A New York spopola, piace anche in Italia. È fatta in casa con vecchi telai
In bilico senza freni né cambi È la nuova bici-filosofia
Si chiama ruota fissa. Da mezzo alternativo a mania giovanile
di Roberto Rizzo
Girare per la città a bordo di una bicicletta che pesa meno di dieci chili, senza freni, o al massimo con quello anteriore, senza cambio, senza mai smettere di pedalare, soprattutto mai a vuoto, e senza mai mettere i piedi in terra, sembra una cosa da aspiranti suicidi. Invece è una filosofia di vita. Si chiama «bicicletta a ruota fissa» ed è l'ultima frontiera della bici estrema per uso urbano. Gli appassionati aumentano anche se non è ancora prodotta in serie. Ce la si costruisce da soli utilizzando telai di vecchie due ruote o la si fa assemblare e personalizzare in officine specializzate spendendo da mille euro in su.
Negli Stati Uniti, patria delle «fixed gear», il fenomeno sta assumendo dimensioni tali che il New York Times ha dedicato un ampio reportage a queste curiose biciclette che dribblano il traffico della Grande Mela con disinvolto snobismo. E in Giappone, fiutato il business, la Nike ne ha fatto una campagna pubblicitaria. In Italia, i primi esemplari di ruota fissa hanno iniziato a circolare qualche anno fa all'interno del movimento Massa Critica, i ciclisti antagonisti che periodicamente, per una notte, occupano le strade delle principali città. È un mezzo controrivoluzionario, il risultato della «decostruzione di bici», come si legge sul sito Internet movimentofisso.it, punto d'incontro e riflessione per i cultori del genere. Mentre rotafixa, forum on line dedicato all'argomento, spiega che «la pedalata a rapporto fisso rende il ciclista perfettamente solidale con il suo mezzo».
In realtà la bicicletta a ruota fissa non è una novità. Piuttosto, è l'evoluzione metropolitana delle bici da pista, quelle utilizzate nei velodromi dove, appunto, i freni sono superflui. I primi modelli sono stati costruiti più di cent'anni fa, ma è solo negli anni '80 che la ruota fissa esce dal contesto sportivo per iniziare a correre sulle strade cittadine. Succede a New York con i primi pony express a pedali. Sono per lo più immigrati caraibici e giovani squatter di case occupate a consegnare pacchi e buste a Manhattan come a Brooklyn. Vanno in bici con uno stile particolare che ricorda quello dei pistard dei velodromi e si costruiscono da soli i loro mezzi. Li vogliono leggeri e veloci, utilizzano telai di vecchie biciclette a cui tolgono tutto ciò che ritengono superfluo per alleggerirne il peso. L'essenzialità del mezzo è tutto.
Nel tempo, quella dei «bike messenger» è diventata una vera e propria cultura di strada come ben racconta Culley Hugh Travis nel libro Il messaggero,
bibbia della ruota fissa. Non sono poche le analogie con il surf e lo skateboard. Movimenti di nicchia, con un loro linguaggio, codice e abbigliamento poi trasformati in industria.
Lo stesso sta accadendo con le «fixed gear». Black Label, la principale associazione americana di appassionati di ruota fissa che ogni anno organizza un campionato mondiale, ha ricevuto diverse offerte da importanti sponsor. Per ora rifiutate. Perché chi va in ruota fissa, cosa non per tutti perché ci vuole un discreto allenamento per evitare di schiantarsi contro un autobus, si sente parte di un élite, di una controcultura, appunto, che si ribella ai fronzoli e ai lussi della società, in questo caso rappresentati da mountain e city bike, per non parlare di certi costosissimi cicli con manubrio in radica e borse laterali in vera pelle.
Il ciclista a ruota fissa ha un rapporto quasi Zen con il mezzo, con tanto di decalogo che spazia dal surplace della filosofia pura («muoviti leggero, non fare male, non avere paura»), alle questioni pratiche («Portati appresso un kit per riparare le forature»). L'importante è non mettere mai i piedi a terra.
mi piace pensare alla coincidenza di questo argomento con le fesserie di facci.
il caso ha strani modi di sorridere
ciao a tutti ho gia postato questo mio messaggio su ciclistica.it e poi ho trovato anche questa discussione e posto anche qui
grazie
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Buona sera a tutti, ho trovato per caso il vostro sito e l'ho giudicato
molto carino quindi ho deciso di scrivervi nella speranza che possiate
pubblicare il mio messaggio.
Premetto che non sono un ciclista ma che sono una persona che crede
che la bici sia un mezzo di locomozione fantastico.
Quando ero un ragazzino fino ai 15 anni l'ho sempre usata e a milano
ci ho fatto chilometri e chilometri.
Ma erano altri tempi (io ho 43 anni) e il traffico era un'altra cosa.
Ora avrei da segnalare la cosa che mi preme dire ai ciclisti da
parecchio tempo.
Io faccio il taxista e quindi mi faccio circa 150 km al giorno in
citta' quindi conosco la realta' cittadina abbastanza bene.
Ho notato con molto piacere che soprattutto negli ultimi 3 anni le
bici, a MIlano, sono rispuntate come funghi!!!
E questo credo sia un'ottima cosa (anche se ammeto che io non la
userei perche la considero per me molto pericolosa perche non aiutata
sicuramente da mancanza di piste ciclabili dal pave' dalle rotaie dei
tram ecc. tutti problemi che voi tutti conoscete benissimo),
ma stimo ed ammiro molto chi ha deciso di usarla come mezzo di
locomozione abituale.
