Le compagnie petrolifere sono molto brave a rinnovare le riserve.
Ci sono intere zone inesplorate del pianeta e se l riserve di petrolio si esaurissero in 5 anni il prezzo del petrolio sarebbe gia' a 200 dollari.
Anzi, casomai si possono incolpare le compagnie petrolifere per tenere alto il prezzo del petrolio ad arte e non fare abbastanza sforzi nell'esplorazione.
Se e' piu' conveniente (dal punto di vista economico im primo luogo) esplorare, scoprire e trivellare, allora lo si fa, ma delle volte risulta piu' economico fare investimenti a lungo termine e foraggiare la ricerca sulle tecnologie a basso o nullo impatto ambientale.
@Mauro:
Scusa, ma le compagnie petrolifere possono solo stimare quanto petrolio hanno nei giacimenti, e per quanto ne sappiamo esse erano approssimative assai, in quanto in passato mancavano strumenti e processi di misura sufficientemente precisi.
Royal Dutch (che rivise al ribasso del 20% le stime dei giacimenti di proprietà) docet.
In realtà, vista la nostra occidentale e presto, mondiale, dipendenza dal greggio, nessuno vuole sconvolgere il lucrativo sistema che permette di conseguire ad una serie di industrie ed indotti - ed i relativi azionisti - degli utili ricorrenti mica indifferenti.
In ogni caso - ben vengano i sassi scagliati in cotesta maniera. Io sono ben pronto & interessato :-)
Paul
Cari Corrado e Paul,
condivido pienamente le vostre speranze. Solo non condividevo una frase del post iniziale di corrado che faceva pensare che il petrolio finisse fra 5 anni.
La mia era una puntualizzazione e spero anch'io che i ricercatori di fonti alternative presto trovino forme di energia non inquinanti e a basso costo.
Le fonti non inquinanti e praticamente eterne (il sole dovrebbe durare altri 5 miliardi di anni prima di inghiottire la terra) ci sono già.
Il problema è il basso costo: le tecnologie sono ancora costose e le efficienze non così alte. Investire per migliorare queste tecnologie costa davvero un patrimonio. Solo grandi aziende e le università se lo possono permettere.
Google ha finanziato con 100 milioni di dollari (CENTO MILIONI DI DOLLARI) un'azienda americana (nanosolar) che produce e studia celle solari fatte con un particolare spray. noi siamo contenti quando ci arriva qualche migliaio di euro. O si comincia parlare in chiave europea anche nella ricerca e sviluppo, o riusciremo a fare ben poco. Qualcosa si sta muovendo comunque: la mia università fa parte di una rete di università europee che hanno messo in comune conoscenze ed infrastrutture per sviluppare le batterie al litio.
Per questo sono fiducioso, oltretutto la pressa che stanno facendo i mezzi di comunicazione sta sensibilizzando l'opinione pubblica sempre di più. La gente comincia ad interessarsi al problema e non solo a subirlo.
a proposito di fonti alternative leggete questa notizia ansa:
http://www.ansa.it/ecoenergia/notizie/rubriche/solare/20070419175034272898.html
della serie "nemo profeta in patria est"
Corrado, emigra. Fai prima. In Italia tornaci a fare solo le vacanze.
Vedrai che all'estero sara' piu' facile trovare persone in grado di capire questi problemi e di mettere in funzione le loro strutture di ricerca.
All'estero c'e' maggiore professionalita', onesta', piu' soldi e meno sprechi.
In Italia raccoglierai solo frustrazioni.
sono già emigrato, ma non perchè qui fa schifo la ricerca, anzi... perchè ho trovato un'opportunità interessante per realizzare uno dei miei sogni.
In Italia i soldi sono pochi, ma li sanno far fruttare: i macchinari sono tenuti a puntino mentre dove sono io (Delft, Olanda) hanno un mare di soldi che certe volte si ha la sensazione che tendano a sprecarli. qui l'università dove lavoro io costa ad uno studente 16000 euro all'anno! Le strutture sono incredibili, e anche lo stato aiuta un sacco gli studenti con case studio fornite di tutto punto, roba che noi ce la sogniamo (ci ho vissuto per un anno: in casa c'è tutto, dalle lenzuola alle pentole, dalla connessione a banda larga alla televisione via cavo, per meno di 400 euro al mese). Ma ogni tre per due qualche strumento si rompe e ci si riempie di tempi morti. Un altro aspetto non secondario è la fortissima interazione che le università hanno con le aziende, anceh piccole. quindi i soldi arrivano anche dai privati.
Mi fa piacere corrado che tu sia fuori.
Immagino che oltre a strutture molto piu' accoglienti e a buon mercato tu abbia trovato anche uno stipendio considerevolmente piu' alto di quello percepito in Italia.
Chiaramente non tutti i posti all'estero sono il paradiso, ma e' senz'altro meglio che in Italia, come mi sembra di capire dal tuo intervento.
Buona fortuna e rassegnati.
L'Italia non cambiera' mai.
No Mauro, mi spiace che non mi sono fatto capire.
Non ho detto che è meglio qui che in Italia, ho detto solo che è diverso il modo di concepirla.