Capaci e gli incapaci
di Marco Travaglio
Nel XV anniversario della strage di Capaci, c’è una cosa molto utile che potrebbero fare i politici italiani: tacere. Risparmiarci la solita grandinata di dichiarazioni, esortazioni, rassicurazioni, omelie, giaculatorie con lacrima incorporata. Disertare, una volta tanto, le celebrazioni ufficiali, sempre più rituali e retoriche, nelle quali le parole sono inversamente proporzionali ai contenuti e le promesse ai fatti concreti. E ritirarsi a riflettere in silenzio sul fallimento di questi dieci anni di lotta alla mafia, del quale tutti, pro quota, sono responsabili, visto che tutti hanno governato. Casomai qualcuno volesse anche informarsi, ci sono ottime letture. Saverio Lodato ha ripubblicato negli Oscar Mondadori la sua memorabile intervista del ’99 a Tommaso Buscetta, dal titolo eloquente «La mafia ha vinto». Più in sintesi, c’è la lettera disperata (su «l’Unità» di ieri) Giovanna Chelli, che ha avuto un parente morto nella strage dei Georgofili del ’93: da mesi attende risposta dal ministro della Giustizia a un’interpellanza sui mafiosi passati dal carcere duro del 41-bis al carcere molle. C’è l’intervista del «Corriere» alla vedova Rosaria Schifani, che ai funerali di Capaci lanciò il suo grido di dolore nella cattedrale di Palermo e oggi si sente evitata dalla gente e dimenticata dalle autorità. C’è l’intervista di Maria Falcone a «Repubblica», per chiedere a una politica sorda ma loquacissima notizie sui «mandanti occulti» delle stragi del ’92-’93. E c’è il libro di Lirio e Abbate e Peter Gomez, «I complici - Tutti gli uomini di Provenzano da Corleone al Parlamento» (ed. Fazi), con tutte le storie attuali di mafia e politica, a destra come a sinistra. Appena uscito il libro, Abbate, cronista dell’Ansa di Palermo, è stato messo sotto scorta (auto blindata e due angeli custodi) per le minacce ricevute da ambienti mafiosi collegati, forse, con la malapolitica. La cosca che lo intimidisce è quella di Brancaccio, retta fino a qualche tempo da Giuseppe Guttadauro, amico di Totò Cuffaro e di altri amici degli amici. Ma il libro parla anche delle collusioni trasversali della cosca di Bagheria-Villabate. Una telefonata minatoria, un biglietto sull’auto, una foto sotto il portone dell’Ansa hanno indotto le autorità a proteggerlo. Fatti più gravi ancora di quelli che costringono lo scrittore Roberto Saviano a vivere da clandestino nel suo paese. Una notizia enorme,se si pensa che a Palermo nessun giornalista girava scortato nemmeno negli anni della guerra di mafia. A parte un articolo de «l’Unità», un paio di «brevi» di 5-10 righe su «Repubblica» e «Corriere», un servizio del Tg3, nessun quotidiano o tg l’ha raccontato. Ma il fatto più agghiacciante è il silenzio della politica nazionale. Fino alle 18 di ieri si segnalavano solo dichiarazioni di politici siciliani: Rita Borsellino; Forgione e Rappa del Prc; Garraffa dei Ds; Piro dei Dl; Cuffaro dell’Udc; Vizzini, Santoro e Scoma di FI. La dichiarazione migliore è questa: «È drammatica l’immagine di una terra dove chi fa informazione debba muoversi sotto protezione. In Sicilia la mafia vuole uccidere un’altra libertà fondamentale: quella di informazione. Sono certo che Abbate non mollerà, ma il problema è anche quello di una politica che invita sempre gli altri ad andare avanti e poi resta un passo indietro. La vera solidarietà che voglio dare a Lirio Abbate è quella di stare concretamente accanto a chi, come lui, è in prima linea per difendere la libertà di informare soprattutto quando l’informazione può apparire scomoda». Chi l’ha detto? Il presidente del Consiglio? Un leader della maggioranza? Magari. L’ha detto Carlo Vizzini, ex Psdi ora Forza Italia.Tutto normale, no?
Due grandi siciliani.
Non due eroi,(parola che si usa a sproposito,ormai)ma due onesti e integerrimi servitori dello Stato.
Peccato che in Sicilia(e al Sud in generale) abbiano piu' peso(e fanno danni indicibili) quelli che stanno dalla parte avversa.
E che dovrebbero essere una minoranza,almeno credo e spero...
