Al Cittadino non far Sapere
di Marco Travaglio
Cari lettori, quando il Parlamento approva una legge all’unanimità, di solito bisogna preoccuparsi. Indulto docet. Questa volta è anche peggio. L’altroieri, in poche ore, con i voti della destra, del centro e della sinistra (447 sì e 7 astenuti, tra cui Giulietti, Carra, De Zulueta, Zaccaria e Caldarola), la Camera ha dato il via libera alla legge Mastella che di fatto cancella la cronaca giudiziaria. Nessuno si lasci ingannare dall’uso furbetto delle parole: non è una legge “in difesa della privacy” (che esiste da 15 anni) nè contro “la gogna delle intercettazioni”. Questa è una legge che, se passerà pure al Senato, impedirà ai giornalisti di raccontare - e ai cittadini di conoscere - le indagini della magistratura e in certi casi persino i processi di primo e secondo grado. Non è una legge contro i giornalisti. È una legge contro i cittadini ansiosi di essere informati sugli scandali del potere, ma anche sul vicino di casa sospettato di pedofilia. Vediamo perché.
Oggi gli atti d’indagine sono coperti dal segreto investigativo finché diventano “conoscibili dall’indagato”.
Da allora non sono più segreti e se ne può parlare. Per chi li pubblica integralmente, c’è un blando divieto di pubblicazione, la cui violazione è sanzionata con una multa da 51 a 258 euro, talmente lieve da essere sopportabile quando le carte investono il diritto-dovere di cronaca. Dunque i verbali d’interrogatorio, le ordinanze di custodia, i verbali di perquisizione e sequestro, che per definizione vengono consegnati all’indagato e al difensore, non sono segreti e si possono raccontare e, di fatto, citare testualmente (alla peggio si paga la mini-multa). È per questo che, ai tempi di Mani Pulite, gli italiani han potuto sapere in tempo reale i nomi dei politici e degli imprenditori indagati, e di cosa erano accusati. È per questo che, di recente, abbiamo potuto conoscere subito molti particolari di Bancopoli, Furbettopoli, Calciopoli, Vallettopoli, dei crac Cirio e Parmalat, degli spionaggi di Telecom e Sismi.
Fosse stata già in vigore la legge Mastella, Fazio sarebbe ancora al suo posto, Moggi seguiterebbe a truccare i campionati, Fiorani a derubare i correntisti Bpl, Gnutti e Consorte ad accumulare fortune in barba alle regole, Pollari e Pompa a spiare a destra e manca. Per la semplice ragione che, al momento, costoro non sono stati arrestati né processati: dunque non sapremmo ancora nulla delle accuse a loro carico. Lo stesso vale per i sospetti serial killer e pedofili, che potrebbero agire indisturbati senza che i vicini di casa sappiano di cosa sono sospettati.
La nuova legge,infatti,da un lato aggrava a dismisura le sanzioni per chi infrange il divieto di pubblicazione: arresto fino a 30 giorni o, in alternativa, ammenda da 10 mila a 100 mila euro (cifre che nessun cronista è disposto a pagare pur di dare una notizia). Dall’altro allarga à gogò il novero degli atti non più pubblicabili. Anzitutto “è vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pm o delle investigazioni difensive, anche se non più coperti da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. La notizia è vera e non é segreta, ma è vietato pubblicarla: i giornalisti la sapranno, ma non potranno più raccontarla. A meno che non vogliano rovinarsi, sborsando decine di migliaia di euro.
È pure vietato pubblicare, anche solo nel contenuto, “la documentazione e gli atti relativi a conversazioni, anche telefoniche, o a comunicazioni informatiche o telematiche ovvero ai dati sul traffico telefonico e telematico, anche se non più coperti da segreto”. Le intercettazioni °© che hanno il pregio di fotografare in diretta un comportamento illecito, o comunque immorale, o deontologicamente grave °© sono sempre top secret.
