Il link porta ad un articolo su Repubblica, con una poco sensuale foto di Napolitano...
Pietà, basta con questi post cinematografici!(*)
È una tortura terribile per chi, come me, sta in campagna (quindi nella provincia della provincia) e può sperare di vedere questi capolavori solo in qualche casuale passaggio estivo o nel dvd (ma non è la stessa cosa).
Questo è cinema inesistente, cinema in poche copie, cinema per i fortunati(**) che stanno in città e che non sono costretti a fare decine e decine di km per scovare certi gioielli!
(*) ovviamente ben vengano i post che fanno conoscere film di cui si parla poco o niente, ma io soffro lo stesso
(**) certo, fortunati: non costretti a morire d'inedia fra verdi colline, cipressi e gente che ti guarda in cagnesco come e piú che in città; da questo punto di vista la mia Toscana che tanti lombardi sognano è una vera suburra
Klaus, non sono d'accordo: in questa sede canto pubblicamente le lodi del cinema Metropolis di Bibbiano(RE), e delle sue rassegne di cinema d'essai del mercoledì sera, dove si possono gustare delle chicche a prezzi popolari (10 EUR per 6 film, neanche il mitico Apollo di Bologna...)
L'ultima di esse, "Le Donne e Il Cinema", doveva chiudersi con "quattro minuti"... Ma visto che è uscito in prima proprio in questi giorni hanno spostato la data di proiezione e hanno riesumato in fretta e furia un mediocrissimo "Bordertown"... :-(
(e un paio di settimane fa un bellissimo "Le Vite Degli Altri" a Cavriago, all'ombra del busto di Lenin...)
http://www.metropolisbibbiano.it/content/view/13/31/
@MaxL
Guarda, se vivessi in Emilia questo cinema emerito me lo segnerei subito. Dove sto io (sud Toscana) una realtà cosí non c'è e purtroppo non è neanche possibile tirarla su: lo so perché faccio parte di un circolo culturale che tra le altre cose proietta in maniera piuttosto carbonara film molto belli ma di terza, quarta o n-esima visione. Ecco, a vedere Fassbinder, Benvenuti (Paolo), Ozu, Renoir, Ferreri etc siamo sempre i soliti quattro gatti (di numero!). Evidentemente non circola nessun interesse intorno a certo cinema.
"Le vite degli altri" (confermo, bellissimo) l'ho scovato a Pisa (200 km da casa mia) in un altro cineclub emerito, l'ARSENALE. E meno male che mi trovavo a passare di là!
Il cinema di Cavriago è quello dove a strappare i biglietti a volte c'è un'assessora, a volte Jukka Reverberi, a volte Federica la figlia del sindaco, "una giovane compagna / molto bellina"?
Ozu, Renoir... Klaus, avete ancora i programmi dei tempi del "Lavoro culturale" di Bianciardi? Eh eh eh...
@nonnoulisse
Eh, certo, se il buon Luciano alleviava la sua vita agra co' 'sti film, andava poco lontano, lo so. Ma noi per fortuna siamo meno esistenzialisti e piú cinefili di lui: se nessuno ci proietta i film che vogliamo vedere, ce li proiettiamo da soli (a parte le visioni prime). È a suo modo un Bibliobus stanziale (senza i minatori di Ribolla, però).
Ciao nonno, salutami tutti i Quagliotti!
"Questo è cinema inesistente, cinema in poche copie, cinema per i fortunati"
Purtroppo Klaus ha ragione.
Ma il problema non consiste semplicemente nel risiedere in città o fuori città: il problema sono le scelte delle case distributrici, le scelte dei cinema, le scelte - in ultima analisi - di noi che andiamo al cinema. Finchè la gente affollerà i cineplex che proiettano L'Uomo Ragno, per il cinema VERO ci sarà sempre meno spazio.
premesso che l'omoragno non l'ho mai visto nè al cinema nè in tv, nè mai lo vedrò, quale sarebbe l'esatta e oggettiva definizione di "cinema vero"?
"quale sarebbe l'esatta e oggettiva definizione di "cinema vero"?"
