Conflitto d’interessi
di Furio Colombo
Rispondo a centinaia di e-mail che continuano ad arrivare nella mia posta elettronica e al giornale, e pubblico in questo editoriale la proposta di legge sul conflitto di interessi che ho depositato al Senato. Per ora reca solo la mia firma ma spero che altre, più autorevoli della mia, si aggiungeranno.
Come sapete un’altra legge è depositata alla Camera dalla maggioranza a cui appartengo e comincerà ad essere discussa in maggio.
Con la mia proposta di legge, profondamente diversa, spero di essere di aiuto sia perché penso di rappresentare, con gli intenti di questa legge, idee e sentimenti di coloro che ci hanno votato, sia perché, scrivendola, ho voluto evitare vuoti di memoria, e la inclinazione a pretendere che nei cinque anni del governo Berlusconi non sia successo niente, che a volte viene presentata come gesto necessario per riconoscerci tutti da una stessa parte.
Continuo a pensare che non siamo tutti da una stessa parte (altrimenti non esisterebbe la politica) e che visioni contrapposte e diverse siano i tratti essenziali della democrazia.
La visione espressa in questa legge considera pericolosa la commistione di vasti e potenti interessi privati di qualcuno con l’interesse pubblico di tutti. Il testo di legge che segue si propone di tracciare una netta linea di demarcazione che protegga il Paese dal grave pericolo che abbiamo già sperimentato.
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Onorevoli colleghi, il problema del conflitto di interessi - ovvero di incompatibilità dei titolari di funzioni di governo che siano anche titolari di rilevanti attività aziendali - è lo scopo di questa proposta di legge. Con essa si vuole impedire la paralisi della normale vita politica di un paese che si verifica quando una persona, oltre che responsabile di attività di governo, è anche alla guida di rilevanti attività economiche. Questa proposta di legge tende a colmare due vuoti legislativi pericolosi e allarmanti. Il primo riguarda la portata e le dimensioni dell’attività privata che - facendo capo a una persona che svolge funzioni di governo - tende a creare il problema gravissimo di una sovrapposizione o aggancio fra responsabilità pubblica e interesse privato.
Il secondo vuoto riguarda l'attenzione scarsa o nulla finora prestata al delicatissimo settore imprenditoriale delle comunicazioni intese in tutte le possibili forme, modi e settori in cui tale attività si può svolgere, dalla Tv, alla radio, ai giornali, alla telefonia, all'informatica.
Il problema, in tutti e due i percorsi indicati, è materia così delicata e rilevante al fine di definire incompatibilità e separazione completa di responsabilità pubblica e interesse privato, che la sua regolamentazione non può essere rinviata ai criteri decisionali, che possono essere di volta diversi, di una autorità garante.
Nessuna autorità può essere messa in condizioni di decidere su un conflitto di interessi in assenza di una legge che stabilisca le modalità per risolverlo. Non è ragionevole chiamare qualcuno - per quanto autorevole - a decidere su un conflitto già in atto fra attività di governo e interessi privati. Infatti quando tale conflitto è insorto, si sono già stabilite le condizioni di pericolo per la legalità che possono rendere inagibile l'azione di una eventualità Autorità incaricata di risolvere il problema.
È persuasione di chi presenta questa proposta di legge che ogni aspetto della incompatibilità tra funzioni e interessi e ogni regola sul come identificare, impedire o fermare un conflitto di interessi debba essere definito e diventare legge della Repubblica prima che il conflitto insorga, così come avviene per ogni comportamento giudicato - da una comunità e dai suoi legislatori - pericoloso per la vita della repubblica e i rapporti fra i cittadini. Nel caso che stiamo discutendo, è in gioco la credibilità e rispettabilità di un governo e dei suoi membri, il rispetto per le norme e decisioni di quel governo, la certezza che in nessun caso e per nessuna ragione possa esservi dubbio sul completo disinteresse di ogni azione e decisione di governo, il costante rispetto di ogni norma vigente, l'armonia con i principi della carta costituzionale, prima fra tutte è la prescrizione, che è anche vincolo comune: «La legge è uguale per tutti».
