Lo storico inglese: Blair aveva ereditato una situazione economica eccellente, ma non ha saputo sfruttarla. Verrà ricordato per le sue bugie
«In 10 anni di blairismo è mancata la svolta promessa»
di Umberto De Giovannangeli
Professor Sassoon, nel giorno del commiato da premier, che giudizio da storico dà di Tony Blair?
«Un giudizio negativo. Vede, nel 1945 fu eletto in Gran Bretagna il primo governo laburista. Pur in mezzo ad una situazione economica disastrosa, con il taglio degli aiuti economici da parte americana, malgrado questo, il primo ministro Clement Attlee (un carica dal luglio ‘45 all’ottobre ‘51) trasformò il Paese, nazionalizzando e ristrutturando tutta una serie di importanti industrie, quale quella mineraria, le acciaierie, la Banca d’Inghilterra, il gas, l’elettricità e instaurato il Welfare State. Di questo se ne ricordano tutti. Poi ci fu il governo di Harold Wilson (ottobre ‘64-giugno ‘70), eletto nel mezzo di un’altra crisi economica gravissima, con una bilancia dei pagamenti in totale disavanzo: nonostante questo, durante quei sei anni di governo laburista, Wilson allargò enormemente la sfera dei diritti civili, decriminalizzando l’omosessualità, abolendo la pena di morte, mettendo fuorilegge la discriminazione razziale e stabilendo una legge per la parità tra uomini e donne. Questi i precedenti. Nel 1997 fu di nuovo il turno di un leader laburista a Downing Street...».
1997: l’inizio dell’éra di Tony Blair.
«La situazione economica allora era eccellente, la disoccupazione molto bassa e la maggioranza parlamentare a sostegno del suo governo, senza precedenti. Ma in questi dieci anni sarebbe difficile trovare un cambiamento che sia in alcun modo paragonabile a quelli del governo (Attlee) del 1945-1951) e del governo (Wilson) in carica dal 1964-1970. Blair ha potuto godere di una situazione economica favorevole, era sostenuto da una maggioranza granitica, eppure è mancata quella svolta radicale che ci si sarebbe potuto aspettare e che lo stesso Blair aveva più volte evocato nei suoi discorsi e negli scritti».
Un passaggio critico del «blairismo» è stata la guerra in Iraq.
«Una macchia indelebile, un segno (negativo) incancellabile. Tony Blair rimarrà alla storia come il primo ministro della guerra in Iraq e, soprattutto, come il premier che ha mentito alla nazione».
Quale Labour nel dopo-Blair?
«In questo momento il partito è molto demoralizzato, fra l’altro ha perso metà dei suoi iscritti; le ultime elezioni amministrative danno il Labour attorno al 27%, il che vuol dire essere tornati ai livelli della crisi di popolarità più grave dal 1983, cioè dai tempi di Michael Foot».
Eppure Blair è sembrato essere per lungo tempo un punto di riferimento della sinistra europea riformista.
«Forse solo in Italia, perché non mi sembra, ad esempio, che il governo francese del socialista Jospin abbia preso granché del “blairismo”, e lo stesso discorso vale per i socialdemocratici svedesi, per non parlare di Zapatero in Spagna».
Può essere Gordon Brown a ribaltare la situazione di declino?
«Gordon Brown è il successore di Blair e questo nessuno lo mette in discussione. Bisogna vedere se Brown saprà determinare la necessaria discontinuità con il “blairismo”, il che è una operazione abbastanza difficile perché dopotutto Gordon Brown è stato il numero due nel Labour e nel governo Blair per dieci anni. Tuttavia lui è sempre stato visto come l’uomo dell’economia britannica e questa sta andando relativamente bene e senza dubbio molto meglio degli altri Paesi europei, soprattutto sulla questione dell’occupazione. E questa può essere la carta più importante che Brown potrà giocare per cercare una improba risalita per il Labour».
mah.. perché proprio noi italiani siamo sempre a fare i predicozzi agli altri??? Tony the Tiger sarà anche ricordato per essere l'unico terzista che non ha solo banfato, ma ha anche messo in piedi una sorta di terza via, per essersi cavato dai cosidd a 54 anni quando da noi più o meno si fa la patente, e per aver inaugurato il primo governo dell'Ulster indipendente e pacificato..
Carolina
Mi sembra un'analisi tendenxziosa e miope.
Andrei a controllare come Blair, a 54 anni, ha lasciato l'Inghilterra.
Dopo aver risolto la questione irlandese e con un'economia a dir poco florida.
Lasciamo poi da parte i diritti civili, dove altro che dico, pacs e fuffe varie. In UK i gay possono sposarsi normalmente.
Altro che sego e sarko!
Ce ne vorrebbero dieci, di blair, per risistemare 'sto cavolo di paese.
