Per la Casa Bianca aveva dato la sua vita per difendere il Paese. Ora si scoprono le bugie:
Pat fu ucciso da «fuoco amico». E Bush lo sapeva
Storia di Tillman, da stella del football Usa a finto eroe
di Roberto Rezzo/ New York
Falsi eroi a uso della propaganda di governo. La morte in Afghanistan di Pat Tillman, stella del football americano, diventa l'ennesima causa di imbarazzo per George W. Bush. Dopo la testimonianza dei familiari al Congresso, il presidente è costretto a scusarsi per le bugie del Pentagono. E viene fuori che il fuoriclasse dei Cardinals era contro la guerra e sosteneva John Kerry alle ultime elezioni. Nato il 6 novembre 1976 a San Josè in California, nel 1994 ottiene una borsa di studio per meriti sportivi alla Arizona State University e nel 1998, con la maglia degli Arizona Cardinals, entra nella National Football League come giocatore professionista. Nel maggio del 2002, otto mesi dopo gli attacchi dell'11 settembre, completate le ultime 15 partite della stagione, rifiuta un contratto triennale da 3,6 milioni di dollari per arruolarsi nella Us Army con il fratello Kevin, un promettente giocatore di baseball. Alla fine del 2002 i due ragazzi terminano l'addestramento al Ranger Indocrtination Program e vengono assegnati al secondo battaglione del 75mo reggimento dei Ranger a Fort Lewis. Il battaglione è dispiegato in Medio Oriente l'anno successivo per prendere parte all'invasione dell'Iraq. Pat Tillman viene successivamente trasferito in Afghanistan, dove muore il 22 aprile del 2004. l Pentagono dichiara che è «valorosamente caduto in combattimento».
Nella prima ricostruzione fornita dal comando per le operazioni speciali dell'esercito si parla di un agguato lungo la strada in cui Tillman e compagni sarebbero caduti nei pressi del villaggio di Sperah, a una quarantina di chilometri dalla frontiera pachistana. La notizia suscita grande commozione in tutta l'America. Tillman è il primo giocatore di football ucciso in combattimento dalla morte di Bob Kalsu dei Buffalo Bills, avvenuta nel 1970 durante la guerra in Vietnam. Di fronte a uno sportivo osannato da milioni di fan, l'amministrazione Bush non risparmia sulle celebrazioni e ai funerali con picchetto d'onore e bandiera segue una promozione postuma e il conferimento di due medaglie al valore: la Silver Star e la Purple Star. Imbeccati dall'ufficio propaganda del dipartimento alla Difesa, i media danno fondo alla retorica. Un eroe ha dato la propria vita, rinunciando a soldi, fama e successo, per difendere coraggiosamente il suo Paese nella guerra al terrorismo. Un vero americano, tutto dio, patria e famiglia. La stampa di destra ci marcia così pesante che la figura di Tillman comincia a non essere più così simpatica a tutti. In un celebre editoriale pubblicato sul giornale studentesco dell'Università del Massachusetts, Rene Gonzalez scrive: «A Puertorico, dove sono nato, uno che lascia una carriera sportiva milionaria per andare ad ammazzare gli arabi non lo chiamiamo eroe».
Non sono solo i militanti pacifisti a prendere le distanze. Neppure la famiglia riconosce Pat dall'immagine che ne vedono uscire su rotocalchi e rubriche televisive. E troppi particolari sulla dinamica della sua uccisione non convincono. Su pressione dei Tillman l'esercito apre un'inchiesta, affidata al generale Gary Jones. Salta fuori che Pat non è morto in un agguato dei talebani ma sotto «fuoco amico». Centrato alla testa da tre pallottole sparate da un commilitone. Forse una tragica fatalità, forse una reazione incontrollata in una situazione di estremo stress. Quello che è certo è che l'esercito ha sempre saputo come stavano le cose e ha nascosto per oltre un mese la verità ai familiari. Non solo: subito dopo l'incidente i compagni sotterranno la divisa e il giubbotto antiproiettile di Tillman per confondere le acque. Il succo del rapporto del generale Jones viene pubblicato il 4 maggio 2005 da Washington Post. Ma la nuova versione dei fatti, quella vera, non appassiona i media. C'è voluto un cambio di maggioranza a Washington perché della vicenda s'interessasse il Congresso.
«Svelare che la morte di Pat è avvenuta per un incidente fratricida sarebbe stato un altro disastro in un periodo funestato da una lunga serie di disastri politici. La cruda verità sembrava inaccettabile», ha dichiarato Kevin Tillman durante l'audizione parlamentare tenutasi questa settimana a Washington. «In questa vicenda il governo è venuto meno alle sue responsabilità. Particolari sensazionali sono stati deliberatamente inventati di sana pianta. Durante la cerimonia funebre, trasmessa in diretta televisiva, fior di ufficiali militari sedevano in silenzio ad ascoltare una valanga di menzogne - sono state le parole di Henry Waxman, deputato democratico della California, presidente del House Oversight and Government Reform Committee, il principale organo investigativo della Camera - Hanno distrutto prove, falsificato testimonianze, ingannato la famiglia Tillman e l'intera opinione pubblica americana. Abbiamo diritto di sapere come è potuto succedere». L'ispettorato generale del dipartimento alla Difesa ha ordinato all'esercito di aprire un'investigazione criminale sulla morte di Tillman. Si ipotizza l'omicidio colposo.
"Vi sono tra gli interventisti, e specialmente tra gli intervenuti, cuori semplici di eroi".
Lo scriveva Gramsci nel 1915.
Tillman era uno di questi eroi troppo ingenui, che in definitiva fanno solo danni, ma pagano di persona.
Ciò rende ancora più criminale il bieco e falso sfruttamento della sua memoria.
Ma si sveglieranno, prima o poi, i titolari di quella che era la più grande democrazia del mondo?
Mi domando: sono stati scritti libri su libri (e non dico saggi, dico anche romanzi notissimi), e sono stati fatti film kolossal a decine sulle guerre amerikkkane (ultimo in ordine di tempo mi pare il 'doppio' "Flags of our fathers/Letters from Iwo Jima" di Clint Eastwood, in cui si racconta per l'appunto di un caso di costruzione di "falsi eroi a uso della propaganda di governo" durante la Seconda Guerra Mondiale).
Nessuno li ha letti? Nessuno li ha visti?
Sono state fatte manifestazioni imponenti.
Nessuno se ne è accorto?
Ce lo hanno spiegato in mille maniere, insomma, che la guerra è una cosa sporca e che ci prendono per il culo.
Ma noi, coerenti con la nostra ipocrisia e ignoranza, proprio non lo vogliamo capire.
Mi domando: di che stupirsi ancora?
Vabbè, è morto ucciso da fuoco amico. Sarà stato ignorante e avrà creduto a quello che gli hanno raccontato. Perchè non dovrebbe essere considerato uno che ha fatto il suo dovere?
Insomma, c'era bisogno di imbastire una pantomima tale che pure i genitori siano giunti a chiedersi se quello fosse veramente loro figlio. Soprattutto, quanti Tal dei Tali stanno morendo in questa guerra di cui gli americani ancora non sono stufi (almeno quelli al governo), senza che la nazione gli dedichi funerali di stato?