Dimenticare, dimenticare, dimenticare!
a palermo si è appena votato, i due contendenti erano un uomo di dell'utri/cuffaro per la destra e il principale nemico di falcone per la sinistra. si lascino in pace i morti l'oblio è meglio della penosa esibizione di solidarietà pelose
aggiungerei di dire ai politici che la mafia "riimensionata" che ritengono di strumentalizzare, a parte lo schifo che ciò fa comunque, ma poi le stragi le va veramente anche oggi.. non sono al tritolo, ma per esempio sono quelle provocate dalla droga, nel mondo.. non so quanti morti faccia l'eroina, di suo e per via delle problematiche sociali che vi sono collegate, ma insomma... non ci sono alibi che tengano per i collusi...
Carolina
Ecco alcuni degli "Uomini" che combattevano la Mafia e che dovremmo ricordare:
8/10/1998: ucciso il sindacalista Domenico Geraci.
15/9/1993: ucciso padre Pino Puglisi, parroco della chiesa di San Gaetano a Brancaccio (quartiere di Palermo).
27/7/1993: a Roma, un’autobomba esplode nel piazzale antistante il vicariato, dietro la basilica di San Giovanni in Laterano. Poco dopo un’altra autobomba esplode davanti alla chiesa del Velabro. Lo stesso giorno a Milano, un’autobomba parcheggiata in via Palestro provoca cinque morti: quattro vigili urbani accorsi sul posto e un extracomunitario che dormiva su una panchina.
27/5/1993: a Firenze, esplode un’autobomba in via dei Georgofili, cinque morti.
14/5/1993: a Roma, esplode un’autobomba in via Fauro al passaggio dell’auto con a bordo il conduttore televisivo Maurizio Costanzo.
8/1/1993: a Barcellona (Messina) viene ucciso Beppe Alfano, giornalista del quotidiano "La Sicilia".
19/7/1992, ore 13:45: strage di via D'Amelio (Palermo), muoiono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna poliziotto ad aver perso la vita in un attentato della mafia.
23/5/1992, ore 17:58: strage di Capaci (sull'autostrada Palermo-Punta Raisi), muoiono Giovanni Falcone, già magistrato a Palermo, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani, superstite l'agente Giuseppe Costanza che viaggiava sull'automobile guidata da Falcone.
29/8/1991: ucciso Libero Grassi, imprenditore che rifiuta di pagare il pizzo agli esattori della mafia.
9/8/1991: cade in un agguato Antonio Scopelliti, sostituto procuratore in Cassazione. Da lì a poco avrebbe dovuto sostenere l'accusa nel primo maxi-processo a Cosa nostra.
21/9/1990: Rosario Livatino, 38 anni, sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Agrigento, ucciso sulla strada a scorrimento veloce Caltanissetta-Porto Empedocle.
19/6/1989: sulla scogliera dell’Addaura (Palermo) viene trovato un ordigno destinato a Giovanni Falcone, la cui villa delle vacanze si trova poco distante.
27/9/1988: a Trapani Mauro Rostagno, giornalista e sociologo.>
25/9/1988: lungo la strada che porta da Canicattì a Palermo vengono assassinati il presidente di Corte d'Appello di Palermo Antonino Saetta e il figlio Stefano. Aveva condannato in appello i capimafia Michele e Salvatore Greco per l'attentato a Rocco Chinnici ed i killer del capitano Emanuele Basile, scandalosamente assolti in primo grado (ma il processo era stato annullato dalla cassazione), si apprestava a presiedere l'appello del maxiprocesso.
14/1/1988: a Palermo assassinato Natale Mondo, l’agente di polizia sopravvissuto all’agguato in cui avevano perso la vita Cassarà e Antiochia.
12/1/1988: ucciso Giuseppe Insalaco, sindaco di Palermo per pochi mesi, avversario politico di Lima e Ciancimino, aveva apertamente denunciato i condizionamenti dei vari comitati d'affari sul comune.
5/8/1985: Antonino Cassarà, vicequestore di Palermo e l’agente di polizia Roberto Antiochia.
28/7/1985: Beppe Montana, capo della squadra catturandi della polizia di Palermo.
2/4/1985: Barbara Asta e i suoi due bimbi Giuseppe e Salvatore muoiono al posto del giudice Carlo Palermo, bersaglio dell'attentato lungo il tratto stradale Pizzolungo-Trapani.
2/12/1984: Leonardo Vitale, il primo pentito di mafia, viene ucciso appena uscito dal manicomio dove era stato rinchiuso.
5/1/1984: a Catania, Giuseppe Fava, fondatore del settimanale "I Siciliani".
