Ora la sinistra ha paura di non farcela
di Massimo Nava
I sondaggi si sa sono come gli oroscopi: tutti li leggono, pochi ci credono. E sono anche come le bilance: possono essere falsate (quindi consolatorie o allarmanti quando ci si sale prima della dieta) ma l'indicazione del «peso» vale per tutti. E gli ultimi consentiti, prima del silenzio che almeno in pubblico scatta questa sera (in segreto, forse si saprà molto di più), sono i sondaggi sulle due grandi paure che come nuvole gonfie di pioggia sono calate sul campo di battaglia per l'Eliseo. C'è la paura ormai classica quando si parla di Francia — quella del Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen — e quella improvvisa e agghiacciante che si è insinuata nella sinistra: la paura di non farcela, della seconda eliminazione consecutiva al primo turno, dopo lo choc del 2002, che tolse di scena il primo ministro uscente Jospin, proprio a causa di Le Pen. Nessun sondaggio riesce a valutare il potenziale di consenso del Fronte, ma si sa per certo che cresce negli anfratti più insondabili della società transalpina: giovani, operai, ex comunisti, provincia profonda, pensionati che svernano nel Midi, piccoli borghesi. Chi vota Le Pen è più restio a dichiararlo.
Questa volta, per la candidata socialista Ségolène Royal le minacce vengono da più fronti, oltre che da Le Pen: la crescita e il possibile sorpasso del candidato centrista François Bayrou che l'altra sera a Parigi ha scaldato un'incredibile platea di 17 mila persone e l'insolita unità raggiunta dalla destra a sostegno di Nicolas Sarkozy.
Su Ségolène pesa inoltre una minaccia interna, quella dell'insicurezza e del disfattismo che si sono insinuati nel partito socialista e in molti ambienti della borghesia intellettuale tradizionalmente orientata a sinistra. È un clima pesante, palpabile persino nelle redazioni dei giornali vicini alla gauche, come Libération, il più caustico nel fare l'elenco degli errori.
Paradossalmente, la sinistra vedeva riunite fino all'inverno scorso le condizioni per vincere e si ritrova al punto più basso, con la sola speranza di incassare la «demonizzazione» di Sarkozy, la cui fotografia è spesso sfregiata da baffetti hitleriani su molti manifesti elettorali. Naturalmente, i conti si faranno il 6 maggio: se diventasse «regina di Francia», la vittoria di Ségolène sarebbe il più straordinario evento in una democrazia moderna, perché avrebbe vinto da sola, persino contro il partito e un po' contro se stessa e le sue gaffe.
Non sono casuali in queste ore l'appello lanciato ai verdi e all'estrema sinistra (sulla carta, almeno il 10-15% di suffragi) per un «voto utile» e l'editoriale di Le Monde >che in buona sostanza preferisce Ségolène e brucia le ambizioni di Bayrou. «È necessario — scrive il direttore, Jean-Marie Colombani — che domenica sera siano riunite le condizioni per un chiaro e grande confronto fra due progetti di società. L'offerta politica lascia due opzioni, la destra e la sinistra».
Sarkozy è dato per sicuro finalista e deve soltanto preoccuparsi della percentuale che otterrà. La forbice dei sondaggi oscilla fra il 26 e il 30% e tutto dipenderà da quanto sia riuscito a «svuotare» il consenso di Le Pen, correndo il rischio di inquietanti scivolate sull'identità nazionale e sull'eugenetica. Per il leader della destra, la paura è comunque un sentimento del secondo turno, quando le «scivolate» potrebbero avviare nell'elettorato la dinamica del «chiunque tranne Sarko».
Nelle ultime ore, l'«oroscopo» dei sondaggi dovrebbe soddisfare gli auspici di Le Monde. I maggiori istituti rilevano un vantaggio di almeno sei punti a favore di Ségolène su Bayrou e di almeno nove su Le Pen. In teoria una distanza incolmabile. In queste ore, molti sperano nel grande numero di indecisi che potrebbero mescolare le carte. Tuttavia, anche le «indecisioni» si compensano e alla fine sono a somma zero.
Fra l'altro, proprio l'elettorato di Bayrou sarebbe il meno stabile. Il leader centrista potrebbe subire la sconfitta più amara, direttamente attribuibile alle caratteristiche del modello francese, il doppio turno e l'assenza di proporzionale. È l'unico che, unendo il centro e la sinistra, potrebbe davvero battere Sarkozy in finale, essendo il presidente ideale, «l'uomo senza qualità» della letteratura, il francese che unisce e rassicura. Ma rischia di vedere l'evento in televisione. Magari al telefono con Rutelli e Fassino.
Direi che ai congressi di DL e DS non dovrebbe interessare molto il tema, dato che Rutelli ha dato la sua preferenza al nè carne nè pesce Bayrou, mentre dai DS non ho sentito una sola voce di appoggio alla Royal...te credo che al Berluska piace così tanto il PD(C)! Poi lunedì tutti a piangere perchè al ballottaggio ci va Le Pen! (a proposito, ma quando muore?!?)