LA MAREA DEL '92
di Sergio Romano
Un libro, apparso negli ultimi giorni, sta rapidamente assumendo, per il numero della copie vendute, le proporzioni di un caso sociale. Il libro s'intitola La casta, è stato pubblicato da Rizzoli ed è scritto da due giornalisti del Corriere, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che descrivono da tempo le anomalie, i vizi, gli sprechi e le malefatte della politica italiana. Ma ciò che i due autori andavano continuamente annotando su questo giornale è diventato ora, grazie a un libro, il ritratto della società politica nazionale quindici anni dopo Tangentopoli.
Il lettore scopre che il popolo degli eletti si compone di 179.485 persone, che il costo della presidenza della Repubblica è quattro volte quello della Corona britannica, che i parlamentari europei dell'Italia sono di parecchio i meglio pagati dell'Unione, che esiste nel Paese una legione di consulenti generosamente retribuiti, che esistono aziende create per dare una collocazione agli scarti della politica e che i rimborsi elettorali hanno largamente annullato gli effetti auspicati dal referendum del 1993 con cui venne abolito il finanziamento pubblico ai partiti. Non esistono enti o istituzioni che non abbiano regalato a se stessi in questi anni una somma crescente di privilegi e benefici collaterali. L'Italia ufficiale parla di socialità, solidarietà, equità e risanamento dei conti pubblici, ma questa stessa Italia si contraddice comportandosi come un corpo separato e finanziariamente irresponsabile. Si accapiglia sul problema delle pensioni dei suoi connazionali, ma non esita ad approvare per sé il migliore dei sistemi previdenziali possibili. Si divide su tutte le questioni di interesse nazionale, ma diventa, quando sono in gioco i suoi interessi, un partito unico. Se interpellato e rimproverato, questo partito unico parla di «costi della politica», una espressione che contiene implicitamente un alibi. Si vorrebbe che il Paese continuasse a credere nella favola autoassolutoria della democrazia necessariamente costosa in cui ogni soldo dato alla politica è speso per la libertà.
Tralascio il problema dell'onere finanziario e mi limito a osservare che questa colossale autogratificazione ha due gravi effetti. In primo luogo ha creato un fronte dei privilegiati (i politici e l'esercito dei loro clienti) che renderà ancora più difficile l'approvazione delle riforme istituzionali di cui il Paese ha un disperato bisogno. La «casta» sa che qualsiasi utile riforma (dalla riduzione del numero dei parlamentari all'abolizione delle Province) intaccherebbe i suoi privilegi ed è decisa a battersi per allontanare la prospettiva del cambiamento. In secondo luogo il fenomeno descritto da Rizzo e Stella sta sollevando nel Paese una marea di malumore e indignazione che ricorda gli umori della nazione fra il 1992 e il 1993. Non sarei sorpreso se questo libro avesse nelle vicende italiane il ruolo che ebbe per Tangentopoli l'arresto di Mario Chiesa nel febbraio del 1992. Il caso del presidente del Pio Albergo Trivulzio fu la goccia che fece traboccare un vaso ormai colmo, ma la classe politica non volle capire, minimizzò (Bettino Craxi definì Chiesa un «mariuolo») e dimostrò, agli inizi della vicenda, una ottusa arroganza. È la stessa ottusa arroganza di cui danno prova oggi coloro che ignorano i risentimenti del Paese e contribuiscono così ad alimentare il malessere della democrazia italiana.
da sempre contro gli sprechi e gli abusi, ma se qui si vuole di nuovo mobilitare una vandea qualunquista e facilitare l'arrivo al potere dell'ennessimo "homo novus", mi dissocio. bisogna indicare anche dei contenuti alternativi a questo modo di fare politica, e bisogna anche praticarli, e non è facile, voi vi limitate gaudenti a preparare la ghigliottina. vi piace l'odore del sangue. la decapitazione della Casta non può essere l'alibi per tutti i nostri fallimenti o le nostre insoddisfazioni di cittadini.
quella che tu chiami vandea qualunquista io la chiamo rottura di P**** lavoro ogni santo giorno 6 su 7 alzandomi alle 4 di mattina, in regime di contratto di solidarieta' (e si..siamo "solidali" con l'impresa...), con uno stipendio di8 mille euro con cui pago la rata dell'auto ed un prestito (500 euro al mese tra le due rate), con 300 ci pago l'affitto di un monolocale e con i restanti 200 euro tutta vita e bagordi (ah gia'..dimenticavo che devo mangiare vestirmi e metterci benzina nell'auto per tutto il mese)...e tu parli di vandea qualunquista?....evidentemente, sei cosi lontano anche tu carto pippo dalla realtà delle cose che scambi fischi per fiaschi...non se ne può più, e secondo te...dovrei essere solidali con chi sta in quelle stanze a fottersi i MIEI soldi?
Quando vedo l'assessore alla pace allo sport e al tempo libero nonchè all'idroscalo di Milano, viaggiare con l'auto blu e autista e assumere le amiche del paese nel suo staff, io da cittadino mi incazzo e non chiamiamolo qualunquismo o populismo, queste sono le cose che abbiamo imparato a riconoscere in tempi di politica seria, come privilegi favoritismi e clientelismo.
Enzo
www.locateviva.it
...la decapitazione della Casta non può essere l'alibi per tutti i nostri fallimenti o le nostre insoddisfazioni di cittadini...
