Noi Musulmani e Ebrei Laici
di Emanuele Fiano e Khaled Fouad Allam
Proprio nei giorni in cui il congresso dei Ds oggi e quello della Margherita da domani, daranno avvio al processo costitutivo del Partito Democratico, noi sentiamo il bisogno di porre all’attenzione del dibattito una questione centrale, che riguarda il tema di come far convivere una società molteplice, plurima, interculturale, con una diffusa esigenza di riconoscimento di radici e identità forti di appartenenza. È il tema che viene toccato anche nella proposta di manifesto del Partito Democratico, laddove si citano le radici cristiana e illuminista come matrici culturali del nuovo partito.
Questa definizione non può soddisfare la nuova dimensione plurale delle culture presenti e costitutive della società italiana.
È questo un tema che riguarda l’analisi attuale della nostra società, ma anche una dimensione globale di questo problema; come tradurre politicamente l’eterogeneità delle culture, dato costitutivo delle nostre società, come mantenere la coesione in una democrazia plurale e come affermare la democrazia ovunque nel mondo, da Gerusalemme ad Algeri a Roma, da Mosca a Pechino. Senza ripercorre gli errori della visione che ha affermato lo scontro di civiltà.
Siamo consapevoli di quanto difficile sia tutto ciò; tradurre politicamente, in un tempo di transizione per le forme e i contenuti della politica, la coscienza di una nuova dimensione culturale. È ciò che Alexis de Tocqueville descriveva ne L’ancien régime et la révolution: «Non essere più nel prima, vale a dire nella società già passata, ma non essere ancora nella società futura».
Il nostro tempo e il nostro nuovo partito richiederanno anche questo sforzo, la formulazione di un nuovo concreto universalismo, capace di abitare la terra intera, e di rappresentarci tutti.
Le lotte nel mondo del XXI secolo, siamo convinti, si svilupperanno nel segno della costruzione della democrazia, oppure non saranno, e al centro di queste lotte ci sarà sempre il tema della convivenza tra radici diverse.
Il nostro Parlamento per la prima volta nella sua storia accoglie parlamentari di culture e fedi diverse, insieme. È già il segno di un’Italia che cambia.
In quanto ebrei e musulmani e difensori della laicità della politica, ci sentiamo parte trainante di questo nuovo processo, di questo compito per il Partito Democratico, certo non facile ma decisivo.
Io voglio che citino le mie radici Sampdoriane.
Altrimenti son bombe!
Che adesso i mussulmani siano dei difensori della laicità delllo stato..
Concordo, comunque, il PD dovrebbe essere laico e basta (senza codazzi di religiosi di ogni sorta).
una religione del tipo di quella cristiana impedisce all' uomo di servirsi della propria ragione imponendogli di compiere assurdi atti di fede
(Voltaire, padre dell'illuminismo)
Ogni identità non può essere nascosta dietro un dito.
Musulmani ed ebrei cominciassero con il civilizzare le loro terre e radici.
L'unità tra le religioni è quanto di più odioso possa essere suscitato nei confronti del laicismo estremo, ovvero del relativismo ideologico post-moderno.
Tale unità avverrà, come già su diversi fronti ciò si sta muovendo, e sarà possibile proprio partendo dalla propria identità storica e statale, nonostante gli ostruzionismi e i tentativi di sabotaggio ideologici da parte di chi falsamente sventola la bandiera laica mascherandosi a sua volta da credenti "nuovo-modello".
La laicità dello stato trovo sia già compiutamente espressa dal PD, senza la pretesa - come si vorrebbe- di distruggere e scavalcare le proprie radici storico-culturali!