechino fare prediche sulla flessibilita' nell'applicare le leggi e nel venire incontro ai bisogni della comunita' mi fa inorridire.
Quando Pechino decide di costruire una nuova strada, una nuova diga, un nuovo quartiere, manda buldozzer a e dinamite a distruggere le case degli abitanti, li sloggia a forza e poi fa quello che ha deciso.
Poi vengono qui a farci la predichetta sulla flessibilita' nell'applicare le regole?
Certo che ci vuole una faccia come il culo.
(Propongo una nomination per il signor Dong Jinyi nella vostra sezione "La Faccia come il Culo").
Un altro interessante esempio di tolleranza cinese per le diverse comunita' sta nella persecuzione dei preti cristiani.
Recentemente, due preti cristiani sono stati incarcerati per il crimine di avere battezzato dei fedeli.
http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=8953&size=A
Ribadisco per la seconda o terza volta che il fatto che se i politici e diplomatici senior dell'amministrazione cinese si fanno avanti per commentare sull'accaduto, ciò deve farci riflettere sui rapporti delle forze che sono in gioco.
Perchè è oramai un dato di fatto che la Cina tiene in scacco tante economie occidentali, al punto da poter esigere spiegazioni, minacciare ritorsioni, condizionare le nostre decisioni, e tutto ciò a dispetto di quanto noi possiamo criticare il loro operato in ambito di diritti umani.
Ora purtroppo non resta che scendere al tavolo delle trattative e/o iniziare una ricostruzione strutturale dell'economia occidentale (non solo italiana), in maniera da essere meno assoggettati alle volontà della Grande Madre Rossa.
Ma ahimè, la seconda soluzione dipende anche in buona parte dalla capacità programmatica e di visione a lungo termine, due cose che i nostri politici occidentali hanno (volutamente) disimparato da una cinquantina d'anni...
Paul
"iniziare una ricostruzione strutturale dell'economia occidentale .."
Non è possibile non lo vuole il FMI, niente investimenti niente innovazione.
"in maniera da essere meno assoggettati alle volontà della Grande Madre Rossa"
putroppo in ordine di tempo quello della grande madre rossa è l'ultimo dei tanti baroni che fa capolino sul nostro paese, oggi con il gupppo FMI-TPS-Draghi siamo assoggettati al potere di usraele, con scaroni a quello di putin, infine i cinesi sbarcano in italia consapevoli di trovare un paese fertile per i loro interessi, chi ha responsabilità in questo stato di cose?
Chi ha permesso e permettte tuttora di vedere o svendere tutta l'economia italiana?
gli ambulanti italiani sono stati cacciati a calci nel posteriore da diverso tempo e non hanno avuto solidarietà da nessuno e tantomeno si sono potuti permettere proteste di nessun tipo...nei mercatini di ogni citta' le bancarelle di vestiti sono tutte in mano ai cinesi che producono bene e a basso costo in quanto non hanno tutti i balzelli che spettano agli altri. Vi consiglio una visitina a Prato per vedere l'integrazione....in certe zone le insegne dei negozi sono solo in cinese non c'e' neanche la traduzione in italiano...si ribellano alle nostre leggi sventolando il rosso delle loro bandiere e minacciando fino ai piu' alti livelli chiedendo dialogo per limitare il rispetto di leggi che i loro concorrenti italiani sono costretti a rispettare senza se e senza ma. Quando un po' di solidarietà per gli italiani dagli italiani?
"Quando un po' di solidarietà per gli italiani dagli italiani?"
quando non saranno degli stronzi come te
per ora preferisco i cinesi
-celti +cinesi
Toni_i, Claudio si è espresso forse con toni superficiali che fanno molto leghista.
chiedendo dialogo per limitare il rispetto di leggi che i loro concorrenti italiani sono costretti a rispettare senza se e senza ma è davvero vetta altissima di luogo comune.
Ma i fatti che riporta sono purtroppo comuni: conosco io degli ambulanti letteralmente cacciati dai cinesi. E mi spiace toccarti i cinesi, ma potranno esserci degli stronzi anche tra loro senza che automaticamente lo sia Claudio. La tua risposta è davvero orrenda, ovviamente non sarà rimossa, ma...mi stupisci...
cazzo c'entrano i celti
Gli ambulanti di mia conoscenza minacciati e alla fine costretti ad andarsene a fallire in posti non commercialmente utilizzabili erano (sono) entrambi meridionali
cazzo c'entrano i celti
cazzo c'entrano gli insulti a una persona che si è espressa
non piace neanche a me, ma si è espressa e stop
non mi pare roba da raccolta differenziata... "stronzo" senza replica e senza prestare ascolto lo riservo a quella risma lì...poi, libero di scegliere come e quanto dialogare, ci mancherebbe
Toni non ama nè l'Italia nè gli italiani. Lui è il classico "cittadino del mondo", che gira il mondo con la fantasia. Si provi ad andare in giro per il mondo per davvero, cominciando dalla Cina, crearsi lì un lavoro per restarci e agire in barba alle leggi locali, come fanno gli altri stranieri in Casa nostra. Poi ci facia sapere, con le buone maniere, come gli è andata e come sono davvero gli italiani! Buona fortuna a Toni in terre lontane.
Questi cinesi se ne devono andare fuori dalle scatole. E' oradi smetterla con gente che vuole comandarew a casa di altri.
Il commento dell'idiota a firma "tommy" che precede meriterebbe il glorioso cassonetto. Ma lo lascio, perché mi sembra perfetto per dare un'idea chiara di come nell'Italia della cultura (si fa per dire) televisiva si arriva a pensare di poter intervenire in qualche modo sui "cinesi". Il povero "tommy" dovrà accorgersi suo malgrado che da qui a qualche anno dovrà forse confrontarsi con ben altro problema, ovvero cercare di evitare che i cinesi mandino fuori dalle palle a calci nel culo quelli come lui.