Bontà loro, gli unanimi legislatori consentiranno ancora ai giornalisti di raccontare che Tizio è stato arrestato (anche per evitare strani fenomeni di desaparecidos, come nel vecchio Sudamerica o nella Russia e nell’Iraq di oggi). Si potranno ancora riferire, ma solo nel contenuto e non nel testo, le misure cautelari, eccetto “le parti che riproducono il contenuto di intercettazioni”. Troppo chiare per farle sapere alla gente.
E i dibattimenti? Almeno quelli sono pubblici, ma fino a un certo punto: “non possono essere pubblicati gli atti del fascicolo del pm, se non dopo la pronuncia della sentenza d’appello”. Le accuse raccolte (esempio, nei processi Tanzi, Wanna Marchi, Cuffaro, Cogne, Berlusconi etc.) si potranno conoscere dopo una decina d’anni da quando sono state raccolte: alla fine dell’appello. Non è meraviglioso?
L’ultima parte della legge è una minaccia ai magistrati che indagano e intercettano ”troppo”, come se l’obbligatorietà dell’ azione penale fosse compatibile con criteri quantitativi o di convenienza economica: le spese delle Procure per intercettazioni (che peraltro vengono poi pagate dagli imputati condannati, ma questo nessuno lo ricorda mai) saranno vagliate dalla Corte dei Conti per eventuali responsabilità contabili. Così, per non rischiare di risponderne di tasca propria, nessun pm si spingerà troppo in là, soprattutto per gli indagati eccellenti.
A parte «Il Giornale», nessun quotidiano ha finora compreso la gravità del provvedimento. L’Ordine dei giornalisti continua a concentrarsi su un falso problema: quello del “carcere per i giornalisti”, che è un’ipotesi puramente teorica, in un paese in cui bisogna totalizzare più di 3 anni di reclusione per rischiare di finire dentro. Qui la questione non è il carcere: sono le multe. Molto meglio una o più condanne (perlopiù virtuali) a qualche mese di galera, che una multa che nessun giornalista sarà mai disposto a pagare. Se esistessero editori seri, sarebbero in prima fila contro la legge Mastella. A costo di lanciare un referendum abrogativo. Invece se ne infischiano: meno notizie “scomode” portano i cronisti, meno grane e cause giudiziarie avrà l’azienda.
Mastella, comprensibilmente, esulta: «Un grande ed esaltante momento della nostra attività parlamentare». Pecorella pure: «Una buona riforma, varata col contributo fondamentale dell’opposizione». Vivi applausi da tutto l’emiciclo, che è riuscito finalmente là dove persino Berlusconi aveva fallito: imbavagliare i cronisti. Ma a stupire non è la cosiddetta Casa delle Libertà, che facendo onore alla sua ragione sociale ha tentato fino all’ultimo di aumentare le pene detentive e le multe (fino al 500 mila euro!) per i giornalisti. È l’Unione, che nell’elefantiaco programma elettorale aveva promesso di allargare la libertà di stampa. Invece l’ha allegramente limitata con la gentile collaborazione del centrodestra. Ma chi sostiene che nell’ultimo anno non è cambiato nulla, ha torto marcio. Quando le leggi-vergogna le faceva Berlusconi, l’opposizione strillava e votava contro. Ora che le fa l’Unione, l’opposizione non strilla, anzi le vota. In vista del passaggio al Senato, cari lettori, facciamoci sentire almeno noi, giornalisti e cittadini.
potro' dire ai miei figli, tra vent'anni, che si', ero la' in Italia quando la merda colpi' il ventilatore...
...ma chi si immaginava tanta merda, e tanto ventilatore!...
Peccato che Repubblica non puo' darla questa notizia visto che e' in sciopero per una settimana intera (le motivazioni citate nella nota del comitato di redazione sono vaghissime - cosa altro si puo' pensare se non le solite liti aziendali?)
