l segnale di Asperti alla politica
LA SCOMMESSA PEDEMONTANA
di Massimo Mucchetti
Le dimissioni di Giuliano Asperti dalla carica di amministratore delegato di Pedemontana Lombarda mettono alla prova la credibilità della Provincia di Milano che della concessionaria è, tramite la Milano-Serravalle, l'azionista di riferimento. Designato dal socio privato Autostrade per l'Italia, da poco uscito di scena, Asperti è un ingegnere di 59 anni che in Pedemontana — è vero quel che scrive nella lettera d'addio — ha sempre anteposto gli interessi della società e dell'imponente opera pubblica alle utilità marginali degli stessi azionisti. Avendo militato in gioventù nel Partito comunista, ala migliorista, questo manager conosce la politica e ne ha rispetto. Ma, avendo scelto da decenni di lavorare nel settore privato, dalla politica ne esige in pari misura. Non tanto nelle forme, che pure hanno un loro rilievo, quanto nella sostanza. E la sostanza della Pedemontana è che quest'impresa impegna nei prossimi 4 anni quanto la Serravalle investirà in 40. E lo farà in
project financing. Che cosa voglia dire Asperti l'ha ricordato senza inutili polemiche al nuovo presidente della società, Fabio Terragni, ma soprattutto al presidente della Provincia, Filippo Penati: «Mentre le concessionarie già in esercizio prima incassano e guadagnano, e poi investono, nel project financing
prima si investe, poi si incassa e infine, e solo se non si fanno errori, misuratamente si guadagna».
Delle scelte di Penati sta chiedendo conto il centro-destra che così esercita i suoi diritti-doveri di opposizione. Ma la scommessa vera si gioca fuori da palazzo Isimbardi. La nuova autostrada costerà 4,7 miliardi dei quali 2,8 devono venire dal mercato finanziario e questo esige, prima di tutto, affidabilità. Il Fondo infrastrutture di Gamberale piuttosto che Intesa Sanpaolo non possono non avere una dirigenza e una cornice politica stabili sulle quali puntare. Quando la Provincia ha rilevato le quote della Serravalle di Marcellino Gavio e poi quelle di Autostrade in Pedemontana, si è assunta la responsabilità di reperire presso terzi i capitali necessari alla grande opera. Se questa verrà infine realizzata, il dividendo politico sarà elevato. Altrimenti il Penati imprenditore non sarà un nipotino di Colbert (il ministro interventista che fece grande la Francia), ma un politico che, con la corte dei suoi compagni, ha compiuto un' operazione di potere in perfetto stile Prima Repubblica (italiana).
Il Corsera, finalmente, c'è e batte un colpo. Chissà colabrodo Maggi quanto sta spendendo in telefonate e Malox. Dissento solo su un punto. La Prima Repubblica robe del genere non ne ha mai fatte. Magari i politici avallavano operazioni rocambolesche, ma non si mettevano a farle in proprio.