Il Velodromo Vigorelli, costruito nel 1935 e dedicato al campione Antonio Maspes è
un monumento del ciclismo milanese e non solo. Chiuso all'attività agonistica nel 1988, è stato in seguito restaurato varie volte, ma - per la mancanza di fondi o la priorità assegnata dall'amministrazione comunale ad altri progetti - rimane pressoché abbandonato. Nel 1997 una gara di sci da fondo indoor inaugura una sparuta serie di utilizzi pacchiani e fuori tema della pista in cui Moser stabilì il record dell'ora.
Il 20 settembre 1998, in concomitanza con l'Esposizione del Ciclo, vi si svolge un ultimo, estemporaneo evento ciclistico, con pistard (Collinelli, Martinello, Villa) e stradisti di nome (Baffi, Ballerini, Museeuw, Pantani, Tafi, Tonkov) che si sfidano in corse a eliminazione, dietro derny, individuale a punti. Poi più nulla fino a ieri, quando a Palazzo Marino la commissione Sport e tempo libero ha sancito la condanna a morte del glorioso velodromo, destinato a diventare una piscina olimpionica con centro fitness annesso per allettare i finanziatori privati.
Ecco. Il livello a cui è crollato l'ambientalismo milanese è verificabile nel comunicato citato in apertura di questo post. Millantando un atteggiamento critico nei confronti dello scempio annunciato, non opponendosi in modo chiaro e inequivocabile, Baruffi di fatto approva il progetto di lasveghizzazione del Maspes-Vigorelli, nonostante (a) la sua poltrona in consiglio sia un gentile omaggio dei ciclisti milanesi e (b) esista un movimento, legato al Politecnico (quindi credibile, non i soliti "pericolosi no-global massimalisti e giacobini") seriamente impegnato da anni sulla
progettazione di un rilancio ciclistico del velodromo.
Non c'è altro da aggiungere. Concludo facendo mie le riflessioni dei
neopistard milanesi che gestiscono il sito
Vigorelli.org:
«Il degrado del Vigorelli e della pista italiana sono un affronto alla collettività che va ben oltre la sfregio alla città - costituito da un'impianto spettrale nel suo centro - e alla mortificazione di una tradizione sportiva centenaria. E' anche l'indicatore di una società incapace di valorizzare la propria storia, sempre più scardinata dalle sue radici, sempre più incurante del bene comune, incapace di sognare e di sviluppare progetti audaci». Di questo degrado i Verdi milanesi, con le loro strizzate d'occhio e le loro politiche tristi e ambigue, sono complici riconosciuti.