Qui mi pare che la mordacchia hanno cominciato a mettersela anche prima, da soli.
447 voti? Non sono pochini? Qualcuno sa se qualcuno non ha "volontariamente" partecipato alla votazione? (intendo non gli assenti perche' in vacanza a Portofino).
Sono inferocito...
La questione è al solito più complessa di come la pone il manicheo Travaglio, tanto complessa che sono sicuro che mi contraddico sicuro. Meglio così anzichè coltivare le perle di certezza di questo umanoide.
1)travaglio confonde da sempre, in ogni suo articolo, con una facilità da schiaffi, indagati e condannati. Li confonde dal punto di vista giuridico-penale, ma anche morale. Per lui, pari sono. E questo, per chiunque sia entrato nelle maglie mobili, strane e per nulla oggettive della giustizia italiana e ne sia uscito pulito solo dopo anni e la morte sociale, sarebbe il pretesto per pestarlo.
2) I processi civili e penali sono concepiti anzitutto per accertare la verità giudiziaria dando garanzie a chi vi partecipa. L'accanimento giornalistico ci piace tanto sopratutto su chi ci sta sui coglioni, è giustizia sommaria priva di contraddittorio. Quella che Travaglio chiama cronaca giudiziaria è spesso solo un gigantesco processo di piazza anticipato con un solo grado, senza regole. Finchè a finire sulla graticola sono il re d'italia o lele mora, ci facciamo anche una risata. Ma se finisce il carneade di turno, o anche vicino sospettato di pedofilia (se è pericoloso c'è la custodia cautelare in carcere, travaglio, non dire stronzate confondendo la gente) quell'uomo è morto. Ma evidentemente è un prezzo che siamo disposti a pagare, finchè sono gli altri a farsi strozzare dai meccanismi della giustizia.
3) Tutto questo detto, questa legge non è un nobile testo in difesa di chi entra nelle maglie contorte della giustizia. E' un atto di difesa di una classe politica talmente marcia da ritenersi improcessabile, e che sa che senza controllo dell'informazione la magistratura diventa molto meno autonoma e debole.
Il problema dunque è serio: giustizia sommaria o finto garantismo senza punizioni? Nel basso impero di questo paese dovrebbero essere previste le forche e la ghigliottina, certo, ma troppi sono gli errori giudiziari che ha visto e vede coinvolte la gente comune, casi dimenticati su cui la sinistra nicchia e fa spallucce, perchè io mi possa allegramente schierare tra chi confonde apposta inquisiti e condannati, e che crede che il processo mediatico sia un grado di giudizio. Gente a cui Tortora ucciso dal cancro iniettatogli dai magistrati ora onorati in cassazione nulla ha insegnato.
Non fatemi scegliere tra la bava alla bocca del daltonico Travaglio e l'arroganza da Re Sole di questa gentaglia seduta in parlamento. Perchè sceglierei il primo e opterei per la guerra civile.
"una classe politica talmente marcia da ritenersi improcessabile"
intendiamo l'intero arco parlamentare, nessuno escluso!
"che sa che senza controllo dell'informazione la "magistratura diventa molto meno autonoma e debole"
in questo caso mi sembra più credibile che la magistratura controlli l'informazione tramite "questa" classe politica.
"... opterei per la guerra civile"
non credo sia la migliore soluzione, considerate le tradizioni italiane, questa è persa in partenza, meglio, molto meglio un nuovo ed anche peggiore 1929, che azzeri tutto.
leggi qui
www.riberaonline.blogspot.com
x minimamoralia
Non è quell'umanoide di Travaglio che confonde inquisiti e condannati. Sei tu che ritieni il popolo lettore incapace di distinguere un'indagine da una sentenza.
Io dico intanto fammi leggere i discorsi per i quali il mio vicino viene rinviato a giudizio per pedofilia e poi valuto.
Intanto fammi sapere con quali logiche i potenti conducono i propri affari (e i nostri). Non li considero mica condannati (so già che verrano assolti o prescritti).
