Silenzio, si mafia
di Marco Travaglio
Due giorni fa la Corte d’appello di Milano ha confermato la condanna di Marcello Dell’Utri e del boss mafioso Vincenzo Virga a 2 anni di reclusione per tentata estorsione aggravata ai danni dell’imprenditore Vincenzo Garraffa. Nessun telegiornale ha dato la notizia. Così come nessun quotidiano, a parte un paio di trafiletti sul Corriere e su l’Unità. Il che è comprensibile: visti i suoi rapporti con la mafia, Dell’Utri fa paura. E i giornalisti italiani, come pure i loro editori, tengono famiglia. Si sarebbero scatenati con fior di articoli, commenti e interviste se fosse stato assolto, come la settimana scorsa quando la stessa Corte ha dichiarato innocente Berlusconi per la tangente che, con i suoi soldi, il suo avvocato pagò a un giudice. Ecco: per sapere che Dell’Utri è sotto processo per estorsione, bisogna sperare che lo assolvano. Se lo condannano, nessuno ne parla e nessuno lo sa. Ma forse è meglio così: stiamo parlando del braccio destro di Berlusconi, ideatore di Forza Italia, senatore della Repubblica, membro del Consiglio d’Europa, già condannato in via definitiva a 2 anni per false fatture e a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Per molto meno si sciolgono i consigli comunali, qui bisognerebbe sciogliere il Parlamento. La tentata estorsione riguarda un fatto del 1992, quando Publitalia intermediò una sponsorizzazione della Heinecken sulle magliette della Pallacanestro Trapani per 1,5 miliardi di lire. Ricevuto il denaro, il presidente del club Vincenzo Garraffa (medico e senatore del Pri) si vide chiedere indietro da Publitalia 750 milioni, cioè metà dell’incasso, ovviamente in nero. Rispose di non avere fondi neri e chiese la fattura. Niet. A quel punto - l’ha denunciato lui stesso ai giudici - Dell’utri lo minacciò: «Le consiglio di ripensarci, abbiamo uomini e mezzi che possono convincerla a cambiare opinione». Di lì a poco, invitato al “Maurizio Costanzo Show” con tutta la squadra, ricevette la disdetta senz’alcuna spiegazione. Poi, un bel mattino, al pronto soccorso dove lavorava, andò a trovarlo Vincenzo Virga, capomafia di Trapani: gli disse di essere lì per quel «debito» con gli «amici» milanesi. Garraffa resistette e denunciò tutto alla Procura di Palermo, che trasmise il fascicolo a Milano. Di lì il processo e la doppia condanna. Che, se confermata in Cassazione, si aggiungerebbe a quella definitiva per false fatture, porterebbe il totale a 4 anni e Dell’Utri in carcere (l’indulto, almeno per i reati con aggravante mafiosa, non dovrebbe scattare). Una notizia gravissima e importantissima. Invece, silenzio. Onde evitare che qualche giornale, magari per sbaglio, ne parlasse, l’Ansa l’ha nascosta sotto un titolo depistante: «Sponsorizzazioni: confermata in appello condanna Dell’Utri». Come se il pover’ uomo fosse stato condannato perché sponsorizzava. Il testo, poi, è ancor meglio del titolo: «Dell’Utri era accusato, insieme a Vincenzo Virga, di tentata estorsione, in relazione alle modalità di sponsorizzazione della Pallacanestro Trapani…». Roba da bocciatura immediata all’asilo del giornalismo: non si dice che Vincenzo Virga è un capomafia arrestato dopo lunga latitanza per vari omicidi; e si fa credere che il processo riguardi «le modalità di sponsorizzazione», mentre si riferisce a un caso di vero e proprio racket mafioso, con un manager che, da Milano, manda il boss di Trapani a riscuotere un credito non dovuto, per giunta in nero, a un imprenditore siciliano. Del resto, se si sapesse in giro che un senatore della Repubblica è condannato per racket, sarebbe più difficile interpellarlo su qualunque cosa accada nella politica, nella cultura, nell’arte e nello spettacolo, come fa il fior fiore della stampa italiota dipingendolo come un vecchio saggio e un sopraffino bibliofilo (infatti ha preso per buona persino la patacca dei diari del Duce). Martedì, giorno dell’ennesima condanna, il Corriere pubblicava un’intervista a Dell’Utri sulla sconfitta di Leoluca Orlando, definito dal senatore pregiudicato «un cadavere che cammina». Lo chiamavano così anche i mafiosi, tra gli anni 80 e i 90, quando lo volevano accoppare per le sue battaglie antimafia. L’ultima volta ci provarono i narcos, tre anni fa, in Sudamerica. Purtroppo fallirono il bersaglio, e il cadavere di Olando ancora cammina. Altri, invece, hanno smesso di camminare nel 1992-’93. Avevano il grave torto di non frequentare Vittorio Mangano, Vincenzo Virga e Marcello Dell’Utri. Gentaglia.