La considero anche una scelta "ecologica" un po come me che per il
mio lavoro ho appena acquistato un'auto ibrida quindi a bassissimo
impatto ambientale.
C'e' pero' una cosa che mi dispiace moltissimo riguardo all'uso delle
bici a Milano e che considero molto molto pericolosa e che devo dire
spesso mi angoscia anche un po.
Premetto che ho una moglie tedesca quindi conosco molto bene la
Germania e anche l'Olanda dove le bici sono usate tanto tanto, malgrado
il clima sicuramente peggiore che da noi.
Ma devo fare ai ciclisti milanesi un appunto, credetemi fatto davvero
con il cuore.
Ciclisti, Fatevi vedere!!!!! Cioe' illuminatevi il piu'
possibile!!!!!
In Germania e Olanda le biciclette, quando fa buio (quindi la cosa
diventa molto importante nei mesi invernali) le biciclette sembrano
degli alberi di natale (e non lo dico per scherzare) piene di
catarinfrangenti sui raggi, con le luci davanti e dietro ben
funzionanti (tenete conto che mia moglie una volta in germania da
ragazzina ha preso una multa perche' la polizia l'ha fermata e aveva la
luce anteriore rotta) e spesso il ciclista indossa le strisce
catarinfrangenti (quelle come i giubbotti da indossare per i panne in
autostrada).
Mentre da noi a MIlano, soprattutto da novembre a aprile, è una
tragedia davvero.
Io amo i ciclisti e la loro bici ma vi assicuro che da dentro l'auto
tante, troppe volte si fatica a vedervi, perche' totalemte privi di
catarinfrangenti, di luci e oltretutto spesso con bici verniciate di
scuro e vestiti con colori scuri.
Se poi piove è una tragedia davvero. Quante volte mi sono accorto del
ciclista all'ultimo momento. Troppe!!! E tenete conto che sono uno
che quida in modo molto tranquillo e cercando di preventivare sempre
con largo anticipo cosa succede davanti a me.
Ecco questo volevo segnalare da parecchio ed ora sono contento di
avere trovato un sito giusto che spero possa fare un po di pubblicita'
al riguardo all'interno della categoria dei ciclisti.
Mi chiedo come mai i ciclisti italiani e milanesi in particolare
(perche io lavoro a milano e vivoquesta reealta') siano cosi' poco
attenti alla loro vita, cosi poco attenti a farsi vedere, mia moglie
(tedesca per l'appunto) inorridisce contimuamente in inverno a vedere
tutte queste bici buie e continua a dirmi: ma è pericolosissimo come è
possibile che in italia nessuno abbia insegnato che la bici è un mezzo
di trasporto a tutti gli effetti e DEVE farsi vedere bene; e
soprattutto come è possibile che i ciclisti non abbiano paura di non
essere visti cioe' non sentano anche spontanea, non solo imposta dalle
leggi, la necessita di illuminarsi il piu possibile?
Purtroppo la bicicletta è un mezzo piccolo, che davvero ha bisogno di
illuminazione per essere notato bene al buio.
Grazie a Dio milano è una citta di suo illuminata bene ma comunque non
abbastanza per notare bene e con sicurezza le bici se totalmente prive
di luci.
Ripeto la bici è un mezzo di trasporto fantastico ma molto
vulnerabile, e vorrei poterle vedere molto bene.
Vorrei potere guidare tranquillo confidando nel fatto che non mi si
presenti piu' il caso di accorgermi per caso all'ultimo che sulla
strada c'e' una bici.
Poi davvero, mi sconvolgo ancora di piu' quando vedo (o meglio non
vedo) queste bici con mamme che trasportano anche un bambino su
seggiolino in queste condizioni. Non per il fatto che trasportano il
bambino ma per il fatto che sono invisibili e per di piu' con un
bambino.
Quindi non mettono a serio rischio solo la loro vita, ma anche quella
del loro bimbo.
Davvero questo non lo capisco.
Spero che la mia mail possa essere pubblicata e che fra ciclisti,
oltre che la voglia di usare questo bellissimo mezzo di trasporto,
nasca anche la voglia di usarlo il piu' possibile in sicurezza. Come
del resto è in nazioni come la Germania e l'Olanda.
Spero che abbiate inteso che il mio messaggio non ha assolutamento un
tono polemico, ma anzi un consiglio costruttivo, dato da una persona
che ama le bicilette e i ciclisti e che tutto il giorno gira per milano
con il suo taxi, e che si rende conto di come sia difficile spesso
quando è buio vedere le biciclette, sensazione che non provo
assolutamente quando giro in auto in Germania o in Olanda.
Spero che un giorno in futuro possa essere cosi' anche da noi.
Un caro saluto a tutti
Giancarlo
per Giancarlo il taxista
Se giri in macchina di sera per Milano, non vedi nè me nè la mia bicicletta. Non perché non ho le luci, ma perché sto dalle parti di Bologna. Come sappiamo, la situazione che descrivi e che conosci così bene è costume diffuso in tutto lo stivale.
C'è il ciclista "da corsa" che non ha la luce perché sta attento al grammo; c'è il ciclista svagato che semplicemente non si è mai posto il problema; quello che "il fanale si è rotto"; quello che "in città non serve"; quello che "sì è buio ma oggi ho fatto tardi".