Però così non potremo conoscere le malefatte del delinquente di turno (tu e Mastella lo definite accanimento giornalistico, nel resto del mondo si chiama informazione).
A proposito: sbandieri con certezza assoluta che per i pedofili c'e' la custodia cautelare. Non ritieni, alla luce di esperienze passate, che troppo spesso si trovino a piede libero delinquenti di acclarata pericolosità?
Oppure devo accettare le tue perle di certezza e mandare mio figlio a giocare in cortile?
Ah già ma qui si pensa a Tortora con il "cancro iniettatogli dai magistrati"...
Faccio notare che il caso Tortora (che è stato accolto calorosamente dal popolo al termine della triste vicenda) non c'entra nulla con questa legge.
Quell'argomento devi tirarlo fuori per parlare di pentiti e di custodia preventiva, quella dei pedofili per intenderci.
d'accordo con zanocom.
questi cialtroni delle condanne morali se ne sbattono le palle, almeno lasciassero a noi la soddisfazione di pensare di loro, tutto il male possibile.
male non fare, paura non avere, non è mica obbligatorio violare la legge.
Anche Di Pietro ha votato a favore? Da non credere!
Peccato, per me sinora era una delle pochissime persone oneste nel manicomio del parlamento. Mi attendo però da lui una spiegazione convincente altrimenti col cavolo che andrò ancora a votare!!
Peccato pure che non me ne possa andare in un paese più civile.
Se penso che attorno al 1860 la mia nonna, nata a Basilea, Svizzera, si trasferì in itaglia perchè, diceva, "dove c'è il re si sta meglio" mi vien voglia di bestemmiare!!! Di sicuro non le faccio più dire un'altra messa, che bruci all'inferno!!!!
solo uno come mastella poteva presentare un disegno di legge così "a cazzi loro". ma il realtà vergnoso è tutto il parlamento e tutti i populisti che prendono in giro l gente.
Mi son divertito a riportare sul mio blog qualche spezzone delle dichiarazioni di voto sulla legge. "Un provvedimento storico" per i Verdi, mentre l'Italia dei valori si compiace per "questi nostri straordinari funzionari".
Tutto vero, siori e siore. Non c'è trucco e non c'è inganno! Più gente entra e più bestie si vedono!
il bavaglio la stampa lo ha sempre avuto un bavaglio fatto di regalie, favori etc etc.....gli scendiletto del potere.
Quando scoppiera' giornalistopoli???...mi sa mai visto che son tutti amici degli amici e che la voce e' solo la loro e visto anche che tutti gli scandali da questi loschi figuri gridati sono sempre stati manovrati da interessi piu' o meno noti.
I giornalisti invece di sbraitare dovrebbero vergognarsi.
Dio santo che MMMerda!!! Non ho parole!
'sta storia mi lascia abbastanza indifferente.
la mordacchia c'è da sempre, in itaglia, e assume vari aspetti e nomi:
-autocensura (non scrivo di questo perché so che non me lo fanno passare)
- censura soft ("meglio lasciar stare questi argomenti")
- quella hard, che capita in casi eccezionali, perché le prime due funzionano benissimo.
varie le cause. la vexata quaestio è quella sull'inesistenza dell'"editore puroi", un imprenditore cioé che faccia solo quello di mestiere: avere una testata. la situazione attuale vede gli editori variamente impegnati, direi invischiati, in altri fronti e solo secondariamente acquistano o possiedono una testata, funzionale naturalmente ai loro interessi, più o meno come quando comprano una squadra di calcio. questo accade in tutte le testate, con l'eccezione del manifesto che è una coop editoriale i cui soci sono i lavoratori, poligrafici, giornalisti e amministrativi.
l'impossibilità di pubblicare le intercettazioni (taglio col machete) potrebbe addirittura rivelarsi un bene, visto che le pubblicazioni vengono pubblicate non nell'interesse del lettore ma nell'interese della "parte" che le pubblica.