I film che al cinema restano non più di due giorni, o quelli che non ci arrivano neanche perchè qualcuno ha deciso al posto nostro che "tanto non lo va a vedere nessuno".
Per essere più precisi:
"Cinema d'essai
Per Cinema d'essai, si intende una sala cinematografica che proietti pellicole destinate ad un pubblico non di massa.
Etimologia
Cinema d'essai. tradotto alla lettera dal francese, significa cinema d'assaggio, ovvero quella cinematografia rivolta a chi avesse il palato saturo dei gusti più comuni e fosse in cerca di qualcosa di insolito o, appunto, fuori dal comune."
http://it.wikipedia.org/wiki/Cinema_d'essai
Il resto non è cinema: è un utilizzo della industria culturale quale metodo di produzione dell'uomo di massa. E la gente abbocca, applaude e sorride.
quindi kubrick non fu cinema vero. hitchcock nemmeno. nè lo sono scorsese, stone, coppola, e decine di altri registi che hanno diretto capolavori aventi l'unico difetto di essere rimasti al cinema più di tre giorni ed essere piaciuti anche alla massa
dinne ancora lorè, facce ride!
E' DEL TUTTO EVIDENTE che ci sono tanti grandi classici che, pur essendo destinati ad un pubblico di massa, hanno la caratteristica di presentare anch'essi "qualcosa di insolito o, appunto, fuori dal comune" che li ha resi i grandi capolavori che sono. Il problema è che ce ne sono sempre meno perchè tristemente, trattandosi come al solito di denari che girano, è il cinema a doversi adeguare ai gusti del pubblico per far cassa, e non il pubblico a richiedere pellicole decenti.
Lo stesso "Quattro minuti" mi auguro durerà al cinema più di due giorni, ma è innegabile che abbia fatto fatica ad arrivarci. Tanti altri film non li vedremo mai non perchè non meritino la nostra attenzione, ma semplicemente perchè non hanno il budget che si possono permettere Coppola & figlia.
E' vero altresì che esistono film che durano due giorni perchè fanno proprio cagare... Mio caro, puoi pure divertirti a prendere alla lettera ogni cosa che dico senza carpirne il senso, ma forse sarebbe l'ora che aprissi quel tuo cervelletto invece di concentrarti esclusivamente sulla demolizione pretestuosa del (presunto) avversario; qui si sta parlando di cultura e la cultura dovrebbe essere di tutti: invece la fa e ne gode sempre più solo chi ne ha le possibilità economiche, e nei cineplex di periferia vedi solo l'Uomo Ragno.
Ti è chiaro adesso, o è troppo difficile?
ma che ne sai tu di cosa è cultura e di cosa è prodotto di massa? che criteri oggettivi ti consentono di dirimere fra le due cose? chi l'ha detto che presentare qualcosa d'insolito significhi necessariamente fare cinema d'essai, o viceversa?
non sto demolendo nulla, proprio perchè c'è il nulla dietro queste tue posizioni: il tuo è conformismo della peggiore specie. è ovvio che certo cinema si adatti al gusto del pubblico, e non vi è nulla di sbagliato.
cosa dovremmo fare, vietare la distribuzione delle pellicole che non raggiungono lo standard minimo di qualità, stabilito da te, magari?
fra parentesi, grazie ad internet ed al p2p, mai come ora la cultura si sta diffondendo ed ha la possibilità di arrivare con più facilità ad un pubblico sempre più numeroso, compresi i film (meritevoli o meno) che il cinemino di periferia non proietta
"ma che ne sai tu di cosa è cultura e di cosa è prodotto di massa? che criteri oggettivi ti consentono di dirimere fra le due cose?"
Ad esempio il fatto banale che la cultura si crea di per se stessa, per la sua necessità di esistere in quanto espressione umana, e conta il suo valore artistico; mentre il prodotto di massa risponde ad esigenze puramente commerciali, e conta il guadagno che permette di fare...do you know soldi, money, $$$?
