Il senso del Pd per la sinistra
di Mauro Zani
Adesso che si è deposta la polvere sollevata dai fasti congressuali e dalle conseguenti dolorose separazioni è giunto il momento di rimettere ordine tra le file della cosiddetta terza mozione. Era inutile parlare prima di adesso. Si rischiava di dire troppo o troppo poco.
Il nostro ingaggio iniziò ufficialmente il 21 gennaio in un albergo romano. Già la data, se non il luogo (non ho mai amato gli alberghi) suggeriva di parlar chiaro sul nostro stare insieme. Per parte mia lo feci e debbo ricordarlo per quanto possa apparire poco elegante. «Di fronte a un’esperienza che si va esaurendo bisogna mettere in campo un nuovo progetto, un partito di tipo nuovo, adatto a raccogliere le sfide di un mondo cambiato e che cambierà ancora. Noi non siamo tra coloro che frenano. È bene essere chiari tra noi. Rifiutiamo un approdo liberal-democratico, ma un tale progetto non può essere esclusivamente socialista in senso classico, nel senso della storia d’Italia e anche dell’attuale vicenda dell’Europa e del mondo. Deve essere insieme un progetto democratico e socialista. Il nostro é dunque un sì condizionato. Non accettiamo a scatola chiusa, vogliamo discutere entro un processo costituente aperto. Siamo qui e combattiamo, durante il congresso e anche dopo. È una lotta su due fronti, non facile, molto, molto difficile, per cui, chi non se la sente é meglio che abbandoni adesso».
Mi domando se si poteva esser più netti di così e mi rispondo in tutta coscienza di no. Era dunque chiaro, al di là di ogni ragionevole dubbio, che non era mia intenzione cambiar fronte in questa lotta politica né prima, né dopo il congresso, persino al di là dei risultati che si potevano ottenere. Non si trattava di pietire concessioni o contrattare posti a tavola ma d’imporre una presenza politica. Ed é esattamente ciò che, insieme, abbiamo fatto. Rispetto tutti coloro che, scoraggiati anche da un atteggiamento poco attento e non di rado arrogante della maggioranza congressuale, hanno maturato la convinzione che il partito democratico non potrà mai incarnare altro se non una deriva neocentrista. Rispetto ma non condivido. Per quanto ci si proponga di tagliare tutti i tempi del processo costituente, per spazzare sotto il tappeto dell’urgenza il cumulo di contraddizioni insolute, la vicenda del PD é appena al suo inizio.
Bersani intanto dice che il PD sarà il partito di una nuova grande sinistra democratica. Alla buon’ora! Proviamo ad afferrare questo filo e tenerlo ben stretto. C’é, o no, bisogno di una nuova sinistra a larga base democratica e popolare in Italia? Certo che sì. Non so se troveremo insieme alla Margherita una soluzione condivisa sull’appartenenza internazionale ed europea. Quello che so é che se vogliamo un partito democratico, prima o poi bisognerà anche su questo punto dare la parola ad iscritti ed elettori. Non c’è, e non si troverà, un altro modo decente per sciogliere questo nodo prima del 2009. Per parte mia sono pronto a condurre una campagna elettorale primaria a viso aperto per convincere aderenti ed elettori della necessità e dell’utilità di un’adesione piena al campo del socialismo democratico e liberale. Vedremo chi la spunterà.
Anche sul manifesto del PD mi sembrano obiettivamente impegnative le parole pronunciate da Fassino nelle conclusioni del congresso. Siamo ancora in gioco anche per vincolare la maggioranza ad un atteggiamento coerente tra parole e fatti. C’é molto da lavorare per delineare il profilo progettuale di una nuova e più grande sinistra in grado di accogliere una pluralità di adesioni e contributi. Possiamo, al di là della chiacchiera generica, cominciare finalmente a delineare le idee forza di un partito nuovo della sinistra?
In questo lavoro non può mancare l’apporto critico di quei 25.000 compagni che hanno dato vita alla terza mozione. Si tratta di persone, donne e uomini, tra cui molti giovani, che nella loro grande maggioranza non intendono gettare la spugna. Com’é noto non ci sono tra loro deputati o senatori, o sindaci di grandi città, nessuno che abbia accesso ai media nazionali, eppure sono determinati a far valere il loro punto di vista, le loro idee, e anche (perché no?) la loro aspirazione a rinnovare la politica e le classi dirigenti. A tal fine va subito costituita una nuova area politica, democratica e socialista, organizzata a rete su tutto il territorio nazionale per mantenere autonomia e capacità d’influire sul corso delle cose dentro e fuori dal partito che sta per nascere in tutta fretta. Per far questo non c’è bisogno di cercare con il lanternino un leader per la nostra corrente. Se proprio ce ne sarà bisogno lo si troverà in corso d’opera. Adesso rimbocchiamoci le maniche per assumere una responsabilità collettiva. Ciascuno farà quello che potrà e tutti insieme potremo forse dare una dimostrazione sul campo di come potrebbe nascere e crescere un partito veramente nuovo. Qualcosa di ben diverso e distante dalla tradizionale forma partito nella quale ogni tanto si é chiamati ad assistere ad un congresso con la mera funzione scenica di applaudire i soliti officianti. Voltiamo pagina. È ora.