Nessuno potrà dire: non avevo capito
di Willer Bordon
Costi della politica. Non vi è giorno che ormai i media non riportino inchieste e sondaggi dai quali risulta evidente come gli italiani (per dirla con i titoli dei giornali) «bocciano la politica».
Monta la disaffezione e l'ira della gente. Il libro di Stella e Rizzo diventa un best seller. Trasmissioni di un giornalismo di inchiesta e con la schiena diritta, come Report, ci svelano le tante situazioni di privilegio e intoccabilità che riguardano non solo i politici, ma più in generale talune sempre più vaste sacche di ottimati e di corporativismo.
E allora, per qualche giorno, tutti si accalorano, vedettes e ballerini di fila: scoprendo improvvisamente la gravità di quello che a dir la verità avrebbe dovuto essere evidente e sotto gli occhi di tutti coloro che volevano vedere da più di qualche tempo. E fioccano le similitudini e le comparazioni con gli inizi degli anni 90 e la fine della prima Repubblica. Chi sopra-sottovaluta, ma tutti indistintamente - per qualche giorno (sic!) - si appassionano e partecipano, nell'ultimo gigantesco teatrino dell'assurdo, in cui paziente e medico si confondono in un'ennesima rincorsa, a parole, di proposte riformatrici e calmieratrici, cui non segue mai, fino ad oggi, effetto alcuno sul piano concreto. Si gioca cioè inconsapevolmente sull'orlo del precipizio.
Non mi pare che ci siamo. Ho l'impressione che non si avverta nemmeno ora tutta la gravità del fenomeno, la dimensione da tsunami dell'ondata che sta per riversarsi complessivamente sul ceto politico. Leggo di proposte che, con tutto il rispetto per chi le fa, mi sembrano veri e propri pannicelli caldi, che non riescono a frenare la crescita malmostosa di questo sentimento di rimozione e, di più, di repulsione. Temo che si stia facendo come il medico pietoso che per non avere il coraggio di amputare, provoca la cancrena e la morte del paziente.
Se non si riconosce fino in fondo la gravità del male nulla sarà possibile! La gravità sta nel vuoto di credibilità di un intero ceto politico. La gente non ci chiede nemmeno più di ridurre questo o quel privilegio, ma semplicemente sembra dirci: non ci fidiamo più di voi. Andatevene tutti a casa. Certo, c'è in questo una pulsione non solo pericolosa ma assolutamente da contrastare, alimentata qui e là anche da alcuni organi di stampa. Ma sarebbe sbagliato confondere la causa con l'effetto. Fare come lo sciocco che quando il saggio indica la luna vede il dito e non il pallido satellite.
L'ho detto e lo ripeto: l'antipolitica non è il contrario della politica, ma è il prodotto di scarto della cattiva politica. O avremo fino in fondo questa consapevolezza, oppure non ce la faremo. Ma allora occorre intervenire prima che sia troppo tardi, rapidamente e immediatamente. Faccio un esempio: non c'è alcuno che non si dica d'accordo, a destra al centro o a sinistra, con la riduzione dei parlamentari. Obiettivamente sono troppi, male utilizzati, e con regole di funzionamento parlamentare obsolete e poco rispettose sia della maggioranza che dell'opposizione. Il cittadino comune pensa: se tutti sono d'accordo, questa decisione si trasformerà rapidamente in una legge. Quando questo non avviene, cresce ulteriormente il livello di disaffezione e sfiducia. Dico di più: un cittadino che sente un parlamentare, specie se questo parlamentare è di maggioranza, o addirittura se esso è ministro del governo in carica, dire ci vuole questo e quello, e poi si accorge che non è successo niente, ha un moto di reazione uguale e contrario alla sensazione di essere stato preso per l'ennesima volta bellamente in giro. Eppure ci vorrebbe davvero poco per ridurre considerevolmente il numero dei rappresentanti delle due Camere. Tre mesi, la doppia lettura e via. Se si fa sul serio. Altrimenti si continua più o meno consapevolmente a scavare la propria fossa. E a non capire che la mancanza di credibilità, questo distacco che considera la politica poco più di un incidente nel percorso del paese, sono il frutto di un ritardo nel cambiamento che questo paese avverte ormai drammaticamente come necessario (specie rispetto all'accelerazione di tutti gli altri paesi con cui ci confrontiamo), e che da quindici anni viene fatto presagire essere ormai alla portata, per poi scomparire beffardamente in un orizzonte indefinito.