29/7/1983: autobomba di via Pipitone Federico (Palermo) muoiono il capo dell’ufficio istruzione del tribunale Rocco Chinnici, due carabinieri della scorta e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi.
13/6/1983: Monreale (Palermo). Assassinato il capitano dei carabinieri Mario D'Aleo, comandante della locale compagnia. Con lui cadono l’appuntato Bonmarito e il carabiniere Marici. D’Aleo aveva preso il posto del cap. Basile.
25/1/1983: Giangiacomo Ciaccio Montalto, giudice di Trapani.
3/9/1982: Palermo. Strage di via Carini. Uccisi il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo, l'autista che li seguiva sull'auto di servizio.
16/6/1982: agguato al furgone che stava trasportando Alfio Ferlito dal carcere di Enna a quello di Trapani. Oltre al boss catanese, muoiono tre carabinieri di scorta e l’autista del mezzo.
30/4/1982: Pio La Torre, segretario del P.C.I. siciliano e il suo autista Rocco Di Salvo. Il giorno dopo il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa è nominato prefetto di Palermo.
6/8/1980: Gaetano Costa, procuratore capo di Palermo. Aveva appena firmato sessanta ordini di cattura contro altrettanti mafiosi, dopo che i suoi sostituti si erano rifiutati di farlo.
4/5/1980: a Monreale (Palermo) il capitano dei carabinieri Emanuele Basile.
6/1/1980: il presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella, politico della sinistra democristiana.
25/9/1979: a Palermo il giudice istruttore Cesare Terranova e il suo autista, il maresciallo di polizia Lenin Mancuso.
21/7/1979: Boris Giorgio Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo.
12/7/1979: a Milano viene ucciso Giorgio Ambrosoli, avvocato liquidatore dell'impero economico di Michele Sindona, il giorno dopo averne presentato la documentazione.
26/1/1979: a Palermo ucciso il cronista del Giornale di Sicilia Mario Francese.
9/5/1978: Giuseppe Impastato, militante antimafia. E’ stato il boss Tano Badalamenti ad ordinarne l’eliminazione per le accuse che gli rivolgeva dai microfoni di una radio locale.
20/8/1977: il colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo e l'insegnante Filippo Costa vengono uccisi mentre passeggiano nei boschi della Ficuzza.
5/5/1971: Pietro Scaglione, procuratore della repubblica di Palermo e il suo autista Antonino Lo Russo. Per la prima volta nel dopoguerra la mafia colpisce un tutore della legge.
16/9/1970: Mauro De Mauro, redattore del quotidiano "L'Ora", rapito a Palermo e mai più ritrovato.
30/6/1963: strage di Ciaculli. Una “giulietta” carica di tritolo uccide sette tra poliziotti, carabinieri e artificieri.
30/3/1960: ucciso il commissario Cataldo Tandoy (provincia di Agrigento).
1944/1966: lotta per l'occupazione delle terre contro la mafia che spalleggia gli agrari, muoiono 38 sindacalisti, uccisi da campieri, guardaspalle e boss emergenti (6/8/1944 Andrea Raja, 7/6/1945 Nunzio Passafiume, 4/1/1947 Accursio Miraglia, 10/3/1948 Placido Rizzotto, 6/3/1955 Salvatore Carnevale, 20/7/1960 Paolo Bongiorno, 24/3/1966 Carmelo Battaglia).
1/5/1947: massacro di Portella della Ginestra (collina vicino Palermo), la banda Giuliano apre il fuoco su una folla di contadini che celebra la festa del lavoro: 11 morti e 56 feriti.
2/9/1943: a Quarto Mulino di San Giuseppe Jato, Salvatore Giuliano, un contadino dedito alla borsa nera, uccide il carabiniere Antonio Mancino il quale aveva intercettato i suoi traffici.
anche due grandi intellettuali. come disse Buscetta di Falcone: "in lui sentivo la dinamicità del pensiero".
Napolitano, mafia rialza la testa
Giorno memoria anche per vittime cosche e stragi
(ANSA) - PALERMO - Il presidente Napolitano si impegnera' perche' sia istituita una giornata della memoria per le vittime della mafia e delle stragi. Queste vittime, ha detto, sono dei 'caduti per la liberta' della Repubblica'. Il presidente , in visita a Palermo, si e' recato al Giardino della Memoria che ricorda le vittime della mafia. Parlando a braccio, ha ribadito massimo impegno per luce su tutte le vicende ancora non chiarite e ha anche sottolineato che 'la mafia sta rialzando la testa'.