In Germania - come saprà bene tua moglie - ci sono le norme StVZO a risolvere il problema, che - fra l'altro - obbligano le bici pesanti più di 11 kg a dotarsi di impianto elettrico fisso. In Italia non servirebbero assolutamente a una minchia perché non sarebbero fatte rispettare: come si si sa, è questa l'unica italica norma certa.
Personalmente, quando giro di notte lo faccio così: dietro, una luce a batterie a 5 led, ben visibile, che dura decine di ore. Davanti, una luce a led, non molto luminosa ma visibile, se vado per strade illuminate; se sono fuori città, 2 fari alogeni a batterie ricaricabili che faccio convergere in un unico punto, e che sommati mi danno 30 lux.
C'è poi da dire che in campagna, per viottoli senza macchine e con la luna, si viaggia da dio a fari spenti, e questo è un piacere che mi devi concedere, è riprendersi un pezzo di vita.
Devo aggiungere che la mancata visibilità delle bici italiane è spesso causata dalla qualità della componentistica in commercio, in media veri prodotti da uovo di pasqua. E qui occorre difendersi da certi commercianti e imparare a comprare ciò che vuoi tu e non quel che ha il negoziante.
Comunque, a monte dello scarso interesse per il problema che hai sollevato, resta il fatto che qui in Italia già la bici è una cosa di nicchia, figuriamoci la bici col fanale!
L'unica speranza, come detto, qui non sono le norme StVZO, e tantomeno la facoltà di ragionamento. L'unica speranza è trovare scritto un giorno sul Corriere della Sera che l'illuminazione "a New York spopola, e piace anche in Italia". Solo allora, quando farà fico e sarà trendy, l'italica stirpe rivolgerà all'argomento qualche occhiata curiosa, come è stato per le "fixed gear".
Allora e solo allora, noi stràccions inizieremo a pedalare smiling, fichely e safely sulle nostre lighted bikes.
Punto, virgola, due punti e virgola.
mi accontenterei già che i miei colleghi ciclisti usassero di sera il giubbotto ad alta visibilità. Però devo dire che rispetto a tre-quattro anni fa, quando i ciclisti con luci erano sì e no il 5%, adesso stiamo intorno al 30%... qualcosa si muove.
per .mau.
Hai ragione, qualcosa si muove, il mio sopra era un commento volutamente polemico.
Sempre per rimanere al buio fuori città, ricordiamo anche che gli indumenti rifrangenti da soli non bastano. Bastano a farsi vedere (a 200 metri) ma non bastano a vedere. Senza fanale, le buche si prendono la ruota all'improvviso e possono fare molto male.
In provincia - dove l'illuminazione è mediamente ancora peggiore - il problema dei ciclisti invisibili è particolarmente grave. In base alla mia esperienza, la stima di .mau. del 30% di ciclisti a cui interessa vivere è molto ottimistica, il 5-10% mi sembra tutt'ora piuttosto attendibile. Il problema è che non esistono leggi specifiche per la sicurezza in bici, e le poche che ci sono sono ignorate da tutti.
ringrazio giancarlo per il contributo , che mi ha inviato anche su movimentofisso.
ora vi dispiacerebbe tornare sull'argomento? vorrei capire cosa se ne pensa su omb
Non ho mai girato per la strada senza freni e senza ruota libera e quindi non posso dare un giudizio competente, certo che così a occhio non mi sembra un'idea molto salubre.
Cosa si pensa della ruota fissa?
Io penso che un giorno ci proverò, anche se oggi pedalo in altro modo, come detto altrove. Fino a quel giorno, non avrò competenza in merito. Per ora ascolto e guardo, preferisco non fare discorsi da bar e non sparare parole ad alzo zero, pro o contro.
Dico solo che mi fa sogghignare questa visione da "pagina della moda" che i giornali hanno di certi argomenti. O meglio, di molti argomenti. Per cui se a New York spopola... allora bla bla bla.
Io credo invece che conti l'esperienza.
Comunque per me è positivo - ci mancherebbe! - tutto ciò che si muove a pedali, perciò anche le "fixed gear".
E' da un po' che ho voglia di farmi una fissa, di fissare il mio telaio a forcellini verticali. So che non è il massimo ma ci sono affezionato a questo vecchio, solido telaio in acciaio.
mi piace pensare alla coincidenza di questo argomento con le fesserie di facci.
Bah..'sto movimento fisso mi pare una moda -fessa come tutte le mode- nata da ambienti prog..
Quanto alla filosofia del movimento fisso, lo zen etc. siamo ai livelli delle pubblicità della nike..
Dedalus, pensa pure quel che ti pare ma resta il fatto che le mode passano, le bici restano... fisse e meno fisse...
Beh, dai un po' na' moda è. Siamo sinceri.
Quando fai una salita con pendenza media del 7% e arrivi in quata, entri in una valle protetta dalla wilderness modniale, ti incunei per dei tornanti fino a un lago artificiale con una diga, vedi un cervo attraversarti la strada e non incontri un'auto, dico una, poi ti fermi e senti solo il rumore del vento e del tuo fiato, quando riparti e a questi due vi si aggiunge solo quello delle tue ruote, ti accorgi che la bici da corsa, con guarnitura e pacco pignoni (che pesa anche meno di 9 chili) non è poi proprio da buttare via. Senza polemica.
e vogliamo dimenticare la mtb, achab? (io uso solo quella, anche su strada)
ps. che salita era?
