Lettera di un lettore di Corsera a Sergio Romano: «A proposito della nuova legge elettorale, ammetto di essere un lettore frettoloso ma non ho capito se le nuove proposte prevedono il ritorno delle preferenze. Non vorrei che l'auspicata convergenza si realizzasse proprio nel negare nuovamente ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Trovo inaccettabile che pochi capi di partito possano decidere la composizione del prossimo parlamento. Trovo poi debole la scusa che tanto anche prima (con i collegi sicuri) avveniva lo stesso. Insomma, invece di rafforzare il potere di scelta dei cittadini, lo si è annullato per legge! Vorrei sapere chi fra i leader attuali è pro e chi è contro le preferenze». (Umberto Salvatore)
Risponde Serrgio Romano
Caro Salvatore, alla sua ultima domanda non saprei dare una risposta precisa. Vi sono uomini politici favorevoli a un sistema maggioritario, possibilmente a due turni, che restituisca agli elettori il diritto di scegliere l'uomo o la donna da cui vogliono essere rappresentati in Parlamento. Ma la loro voce è sommersa da chi lavora tenacemente a impedire che questo accada. Per comprendere la fermezza con cui i partiti sembrano essere tutti d'accordo sulla prospettiva delle liste bloccate, occorre tornare ai due avvenimenti che hanno maggiormente influenzato l'evoluzione del sistema politico italiano agli inizi degli anni Novanta: gli scandali di Tangentopoli e l'ingresso di Silvio Berlusconi in politica.
I due avvenimenti ebbero l'effetto di ridurre considerevolmente le dimensioni dei partiti e la loro presa sulla società nazionale. Le inchieste giudiziarie di Mani pulite colpirono i loro vertici, ruppero i legami di convenienza che avevano stretto con alcuni istituti bancari, portarono alla luce i debiti che avevano accumulato, li costrinsero a vendere le loro sedi e a ridimensionare drasticamente le loro strutture. L'arrivo di Berlusconi ebbe l'effetto di introdurre nella partita un giocatore nuovo, Forza Italia, completamente diverso dai «partiti chiesa» che avevano occupato la società italiana nei decenni precedenti con le loro parrocchie, i loro sacrestani, i loro fedeli, le loro liturgie congressuali. Sul metodo con cui vennero condotte le inchieste e sull'opportunità di un leader nazionale afflitto da un enorme conflitto d'interessi, era lecito avere opinioni diverse. Ma il colpo dato ai partiti politici mi sembrò uno dei non molti aspetti positivi di quella turbolenta stagione. Ricordo che Norberto Bobbio definì Forza Italia un «partito di plastica». Ma le confesso, caro Salvatore, che un partito di plastica mi sembrò preferibile a quei partiti di ferro e cemento che erano tutti per molti aspetti, come disse Giuliano Amato nel 1993 al momento delle sue dimissioni dalla presidenza del Consiglio, lontani eredi del partito fascista.
Da allora i partiti hanno silenziosamente e pazientemente lavorato alla propria restaurazione. Hanno creato un nuovo sistema di finanziamento pubblico basato sul generoso rimborso delle spese elettorali. Hanno ottenuto che il Parlamento finanziasse la loro mediocre stampa. Hanno ricostruito le strutture, le gerarchie, le clientele. Ed ecco che, grazie alla legge elettorale approvata prima delle ultime elezioni, si vedono improvvisamente forniti di uno strumento ancora più importante di quelli di cui si erano serviti nei decenni della Prima Repubblica: il diritto di esercitare, con la composizione delle liste, un potere di vita e di morte sulla sorte di chiunque voglia fare vita politica. Come ha scritto Michele Ainis in un articolo apparso ne La Stampa del 13 aprile, la scelta, oggi, «è tutta nelle mani dei partiti perché si esercita non prima bensì dopo la tornata elettorale, che diventa quindi un rito senza la partecipazione dei fedeli, una messa senza eucaristia».