l'interesse del lettore è l'ultima delle istanze che, solo casualmente e in dipendeza di chissà quali bioritmi del soggetto, passa nella testa delle direzioni dei giornali.
a zanocom: se leggi bene non difendo la legge, sopratutto il suo spirito. Inoltre, hai perfettamente ragione, non ritengo la ggente capace di distinguere tra inquisito e condannato, e me lo conferma la prassi di marchiare l'inquisito, sopratutto se inquisito per anni, con un ben bollino di cittadino sospetto, quanto meno. Se poi si tratta di reati aberranti, la morta sociale arriva tranquilla, e non la salvi certo tu o quella piccola elite di istruiti che sa distinguere anche moralmente tra il sospetto e la certezza. Sulla questione del pedofilo, è Travaglio che pone la questione alla cazzo, visto che i magistrati di cui si fida ciecamente sono preposti a valutare la custodia cautelare in carcere in vista della possibile reiterazione del reato di chiunque, non solo di un pedofilo E' l'esempio che fa Travaglio a non c'entrare un cazzo con questa legge, e lo fa solo per aizzare le paure dei pavidi.
Infine, che pena sentire ancora la gente parlare del caso Tortora come di un caso in cui sono gli strumenti, ovvero pentiti e carcerazione preventiva, ad aver portato a quella esecuzione sommaria, e non l'onnipotenza negligente ubriaca e vergognosa di singoli magistrati che, se questo fosse un paese serio, adesso starebbero ancora scontando degli anni di galera, anzichè venire promossi grazie agli avanzamenti automatici di carriera.
Signori, io vomito.
L.S.
se un giornalista viene a conoscenza di una notizia deve pubblicarla. sacro principio. non sempre seguito dalla categoria che ora si straccia le vesti. qualcuno a repubblica ha mai tuonato contro lo scandalo della prescrizione di debenedetti per le tangenti alle poste (cui piazzò un bel numero di telex in piena era fax)? l'udienza preliminare rimase bloccata per anni. fino, per l'appunto, alla prescrizione. non mi pare di aver mai letto nulla a proposito da travaglio. ma l'elenco di autocenure ad uso delle proprietà e dei loro amichetti é assai lungo. e, naturalmente, vale anche per il berlusca. ma almeno lui ha la decenza di non impancarsi a custode della morale come il promotore di "giustizia e libertà".
lo sconcio vero, in ogni caso, é che ci siano procure che trasmettono ai giornali i verbali di interrogatorio quando sono ancora caldi di stampata. il codice, checché ne dica travaglio, già prevede il divieto di pubblicazione. addirittura fino alla sentenza definitiva. e dovrebbero esserne garanti e responsabili non tanto i giornalisti quanto i magistrati. chi fa girare le carte? l'avvocato dell'imputato per contribuire a sputtanarlo?! o il pm che é ben lieto di costruirsi una fama di "giustiziere" che gli gratifica il narcisismo e la carriera? il caso di potenza, in tal senso, é una grottesca degenerazione di questo osceno narcisismo giudiziario. cui fa da corollario una pubblicistica altrettanto cialtrona. una delle cause dello sfascio della giustizia su cui, ogni anno, dobiamo sorbirci le giaculatorie dei procuratori generali in ermellino.
Purtroppo il problema è focalizzato su casi in cui è un diritto di tutti sapere se si può pubblicare la notizia di un misfatto...Ma se il misfatto non è stato compiuto ma allo stesso tempo si trovano ad essere indagati dei cittadini?
Vengo al punto.
In un paese della Lucania,in provincia dell'ormai famosa capitale giudiziaria d'italia Potenza, circa 60 persone di tutte le fasce di età si trovano ad essere indagate per qualcosa che non hanno commesso, o meglio, qualcosa l'hanno fatta ma nei limiti della democrazia e della civiltà. Tuttavia si trovano ad essere indagati come i più efferati teppisti.
