Il direttore di un centro di studi politici: sono rimasti con l’anziano leader solo i sostenitori più protestatari, quelli che non hanno nulla da perdere
«È la borghesia xenofoba che ha voltato le spalle a Le Pen»
di Gianni Marsili
La vera sorpresa del primo turno delle presidenziali è stata la sonora sconfitta registrata da Jean Marie Le Pen, che si è fermato al 10,51 per cento dei voti. Il vecchio leader ha reagito ironizzando sull'elettorato che l'ha tradito: «Devo aver fatto un errore di analisi. Pensavo che i francesi fossero scontenti, mi sono sbagliato». Altri, nel suo entourage, hanno vantato comunque una «vittoria ideologica», visto che i temi di predilezione lepenista sono stati ben presenti nel corso della campagna: immigrazione, sicurezza, identità nazionale. Abbiamo chiesto un commento a Pascal Perrineau, che dirige il Cevipof (centro di ricerche di Scienze politiche) ed è da vent'anni il più autorevole conoscitore della sociologia elettorale e dell'estrema destra francese ed europea.
Professore, è finalmente finito il ciclo storico di Le Pen?
«Quel che è sicuro è che per lui si è trattato di un colpo di freni molto severo. La sua progressione è stata costante dall'88, quando ottenne il 14 per cento. Ebbe il 15 per cento nel '95, e sfiorò il 17 nel 2002. Certo non sparisce dalla carta elettorale, ma torna ad un livello che non aveva conosciuto da molto tempo. Non so se sia la fine del suo ciclo storico, ma è sicuramente l'inizio di una profonda erosione dei suoi consensi».
Perché è accaduto?
«È interessante l'analisi geografica del voto del Fronte nazionale. Se si guarda con attenzione ci si accorge che ha perso i pezzi più consistenti nelle regioni del primo lepenismo: la Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Alsazia, Rodano-Alpi, là dove si era ben installato fin dalla metà degli anni '80, recuperando parte dell'elettorato deluso dalla destra classica. Ecco, questo elettorato stavolta è stato sedotto da Nicolas Sarkozy».
Dov'è che invece rimane forte?
«Nelle zone in cui il lepenismo è più marcatamente protestatario: la Piccardia, il Nord-Pas-de-Calais, in genere il profondo nord deindustrializzato. Il lepenismo che nasce dal qualunquismo o dalla disperazione popolare, quello del "né destra né sinistra", che tanto "sono tutti uguali". Ecco, questo tipo di consensi ha resistito, e non sarà facile sradicarlo».
Il Fronte nazionale come partito di classe?
«Sembra un paradosso, ma è così. Sarkozy ha recuperato voti nelle regioni più ricche, presso la borghesia impaurita dall'immigrazione, diffidente rispetto alla corda sociale di uno Chirac e di tanti gollisti, preoccupata della violenza contro le persone e i beni privati. Ne ha recuperati molti di meno presso chi non ha niente da perdere, presso i lepenisti che si sono aggiunti al nucleo iniziale, che era di destra codina e gelosa delle sue prerogative di classe».
In questo risultato è stato maggiore il merito di Sarkozy o il demerito di Le Pen?
«Sinceramente darei atto a Sarkozy di esser riuscito in un'operazione che la destra repubblicana cercava inutilmente di portare a compimento da un quarto di secolo. È certamente suo merito di aver riportato nell'ovile così tante pecorelle smarrite. Certo, spetterà adesso a Sarkozy e alla destra di convincerle a restare, attraverso un attento lavoro di pedagogia e di attenzione politica e democratica. Ma complessivamente non si può che congratularsi con Sarkozy».
Le Pen va verso gli 80 anni, quale leadership si prepara a succedergli?
«È l'altra ragione del probabile declino del Fn. Il partito conoscerà presto difficoltà e divisioni. La successione in linea diretta tra Le Pen e sua figlia Marine è tutt'altro che scontata, e se si farà non sarà certo indolore. È un partito dall'apparenza solida, ma che ha in sé la fragilità delle formazioni che si identificano con il loro capo. Basta che non ci sia più, e le scissioni e gli abbandoni sono dietro l'angolo.
Non so se sia meglio avere gli xenofobi dentro il proprio partito o fuori (dove potrebbero essere più isolati). Discutibile e da capire.
Beh ma ha pure una certa etá eh!
quanti ottantenni prendono ancora l'11% dei voti?
Credo sia piuttosto evidente come, per certi versi, Sarkozy abbia superato a destra Le Pen. Per molti xenofobi, la assoluta mancanza di tolleranza da parte del primo li ha indotti a credere che nel prosieguo continuerà a caricare gli insoddisfatti ed illusi abitanti delle periferie. Comunque è meglio avere un partito di destra onestamente fascista che avere una cricca di pseudo democratici.