La salita era quella dal Lago di Garda alla Valvestino. 8 chilometri, pendenza media 7%, poi si entra nella valle: blandi saliscendi lungo questo canyon staordinario e selvaggio. Non una casa, non un paese fino alla fine del bacino artificiale. Poi puoi salire fino a 1000 metri al comune di Magasa o a quello ci Capovalle e poi proseguire fino al lago d'Idro e, volendo, fino a quello d'Iseo. Un incanto.
Se hai la MTB, poi prendere uno dei numerosi sentieri che si diramano dalla fine del lago artificiale sui monti. hai solo l'imbarazzo della scelta.
Raga, forse non mi sono spiegato: fixa per città e dintorni, per tutto il resto ho anche io la specialissima e la mtb... e le uso TUTTE!!!
massimoz, i veri proletari di bici ne hanno una sola, e devono scegliere
Massimoz, fai bene. Il fisso è ottimo per allenare l'agilità. Ma il fine è solo e sempre la salita.
In città (Portici, provincia di Napoli) uso una vecchia corsaiola (il mio 'Mulo') in alluminio, con copertoni più larghi del normale, manubrio in posizione più elevata del solito, bloccapunte ai pedali e luci (anteriore e posteriore). Pesa almeno una dozzina di chili, ma mi dà sicurezza.
Penso che la fixa non sia una moda, ma un oggetto per ciclisti 'veri', gente che sulla bici ci vive per davvero, che ne capisce ogni oscillazione, che sa interpretare il pensiero veloce della macchina davanti, e di quella di dietro; prevenire il cambio di direzione repentino dello scooter a destra e lo scatto sulle strisce pedonali della vecchietta da sinsitra... Non è per me, è per pazzi o geni come Rotafixa... ma mi piacerebbe provare, un giorno... Il vero problema è che abito in una città dove la strada più pianeggiante ha il suo 3-4% di pendenza, e mi fa troppo comodo il cambio. E poi con il traffico che c'è dalle mie parti, poter smettere di pedalare e fermarsi comodamente è troppo utile...
Davide e Achab, un po' estremi!
@Davide: il vero proletario non esiste più... e poi due bici o tre bici costano sempre meno di un solo scooter, e molto meno di una utilitaria...
@Achab: il fine non è solo la salita. Il fine (per me) è il movimento, la distanza, i chilometri. Duecento in un giorno, se si può... 1000 in un mese, se il tempo lo consente... Il fine è il viaggio, l'andata, il ritorno... Se poi c'è un po' di salita, vabbè, facciamo anche quella!
bon, vorrei dire la mia.
naturalmente chi ha scritto l'articolo è incorso, legittimamente visto che non si può sapere sempre tutto, in alcune imprecisioni ma tutto sommato innocue e sicuramente non volute ma dettate dalla sua visione delle cose.
sono contento che se ne parli anche sul mainstream. così divento famoso? no.
l'obiettivo che mi spinge è cercare di scuotere le singole coscienze e dare una spinta all'immaginario collettivo calcificato.
il fine è cambiare modalità di spostamento personale attraverso la modifica delle proprie convinzioni (calcificate appunto, e peraltro mai proprie ma indotte) sui vari mezzi di trasporto.
vorrei che la bici diventasse un oggetto contemporaneamente di lusso estremo e di notevole economicità, paragonandola agli altri mezzi di trasporto.
economica lo è di suo; il lusso va inventato attraverso una risensibilizzazione dei neuroni monotematici, resi inerti fin dagli anni '60 per l'abbaglio collettivo del mito auto.
questo mito va abbattuto, e non si abbatte un mito senza sostituirlo con un altro. per poi rtagionarci bene sopra a cose fatte. ma prima le cose vanno fatte.
questo è ciò che intendo fare.
lo so che per molti è un tentativo ingenuo, da donchisciotte, da illuso. e che me ne importa? sento che devo farlo e lo faccio. e movimentofisso nasce per questo, oltre all'idea primigenia di farne una mostra permanente sul web delle mie cose (catalogo, se vogliamo).
ora, purtroppo l'impostazione data da rizzo è la solita: fenomeno da circo, curiosità urbana, condita col ketchup americano, quando in realtà la cosa nasce, qui, da un'impostazione opposta: per me ricerca dell'estremamente lussuoso attraverso la sottrazione, la decostruzione (e non quindi l'aggiunta, come fa il sistema consumistico); per loro la scoperta di un modo nuovo di fare tribù a partire dall'esperienza profondamente proletaria, quindi forzatamente pauperistica, dei bike messenger.
resta la speranza che qualcuno si accorga per bene di ciò che dico, e da ottimista terminale penso che la traccia possa restare, un messaggio attecchire, e una macchina in meno circolare.
@Davide: il vero proletario non esiste più
per questa frase qualcuno qua dentro potrebbe crocefiggerti in sala mensa.
non io, comunque: stavo solo scherzando :)
comunque le bici da corsa costano davvero tanto, non molto meno di uno scooter.
e anche le mtb purtroppo non scherzano, me ne sono reso conto avendola acquistata recentemente (quella vecchia era andata), e avendo dovuto optare per una delle più economiche rinunciando, fra l'altro, ai 24 cambi che inizialmente avevo fissato come obiettivo minimo...
