Partito Smemocratico
di Marco Travaglio
A furia di ripetere che «per la prima volta» Berlusconi partecipa a un congresso dei «comunisti», «per la prima volta» non viene fischiato, «per la prima volta» elogia i suoi avversari, «per la prima volta» auspica un futuro che veda i poli non più nemici ma avversari impegnati in un bel dialogo sulle grandi riforme da fare insieme, e «per la prima volta» annuncia il suo ingresso in un’azienda (Telecom), ma senza pretendere di controllarla, si dimentica che tutto ciò è già accaduto. La storia, si sa, è maestra di vita, ma gli allievi scarseggiano. E, quei pochi, sono somari. E dire che lui, almeno lui, è stato chiarissimo. È andato al congresso Ds e, tanto per cambiare, ha parlato d’affari: «Mediaset è pronta a entrare in Telecom, ma senza comandare. Siamo stati richiesti e, da parte mia, si tratta di un atto di generosità patriottica». Ecco, se proprio la maggioranza insiste, è disposto a sacrificarsi. Semprechè «alle parole seguano i fatti». Per esempio sulla legge Gentiloni (infatti Bellachioma s’è precipitato al congresso della Margherita). A che titolo parli di Mediaset, visto che da 15 anni giura di non occuparsene più, non è dato sapere. E chi mai ha «richiesto» il suo nobile gesto patriottico: il governo? qualche partito? Non vorremmo che pure qui, alla fine, fosse colpa di Gino Strada. Quel che è certo è che l’uscita del Berlusca ha rianimato il titolo Mediaset (rialzo dello 0,29% in un m mercato negativo). Anche perché, tra i leader del nascente Pd, nessuno ha trovato il tempo per pronunciare il monosillabo che Padellaro e qualche milione di elettori chiedono da dieci giorni: «No». Il replay di una storia già vissuta, che però non ha insegnato nulla a nessuno, fuorchè a Lui.
A proposito di entrare senza comandare. Nel 1989 Berlusconi entrò con una piccola quota nella Mondadori e dichiarò: «Ho chiesto di accettarmi come passeggero dell’automobile, non di condurla». Poi cominciò a scalarla e alla fine proclamò: «Non intendo restare sul sedile posteriore». Al resto pensò Previti che, secondo i giudici, comprò la sentenza del giudice Metta che gli regalava il controllo della prima casa editrice italiana.
A proposito di Berlusconi e i congressi dell’ex Pci. Il 6 luglio 1995 inizia, al Palafiera di Roma, il congresso del Pds. Il Cavaliere, che sta per pubblicare con Mondadori il nuovo libro del segretario D’Alema «Un paese normale», è l’ospite d’onore. In una scenografia tutta azzurra, ringrazia per l’invito e promette un «accordo strategico per la fine della guerra civile». Poi siede in prima fila tra Letta e Previti (l’altro giorno Previti, pregiudicato e affidato ai servizi sociali presso una comunità di recupero per tossici, era sostituito da Bonaiuti). D’Alema dice «basta con la demonizzazione dell’avversario, col Polo ci vuole rispetto e dialogo sulle regole». Berlusconi pronuncia un discorso conciliante col Pds e sferzante con Prodi («Non è un leader»), poi viene al sodo: «La nostra giustizia è sommaria e disumana, va ripristinata la certezza del diritto». Veltroni conferma: c’è un «uso strumentale della magistratura», «troppa gente è andata in galera», «non faremo piú alleanze contro Berlusconi». Anche D’Alema critica i magistrati: «Basta con la giustizia spettacolo e con l’uso strumentale delle inchieste giudiziarie. Né con Ferrara né col partito delle manette. Se la destra capirà, su questo terreno può esserci il dialogo per una soluzione a Tangentopoli». Berlusconi, che all’epoca ha una dozzina di processi (oltre a un’inchiesta per mafia a Palermo), è entusiasta.