Le intenzioni, visto che ormai sono arrivati anche gli avvisi di garanzia, sono state quelle di rendere pubblica la faccenda, ma nessuno, nonostante le numerose mail inviate si è occupato del caso. E' vero, i problemi dell'italia sono altri, ma mi chiedo perchè non rendere pubblico il fatto, quando si abusa nell'uso delle leggi percercare di uscire indenni, dopo aver fatto una cialtronata, denunciando chi è stato veramente trattato male? In questo caso, la cittadinanza si è limitata a contestare, una sera d'estate, l'operato del sindaco che ordinò il distacco della corrente elettrica mentre si svolgeva una pubblica festa in piazza. Oggi, da centinaia di persone presenti si sono ritrovate indagate solo sessanta. C'è odore di marcio in questa storia fatta di bugie verbalizzate e elenchi depurati (perchè le cose, si sa, si fanno a tavolino). Gli indagati sono fiduciosi, ma è giusto che tutti sappiano le nefandezze scritte in verbali falsi e artificiosi.
Travaglio non s'è mai chiesto come mai, magari quando si parla di opa e scalate, escono le intercettazioni di una parte e non dell'altra? Travaglio è mai andato a vedere quanti di quei "mostri" sbattuti in prima pagina durante tangentopoli siano poi giudicati definitivamente colpevoli e per quale tipo di reato? Travaglio mi sa spiegare perché quella carta igenica che vendono in edicola deve spacciarmi per notizie le intercettazioni degli sms di bacini tra ricucci e la falchi? Travaglio non crederà mica che le intercettazioni e la "libera" stampa servano davvero per garantire il diritto all'informazione, vero? Perché forse si dimentica il diritto degli inserzionisti pubblicitari e degli editori, che come noto vengono molto prima.
Non c'era bisogno delle spataffiate di articoli per sapere che la politica era corrotta. Lo sapevano tutti e a tutti fino al '92 andava benissimo: agli editori (che poi erano i "grandi industriali" che le tangenti le pagavano pur di non confrontarsi col mercato) così come a tanti elettori che avevano il loro buon tornaconto per piazzare la cugina o lo zio nella pubblica amministrazione, per saltare il militare, per avere l'alloggio popolare senza possedere i erquisiti, per fare andare avanti la ditta, per accelerare la pratica, ecc.... suvvia, c'erano pure le barzellete sui socialisti ben prima di tangentopoli).
M'ha sempre fatto schifo il garantismo a orologeria (quello che quando si tratta di Br non c'è e quando si tratta di politici arriva subito). Ma per carità, basta con 'sta storia per cui il marciume è tutto nella politica, mentre la povera società subisce e gli eroici giornalisti che sfidano il potere!
Travaglio farebbe meglio a impegnare la sua penna di indubbia abilità per esempio per spingere leggi e provvedimenti che accorcino i tempi della giustizia. Così potrà esercitarsi nel suo simpatico lavoro di sputtanamento senza essere costretto ad aspettare 10 anni per la sentenza d'Appello.
d.
@Daniele: eccone un altro di quelli che ce l'hanno con il mondo e se la prendono con Travaglio.
Travaglio afferma una cosa precisa: dopo l'approvazione di questa legge un giornalista che avesse voglia di fare il proprio mestiere (ovvero informare la gente e pubblicare notizie attualmente pubblicabili) non potrà farlo. Se poi già ora il 90% dei giornalisti ha rinunciato a questa prerogativa preferendo parlare di Totti, Flavia Vento e Nina Moric e Corona, questo non ha niente a che vedere con il punto in questione. Questa è una legge che pone drasticamente all'attenzione pubblica la questione della libertà di informazione (che, vi ricordo, in uno dei paesi più antidemocratici del mondo, gli Stati Uniti d'America, che i nostri politici di ambo gli schieramenti amano prendere ad esempio, è talmente sacra da arrivare a mettere in prima pagina, senza alcun rischio di ritorsione, i vestiti sporchi di sperma presidenziale di una stagista peraltro bruttina...): dopo questa legge il cittadino italiano non avrà diritto di sapere a che punto sono le indagini sui propri concittadini, a partire da quelli che lo governano.
