De Corato: un problema ereditato dalle giunte precedenti. La comunità cinese: si può convivere, non siamo più dei milanesi
«Paolo Sarpi un ghetto?». Comune contro il ministro
Contestata una frase di Amato dopo il duplice omicidio a Chinatown. Gli investigatori: killer arrivati da fuori
di Gianni Santucci
«Evitare gli eccessi di concentrazione monoetnica». Tradotto: scongiurare la creazione di quartieri ghetto. All'appello del ministro dell'Interno Giuliano Amato, dopo il duplice omicidio di venerdì pomeriggio in via Messina, rispondono i cittadini: «La deriva in Paolo Sarpi è sempre più appariscente». Si oppone la comunità cinese: «Le statistiche dicono che non esiste un quartiere monoetnico». Si ribella il Comune: «Il ghetto esiste, ma non è un problema urbanistico e le giunte di centrodestra questa situazione l'hanno ereditata». Mentre si sviluppa il dibattito e a Palazzo Marino si studiano soluzioni per allentare la tensione in Chinatown, proseguono le indagini dei carabinieri alla ricerca dei killer ragazzini che tre giorni fa hanno giustiziato per strada due coetanei. Analisi dei tabulati telefonici. Piste che portano in altre città del Nord Italia. Indizi apparsi in Internet, che accennerebbero a una lite come movente.
«Abbiamo sempre esposto il rischio che in Paolo Sarpi si creasse un quartiere etnico in cui vige un'altra legge» attacca Pier Franco Lionetto, presidente dell'associazione ViviSarpi. Lionetto ritiene che la Chinatown milanese sia a un punto di svolta: «Ci sono ancora gli strumenti per migliorare la vivibilità, spostando il commercio all'ingrosso. In caso contrario gli abitanti italiani si allontaneranno. E il ghetto sarà realizzato».
La comunità cinese cita statistiche diverse: «Gli esercizi commerciali della zona sono ancora divisi metà e metà tra cinesi e italiani — dice Angelo Ou, portavoce dei cinesi al tavolo di trattative aperto in Comune sulle regole del commercio —. In tutto il mondo ci sono vere Chinatown, molto estese, e hanno sempre convissuto tranquillamente con le città». Un segnale di distensione potrebbe arrivare da una proposta a cui si lavora in Comune: «Corsi con vigili urbani e traduttori — spiega il vice sindaco, Riccardo De Corato — per spiegare ai negozianti cinesi le regole del carico e scarico merci, affinché conoscano meglio le leggi che noi facciamo rispettare».
Sul governo dei flussi migratori interviene l'assessore allo Sviluppo del territorio, Carlo Masseroli: «La concentrazione di una sola etnia è negativa, lo sviluppo della città non va lasciato al caso, in particolare bisognerebbe favorire le opportunità di aprire negozi di vicinato anche per giovani italiani». De Corato risponde infine al ministro Amato: «Milano non ha ghetti, se non quello cinese. Ma non è un problema di urbanistica. E non è imputabile alle giunte degli ultimi dieci anni».
Gli investigatori del nucleo operativo dei carabinieri stanno intanto setacciando i tabulati telefonici dei due ragazzi uccisi venerdì scorso. L'ipotesi più probabile è che i due killer abbiano lasciato Milano, o che addirittura siano arrivati da fuori. Una pista della prima ora porterebbe a Torino. Una seconda è comparsa nel forum di associna.it, in cui una ragazza parla di quattro persone partite da Prato, per vendicarsi di una lite con una delle vittime scoppiata in una discoteca di Cinisello Balsamo. Pista che sembra per il momento scartata, in particolare perché, stando al messaggio, la rissa sarebbe avvenuta una settimana fa, mentre il locale è chiuso da oltre un mese.