Kouchner, il socialista di Sarkozy
di Giancesare Flesca
Tutti o quasi scommettono che il ministro degli Esteri voluto da Nicholas Sarkozy per il nuovo governo sarà quel grosso personaggio che è Bernard Kouchner. E la prima antinomia che viene alla mente è questa: Sarkozy ha violentemente attaccato il maggio del ’68, durante il quale Kouchner era l’animatore del comitato di sciopero della facoltà di medicina di Parigi. Ma da allora a oggi il possibile ministro degli Esteri ha fatto molta strada e molte piroette in politica, meritando tuttavia il premio Nobel per l’associazione da lui fondata nel 1971 «Médecins sans frontières». Da MSF si è allontanato nel 1979 per fondare «Médecins du monde», con cui ha fatto campagne nelle istituzioni internazionali per il riconoscimento del diritto d’ingerenza. Un diritto che l’ha portato ad accettare, unico fra i socialisti francesi, l’intervento americano in Iraq e la condanna a morte di Saddam Hussein. Principe delle contraddizioni, Kouchner sostiene di essere al cento per cento contrario alla pena di morte, facendo eccezione però in alcuni casi. Quello di Saddam, ad esempio. O quello di Ceausescu. «Uccidere un tiranno», dice, « può essere un espediente politico per la transizione dalla dittatura alla democrazia». Pur criticando gli Stati Uniti per molti aspetti, la sua posizione sull’Iraq non si discosta poi molto da quella di Bush e compagni. Questo non vuol dire, probabilmente, che a Washington troveranno un ministro degli Esteri francese più accomodante di quanto lo siano stati i ministri di Chirac.
Tutto ciò riflette la forte autonomia politica di Kouchner dal suo partito, il Ps. Nato nel 1939 ad Avignone, due mogli e quattro figli, negli anni 60 era comunista. Approdato poi al PS, se ne discosta nel 1995 quando Bernard Tapie forma il Partito radical-socialista, di cui è portavoce. Fallito il partito di Tapie, rientra nei ranghi socialisti,diventando vice-ministro di molti dicasteri e poi, nel governo guidato da Lionel Jospin fra il ’97 e il ’99, ministro della Salute. La sua principale debolezza è la vanità. Così, anche da ministro riesce a fare notizia e ad agitare le acque intorno a sé, dichiarando di aver praticato l’eutanasia attiva e passiva molte volte durante la sua vita professionale. Una vita, bisogna dire, all’insegna del coraggio e della solidarietà. Nel periodo in cui dirigeva Mèdecins sans frontiéres, l’organizzazione e lui stesso avevano lavorato nel Nicaragua devastato dal terremoto, nell’ospedale di Beirut durante l’assedio siriano, in Thailandia per la tragedia dei «boat people» e poi nel Sahara, a Gibuti,in Sudan e nello Zaire e nei villaggi afghani bombardati dopo l’invasione sovietica. Ogni volta, in ognuna di queste crisi umanitarie i medici non si sono limitati a svolgere con scrupolo il loro mestiere Hanno testimoniato e denunciato gli orrori, essendo gli unici occidentali a poter giungere dove i governi non potevano inviare nessuno.
Dopo la carriera politica descritta, Bernard Kouchener ha amministrato il Kosovo come rappresentante dell’Onu dal 1999 al 2001. A quanto pare se l’è cavata senza infamia e senza lode. Tanto è vero che nel 2005 non ha ottenuto la carica di Alto Commissario per i rifugiati e nel 2006 non è riuscito a diventare direttore generale dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Salute. Tornando repentinamente agli impegni nella madrepatria, nel 2006 si è candidato alle primarie del suo partito per le presidenziali del 2007. Essendogli andata male anche stavolta, Kouchner ha detto che si vedrebbe bene in un governo di unione nazionale presieduto da Sarkozy. E il nuovo Presidente l’ha preso in parola, pur senza formare un governo di unità nazionale. Nessuno meglio di lui può rilanciare l’immagine francese nel mondo. E tanto basta a Sarkò per dimenticare quell’infame maggio del ’68 che aveva visto Bernard fra i protagonisti più arrabbiati.