Il primo banco di prova della svolta è la riforma bipartisan della custodia cautelare, varata il 3 agosto ’95 da tutti i partiti (tranne la Lega), che riduce le manette per i colletti bianchi e abolisce l’arresto in flagrante per i falsi testimoni. Il secondo, nella primavera ’96, è la quotazione in Borsa di Mediaset, impensabile in un altro paese viste le gravi accuse di falso in bilancio pendenti su Fininvest; e destinata al fallimento se solo l’Ulivo attuasse la sentenza della Corte costituzionale che impone al Biscione di cedere una rete. Invece, grazie alla generosità della Consob e dell’Ulivo, va tutto a buon fine. Almeno per Berlusconi, che fa soldi a palate grazie al suo irrisolto conflitto d’interessi, poi torna pure al governo per cinque anni. Ora, sistemata Mediaset, deve papparsi Telecom, incassare la legge-bavaglio Mastella e scansare la Gentiloni sulle tv (quella sul conflitto d’interessi è talmente ridicola che nemmeno ci pensa). Dunque, in attesa del triplice colpaccio, dimentica per qualche mese che i Ds sono «comunisti con le mani lorde di sangue», seminatori di «miseria, terrore e morte», vincitori di elezioni truccate da «brogli che hanno abolito la democrazia». Se ne ricorderà di nuovo prima di rivincere le prossime elezioni. Perché lui si ricorda tutto. Gli altri niente.
Io comincio a pensare che non sono i politici ad essere disonesti, ma ad essere il popolo ad avere i politici che si merita. I politici sono solo dei "furbetti" che se ne approfittano della passività e del dissenso silenzioso dei cittadini. Crediamo davvero che non possiamo fare niente? Io credo più che non abbiamo voglia di fare niente... Se andassimo in 5 milioni davanti al Parlamento e dintorni minacciando di sfondare porte o quent'altro se queste faccie di cu*o non fanno le leggi che promettono o che il popolo chiede loro di fare, pensate veramente che rimarrebbero gli stessi? Io credo proprio di no, io credo che se il popolo si mobilitasse tempo pochi mesi e le cose cambierebbero e di molto. Tanto se aspettiamo che siano i politici a cambiare noi commeteremo lo stesso errore (aspettare, aspettare, aspettare) e loro continueranno con le solite storie di sempre (promettere, promettere, promettere). Sta di fatto che l'Italia si sta rovinando e noi stiamo assistendo alla sua rovina, e l'Italia non è fatta solo di politici, ma soprattutto del popolo. Ma se questo popolo dorme o ha troppo da fare, mi viene quasi da pensare che fanno proprio bene quei mascalzoni a prenderci in giro...
Scusate il mio sfogo, ma comincio a stufarmi di prendermela solo con loro. Comincio a pensare che la "democrazia" la fa prima di tutto il popolo, non i politici, ma credo che l'abbiamo dimenticato e assistiamo passivamente alla rovina comodi dalle nostre poltrone, lamentandoci e piangendo. Basterebbe poco per cambiare le cose, solo la voglia di cambiare alzandosi dalla poltrona e scendendo in piazza non per l'uno o per l'altro partito, ma per noi tutti, per la nostra sete di giustizia e libertà.
Saluti,
Leonardo.
alziamoci siamo già in due
Per la mia intelligenza limitata, in questo paese accadono cose incomprensibili. Berlusconi è ospite d'onore ai congressi del futuro PD, quando solo ieri ha tentato di fotterne i leader in tutti i modi con le sue commissioni di inchiesta fasulle. E questi personaggi troppo intelligenti, tipo D'Alema, stanno sempre a tendergli la mano, a spalancargli porte. Qualcuno che ne capisce, per favore, mi spiega qualcosa?
Comunque, a questi loschi figuri ambigui io preferisco il più diretto e meno politically correct Diliberto, che tempo fa ebbe a dichiarare: "A noi Berlusconi fa schifo". E ci voleva tanto?
