Penati: no al gruppo unico Ds e Dl
di RODOLFO SALA
Stop al gruppo unico tra Ds e Margherita a Palazzo Isimbardi. Lo invoca il presidente della Provincia, Filippo Penati, che pure è tra i sostenitori più convinti del Partito democratico: «No a operazioni notarili - dice - in questo momento non dobbiamo escludere nessuno». Lo stop arriva alla vigilia dell´incontro di oggi tra gli eletti dei Ds in Provincia che discuteranno proprio del gruppo unico. Gli «esclusi» di cui parla Penati sono tre consiglieri decisi a non seguire il resto del partito nel Pd: e tra loro c´è l´attuale capogruppo Giuseppe Faglia.
Penati, la decisione di dare vita anche in Provincia al gruppo unico l´ha presa un mese fa il congresso provinciale dei Ds, il suo partito.
«Se è per questo due anni fa la direzione provinciale aveva espresso lo stesso orientamento, ma non se n´è mai fatto niente».
Quindi?
«Non vorrei che questa accelerazione si riveli uno strappo che tende a escludere qualcuno. Dopo il nostro congresso la prima tappa di avvicinamento al Pd non può essere una scissione nel gruppo consiliare dei Ds».
Meglio aspettare?
«Sì. Come minimo bisogna vedere che cosa deciderà a livello nazionale la mozione Mussi. Costituire adesso il gruppo unico equivarrebbe a sancire subito il divorzio. Meglio pensare a un coordinamento tra gli eletti di Ds e Margherita».
Lo dice perché teme ripercussioni nella sua maggioranza?
«Non temo niente: in Provincia stiamo lavorando bene, ma terrei la mia maggioranza al riparo da tensioni inutili. Sembra che la spinta verso il Pd decisa al congresso dello Smeraldo debba realizzarsi solo con il gruppo unico: non è così».
Lei non sembra soddisfatto di come stanno andando le cose a Milano dopo il congresso.
«Sono soddisfatto delle decisioni prese dal congresso nazionale. Ora spetta alle realtà locali completare l´opera. Sapendo che l´obiettivo non è costruire una forte segreteria dei Ds, o della Margherita, ma un percorso forte verso il Pd».
Ha qualche idea?
«Giocare bene la carta della conferenza cittadina della Quercia a fine giugno: ci vogliono strutture più leggere e la massima apertura verso l´esterno. Dobbiamo mischiare il sangue: noi, la Margherita, le persone non iscritte ai due partiti. E promuovere un forte ricambio generazionale nei gruppi dirigenti».
Si apre la questione della leadership: come si sceglie?
«La costituente milanese del Pd deve precedere quella nazionale. A settembre si possono convocare le primarie nei 45 collegi elettorali della Provincia, dove la possibilità di candidarsi deve essere garantita al maggior numero di persone, altrimenti si fa la solita operazione verticistica. Per ogni collegio passano in due: la donna e l´uomo più votati, e questi 90 vengono poi integrati da una trentina di politici dei due partiti».
Lei si candida a fare il capo del Pd a Milano?
«No. Mancano due anni alle elezioni provinciali, sono concentrato su questo».
la cosa inquietante è questo concetto aberrante delle quote rosa: un omo una donna, donna, donna, omo, omo, omo, donna sembra verdone