Il conflitto di interessi in atto infrange, prima di tutto, tale fondamentale principio. Infatti attribuisce al titolare del conflitto la disponibilità di un doppio criterio decisionale: l'efficacia erga omnes di una determinata norma o decisione; ma anche la possibile convenienza privata di quella norma o decisione nell'ambito degli interessi personali di chi governa, se chi governa è titolare di conflitto. Ovvero è in grado di decidere sul proprio beneficio privato.
Questa legge indica le dimensioni, ovviamente cospicue, del tipo di interesse privato, finanziario, azionario, proprietario o manageriale cui si intende porre argine e stabilire impedimento.
L'esperienza, anche recente, insegna che esercitare funzioni di governo - mentre si rappresentano vasti interessi privati - è situazione in grado di travolgere l'autonomia di qualunque Autorità (per esempio attraverso insistenti ed efficaci campagne di intimidazione e delegittimazione mediatica, campagne facilmente orchestrabili con mezzi adeguati). La stessa esperienza dimostra la capacità di condizionare una assemblea legislativa (certo la parte di assemblea che sostiene il titolare di un vasto conflitto di interessi) sia attraverso il peso mediatico, sia attraverso la versatilità e varietà di interventi, premi e vantaggi in svariati settori e in luoghi diversi della vita pubblica e privata, in modo da rendere compatto il consenso ogni volta che esso riguardi una legge "ad personam".
Le leggi "ad personam", di cui è stata costellata la legislatura precedente, sono il capolavoro del conflitto di interessi, nel senso di manifestazione perfetta del danno nei confronti di un paese, delle sue leggi, dei suoi cittadini. Dimostrano che un potente titolare di conflitto di interessi tende a usare la condizione anomala esattamente nel senso per il quale tale condizione deve essere preventivamente proibita; ovvero, per il suo esclusivo, privato, personale interesse. E poiché, come si è visto e constatato di recente in Italia, è in grado di farlo usando l'obbedienza compatta di una maggioranza, si ha la dimostrazione che il conflitto di interessi - quando esiste in dimensioni abbastanza grandi - è in grado di rompere il patto fra lo stato e i cittadini, di relegare in posizione irrilevante il dettato della Costituzione e di usare un vasto consenso, creato dall'uso spregiudicato del conflitto di interessi, per favorire e sviluppare tutti i modi - che sono in sé l'opposto dell'interesse pubblico - in cui quel conflitto si può esprimere.
Ciò dimostra quanto sia arduo e irrealistico immaginare che una Autorità garante - che è parte delle istituzioni umiliate e vilipese dal conflitto - possa smantellare le difese di un potere pubblico-privato ormai insediato, mentre quel potere è già in grado di intimidire, disinformare e creare gogna per i propri avversari.
Questa proposta di legge indica dunque una definizione chiara, un intervento preventivo, e le norme che rendono impossibile l'instaurarsi di una condizione di conflitto in atto, nella persuasione - già provata da recente esperienza - che un conflitto in atto tende ad allargarsi e, con i frutti di convenienza illegale che ne ricava, è in grado di rendere vana ogni contestazione alla grave situazione di illegalità che il conflitto stesso produce.
L'impegno di questa proposta infatti non conta sul deterrente di multe sempre inefficaci, per quanto severe, verso le grandi ricchezze. Si propone invece di rendere impossibile l'instaurarsi, presso qualsiasi carica di governo, di una situazione di conflitto di interessi che è la peggiore infezione nella vita pubblica e nella moralità di una comunità e di un paese.