Per cultura poi si intende qualcosa di libero, autonomo, da ricercare e scegliere, mentre un prodotto di massa è una sorta di imposizione dall'alto attraverso l'apparato dei mass-media, "subdolo strumento di manipolazione usato dal sistema per conservare se stesso. E' subdolo perché illude che il consumatore sia il soggetto di tale industria, mentre in realtà ne è il puro oggetto. L'industria serve alle minoranze per suscitare bisogni e determinare i consumi, per imporre certi valori e modelli, riducendo gli individui a una massa informe" ( http://www.homolaicus.com/teoria/filosofia_moderna/scuola_francoforte.htm ).
"cosa dovremmo fare, vietare la distribuzione delle pellicole che non raggiungono lo standard minimo di qualità, stabilito da te, magari?"
Oh, madonna! No caro Davide, dovremmo fare in modo che le persone fossero più libere e capaci di sapere, di scegliere, di pretendere; che avessero più autonomia e senso critico, meno ignoranza e tendenza all'omologazione. Non è una questione di gusti, è una questione di libertà, di fruibilità.
"grazie ad internet ed al p2p, mai come ora la cultura si sta diffondendo"
Questo è vero, ed è un fatto positivo, guarda caso però osteggiato dal sistema. Chissà perchè.
"dovremmo fare in modo che le persone fossero più libere e capaci di sapere, di scegliere, di pretendere; che avessero più autonomia e senso critico, meno ignoranza e tendenza all'omologazione"
a parte le belle parole, credi che questo sia concretamente fattibile?
è la gente omologata e ignorante per colpa del sistema, o è il sistema che è tale perchè la gente tende all'omologazione, a ciò che è semplice, immediato, a ciò che è meno impegnativo (in ogni ambito)? è nato prima il sistema o la gente? l'uovo o la gallina?
la fai troppo semplice lorenzo, se fosse tutto schematico e definito* come tu lo dipingi, ogni problema sarebbe già risolto da secoli.
comunque, se, dal tuo punto di vista, la mancanza di buon gusto della massa in ambito cinematografico, o musicale, o letterario, è un problema, mettiti il cuore in pace, e consideralo tranquillamente un problema irrisolvibile.
"è nato prima il sistema o la gente? l'uovo o la gallina?"
...E poi sono io che la faccio troppo semplice!
"E' la gente omologata e ignorante per colpa del sistema, o è il sistema che è tale perchè la gente tende all'omologazione?" Che domande! Le due cose sono ovviamente interconnesse.
Che fare per spezzare la catena?
Innanzitutto, capire e diffondere l'idea che la libertà individuale passa non soltanto attraverso il lavoro e l'extralavoro tanto amato da Berluskoni e Sarkozy, ma soprattutto attraverso ciò che esiste oltre al sistema in base al quale produciamo-consumiamo-crepiamo, come la cultura, che pur non facendoci guadagnare nulla di materiale (anzi, richiede soldi e tempo), ci forma, ci fa crescere, ci rende liberi.
In soldoni, la domanda che fai si potrebbe tradurre così: è il sistema che propone/impone i film dei Vanzina alla gente, o è la gente a volerli vedere? Sono vere entrambe le cose, con l'aggravante terribile che più il sistema li propone, più la gente li vuol vedere.
Non si tratta affatto di un problema di "mancanza di buon gusto della massa"... Come ti ho già detto, non si tratta proprio di gusti. I gusti sono sacrosanti, a me piace il gelato al cioccolato e a te quello alla crema, che problema c'è? Ma se si parla di cultura si parla di espressione, di insegnamento, di comunicazione di idee, di sentimenti, di valori. Non si può trattare semplicemente come una questione di gusti. Pensaci: le reti tv di Berlusconi hanno cambiato a colpi di telenovele, quiz e spot gusti e modelli di vita di un intero paese, e partendo da questo hanno permesso la formazione di un partito politico del Nulla e procurato dei voti! La cultura è politica, è importante, bisogna darle il giusto peso.