"comunque le bici da corsa costano davvero tanto"
vabbe', ma la piu' costosa delle bici costa sempre meno della piu' economica delle auto
per non parlare dei costi aggiunti della benza, bollo, assicurazione, manutenzione
e tutti i costi occulti che vengono adossati alla societa' (segnaletica, asfaltatura, semafori, morti, invalidi, emissioni, spazio, devastazione della socialita', riduzione della mobilita' etc etc etc)
Tonii, la più costosa delle bici da corsa costa decisamente più della più economica delle utilitarie (si arriva tranquillamente oltre i diecimila euro).
Resta il fatto che un'ottima bici da corsa (telaio in carbonio, cambio a dieci velocità di fascia media e tutto quanto possa servire per fare molti chilometri con una bici 'comoda' e tutto sommato performante) si può acquistare sotto i duemila euro. Se ci si rivolge all'alluminio (ed è, alla fine,solo una questione di gusti), si può stare sotto i mille.
Se la bici ce la si assembla come insegna il buon Rota (e molti altri) si spende anche molto meno. Uno scooter decente oggi costa almeno tremila euro, dunque siamo abbondantemente oltre.
Davide: anch'io scherzavo sui proletari, qualcuno, ni hanno detto, è ancora vivo. Ma i panda sono di più!!
Per il resto, concordo con Rota: l'articolo è un po' troppo di taglio sensazional-modaiolo, un po' come quando si parla degli hacker, o dell'open-source; si tende a mettere insieme una bella storiella da film americano, con il poveraccio che ditribuisce pacchi in bici e crea una moda, e si evita di guardare realmente ad un fenomeno di cui i rotafissari sono uno solo degli aspetti. Dalle mie parti (e non è una zona facile) comincio a vedere gente che usa la bici per muoversi; tutti personaggi che provengono dall'ambito del cicloturismo amatoriale, che fa bici per sport, ma che sta riuscendo a muovere le cose e finisce per utilizzare il mezzo anche per l'ordinaria locomozione. Peccato che a Napoli una CM non si riesca proprio ad organizzarla.
adimant, quando leggo scooter penso sempre ai 50ini. dimentico che ora è esplosa la moda degli scooteroni, comunque, per quelli che intendo io, credo che con 2mila euro, o anche meno, uno se la possa cavare.
sull'auto, ovviamente dal mio punto di vista il paragone di tonii non regge, ma non sto a ripetermi per non dare il via alle solite polemiche trite e ritrite.
Il costo di tutte e tre le mie bici, senza contare le altre tre di moglie e figlie, arriva ad essere meno metà di quello di un'utilitaria media. Non ci sono bolli, non ci sono poi assicurazioni e tasse del piffero (tipo bollino blu, come le banane), non c'è benzina, a parte il cibo che serve per stare in piedi - o seduti sul sellino -, c'è tanto godimento e senso di libertà nel pedalare, anche in giornate come questa, piovose e bigie. Cosa devo aggiungere? Che mi ritengo fortunato a poter pedalare tutti i santi giorni, ad avere la forza e la coscienza di usare la bici perchè ci tengo a questo povero pianeta, all'aria che respiro e all'acqua che bevo. Per il resto, tutti i discorsi fatti in merito, per quanto onesti, significativi o stupidi, lasciano il tempo che trovano. Conta il gesto, atletico o meno che dir si voglia, conta lo stare bene. Il resto è fuffa...
conta dove abiti e dove lavori
il resto è fuffa sì, veramente
Quello che volevo far emergere è che questa cosa della ruota fissa è diventata, sta diventando, su queste pagine un po' un pensiero unico. Come se tutto il resto di ciò che è bici fosse superfluo, un di più. che non aggiunge nulla alla bici essenziale, quella con il pignone e il mozzo saldati. Io non sono d'accordo. E posso dirlo dopo averle provate tute e due. Le emozioni che dà una bici da corsa che non si limita ad andare in piano o in città, ma può arrivare davvero lontanto, cambiando il tuo modo di percepire le distanze, di conoscere i limiti e i margini di miglioramento del tuo copro (questo sopratutto in salita) e della tua testa (idem) sono infinite. E non credo che qualunque bici a scatto fisso usata in città te ne possa dare di più. La bici non è solo rivolta contro l'automobile o "atto politico", atto "contro". E' anche piacere in sé. E non è vero che per abbattere un mito ce ne vuole un altro. Lo scopo deve essere eliminare i miti. La bici è bella. lo era prima che esistessero le autombili. E lo è adesso che ci sono. Non è nata per essere l'antitesi all'auto. E nemmeno per essere a scatto fisso, essenziale. Certe emozioni, che la salita, personalmente, mi dà so che nessun altro sport e nessun altra bici (perché ne ho diverse) me le può dare. Parlo per me ovviamente. Quindi, almeno per me, il discorso sulla "fissa" non vale. Risulta troppo semplicistico. E, ultimamente, anche un po' inflazionato e poco "alternativo" davvero. Mi pare anzi che corra il rischio di diventare il main stream dell'alternativo milanese. Che poi sia meglio questo che main stream che la smart, beh su questo non ci piove.
Le bici da corsa "belle" costano tanto. Una bici da corsa prodotta industrialmente (ma non per questo necessariamente scadente) può essere comprata anche per 500 euro. Farsi fare una fissa (per chi non ha il tempo o le capacità per farsela da solo) può costare anche qualcosa di più.
E poi una bici da corsa è un atto in sé speciale. Ti si apre un mondo. La ammortizzi in pochi mesi. E, se non è davvero un catorcio, puoi anche non cambiarla più per tutta la vita.
e comunque "Il fine è sempre e solo la salita" era una battuta. Anche se personalmente, sta diventando la mia ciclo-sofia.