L'articolato
Art. 1 - Agli effetti della presente legge sono titolari delle cariche di governo il Presidente del Consiglio dei Ministri, i ministri, i vice-ministri, i sottosegretari di Stato, i commissari straordinari di governo, i presidenti delle regioni ordinarie e delle regioni a statuto speciale.
Art. 2 - Agli effetti della presente legge sono incompatibili con cariche di governo i titolari di attività imprenditoriali, finanziarie, industriali o commerciali di qualunque impresa che abbia, rapporti di concessione con pubbliche amministrazioni, nonché di qualunque tipo di impresa che dipenda, per il suo funzionamento, da autorizzazione o sorveglianza o approvazione o controllo di organi dello Stato. Sono incompatibili i titolari, i maggiori azionisti e amministratori di imprese attive a qualsiasi titolo nel settore delle informazioni, comunicazioni, telefonia e informatica, con qualsiasi mezzo e forma di diffusione. Sono inoltre incompatibili i titolari di responsabilità, proprietà e controllo diretto e indiretto di qualsiasi fondo, impresa, attività finanziaria, industriale, distributiva, bancaria, immobiliare, con un valore superiore ai 10 milioni di euro, in qualsiasi parte del mondo siano dislocate.
Art. 3 - L'incompatibilità di cui agli articoli 1 e 2 è in atto dal momento della elezione della persona titolare di imprese e interessi elencati in questa legge e rende impossibile l'inclusione di tale titolare in qualsiasi lista di governo. Una volta accertate le condizioni di incompatibilità indicate in questa legge, l'esclusione è automatica e non è previsto alcun ricorso, salvo che alla magistratura ordinaria.
Art. 4 - Il titolare di un conflitto di interessi indicato in questa legge può porre fine al conflitto:
-attraverso la vendita e la collocazione del capitale ricavato in un fondo cieco;
-attraverso le dimissioni e la separazione dall'impresa o dall'attività in questione in caso di attività manageriale con l'impegno a non riassumere cariche o funzioni dello stesso tipo o nello stesso campo prima di tre anni dalla fine del mandato;
-nel caso di impresa di editoria, giornalismo, radio, televisione, telefonia, informatica, l'incompatibilità permane e impedisce l'assunzione di ogni attività di governo, perché non è possibile - in questi settori - la costituzione di un fondo cieco. Inoltre, la vendita improvvisa a causa dell'assunzione di una responsabilità di governo, non garantisce in alcun modo l'indipendenza dell'impresa e il distacco del titolare di governo dal sistema informativo già controllato. Altra causa ostativa è la concessione da parte del governo del permesso di trasmettere, sia nel settore pubblico che in quello privato. Chiunque sia beneficiario di concessione governativa - o lo sia stato negli ultimi tre anni - è incompatibile con cariche di governo.
Art. 5 - I casi di incompatibilità dovuti a ragioni diverse dalla proprietà e titolarità di impresa sono regolati da altre leggi. La magistratura ordinaria accerta, su richiesta della parte ritenuta "incompatibile", l'esistenza effettiva delle condizioni di tale incompatibilità nel caso che esse siano contestate dalla parte interessata.
Così come presentata, questa legge punisce chiunque si occupi di impresa. Basterebbero pochi accorgimenti, tipo escludere l'incompatibilità per i piccoli imprenditori e stabilendo un tetto per quelli che non superano un certo fatturato. Praticamente, con la legge così come proposta anche i soci una piccola cooperativa che pubblica una rivista sarebbero menomati nei loro diritti. Infatti, la possibilità di essereeletti è un diritto, e permette democraticamente la difesa di una categoria di persone che condividono gli stessi interessi ed esigenze.
Sono ovviamente d'accordo su tutte le motivazioni e sulla necessità di una legge sul conflitto fra interesse pubblico e privato, ma la stessa legge dovrà sacrificare il diritto di alcuni singoli per effetto della maggiore tutela della libertà della maggioranza.