Quando Emergency o i movimenti No Porcate scendono in piazza però sono "velleitari" e "non sono la vera politica", "pensano al loro cortile", vero Leonardo?
È meraviglioso che Travaglio trovi l'occasione di ricordare qualcosa di pulito (Gino Strada) mentre la cosiddetta leadership della cosiddetta sinistra è pronta a riconsegnarci armi e bagagli a Berlusconi.
C'è qualche uomo vero in questo covo di fighetti autodipendenti che abbia messo il naso nei presidi di Emergency (visto che Biraghi si guarda bene dal mettere un richiamino)? Ci sarebbe un debito d'onore da pagare con un uomo...
" Quando Emergency o i movimenti No Porcate scendono in piazza però sono "velleitari" e "non sono la vera politica", "pensano al loro cortile", vero Leonardo? "
Ti sembra che io abbia scritto qualcosa contro di loro???
Come Leonardo anch'io mi sono stufato di leggere e scrivere sulla rete della spazzatura nauseabonda che ci domina. Però basta parlare, è ora di organizzare qualcosa, la mia proposta l'avevo già fatta qualche tempo fa: battezziamo un giorno e ci presentiamo davanti al Parlamento e impediamo che gli squatter abusivi entrino. Gesto pacifico (anche troppo perchè io sarei per randellarne qualcuno) ma significativo.
Possiamo arruolare anche gli amici milanesi di chinatown.
Quelli mi paiono belli incazzati.
E poi montecitorio e palazzo madama trasformati in grossisti per gli ambulanti avrebbero almeno un ritorno economico.
vedere ancora una volta berlusca che ammansisce i soliti noti e questi che danno tutta l'impressione di cascarci ancora mi procura una nausea letale.
la nascita del pd è la pietra tombale sui nostri sogni di sinistra. amen
Signori: vi ricordo che il governo sta in piedi con una maggioranza ridicola(passatemi un termine migliore: sputo).
Qualcosa in cambio per essere ricordati nella storia della Rebubblica ed avere ( per me farlocchi) onori e glorie i lorsignori dovevano pur fare nei riguardi di Silvietto.
Era già tutto scritto il giorno dopo.
Ora è inutile incazzarsi per queste cose, ne vedremo delle altre, forse anche peggiori.
Per quanto riguarda Travaglio, persona qui molto stimata, ricordo che egli racconta cose già note, mette insieme notizie raccolte da inchieste non sue; lo fa bene, non c'è dubbio, l'eloquenza è il suo punto forte, ma come il governo che attualmente ci rappresenta per me è altrettanto inconsistente.
Betulla: hai ragione, Travaglio non è originale nei contenuti; riporta il lavoro di giudici ed investigatori, oppure ricorda fatti avvenuti non per causa sua, in cui non c'entra.
Ti sfugge, tuttavia, un dettaglio: molti di questi fatti non sarebbero mai stati divulgati da alcuno, se non l'avesse fatto Travaglio.
Cento di questi Travaglio a tutti.
nico: vorresti forse dire, che se a Travaglio chiudono la bocca noi siamo spacciati?
Forse ti sfugge una cosa fondamentale: nel panorama editoriale italiano, giornalisti come il nostro, ne troviamo molti.
Travaglio ha un suo stile: raccontare alla gente, ciò che l'editore* del momento vuole far sapere; poco importa se si attinge dalla concorrenza, che probabilmente si è fatta il culo, ciò che importa è il risultato...almeno questo è quanto recepisco.
* Ha collaborato con :Il Giornale, L'Unità, Sette, Cuore, Il Messaggero, Il Giorno, L'Indipendente, Il Borghese, La Repubblica, La Voce... come vedi la carriera di Marco è piuttosto variegata; a pensarci bene, manca solo L'Ossevatore Romano e poi fa tombola.