La prima Repubblica è crollata sotto il peso della sua insipienza, della sua arroganza, dell'abbandono di qualsiasi etica della responsabilità nel governo della cosa pubblica. La seconda, forse mai nata, rischia di implodere drammaticamente nel riprodursi statico e ormai francamente non più sopportabile di un rito già inaccettabile quindici anni fa. E lo stesso Partito Democratico, grande sogno di cambiamento, oggi rischia di venire ridotto a tentativo di salvataggio di nomenclature più o meno apprezzate.
Nessuno può più permettersi di dire non l'avevo capito, o dare soluzioni a cui non seguano immediatamente i fatti. Il tempo ce lo siamo mangiato tutto.
Willer Bordon:
PCI - Partito radicale (transnazionale & transpartitico, liberale liberista & libertario) - PDS - Alleanza democratica (Segni) - Unione democratica - Italia dei valori - I democratici - La margherita - Costituente dei cittadini per il Partito democratico.
E il titolo dice "non avevo capito". E te credo!
classico che i partiti siano in prima fila nel denunciare i guasti della politica, se non altro per cavalcare l'onda (al momento solo prevista) di una qualche "reazione" al sistema.
Diceva lenin -penso sia lui, mi venga in aiuto borja- che se un giorno avesse deciso di impiccare tutti i capitalisti russi, questi avrebbero fatto la fila davanti al suo ufficio per vendergli la corda.
Ora la domanda è: ci sarà questa (paventata) reazione o tutto tornerà a morire nel mare di un paese corrotto, ma anche, lasciatemelo dire, in qualche modo più che consenziente col sistema.
Il fascismo ebbe un reale consenso; a mio avviso anche l'attuale sistema (senza il quale, probabilmente, alcuni milioni di persone si dovrebbero mettere a lavorare davvero) gode, nonostante il generale mugugno, di un certo favore popolare.
E' il modello "regione sicilia", dove la metà della popolazione, di riffa o di raffa, è a carico dell'erario.
"Temo che si stia facendo come il medico pietoso che per non avere il coraggio di amputare, provoca la cancrena e la morte del paziente."
Beh, in questo senso Bordon ha ragione: intanto AMPUTIAMO, dopodichè speriamo che il paziente crepi lo stesso.
Andatevene tutti a casa!
Andatevene tutti a casa!!
Andatevene tutti a casa!!!
Ragazzi tenetevi pronti a partire che è giunta l'ora della piazza!!! Lo schifo del popolo italiano verso i propri "casta-governanti" spero proprio sia vicino al punto di rottura.
Willer appare, indimenticabile, nel film di Moretti sul dibattito interno al pci mentre rimbrotta i membri di una sezione chiamandoli "compagni". Poi ce lo siamo ritrovato, super-borghese, a cantare in coro con Segni e gli altri cialtroni di Alleanza democratica "Adelante! Adelante!" di De Gregori. Stonavano come campane. Dopo la catastrofe del 1994 si vantò di essere "l'unico deputato di sinistra" eletto in Lombardia. Dimenticandosi di aggiungere che nel collegio di Viadana il pds aveva, da solo, il 40%...
Un vero pagliaccio. Potrebbe guadagnarsi onestamente da vivere spalando biada agli elefanti del circo Togni.
E bravo il "nostro" Tex Willer, che ha fatto dell'incoerenza una bandiera. E' meraviglioso assistere allo spettacolo, non certo edificante, di personaggi così che, dopo aver fatto tutti i danni possibili, cavalcano la protesta e iniziano a inveire: un po' come se il ladro, dopo aver rubato, iniziasse a lamentarsi del continuo incremento dei furti.
Eh, che dire: gente come Willer... tira sempre dritto.
Crisi della politica: cosa c'è dietro la campagna mediatica? - 25-5-07
di Francesco De Carlo - Megachip
L'intervista rilasciata da Massimo D'Alema a Maria Teresa Meli è stata pubblicata domenica dal Corriere della Sera e ancora oggi i temi toccati dal ministro, in particolare la “crisi della politica”, occupano un posto di primissimo piano nell'agenda mediatica e quindi politica del paese. Ma nel corso dell'intervista D'Alema ha espresso un concetto stranamente ignorato non solo dal dibattito che ha finora ingolfato la settimana, ma anche dai titolisti del Corriere, che non lo hanno evidenziato in nessun richiamo e in nessun occhiello della pagina.