Non nego che il problema sia difficile da risolvere, ma - come provano le lamentele di Klaus - a qualcuno non va come funzionano attualmente le cose. Forse ci sono altri film che, come "Quattro minuti", meriteremmo di poter vedere, invece di guardarci i Vanzina e sognare di poter essere anche noi sullo yacht con Bolloré e Sarkozy.
io credo invece che sia una questione di gusti, in questo senso: buona parte del pubblico si accontenta dell'intrattenimento. non ricerca particolari valori, o sentimenti, o idee, in nessun ambito artistico. e quindi chi produce e diffonde sub-cultura di massa ha buon gioco.
ma anche qui, non esiste una distinzione semplicistica fra chi apprezza i sentimenti, e quindi finisce per fruire la cultura, e chi s'accontenta della monnezza.
c'è chi ad esempio apprezza maggiormente l'aspetto tecnica (per esempio, in ambito musicale, il virtuosismo nell'esecuzione di un brano, piuttosto che, in ambito cinematografico, la qualità della regia, o della fotografia), e finisce comunque per ricercare prodotti di qualità, ma dando al termine un'accezione diversa.
c'è chi apprezza le idee, i valori trasmessi, ma queste idee e questi valori non sono i tuoi né i miei, e finisce per giudicare "di qualità" prodotti che altri giudicherebbero infimi, e infami.
Quanto al primo punto, posso pure esser d'accordo: almeno in parte, sarà anche una questione di gusti (infimi). Però bisognerebbe domandarsi come mai molta gente si accontenta dell'intrattenimento invece di sentire l'esigenza della cultura, o quantomeno di un intrattenimento non del tutto idiota. Qualsiasi siano le ragioni socio-politico-economiche di tutto questo (a me paiono chiare ed attuali quelle che trovo sui testi della Scuola di Francoforte), resta il fatto che condurrò finchè potrò la mia battaglia personale contro "chi produce e diffonde sub-cultura di massa", che per me è come dire: "chi produce nuovi schiavi per il sistema".
Quanto alle restanti, infinite possibili differenziazioni dei gusti e delle tendenze dei fruitori di cinema o di cultura in genere: non hanno senso. D'accordo, la qualità di un prodotto culturale non sarà sempre valutabile in maniera oggettiva, ma resta il fatto che un paese in cui ogni anno i film dei Vanzina sono i campioni d'incasso mentre una perla come "Jestem" ( http://jestem.filmweb.pl/Jestem+2005+galeria,FilmGaleria,id=183365 ) nessuno la conosce, è un paese fermo a un livello culturale ZERO che si merita Berlusconi, Prodi e anche di peggio. Prova a cercarlo, scaricarlo e sappimi dire.
Incredibile quanto sono buono stasera.
Grazie Klaus, tu sì che capisci il dramma di avere un buono a nulla di genero... Se organizzate una maratona-Heimat pedalo a Kansas City volentieri.
Sul Metropolis: i fine settimana fa una programmazione strettamente commerciale (devono magna'...) e sotto natale, con somma sofferenza dei ragazzi, anche loro non scappano al Vanziname.... :-(
Il mercoledì si risollevano (è il caso di dirlo) con le rassegne d'essai, che, cosa che mette molto piacere, non sono frequentate solo da persone con velleità da intellettuale di provincia, ma anche da gente le cui facce testimoniano duro lavoro molto manuale... Poi, è vero che ogni tanto arriva il film "lento" e uscendo senti i commenti in dialetto del tipo "mo me a sstèva par indurmiter'm'" (stavo per addormentarmi...)
Però, nel loro piccolo (e anche al 900 è così, fine settimana commerciale -- con qualità -- e martedì-mercoledì d'essai) vedo attenzione alle proposte. E questo è bene....
stai sempre girando intorno allo stesso punto, lorenzo. io quel film non lo conosco, tu lo definisci perla, ma rimane comunque un giudizio soggettivo. e se anche dovesse essere giudicato positivamente da me e da migliaia di altre persone, resta sempre un'opinione soggettiva. e non si può imporre un prodotto rispetto ad un altro basandosi su giudizi soggettivi.
anche la definizione di cultura che tu dai non ha nulla di oggettivo, te l'ho già fatto notare: a molti il film tratto dall'ultimo libro di moccia ispira sentimenti, valori. quindi dal loro punto di vista, applicando la tua definizione, quella è cultura; per te è prodotto di massa. chissà chi ha ragione.
la tua è una battaglia contro i fantasmi, una battaglia in nome di un minculpop alla rovescia. invece ognuno deve essere libero di guardare tutta la monnezza che vuole, l'importante è che non gli sia negata la possibilità di dedicarsi a qualcosa di meglio.