Se vi sta bene, allora che ci fate su questo sito? (vi ricordo che molte delle fonti di questo sito sono proprio i giornali ceh non potranno più pubblicare informazioni...)
Travaglio è mai andato a vedere quanti di quei "mostri" sbattuti in prima pagina durante tangentopoli siano poi giudicati definitivamente colpevoli e per quale tipo di reato?
ma soprattutto, daniele ha mai letto anche solo un capitolo di un qualsiasi libro di travaglio?
visto il contenuto della domanda lì sopra, sembrerebbe di no.
Adimant, non sai quanto ti straquoto!!!
I limiti della riservatezza, di David Lane, corrispondente dell'Economist
I tabloid britannici lavorano spesso violando il confine tra vita pubblica e privata. Ma i politici devono accettare di avere una privacy minore degli altri. Anche in Italia, scrive David Lane.
Adesso che il mondo diventa sempre più piccolo e tutti viaggiano di più, non c'è da sorprendersi che l'inglese prenda a prestito delle parole dall'italiano. E visto quanto è famosa la dieta mediterranea, è normale che molte riguardino il cibo.
Ma ce ne sono altre, come "bimbo" (detto di una giovane donna), "bona" (usata qualche decennio fa dai gay come termine di ammirazione) e "paparazzi", parola che provoca irritazione e indignazione in qualunque paese venga pronunciata.
Forse a Roma i paparazzi si aggiravano per i bar di via Veneto anche prima degli anni della Dolce vita, ma fu allora che divennero famosi dando la caccia a stelle, stelline, attori e altri personaggi del cinema.
Qualcuno dice che a Parigi i paparazzi hanno contribuito alla morte della principessa Diana, che prima ancora di diventare la moglie del principe Carlo era oggetto dell'attenzione di molti fotografi.
Alla fine di marzo, la fidanzata di uno dei suoi figli è stata inseguita dai fotografi a Londra, ha protestato e ha ricevuto le scuse del Daily Mirror, il tabloid che aveva pubblicato una sua foto scattata mentre andava al lavoro. In Gran Bretagna i paparazzi non mollano mai. Ma neanche in Italia, come hanno dimostrato alcuni casi recenti.
C'è chi sostiene che se un personaggio pubblico ha tanti vantaggi, deve essere pronto ad accettarne il prezzo. Naturalmente ci sono delle zone d'ombra. Anche grandi uomini d'affari e i banchieri sono figure pubbliche: dovrebbero accettare di essere trattati come i calciatori e le rockstar?
La risposta dipende da come svolgono il loro ruolo. Un uomo d'affari che incontra in pubblico calciatori e rockstar merita quel trattamento perché se l'è cercato. E i dirigenti delle banche centrali che si comportano in modo sconveniente o hanno rapporti troppo amichevoli con i padroni delle banche private che dovrebbero controllare, devono essere denunciati. Questo è nell'interesse dei cittadini.
Il problema è sempre di valutare l'importanza della privacy rispetto all'interesse pubblico. Il 2 aprile, alle Royal courts of justice di Londra, i legali del principe Carlo hanno cercato di bloccare la pubblicazione sul settimanale popolare Mail on Sunday di sette diari di viaggio privati scritti dal principe.
Un ex membro del suo personale se ne era appropriato con l'inganno, facendone delle copie e vendendole al giornale. L'anno scorso i legali del principe erano riusciti a impedire la pubblicazione di un altro diario, sostenendo che era una violazione della privacy, mentre il giornale sosteneva che era di pubblico interesse.