A differenza di Mastro Rotafixa, non sono per la fixa a prescindere, anche se la uso per il 90% del mio tempo. Certo, in città il piacere che dà la fixa è enorme, ma lo è altrettanto quello di una bella bacchettona nera, con tutti i suoi orpelli. Altrettanto sono gustose la spicciola (bici da corsa con manubrio rialzato) e la bici da corsa vera (anche se di questa ho un'esperienza minima). Dico una banalità, ma credo che l'importante, alla fin fine, sia soprattutto pedalare.
E poi c'è essenzialità anche nella bici da corsa, senti qui:
"mangia solo ciò che ti serve, che il resto te lo porti in salita"
Non è un massima straordinaria?
achab, ti sei fatto la fixa?
e quando?
e perché non l'hai detto su ciclistica?
sono anni che annunci la ismael ma ancora non s'è vista.
mi sa che l'hai provata solo per dire "l'ho provato, ora posso finalmente criticarla".
eheh achab, è la sacrosanta verita.
comunque quando le pendenze superano il 15%, voi bitumari cominciate ad arrancare, ed allora il rampichino della mtb comincia a fare la differenza ;)
E perché avrei dovuto fare ciò? Provarla per criticarla, intendo.
Ho provato fixe altrui, diverse volte, e francamente, dirò una bestemmia, non mi è mai scattato dentro niente. La scintilla non c'è stata. Anzi, sentivo che se l'avessi fatta una fixa, sarebbe stato solo per seguire una moda, ma che non era nel mio DNA. Magari sono limitato io. viceversa, dopo che altri mi avevano fatto una testa così, ho provato una bici da corsa. E ora ne sono dipendente. Che male c'è? Tutti devono per forza, per logica, arrivare alla fixa?
Sarebbe come se io dicessi che tutti per forza devono arrivare a fare il Mortirolo.
Davide: 15%? dipende per quanto. E dopo quanto.
Io ho appena iniziato. Certo, scoppierei.
Ma dammi tempo...
io sono tornato in sella a metà febbraio, e ho delle buone sensazioni, come ai bei tempi: quest'estate punto in alto (relativamente, chiaro: il mortirolo non lo prendo nemmeno in considerazione, i 6 km centrali hanno una MEDIA del 12.5%, sento male alle gambe al solo pensiero)
achabbuzzo bello, non ci girare intorno: sei liberissimo di fare tutto quello che ti pare, nessuno ti ha promesso l'illuminazione mannara non appena inforcata la sella di una fixa, ma non la conosci e non puoi onestamente trarre conclusioni assertive come quelle che fai.
Verissimo. Ma come è allora che su quella da corsa, mai provata prima, su una salita (la mia prima salita) subito m'è scattato qualcosa? D'accordo: sono 59 chili per 1.74, il fisico da scalatore un po' ce l'ho, ma non basta. Che dovevo fare? Dirmi: no, mi stanno traviando. Sto passando al lato oscuro della forza. Devo insistere, anche se non ne ho voglia, con la fissa perché quello è il verbo?
Le conclusioni che traggo sono semplicemente che tu sei forse un tantinello integralista con la fixa. E che esistono altre discipline "cicliche" che danno emozioni forti come quelle che tu invece sostieni possa dare solo la fixa. Non girarci intorno neanche tu: per te esiste solo la fissa, di bici. Il resto è fuffa. E invece non è così.
Al tutto aggiungi che, leggiucchiando di qua e di là su vari giornali, ultimamente, constatando che anche la Nike ci vuol fare uno spot, insomma, sta cosa della fissa mi sembra correre il rischio di diventare "trendy", quasi da Salone del Mobile. poi, ripeto, meglio questa moda che altre (in prospettiva ecologista).
Però a me quando una cosa diventa "di moda", non so che farci, mi scatta dentro sempre qualcosa, e fuggo. che ce devo fa?
Tu vieni con me sul Mortitolo, che io vengo con te alla velcocity. Che dici?
;-)
Infatti Davide: quello è il "Montritolo". Infattibile senza almeno mesi e mesi di accurata preparazione. Però.. però, cazzarola, la tentazione è tanta. Conosco amici che l'han fatto. Mi han detto che in alcuni tratti, le auto devono mettere la prima...
mica vero che esiste solo la fixa.
dopo alcuni anni che segui il dibattito, e leggi ciò che scrivo, dovresti aver capito che la bici e l'enfasi su questa, e l'enfasi ancora maggiore su un solo tipo di bici, e l'enfasi ancora più estrema sulle sensazioni divinatorie, mentali e muscolari che il mezzo aiuta a percepire, sono solo una scusa per un radicalismo umanista, non certo meccanico o vincolato al mezzo. se avessi un tappeto volante col cazzo che andrei in bici. la bc è il mezzo più vicino al tappeto volante che ho trovato.
su questo sorvoli e giri intorno. sai benissimo ma ti va di esercitarti a scrivere altro. ok così, ma almeno sia chiaro e palese.
sii bravo, cerca di capire che non ci sono messaggi occulti: voglio proprio dire quello che dico.
Beh...
Rotafixa, Giancarlo, io, Mau, Larry, Massimoz, Dedalus, Achab, Davide, Adimant, Tonii, Alberto Biraghi... per ora.
Quando fai l'operazione "uomo fratto pedivella" il risultato non è mai lo stesso.