(il fatto poi che un cittadino di milano abbia un più facile accesso alla cultura rispetto ad un abitante dell'alta valcamonica è un altro tipo di discorso, più legato a questioni geografiche e sociali, che non ad una distorsione voluta dal sistema)
Davide - premesso che mi ha fatto piacere, per una volta, discutere senza azzannarsi virtualmente - non sono io a girare sempre intorno allo stesso punto, sei tu piuttosto a scadere nella demagogia. Io ho cercato di proporti una analisi - per quanto sintetica e approssimativa - delle RAGIONI per cui certe cose accadono, delle differenze anche oggettive che esistono, innegabilmente (checchè tu ne dica), tra cultura e monnezza e dei motivi per cui, ingiustamente, la monnezza è a portata di tutti mentre la cultura costa, bisogna cercarsela e resta per pochi... Ma tu bolli tutto questo come "belle parole" e inneggi populisticamente al diritto di ognuno "di essere libero di guardare tutta la monnezza che vuole". Grazie tante! Quale dannato sviluppo culturale promuovi in questa maniera? Nessuno, anzi il degrado e la monnezza non potranno che aumentare.
Ti faccio un esempio basandomi sulle tue stesse parole: "io quel film non lo conosco, tu lo definisci perla".
Qual'è il punto? Il punto è che IO lo conosco e TU NO, e questo perchè? Perchè sono più furbo, più intelligente, più ricco, più colto di te? NIENTE AFFATTO: semplicemente perchè io ho avuto la fortuna (e così torno al discorso di Klaus che parlava appunto di "fortunati") di assistere ad una proiezione-lampo AGRATIS di tale film (in lingua originale - polacco - con sottotitoli), in una sala in cui i presenti, alla fine, hanno applaudito a lungo commossi ed entusiasti, mentre il presentatore della rassegna era costretto a spiegare che "purtroppo sarà difficile che il film esca ufficialmente nelle nostre sale"... E' chiaro il concetto?! Io non desidero "un minculpop alla rovescia" (dio mio, come ti vengono male certe provocazioni...), non voglio imporre proprio niente a nessuno, voglio in realtà l'esatto contrario, ossia quel che vuoi anche tu senza renderti bene conto che non si tratta affatto della realtà attuale: voglio appunto che a nessuno "sia negata la possibilità di dedicarsi a qualcosa di meglio", ma al momento attuale NON E' COSI', perchè il mercato della cultura si basa sui $$$oldi e sull'ignoranza galoppante, la monnezza crea profitto e noi ne siamo schiavi. E' necessario invertire questa tendenza.
In parole povere, in un mondo ideale in cui davvero ci fosse una cultura fruibile, tu avresti dovuto rispondermi: lo conosco anch'io, l'ho visto ieri con tutta la mia famiglia, e lo consiglieremo agli amici. Tutto qua. Invece con gli amici andremo tutti a vedere il nuovo di Tom Cruise o di Richard Gere (ma non muoiono mai?). Questione di gusti? Non mi pare proprio SOLO una questione di gusti.
ma non è realistico pensare che tutti i prodotti, più o meno validi culturalmente, siano fruibili in ugual modo da tutti in ogni luogo. questo lo davo per scontato, non mi sembrava nemmeno il caso di doverlo specificare.
esistono perle semi-sconosciute e perle celeberrime, monnezza semi-sconosciuta e monnezza celeberrima.