L'aspetto più paradossale della vicenda è che il responsabile di questo regalo ai partiti è Silvio Berlusconi. L'uomo che aveva maggiormente contribuito all'evoluzione del sistema politico italiano e quello che ha maggiormente contribuito alla restaurazione dell'«antico regime».
Finalmente te ne sei accorto l'hanno messo li per quello altrimenti mani pulite li avrebbe spazzati tutti
più ci penso e più mi convinco: voglio votare una persona e non un simbolo! E se questo non mi sarà concesso preferirò non votare affinchè nessuno possa usare il mio voto per propri fini o interessi da me non condivisi.
eccolo il punto focale. il diritto di votare la persona. ce l'hanno scippato, queste bestie, e gli elettori dovrebbero riprenderselo a costo di andare in 4 milioni davanti alle loro lercie Camere, per chiedere ciò che è loro. Invece applaudono questi buffoni che fondano partiti di gomma ad uso latifondo. E che parlano di momenti storici. Finchè non mi ridanno il mio diritto di voto, continuerò a scacazzare sulla scheda.
Ragazzi svaglia, ancora credete nella politica, ve lo dico x esperienza personale, la polica è finita, la chiamano politica ma sono 2 bande, centrodestra e centrosinistra sono 2 etichette. A Roma se dice: er santaro se frega 'na vorta sola; e a me quelle schifezze di politicanti nun me fragano più!!!!!
E no, cari! Fregandocene, non votando, scagazzando sulla scheda, facciamo esattamente il loro gioco! Quello di fotterci! Invece dobbiamo interessanci di politica, partecipare, scegliere, votare, controllare. E' l'unico strumento che abbiamo per fotterli.
Sergio Romano andrebbe messo nella sezione "La faccia come il culo", visto che fu forte promotore e sostenitore del nano di Arcore sin dalla sua discesa in campo.
Cosa ha impedito a un ex ambasciatore, a un "intellettuale" dell'establishment dell'epoca di non capire che Berlusconi sarebbe stato peggiore di chi l'aveva preceduto e complice della restaurazione dei sopravvissuti? La sua disonestà intellettuale, il suo scandaloso opportunismo, che oggi lo spingono a scrivere tardivamente queste oscene ovvietà!
E' vero, dobbiamo interessarci di politica e partecipare, ma partecipare vuol dire farci sentire adesso e non al momento del voto. In quel frangente, votare per un simbolo significherà regalare il voto ai vecchi marpioni della politica che lo utilizzeranno per privilegiare non si sa chi. In prossimità del 25 aprile mi fa schifo pensare che forse sarà meglio non votare, ma purtroppo quel voto non rappresenterà una volontà democratica. Quella, la democrazia e la libertà, ce l'hanno sottratta nel modo più subdolo e vergognoso: con l'inganno e la menzogna.
Forse, tanto per iniziare, è tornato il momento di organizzare qualche girotondo ...
"Invece dobbiamo interessanci di politica, partecipare, scegliere, votare, controllare."
Ok, Leonado, mi interesso, e più mi interesso più vomito...
Partecipo, e più partecipo più quelli che stanno dentro mi evitano e mi impediscono ogni partecipazione...
Scelgo, ma devo scegliere tra quelli che dicono loro: più o meno come quei ristoranti mediocri dove la scelta è tra due primi, due secondi, due contorni, frutta e dolce unici per tutti...
Voto, ma tanto il mio voto va a quelli che loro vogliono sbarrare, ovvero tagliare fuori...
Controllo, ma l'unica cosa che mi resta da controllare e che Prodi, il Nano e soci non m'abbiano fottuto il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni!
ANNULLARE LE SCHEDE, TUTTI: E' L'UNICO MODO DI FARE CAPIRE A 'STI GRAN PEZZI DI M... CHE CI SIAMO ROTTI I COGLIONI!!