Dice il ministro: “O noi troviamo il modo di fare una riforma elettorale che porti con sé anche un rafforzamento dell'esecutivo e il superamento di meccanismi obsoleti, come il bicameralismo, o rimaniamo nella palude. E di questo temo dovrebbero farsi carico tutte le grandi forze del Paese.” La giornalista allora gli domanda: “Anche l'opposizione, dunque?”. “Già – risponde D'Alema – tutti i leader dell'opposizione dovrebbero interrogarsi sul futuro di questo Paese e delle sue istituzioni, al di là dei calcoli di convenienza. È del tutto evidente che il nostro sistema politico corre dei rischi molto seri e che bisogna affiancare alla riforma della legge elettorale un pacchetto di riforme costituzionali”.
L'idea di rafforzare l'esecutivo e superare il bicameralismo non è nuova. E diversi costituzionalisti hanno spiegato la pericolosità di una riforma costituzionale poco attenta al bilanciamento dei poteri dello stato. Anche su questo punto gli italiani si sono espressi lo scorso giugno, bocciando al referendum la proposta del governo Berlusconi. Naturalmente c'è riforma e riforma e non è certo questa la sede per analizzarne i meriti.
Però le parole del ministro hanno il pregio di fare chiarezza su alcune dinamiche che interessano l'opinione pubblica. Come si può far passare una riforma costituzionale che rinforzi le prerogative del governo, e come tale storicamente antipatica agli italiani? Per esempio legandola a un abbattimento dei costi della politica, tema assai più comprensibile ai non addetti alla democrazia. Se nel frattempo si stuzzica l'opinione pubblica con operazioni culturali come il libro di Stella e Rizzo sulla “Casta” (lavoro meritorio, ma almeno quanto quello ignorato di Cesare Salvi e Massimo Villone di quasi due anni fa), le svariate interviste dei leader politici sui giornali, le decine di approfondimenti nei talk show televisivi, il gioco è fatto: in questo clima anche il più azzardato dei premierati passerebbe con facilità se accompagnato alla riduzione anche contenuta del numero dei parlamentari. “Più poteri al premier e meno parlamentari” recitava del resto il titolo sulla Stampa di mercoledì dell'intervista a Ricky Levi. La domanda è: perché improvvisamente la casta politica si interroga sui suoi costi? Per quale ragione giornali e telegiornali stanno alimentando questa issue? E soprattutto: davvero la classe politica, questa classe politica si è messa in testa di migliorare se stessa, abbandonando egoismi e privilegi per gravare di meno sulle spalle degli italiani?
La riduzione dei costi della politica è un imperativo di qualsiasi riforma della politica stessa. Ma è un tema delicato che, come sottolinea Ezio Mauro nel suo sferzante editoriale, può essere usato in diverso modo. Il populismo è una pericolosa deriva, e la nostra società non ha mai dimostrato di esserne particolarmente immune. Nelle piazze reali e mediatiche del paese l a campagna sulla crisi della politica continua battente e sta preparando la strada a una riforma strutturale e bipartisan della nostra costituzione. È il cotone che massaggia le nostre chiappette. E la punta dell'ago della siringa si avvicina minacciosamente. Non la crisi della politica, dunque, ma una delle sue più decise prove di forza.
nessuno che si vergogni un pò. nessuno che si indigna. quando c'è da prendere siamo tutti bravi, siamo tutti pronti,ma le cose assurde contenute nel libro di Stella-Rizzo fanno veramente incazzare, anche per l'arroganza con cui i politici trattano l'argomento, quasi che nessuno debba dire niente o possa giudicare il modo in cui loro spendano i nostri soldi, e se chiedi a qualcuno se non gli sembra troppo pretendere un vitalizio per soli pochi mesi di legislatura ti risponderà che quei soldi se li è sudati...roba da matti.
per non parlare delle mille poltrone regalate a incompetenti di ogni sorta, che oltre a non saper fare un cazzo, prendono un sacco di soldi e sfasciano aziende che dovrebbe funzionare e garantire servizi ai cittadini, prendiamo per esempio alitalia.
qui non c'entra destra o sinistra qui è tutto marcio...
ciao max
guardate che non ci sarà nessuno tsunami, questo sistema gode di un largo consenso, al di là del mugugno continuo e diffuso, e tutti questi temi vengono agitati apposta dalle oligarchie per aumentare il proprio potere. per questo che usare certi accenti fa solo il loro gioco. fa bene Salvi a mettere in campo alcune proposte concrete e noi dovremmo fare altrettanto, appellandoci all'ingegno invece che al moralismo.