Posta così la questione, il contenuto dell'articolo è semplicemente punitivo, soprattutto perchè nega agli imprenditori medio-piccoli di partecipare alla vita democratica del paese.
Un ultimo appunto: tutte le imprese sono più o meno soggette a controlli burocratici. Sarebbe opportuno individuare criteri più chiari per evitare interpretazioni di comodo, estensive o restrittive.
Dal commento di giggi si evince, come al solito, un certo atteggiamento mentale volto a ragionare per compartimenti standard, per categorie. Se fai l'imprenditore non puoi fare il PARLAMENTARE. Cessi di farlo, ti candidi, se vieni eletto vai in parlamento a rappresentare le tue idee che non devono essere solo quelle della "difesa" del tuo orticello. Gradirei vedere che in questo paese chi va in parlamento cerca di PROMUOVERE le proprie idee nell'interesse di tutti e non difendere gli interessi della singola categoria di appartenenza!! come se le altre non esistessero!!
Spero che Furio Colombo ci tenga aggiornati sull'iter della legge in Parlamento e su quali deputati e senatori sottoscriveranno la sua proposta.
Sappiamo benissimo che una proposta di legge come questa verrà sottoscritta da non più di 30 parlamentari, e anche questi lo farebbero solo per fare scena. La classe politica si "attaccherà" al principio del "tutti i cittadini sono eguali e per questo tutti possono fare politica se vogliono, indipendentemente dalle loro proprietà". Questa legge passerà quando gli italiani tutti avranno capito che fare politica significa fare gli interessi di un popolo intero. Ma credo che siamo lontani anni luce da quel cambiamento...
Mi auguro comunque che questa proposta venga almeno ascoltata da qualcuno. Magari poi se ne inizia davvero a parlare e nel giro di dieci anni un passo avanti lo facciamo.
Christiano, capisco quello che intendi, ma il fatto è che chi viene eletto pensa ai diritti delle categorie che lo hanno supportato.
Difficilmente si trova la persona illuminata che capisce e si fa interprete di bisogni trasversali. Spero insieme a te che qualche coraggioso ci sia. Questi, però, dovrà sempre fare i conti con i soliti lobbisti. Comunque è pericoloso dire che se fai l'imprenditore non puoi andare in Parlamento. Non credo che tutti gli imprenditori siano dei pezzi di merda assetati di soldi che vogliono affamare i più poveri.
Mi scuso con te e con tutti se i miei concetti non erano espressi chiaramente.
Gent.mo Senatore,
sono stato favorevolmente impressionato per la Sua decisione di partecipare alle prossime primarie del nuovo PD, fornendo così alle medesime un significato pluralista e democratico.
Sono da sempre un suo estimatore per tutte le iniziative da Lei svolte nei vari settori : industriale (Olivetti, Fiat, ecc.), giornalistico, parlamentare e televisivo, nelle quali riunioni, ha sempre espresso ed esprime la Sua passione per una politica democratica intervenendo sempre con intransigenza verso una appendice politica berlusconiana, che tanti danni ha creato al vivere civile italiano.
Fra l’altro vorrei ricordarLe un mio lontano ed ”indimenticabile” incontro con Lei (anni ’60) a Milano presso la sede OLIVETTI di Via Clerici, dove svolsi con Lei un colloquio, che determinò la mia assunzione in Olivetti (Divisione Elettronica - Ing. Beltrami) e dove poi sviluppai, a significativi livelli manageriali la mia carriera, ricavandone entusiasmanti esperienze sia in Italia (Ivrea, Roma ed altre sedi italiane) che in attività presso le maggiori consociate del Gruppo.
Le confermo il mio voto e tutta la mia disponibilità per una promozione nei Suoi confronti nell’ambito della cerchia delle mie amicizie.
Rimango a disposizione di eventuali sue indicazioni in proposito e, con l’occasione La prego gradire i miei più cordiali saluti ed ossequi.
Ing. Giorgio Casini
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