Questa è la meraviglia della bicicletta: orizzontale e individuale allo stesso tempo. Lo dico dopo 38 commenti a partire dalla fixed gear, ma ci saremmo arrivati lo stesso partendo dalla graziella o dal tandem.
A proposito di visioni personali, Achab:
sono 89 kg per 1.83, ti sfido "giù" dal Mortirolo.
Io con la mountain, tu con la corsa. Com'è?
Col cazzo, ecco come è, Garulli.
:-D
Mastro, scusa ma non ti seguo: anche io scrivo ciò che voglio dire. Quali esercizi? Quali cose occulte?
Nessuno mette in discussione la tua buona fede.
Non mettere però nemmeno tu in discussione la mia.
eh garulli 89 kg da tirare fin su al mortirolo son tantini, se non ci si chiama miguelon indurain
:D
A rotafixa:
Da oggi hai una macchina in meno che gira in provincia :)
Beh Achab, le grandi distanze, la salita, sono veramente l'essenza della bici da corsa, su questo concordo con te. Sono arrivato ad affrontare strappi al 22%, col 39/26... una fatica bestiale, nel vero senso della parola, o salite tipo il monte Grappa, non dure ma lunghe (28 km). Sono cose che viste da uno che non ha mai provato, c'è da passare per pazzi. Però vuoi mettere la soddisfazione quando si arriva in cima senza posare il piede a terra?
Sul costo della bici da corsa, beh, puoi trovarne veramente di alta, altissima gamma a prezzi abbordabili. C'è sempre gente che cambia una bici all'anno o ogni due anni, l'importante è stare all'occhio e cogliere l'occasione giusta... poi se manca la gamba, quello è un altro discorso.
@slx: bene
@achab: non metto in discussione la buna fede, critico il fatto che la applichi a cose di cui non sai: sentitoperdire, non vistocongliocchi
(cit. da "horcynus orca", s.d'arrigo, mondadori ed., prima che fosse di s.b.)
Però vuoi mettere la soddisfazione quando si arriva in cima senza posare il piede a terra?
"non posare il piede a terra" è il primo comandamento
piuttosto si sale a 5 km/h!
comunque, al 22% col 39x26 è roba da pro, massimoz, sei certo che la pendenza fosse quella? cioè, col 39x26 passisti e velocisti, al giro d'italia, arrancano sul mortirolo (che come pendenza massima ha il 18%) tanto che alcuni per precauzione montano il 39x28
no, davide, no: c'è gente che considera un insulto già solo passare dal 53 al 39. Non so che gambe abbiano (o che sostanze prendano), ma è così.
Io per conto mio, ho ancora la tripla. E preferisco sorvolare sui rapporti che uso in salita, al momento...
e fermarmi alla massima "non posare il piede per terra" al massimo vai a 5 all'ora. che, sempre al momento, riesco a rispettare scrupolosamente.
achab, non esageriamo: dal 53 al 39 ci passano tutti, nessuno escluso, quando la strada sale decisamente oltre il 10%. ci passava indurain, ci passava pantani, ci passava armstrong nonostante fossero imbottiti di doping dal tallone alla clavicola.
a quelle pendenze, tutto si gioca sul cambio posteriore. 23, 26, 28... a seconda della pendenza e della gamba. ma, come dicevo a massimoz, su pendenze estreme come il 22%, mi pare che il 26 sia roba da professionisti, e nemmeno tutti.
quindi, o la pendenza era inferiore, oppure il nostro amico massimoz ha ancora 3 giorni di tempo per iscriversi al giro con buona probabilità di arrivare fra i primi :)
Davide, sicurissimo, ce ne sono un paio sui Colli Euganei, la famosa "Scaligera del Turri" e una stradina secondaria che sale all'enoteca "La Vigna" prima di Torreglia - se c'è qualche padovano può confermare - che sono veri muri, ma pur non essendo un pro li ho fatti in sella, col 39/26, lentamente e sempre in fuorisella col cuore a mille ma li ho fatti... roba da pro è farli a velocità inusuali, ma con un po' di allenamento le salite possono essere fatte da chiunque, col proprio passo...
Volevo aggiungere che vedo gente, tra cui qualcuno della mia squadra, che pur non essendo pro, si fa le summenzionate salite molto più velocemente del sottoscritto... tutti al giro d'Italia? Sai che intasamento!
sì massimoz ci credo, anche la mia è zona di colline (e di montagne), e i muri non mancano. il fatto è che stando alle dicerie dei vari cicloamatori senti sparare cifre a capocchia, 20, 25, 30%! poi vai a vedere le misurazioni ufficiali e scopri che quelli che superano effettivamente il 20% sono pochi, e solo per brevissimi tratti.
comunque, è possibile che, con sommo sforzo, un tratto al 22% sia fattibile col 39x26 da un amatore. però un tratto breve, 150 metri, non di più, altrimenti davvero non ci credo :)
davide, ti giuro che ho letto interviste su "Granfondo" o altre riviste di gente che si fa competizioni come la "prestigio" e che diceva, come fosse fare cilecca a letto, di aver dovuto ricorrere al 39 in salita per brevi tratti. Io vado sul 20, fai te.