Bisognerebbe almeno fare i complimenti a questo Vincenzo Garraffa (Rispose di non avere fondi neri e chiese la fattura..... Garraffa resistette e denunciò tutto alla Procura di Palermo, che trasmise il fascicolo a Milano). Coraggioso e onesto .Deve avere due palle cosi questo signore .
Complimenti al dottor Garraffa, persona per bene, portatore di due "due palle cosi ". E altre due, notevolissime, le ha sicuramente Travaglio il quale, piaccia o no, è uno dei pochi veri giornalisti in Italia.
Travaglio non e' uno dei pochi giornalisti rimasti in Italia.
E' l'unico!
anche se si sta trasformando in un autore satirico...alla luttazzi.ò
Non che la cosa mi dispiaccia.
forse diventa un autore satirico per salvarsi la pelle . Senno prima o poi fa la fine di Pecorelli .
Questo é il testo della lettera che ho inviato via email alla redazione del quotidiano La Stampa. Mi accingo ora ad inviarla al maggior numero possibile di quotidiani italiani. Mi auguro che i lettori di questo blog facciano altrettanto.
Alla Redazione de La Stampa,
Egregi Signori,
Leggo il Vostro giornale da molti anni, su carta e via internet.
Lo ho sempre trovato equilibrato e informativo.
Purtroppo negli ultimi due giorni non sono riuscito a trovare nella vostra edizione via internet alcun cenno alla gravissima condanna da poco confermata in appello a Marcello Dell' Utri.
Si tratta di condanna per fatti di gravità enorme: la tentata estorsione di 750 milioni di lire ai danni di un imprenditore di Trapani.
La corte ha ritenuto provato e veritiero il fatto che le minacce verbali del Dell' Utri siano state rafforzate da minacce assi credibili e spaventose fatte in sua vece da parte di Vincenzo Virga, conosciuto alla giustizia come capo mafia e implicato in omicidi.
Vi prego di considerare che i fatti sono ora appurati in via definitiva dalla Corte d' Appello. L' ultimo processo in Cassazione, come tutti i procedimenti davanti a questa corte, verterà solo su problemi di diritto, non di fatto.
I fatti accertati sono già essi di scandalosa ed enorme gravità e mi auguro, assieme a certamente tutti i vostri lettori, di poterli leggere in ogni dettaglio sul Vostro giornale.
Questa condanna é notzia di importanza colossale per valutare la condotta, la moralità e la onsetà di un Senatere della Repubblica e la opportunità della sua permanenza in tale augusta assempble legislativa. La serietà del Vostro giornale non merita che essa sia taciuta.
Distinti Saluti
Questo é il testo della lettera che ho inviato via email alla redazione del quotidiano La Stampa. Mi accingo ora ad inviarla al maggior numero possibile di quotidiani italiani. Mi auguro che i lettori di questo blog facciano altrettanto.
Egregi Signori,
Leggo il Vostro giornale da molti anni, su carta e via internet.
Lo ho sempre trovato equilibrato e informativo.
Purtroppo negli ultimi due giorni non sono riuscito a trovare nella vostra edizione via internet alcun cenno alla gravissima condanna da poco confermata in appello a Marcello Dell' Utri.
Si tratta di condanna per fatti di gravità enorme: la tentata estorsione di 750 milioni di lire ai danni di un imprenditore di Trapani.