Tuttavia, non dovrebbe essere difficile stabilire se un politico deve avere o meno una vita privata. Prendiamo il caso dei politici italiani che, anche se sono divorziati o convivono fuori dal matrimonio, parlano o votano contro le unioni civili. I mezzi d'informazione dovrebbero denunciare queste persone che usano due pesi e due misure, attirare l'attenzione sulle contraddizioni tra vita privata e posizioni assunte in pubblico e mettere in discussione il loro diritto di legiferare su questi temi. L'interesse pubblico richiede che queste vite private siano rese pubbliche e non che restino segrete.
È importante anche rendere pubblico il passato dei politici, andare a cercare gli scheletri nell'armadio, chiedere trasparenza e fare domande, anche scomode. Quando una persona aspira a una carica pubblica dovrebbe accettare una riduzione del proprio diritto alla privacy, aspettarsi che la stampa vada a scavare nella sua vita e gli faccia più domande. Più cose si sanno dei nostri rappresentanti eletti e meglio è: questo è veramente nell'interesse pubblico.
...naturalmente (credo) questa legge varebbe solo sul suolo italico. Se il cronista italico (nel suo status di imbavagliato) passasse le notizie non pubblicabili ad un cronista non italico, il quale prontamente andrebbe a pubblicarle(in primis sul web)? Il resto lo fa la ormai nota mancanza di confini su Internet...
Vorrei dire a Rotafixa che il problema si pone proprio perché, per parafrasare i film western, "c'è un nuovo pistolero in città, da qualche anno"... e quel pistolero è proprio Marco Travaglio (l'odiato forcaiolo per i berlusconiani, il fascista squadrista per i diessinisofriani, il nemico pubblico per tutti gli impuniti rossi bianchi e azzurri che siano), il quale vive (e ci fa vivere) di cronaca giudiziaria, dei segreti che i potenti non vorrebbero noi sapessimo (dai processi di mafia a Cuffaro e Dell'Utri a Unipol, da Consorte a Fiorani, etc etc), dei processi che quegli oligarchi in parlamento vorrebbero fossero sepolti (prima durante e dopo) nelle aule giudiziarie e sol lì, come nell'ancien regime... il quale guerrigliero Marco Travaglio ci racconta la realtà sbattendoci in faccia i fatti (con un gran coraggio a cui tutti noi dovremmo rendere onore ogni giorno in questo paese di servi e leccaculi), e questi fatti sono le parole, sono le discussioni, sono i ragionamenti, sono le deposizioni e le dichiarazioni e le intercettazioni... e senza queste nessuno (Travaglio per primo, e Gomez, etc) potrà più raccontarci nulla, senza queste noi non sapremo più nulla (leggetevi l'ottimo articolo di Gabriele Vecchione su Centomovimenti per capire meglio ancora) e addio tutti...
Non so se avete compreso ciò che ci si para innanzi: questa non è una stronzatina come la Cirami, questa non è nemmeno paragonabile all'editto di Sofia, questo è un passo oltre in gravità rispetto all'indulto... questa è la morte del giornalismo, la morte dell'informazione per chiunque non abbia leve sotterranee per conoscere i fatti...
Ma ci rendiamo conto di cosa sarà dopo?
Ci avete pensato? Ci avete pensato davvero?
Il ritorno all'Omertà forzata della stampa.
Qualcuno una volta scrisse che per fare una grande manovra di estrema destra serve un falso governo di sinistra, più o meno, e ne siamo testimoni in questi giorni.
TV e giornali che ci hanno impanato ben bene con vallettopoli facendoci vedere che fine fa un Mora che si impiccia dei fatti dei Vips ed ora addirittura la si fa diventare legge.
Mastella è il figlio della DC, ciò non dovrebbe stupirci molto... così come non mi stupirebbe se un giorno un giornalista finisse in carcere per aver pubblicato documenti che ne comprovano la collusione con la mafia, cosa che reputerei a questo punto un sacrificio necessario.