Wolfowitz, caduta di un falco vanitoso
di Giancesare Flesca
Per quanto bizzarra possa apparire la cosa, adesso è provato che i «falchi» americani, quelli della guerra preventiva e dei bombardamenti chirurgici, anche loro hanno un cuore. Ce l’ha sicuramente Paul Wolfowitz, teorico neo-con per oltre un decennio e dal 2005 presidente della Banca Mondiale. Appena è arrivato alla Banca, dove già lavorava la sua compagna Shaha Riza, 52 anni, nata a Tripoli da padre libico e da madre siriano-saudita, considerata da tutti un’egregia economista, l’ha fatta trasferire al Dipartimento di Stato con uno stipendio superiore di 30mila dollari a quello che aveva e garantendole un eventuale ritorno in Banca con gli stessi quattrini, esentasse. È stata questa la mossa falsa che molti -se non tutti- fra i 24 direttori del Board della Banca aspettavano da tempo. In gran fretta hanno invocato le dimissioni del presidente. La commedia è durata più a lungo del previsto, perché Wolfowitz ha implorato «comprensione» dai massimi dirigenti. Ma nei piani alti della Banca e poi in quelli dove lavorano gli impiegati è stato tutto un fiorire di nastri azzurri all’occhiello della giacca.
Il significato era semplice: il grande capo deve andarsene, e al più presto, perché il prestigio della Banca Mondiale, quella che gestisce l’economia planetaria e distribuisce fondi allo sviluppo, non può ritrovarsi coinvolta in uno scandalo simile. Ma dietro il suo abbandono non c’è soltanto la colpa di un intellettuale d’origine ebreo-polacca dell’età di 63 anni per essersi comportato da galletto nepotista. La verità è che George W. Bush, di cui egli era il consigliere forse più ascoltato, l’aveva mandato alla Banca Mondiale con un compito preciso: finanziare i paesi poveri disposti a favorire gli amici americani, mettendo invece in un angolo quanti rifiutavano questo implicito ricatto. Una scelta contestata da molti, soprattutto dagli europei. Non solo. L’uomo di Bush si era portato alla Banca alcuni funzionari di altre Amministrazioni, strapagandoli. E poi si allineava al suo capo nel frenare i finanziamenti quando erano legati al controllo delle nascite delle minorenni, anche attraverso l’aborto. Il suo compito era quello di assecondare il disegno imperiale degli Stati Uniti, ricorrendo all’arma più insidiosa, il denaro. La sconfitta per la Casa Bianca è traumatica, perché dai tempi di Reagan a quelli di Bush padre e di Bush figlio, Wolfowitz era stato una specie di monaco della politica e della guerra. Dopo aver abbandonato in fretta posizioni democratiche per diventare uno dei padri fondatori dell’American Entwerprise Institute (Aei) dove aveva lavorato a contatto di gomito con Richard Perle, un altro potente sul viale del tramonto, con il teorico dell’apertura alla religione Karl Rove ora in congedo e con altri gentiluomini del genere. Era stato lui a creare la dottrina della «guerra preventiva». E sempre lui sosteneva che, armi chimiche o no, bisognava far fuori Saddam. Per molti anni era stato sottosegretario al ministero della Difesa guidato da Donald Rumsfeld, che lui si rigirava a proprio piacimento. Una delle sue citazioni che in questi giorni dovrebbe ricordare è questa: «Noi non iniziamo un lavoro che non possiamo finire...questo è il modo di fare americano». Da questa way of life, adesso, sembra escluso. I giornali, impietosi, pubblicano la fotografia dell’11 settembre quando, prima di essere intervistato di fronte al Pentagono bombardato, inumidiva un pettinino con la saliva per lisciarsi i capelli. Neo-con, ma vanitoso. Tanto da non capire che alla Banca Mondiale lo aspettavano le forche caudine preparate da moltissimi soci, ansiosi di saldare il conto di quando, per lui, contavano soltanto Dio e George W.Bush. E non necessariamente in quest’ordine.
al di là dei giudizi politici sul personaggio, il motivo per cui si è dimesso, se applicato alla nostra politica locale e nazionale, provocherebbe una ecatombe di parassiti memorabile. sappiamo essere moralisti solo per le cazzate...
Segnalo una petizione firmata da alcune delle piu' importanti personalitá del mondo della cooperazione internazionale e dell'aiuto allo sviluppo, sulla necessitá di cambiare le regole di ingaggio per IMF e World Bank.
(e cioé ce la Banca é nominata dagli americani e l'IMF dagli Europei)
http://www.new-rules.org/docs/imf_wb_leadership_selection051107.htm