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«Ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare» (Francesco Guccini)
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Alberto Biraghi
L'uomo dell'anno
L'idea di fondo, pienamente condivisibile, de
L'uomo dell'anno di Barry Levinson è
la seguente: "Dopo il secondo mandato di quel buffone di Bush, perchè non eleggere Presidente degli Stati Uniti un comico professionista?". Levinson, il cui sodalizio con il geniale Robin Williams (il comico, presidente per caso) dura sin dai tempi del bellissimo
Good Morning, Vietnam (1987), ha buone intenzioni ma, purtroppo, la sceneggiatura non è all'altezza ed è un vero peccato perchè Williams e la splendida e bravissima Laura Linney (che negli ultimi anni non ha fallito un colpo) sono perfettamente in parte. La satira c'è, il tema scottante pure. Ciò che manca è una saggia gestione del secondo tempo, che sbraca in modo evidente e, se si eccettua la scena madre della Linney nella mensa, potrebbe essere tranquillamente buttato via.
I primi rulli, invece, sono un'altra storia. Gag notevoli (talmente buone da reggere persino in italiano, il che è rarissimo) e camei da antologia (su una delle tv collocate sullo sfondo appaiono le immagini di Billy Crystal vestito da tacchino e di De Niro abbigliato da pellegrino. Si tratta di riprese autentiche, tratte da uno spot girato dallo stesso Levinson per incentivare il turismo a New York dopo la tragedia dell'11 settembre) non fanno che enfatizzare la mancanza di organicità narrativa in una pellicola che rappresenta un'occasione parzialmente sprecata di fare del gran cinema. Da vedere ma con un pò di rabbia.
genere: commedia-satira politica
consigliato: a tutti
sconsigliato: a chi si aspetta una versione allegra di "Tutti gli uomini del presidente"
IMDB
In collaborazione con Binario Loco