è inevitabile che alcuni prodotti finiscano per ricevere maggiore attenzione (pubblicità) che altri, che poi il principale motore di tutto ciò siano i soldi è triste, ma inevitabile: non è una forzatura del sistema.
tutto il tuo discorso sembra tornare perchè assolutizza: questo è buono, questo è cattivo. e invece non è così, mai e in nessun luogo.
non puoi impedire ad un regista, ad un produttore, ad un attore, di cercare il maggior profitto economico possibile. come non puoi impedire agli stessi di fregarsene, e di produrre l'arte per l'arte.
sta al singolo scegliere. io rifiuto questa visione opprimente del sistema che schiaccia l'individuo e lo costringe a fare scelte non proprie. il sistema non ci è dato dal cielo o dagli alieni: il sistema non siamo altro che noi.
Davide, non prendiamoci in giro. Non sto dicendo che dovrebbero proiettare quel film polacco tutte le sere almeno in un cinema in Italia per consentire democraticamente a tutti quanti di vederlo... Sto semplicemente sostenendo che esistono dei motivi del tutto indipendenti dalle nostre scelte individuali se quel film non esce nelle sale; e se quel film non esce nelle sale, la tua libertà di scelta va a farsi friggere, perchè si riduce alle 4 cagate del cineplex, che se anche (per assurdo) fossero 4 capolavori, sono pur sempre quei 4 capolavori che qualcun altro ha scelto al posto tuo.
Dove sta la soluzione? Se non possiamo influire sul mercato, sull'industria culturale, possiamo...liberarcene! Come puoi dire che "non è realistico pensare che tutti i prodotti, più o meno validi culturalmente, siano fruibili in ugual modo da tutti in ogni luogo", se l'hai detto tu stesso poc'anzi che oggi strumenti come Internet e il p2p permettono alla cultura di diffondersi e di "arrivare con più facilità ad un pubblico sempre più numeroso"...! E' questo il futuro: la condivisione libera della cultura.
La libertà di cui parli tu è auspicabile, ma non esiste; dire che "il sistema non siamo altro che noi" è una banalità da bar, perchè è senz'altro vero che - per fare un esempio analogo - il traffico non siamo altro che noi in quanto siamo noi a formarlo, ma non siamo stati noi a decidere dell'utilizzo della benzina, non siamo stati noi a decidere di trovare lavoro solo lontano da casa... Quando Grillo parla dei prototipi di auto pulite messi da parte e dimenticati, dice esattamente questo: dice che qualcun altro ha deciso per noi cosa fare e cosa non fare, cosa produrre, come farci vivere. Che tu lo voglia o no, per quanto stia al singolo scegliere, le nostre scelte sono guidate. E non sono io a dirlo, ci sono ampi studi sociologici sull'argomento; certo, altri ti diranno il contrario: il mercato gira, hai i soldi, consumi e ti puoi dire libero: ma non è certo questa la libertà. Se non è il sistema a schiacciare l'individuo e a decidere per lui, siamo forse noi a scegliere di condurre guerre in mezzo mondo? Dal lavoro al tempo libero, NON siamo affatto liberi come credi. Gli unici ad essere liberi sono invece proprio quel regista, quel produttore e quell'attore che sanno benissimo come è possibile ottenere il maggior profitto economico possibile: trattandoci come fossimo pecore e speculando sulla nostra ignoranza, colpevole o no che sia. Ma mi sta bene lo stesso, garantiamo loro il diritto di farsi i miliardi; ma ai MIEI diritti di fruitore, di pubblico PAGANTE (siccome i soldi che creano il LORO profitto, per inciso, sarebbero i MIEI), nessuno ci pensa, scusa? No. Io sono solo il consumatore, ma la scelta del prodotto è limitata. Cazzi miei.
Resta il fatto - che ancora non sei riuscito a motivarmi - che non vedrai mai quel film: è un vero peccato.
Ciao, rieccomi dopo un po' di giorni di pocotempo e troppafame.
Io penso che se c'è l'omoragno in giro, ben venga: la maggior parte delle persone intende il cinema come svago, quindi certi film sono perfetti per lo scopo mentre altri lo sono un po' di meno.