Per favore Pippo, indicaci dove e quali sono i rimanenti mali...in due righe con le tue parole.
Allora, quando c'incazziamo perbene e rovesciamo questa immonda casta? Tutti quanti, dal primo all'ultimo cittadino??
Ci incazzeremo quando anche coloro che beneficiano indirettamente dell'osceno bagordo non avranno più di che "mungere".
Se ci mettiamo tutti gli amici, i parenti ed i vari raccomandati, temo che ci siano troppi "italiani" a cui va benissimo così com'è, servi e schiavi di un sistema che in una maniera o l'altra garantisce le briciole per le quali si prostituiscono, più o meno consapevolmente.
Ho il terrore che coloro che si incazzano sul serio, a ragion veduta, siamo solo noi, orgogliosamente autoesclusi (o "coglioni" secondo coloro che partecipano al lauto "banchetto").
E più le cose non cambiano, più si accresce il desiderio della massa di poter "arrivare" e far parte della Casta, invece che il bisogno di eliminarla.
Mauro,
con il livore a mille
"se qui si vuole di nuovo mobilitare una vandea qualunquista e facilitare l'arrivo al potere dell'ennessimo "homo novus" "
Idiozia che conferma la disonestà intellettuale.
Caro biraghi io rispetto e stimo Sergio Romano ma come avversario (cioè come inimicus nel senso latino). Anzi è uno dei pochi avversari decenti che abbiamo. Ma Travaglio o Beppe Grillo hanno altri accenti e sanno parlare per paradossi. Romano se apre la finestra e dice certe cose, lo fa perché ha in mente certi altri obiettivi. E io, sapendo bene che lui è mio avversario, non lo seguo. E non mi accontento certo di sostituire l'attuale ceto politico con una generazione di Scalfarotti. Ci vuole il tempo e la pazienza. Tu sbagli (sempre per un quarto, io seguo fisso le mie linee di pensiero e i miei paradossi) perché oltre a denunciare i fatti, e fai bene, associ ad essi anche un moralismo che ritengo inaccettabile. Che fa il gioco del nostro inimicus e dell'ennesima virata a destra.
Pippo drammatizza, ma anch'io non mi fido di Romano: se dice qualche cosa ha in mente qualche cos'altro. Distinguerei poi tra il lavoro di Rizzo e Stella, che può essere ottimo (non l'ho letto) e l'articolo di Romano: si possono strumentalizzare le cose migliori.
Tuttavia, non condannerei il "moralismo": è il modo di chiamare la moralità di chi non la vuole; piuttosto come moltre altre cose, in sé ottime, può essere strumentalizzato, ma in tal caso sono gli strumentalizzatori (non intendo certo Biraghi, ma Romano ed altri), non il "moralismo", ad esser pericolosi.
abbiamo già visto l'esito che ha dato la strumentalizzazione politica del lavoro dei magistrati di Tangentopoli. sarà un luogocomunismo dire che gli italiani hanno la classe politica che si meritano, ma però è in parte un fatto vero e assodato. per quanto mi riguarda si può e si deve raccontare i fatti e il malcostume e opporvisi ma la si deve anche piantare con certi accenti. dopo cento volte che uno ha scritto che D'Alema è un parassita, abbiamo capito, alla centouno ci viene il sospetto che anche il denunciante un po' ci marcia su, in mancanza di idee e in un eccesso, appunto, di moralismo. salvo poi dar fiato a quelli che suggeriscono che è buona cosa iscriversi al partito di D'Alema "per cambiare le cose dall'interno". io non ho mai visto gente iscriversi a un partito che si disprezza. un'idea "francamente" (come dice il baffo) malata, frutto di annebbiamento mentale e manie di protagonismo.
Sbaglio o nella cosiddetta Prima Repubblica sindaci ed assessori erano cariche quasi onorifiche.
Ora grazie a riforme autonomistiche (grazie Lega Nord!!!) ed elezione diretta del sindaco-monocratico (grazie AN e Forza Italia!!!)
questi signori anche in paesini di poche centinaia di persone percepiscono stipendi da direttori di banca...
W le riforme!
Romano mette il dito sulla piaga di una contraddizione che è difficile negare. L'esempio del sistema pensionistico dei privilegiati mi sembra illuminante. A me fa piacere leggere sul Corriere una cosa che penso ormai da quasi dieci anni. Detto questo, è chiaro che sarebbe più interessante discutere di altre cose (analisi e programmi politici). Ma anche sul tema degli sprechi si possono fare proposte concrete. Perchè non stabilire ad esempio che gli stipendi dei politici e affini, dal Capo dello Stato in giù, non possano superare un certo limite ? Basterebbe prendere il reddito minimo di un onesto lavoratore e moltiplicarlo per 3, 5 o se volete 7. Attualmente il rapporto è ben oltre quell'1:10 che George Orwell riteneva il limite oltre il quale la struttura sociale va incontro a processi di grave disgregazione.
Scrive Pippo:"Romano se apre la finestra e dice certe cose, lo fa perché ha in mente certi altri obiettivi"
In altre parole: non è importante quello che si scrive ma chi lo scrive.
Quanto al presunto qualunquismo: ricordiamoci che l'opposto di qualunquismo si chiama connivenza.
Mi sapete dire per favore quante copie ha venduto a oggi, 20 settembre 2007? Grazie