Veramenten, Carol, il predicozzo, una volta tanto, non viene da un italiano ma da "uno dei più autorevoli storici e studiosi della sinistra inglesi". Questo dovrebbe farci pensare, anche alla luce di quanto dice Dedalus: se a noi, in fondo, non sembra che l'Inghilterra di Blair (a parte la questione Iraq) sia messa poi così male, mentre gli autorevoli storici di sinistra inglesi lo criticano, non sarà che noi ci siamo abituati a livelli talmente bassi che tutto quello che è fuori da qui ci sembra (probabilmente è) meglio?
vabbè vuoi che l'Unità trovasse uno che diceva "uhm... ebbravo Blair"... per prima cosa non sarebbe più un giornale ma un guerin sportivo, inoltre proprio l'Unità non lo farebbe mai (l'Unità parlava anche di "Malvinas" ai tempi dell'unica guerra decente condotta dalla Gran Bretagna dopo il secondo conflitto mondiale.. anche se non è per niente dimostrato che questo suo atteggiamento ci abbia salvati dalla flessibilità del mercato del lavoro). Dedalus per me ha semplicemente ragione! Noi siamo un paese dove gli "intellettali" hanno una storia diversa da quella che hanno in Inghilterra.. è sempre bene ricordarsi di che cosa scrisse Benedetto Croce, ogni tanto..
Carolina
adimant anch'io sarei a pelle per odiare quel viscido figuro... però da certi punti di vista ne ha fatta di strada.
Peccato che abbia un lato estremamente malvagio che si è unito a bush...
"nel 1945 fu eletto in Gran Bretagna il primo governo laburista. Pur in mezzo ad una situazione economica disastrosa, con il taglio degli aiuti economici da parte americana, il primo ministro Clement Attlee trasformò il Paese, nazionalizzando e ristrutturando tutta una serie di importanti industrie..."
Fu obbligato. In quel caso era una necessità operare come fece Attlee.
"Poi ci fu il governo di Harold Wilson , eletto nel mezzo di un’altra crisi economica gravissima,..., durante quei sei anni di governo laburista, Wilson allargò enormemente la sfera dei diritti civili..."
Ok, e per l'economia? Discorso un po'slegato...
Blair è certo criticabile, ma è strano che uno storico si limiti a paragonare fenomeni storici differenti secondo una medesima chiave di lettura.
Penso proprio che sia fazioso 'sto tizio...
Prefe, è indubbio che, aldilà dell'antipatia per il tipo e del fatto che io pensi che i labour non stiano più a sinsitra da anni (sono, tutto sommato, un partito riformista di centrosinistra, quello ceh vorrebbe essere, senza riuscirci, il PD in Italia), Blair ha alcuni meriti.
Il maggiore è quello di avere avuto la decenza di farsi da parte dopo 'soli' dieci anni. In Italia tutto ciò è un illusione: tanto per fare un esempio Andreotti decide ancora della vita e della morte di molte leggi!
c'e' un'altra grande questione che Blair non ha saputo affrontare, secondo me. Il rapporto tra UK e Europa. Blair era in una posizione ideale per riunificare l'europa e in un certo senso, guidarla.
Ma il suo asse di ferro con Bush ha finalmente creato la piu' grave crisi europea degli ultimi 50 anni. non parliamo poi dell'adesione della GB all'euro....
"uno dei più autorevoli storici e studiosi della sinistra inglesi"
anche gli storici hanno opinioni politiche ed è sbagliato contrabbandare un'opinione politica per un giudizio "storico" (che, nel caso di blair, è leggermente prematuro). Diciamo allora che un opinionista di sinistra, che di mestiere farebbe lo storico, è intervenuto col suo giudizio su blair.
Il quale (blair) è stato quello che dovrebbe essere il pd, se fosse fatto da persone normali e non da epigoni di pessime tradizioni politiche marginali alla democrazia (comunista e cattolica).
Poi, blair, ha fatto anche errori. Ad esempio non è riuscito a portare l'inghilterra in europa. Verissimo (è stato molto timido, per motivi elettorali).
Ma che volete, io sono uno di quelli che di fronte ad una mini cooper verde inglese, all'apertura wilkinson, allo humor britannico ed ai buoni vecchi Beatles-Stones-Caravan-Genesis perdo ogni spirito critico..
Berlusconi invece sarà ricordato per aver detto la verità al Paese. Fu un giorno straordinario.
(non chiedetemi quale fosse sta verità, è da stamattina che ci penso!)
L'opinione dello storico e' abbastanza in linea con quello che si sente qui (ci vivo quasi dall'inizio dell'era Blair) per strada, negli uffici e nei pub. Pero' bisogna anche pensare che nella cultura politica inglese lo spirito critico e' molto piu' vivo che in Italia. I giornali di qualita', di qualunque orientamento siano, presentano spesso opinioni critiche del loro partito di riferimento. Gli intervistatori sono molto piu' cattivi con i politici, e via dicendo. In questo clima e' impossibile durare 10 anni al potere continuando a piacere. Il solo fatto di esserci arrivati e' un risultato impressionante, e in fatti in pochissimi ce l'hanno fatta.
Secondo me Blair lascia il paese MOLTO meglio di come l'ha trovato, da quasi tutti i punti di vista salvo che in politica estera. Specie quando si guarda agli ultimi 10 anni in Francia, Germania, Italia. Poi la societa' perfetta non esiste, l'economia pur andando benissimo ha delle potenziali debolezze, e lo stile di vita qui per certi versi lascia ancora a desiderare. Ma questo mica e' per forza colpa del governo, scusate.
Il giudizio su Blair da parte di una persona di sinistra non può che essere negativo.
Sarà grave aver raccontato cazzate alla nazione per avallare quella porcata della guerra in Iraq?
O il merito di aver fatto fare i soldi al proprio popolo oscura il torto di aver contribuito ad ammazzare migliaia di persone di un altro popolo?