Ciò non toglie che chi invece ha voglia di seguire un tipo di cinema diverso (ma non per questo per forza cervellotico e/o pesante; un esempio? TEXAS di Fausto Paravidino, un film molto carino, molto divertente, scritto e diretto da una promessa - ormai affermata - del teatro italiano e quasi completamente snobbato dai circuiti ufficiali), meno mainstream (perdonatemi il brutto termine) si trovi in grosse difficoltà perché appunto NON C'È ALTERNATIVA: o ti becchi l'omoragno o stai a casa (e io, che ve lo dico affa', sto a casa) e il resto non esiste.
Io vorrei solo un po' piú di libertà di scelta, come dice Lorenzo, non voglio mica sequestrare tutti gli omiragni e mettere in programmazione l'integrale dei film di Kiarostami!!!
@nonnoulisse
L'ipotesi Heimat 1, 2 e 3 è stata più volte ventilata, secondo me l'inverno prossimo la facciamo TUTTA
Meno male...grazie della comprensione Klaus! Nessuno vuol vietare l'Uomo Ragno (i Vanzina, invece, magari sì!), nessuno vuole impedire a nessuno di svagarsi quando si ha solo bisogno di svago... La questione è che la libertà di scelta NON C'E': se io non conosco il cinema polacco non posso mica inventarmelo! Qualcuno mi deve dare la possibilità di conoscerlo, sennò ai miei occhi e per il mio cervello esisterà solamente Hollywood. E questo crea un secondo problema, che sfocia dal culturale al politico: Hollywood ha prodotto Terminator, e Terminator si chiamava Arnold Schwarzenegger; oggi ce lo ritroviamo Governatore della California. Hanno votato uno a rappresentarli perchè gli piacevano i suoi film con gli inseguimenti e le esplosioni! Non mi si venga dunque a dire che non esiste una industria culturale in grado di influenzare le decisioni delle masse. E poi ci parlano di democrazia...ma che democrazia è quella in cui il popolo non è in grado di scegliere e vota chi si ritrova più spesso in televisione?
Non si può semplicemente dire che ognuno ha i suoi gusti, che la gente deve esser libera di scegliere anche la monnezza, e che Schwarzenegger ha il diritto di fare un po' quel cazzo che vuole...bisogna pur dare alla gente il diritto di difendersi!
Quello che vorrei creare sono degli strumenti per rendere le masse meno influenzabili, le persone più libere di essere se stesse, semplicemente perchè adesso così non è. E fra questi strumenti c'è anche la programmazione di un cinema.
"Guardiamo tutti le stesse cose, compriamo tutti le stesse cose e di conseguenza parliamo delle stesse cose e pensiamo in blocco le stesse cose: non c’è più spazio per l’originalità, ma solamente per l’omologazione intellettuale. "Ogni consumatore è un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione dell'uomo di massa" (Günther Anders)."
Scusate se mi azzardo a rientrare in argomento ;-)
Ieri ho visto il film in questione e voglio dire la mia.
Ho dovuto usare le cinghie di contenimento (le stesse che vengono applicate alla protagonista giovane) per non lasciare la sala a metà. Ho trovato questo film claustrofobico, retorico e fasullo. Soprattutto maledettamente tedesco, e uso l'aggettivo nel senso più deteriore di "totalmente mancante di fantasia, rigido come un baccalà, telefonato e prevedibile".
I flashback - espediente per rivelare la storia della protagonista vecchia a spizzichi - sono davvero fastidiosi. L'unica cosa bella sono i quattro m inuti finali (che si possono pure raccontare, visto che si capiscono nei primi 30 secondi di film) con la suonata pazza della protagonista giovane (almeno lei è brava, gli altri sono macchiette farlocche, rese ancora più scadenti da un doppiaggio fatto coi piedi).
Ne ho piene le palle di queste pizze melense e prive di senso. Al rogo, al rogo!
dall' ultimo film visto ho avuto un effetto fatale rimembranze di scene (minime) girato tra il surreale ed il finale Hollywodiano classico
ottimo per questi tempi di censura culturale!