...volevo dire 30.
achab guarda, non racconto balle, il 39 è IL rapporto da salita vera, per tutti, anche per i migliori.
poi, per me o te la salita vera comincia al 6%, per basso al top della forma e dopato inizia al 13%, ma comunque vanno tutti col 39.
evidentemente in quella granfondo non si raggiungevano grandi pendenze se non per brevi tratti, oppure gli intervistati sparavano cazzate.
so quel che dico, davvero, seguo giri e tour dai tempi di de zan padre e su queste cifre sono ferrato
ormai sono ot io: vivo a roma, uso la bc tutti i giorni e quasi tutte le notti, di tanto in tanto vado a rocca di papa ma generalmente vivo in città.
sono un animale di città, qui mi muovo e qui pedalo. non riesco a comprendere dove sia il mortaccetto o la zisa. cos'è un cicloamatore? che bestia sarebbe?
di solito indosso jeans e maglietta (normalmente nera, di tanto in tanto colorata).
sono eterosessuale.
Ok, mi arrendo.
vedi rota, non si finisce mai d'imparare. te l'ho detto, fuori roma c'è un mondo da scoprire, e va oltre rocca di papa.
comunque il cicloamatore si veste nei modi più variegati, dalla maglietta banesto "indurain tempi d'oro" al volgare maglietta/pantaloncini degli sciattoni come me. mai nera, però, se c'è il sole t'ammazza.
Sai Davide, a Rocca di Papa c'è il DOC de li Castelli, lì niente cicloamatori, solo cicloamabili e ciclofrizzantini.
Come fa uno a andare oltre? Con la fissa poi ce lo vedi?
Per il settore tecnico-sportivo: 26x34 con la ibrida (trentaquattro dietro). Sono sereno e faccio Grandi Cose.
Col fango, fino al 22x34 sulla mtb. Che olio...
vedete cari prof, ho visto diversi paesi di questo pianetucolo, una trentina se non ricordo male, per tre volte ho pedalato nelle propaggini nordiche del sahara, ho visto balene, delfini e squali, amato (mai) abbastanza, sciato, ballato bevuto e baciato, surfato su onde con la barca ma solo una volta col surf, studiato, costruito e distrutto.
insomma un po' la realtà la conosco, a pedali e senza.
quindi, ad esempio dico a davide ma solo perché insiste, e non è la prima volta che glielo suggerisco, il "vedi c'è un mondo là fuori" mi risulta solo fastidioso e stupidamente provocatorio, non utile.
lo so benissimo che ti risulta provocatorio, infatti come prevedibile hai rizzato il pelo, e giù a elencare i tuoi titoli di merito. perchè l'unico che può salire in cattedra sei tu, e in tua assenza il supplente sensi.
sapessi quanto risulta fastidioso a me, questo atteggiamento. ma vabbè che vogliamo fare, ci si convive.
supplente sensi??
maddeche'? togliti sta bandiera dalla testa.
nessun maestro, solo maieutica ed esempi.
se bush cercasse bile ti avrebbero gia' bombardato da un pezzo.
davide, il giorno che dirai qualcosa di utile a parte i radiohead smetterò di bere (per mezz'ora):
titoli di merito avere una vita normale/decente?
sono sconfortato.
"comunque, è possibile che, con sommo sforzo, un tratto al 22% sia fattibile col 39x26 da un amatore. però un tratto breve..."
Infatti, io parlavo di "strappi" al 22%, con tanto di cartello ad indicarne la pendenza.
utile secondo i tuoi criteri? tranquillo, continua a bere
Ragazzi, siete andati fuori di testa?
si discuteva di due modi diversi di vedere la bici. Tutto qui.
Quello che vorrei ammettesse rota è solo che se è vero che noi si giudica per sentitodire e non vistocongliocchi, la fissa (anche se è vero fino a un certo punto), è altrettanto vero che lui fa altrettanto con la bici da corsa e le salite. Mondi paralleli, ma diversissimi. Dove nessuno ha probabilmebnte il diritto di ergersi a giudice dell'altro. Dal mio punto di vista tra una pedalata, come quella fatta l'altro giorno, nella Valvestino, in mezzo a boschi e tornanti, e una cicuito urbano zigzagando sulla circonvallazione, non c'è paragone: scelgo il primo. Dopo ventanni passati a fare solo il secondo tutti i giorni.
Ma da qui a scannarsi...
ma sì, si fa per scherzare.
checché ne dica il supplente, l'unico travaso di bile ieri l'ho avuto per la partita del milan.
un'altra gufata andata a vuoto. speriamo in meglio per il 23 maggio :)
anche io. Ma lo UTD era davvero irriconoscibile.
O Achab, sei tornato...
:-)
E meno male, non se ne poteva più,
tra fulmini tuoni e coltelli volanti.
Meglio un 26 dietro e un 39 davanti,
nella Valvestino fra boschi e tornanti.
Il non potersi vedere in faccia quando si parla genera a volte incomprensioni. Il linguaggio dei gesti corporei è un grande regolatore, ma davanti allo schermo è impotente.
Su, da bravi.
Cuccia.
E andiamo tutti a farci una bella pedalata.
Con simpatia
Tengo desde hace poco tiempo, unos 20 días, un tandem Graziella triple, rodado 16, y quisiera información sobre el mismo.- Sí aún existe la fábrica italiana, como poder contactarme, porque quiero saber, el porqué las palancas del tercer eje, que tiene el plato de trasmisión al piñón, están desfasadas, o sea no están perfectamente opuestas.- He visto los otros dos tandems triple Graziella, que existen en Uruguay, que son rodado 20, y tienen el último eje, desfasados los pedales.-
Puedo enviarles fotos, si me indican a qué dirección.-
Los saluda.- Hugo Dodera - Uruguay - Sud América