La corte ha ritenuto provato e veritiero il fatto che le minacce verbali del Dell' Utri siano state rafforzate da minacce assi credibili e spaventose fatte in sua vece da parte di Vincenzo Virga, conosciuto alla giustizia come capo mafia e implicato in omicidi.
Vi prego di considerare che i fatti sono ora appurati in via definitiva dalla Corte d' Appello. L' ultimo processo in Cassazione, come tutti i procedimenti davanti a questa corte, verterà solo su problemi di diritto, non di fatto.
I fatti accertati sono già essi di scandalosa ed enorme gravità e mi auguro, assieme a certamente tutti i vostri lettori, di poterli leggere in ogni dettaglio sul Vostro giornale.
Questa condanna é notizia di importanza colossale per valutare la condotta, la moralità e la onestà di un Senatore della Repubblica e la opportunità della sua permanenza in tale augusta assemblea legislativa. La serietà del Vostro giornale non merita che essa sia taciuta.
Distinti Saluti
Andrea Settime
La notizia é uscita su www.libero.it alla url: http://liberoblog.libero.it/cronaca/bl6993.phtml
Ci sono anche alcuni estratti della sentenza:
Nuova condanna per Dell'Utri
Riconosciuto colpevole in secondo appello e condannato a due anni di reclusione per tentata estorsione aggravata ai danni del presidente della pallacanestro Trapani. Ma non se ne è accorto nessuno
Dell’Utri ancora condannato, ma non se ne è accorto nessuno!
di LiberaMente
Dell’Utri, esponente di spicco di Forza Italia e tra i fondatori del partito di Silvio Berlusconi, è stato condannato in secondo appello dai giudici della terza sezione della Corte d’Appello di Milano, a due anni di reclusione per tentata estorsione aggravata ai danni del presidente della pallacanestro Trapani, Vincenzo Garraffa.
Dell’Utri, già condannato in via definitiva a 2 anni per frode fiscale e false fatturazioni, nel dicembre 2004 è stato condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa assieme al coimputato Tanino Cinà, poi prematuramente scomparso.
Si legge nella sentenza dei giudici di Palermo:
“L’imputato ha voluto mantenere vivo per circa trent’anni il suo rapporto con l’organizzazione mafiosa (sopravvissuto anche alle stragi del 1992 e 1993, quando i tradizionali referenti, non più affidabili, venivano raggiunti dalla ‘vendettà di Cosa nostra) e ciò nonostante il mutare della coscienza sociale di fronte al fenomeno mafioso nel suo complesso e pur avendo, a motivo delle sue condizioni personali, sociali, culturali e economiche, tutte le possibilità concrete per distaccarsene e per rifiutare ogni qualsivoglia richiesta da parte dei soggetti intranei o vicini a Cosa nostra (…).
Si connota negativamente la sua disponibilità verso l’organizzazione mafiosa attinente al campo della politica, in un periodo storico in cui Cosa nostra aveva dimostrato la sua efferatezza criminale attraverso la commissione di stragi gravissime, espressioni di un disegno eversivo contro lo Stato, e, inoltre, quando la sua figura di uomo pubblico e le responsabilità connesse agli incarichi istituzionali assunti, avrebbero dovuto imporgli ancora maggiore accortezza rigore morale, inducendolo ad evitare ogni contaminazione con quell’ambiente mafioso le cui dinamiche egli conosceva assai bene per tutta la storia pregressa legata all’esercizio delle sue attività manageriali di alto livello (…). Vi è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo processo penale (…). E’ significativo che Dell’Utri, anziché astenersi dal trattare con la mafia (come la sua autonomia decisionale dal proprietario ed il suo livello culturale avrebbero potuto consentirgli, sempre nell’indimostrata ipotesi che fosse stato lo stesso Berlusconi a chiederglielo), ha scelto, nella piena consapevolezza di tutte le possibili conseguenze, di mediare tra gli interessi di Cosa nostra e gli interessi imprenditoriali di Berlusconi (un industriale, come si è visto, disposto a pagare pur di stare tranquillo)”.