A chi chiederemo i voti?
Chissà se qualcuno aveva avvisato il primo ministro Prodi che un nuovo timoniere avanzava dalle brume del nord a menar fendenti contro uno Stato inefficiente e in ritardo sulle politiche industriali, mondo che lui ha voluto fortemente rappresentare e garantirem a discapito del resto d'Italia.
Chi ha visto le immagini al TG mi ha raccontato di aver visto un Prodi pietrificato all'ascolto del presidente della confindustria Montezemolo. E ne aveva ben ragione di esserlo, è dal suo mondo che arriva la sfida, è dal mondo della finanza, dell'impresa che arriva la bordata, qualcuno, a un anno giusto dalla sua nomina alla guida del governo, attenta al suo governo e non è il pinocchietto Berlusconi a dargli lo scrollone, ma il principe onorario della non virtuale casa reale italiana, il vero erede di Gianni Agnelli.
Prodi deve aver avvertito lo scricchiolio della sua poltrona come non mai, eppure le avvisaglie c'erano tutte, da giorni D'Alema aveva avvertito he era in atto un processo alla politica italiana e ai suoi massimi rappresentanti, i baffi di Massimo sono antenne sensibilissime ad avvertire gli umori e i pericolo in agguato da amici e nemici.
Bastava poco a rendersi conto che l'antipolitica si era mossa contro il governo, libri che trovano editori pronti a pubblicare i mali e i misfatti di palazzo, vecchi come il cucco, ma sempre buoni ad aizzare i malpancisti e i nuovi proletari contro i fortunati politici che non solo non fanno fatica ad arrivare a fine mese, ma piazzano amici e parenti nei posti chiave della pubblica amministrazione, diventata ormai l'ufficio di collocamento di famiglia.
D'Alema non è un politico di primo pelo, ha già superato la prima tangentopoli e riconosce gli umori nascenti, quando uno come Pietro Ricca lo blocca e gli chiede pubblicamente conto del suo passato alla guida del PCI di Foggia non può non pensare che ci sia in atto un movimento pilotato ad arte per gettare discredito.
Questi umori si stanno muovendo parallelamente e su tutti i fronti, ogni giorno esce un libro sul disfacimento della nuova classe dirigente, i comici dissacrano con blog e, spettacoli l'operato di governo. Politici navigati come Bordon si lanciano a montar scene madri e plateali come se fosse arrivato solo ora sulla soglia della politica praticata. Eppure tutte queste avvisaglie non sono state sufficienti a stoppare la litigiosità dei nostri eletti. Fassino è stato addirittura sordo a chi gli suggeriva - come Goffrdo Bettini - di fare entrare nel comitato promotore del PD gente nuova e poco avezza ai costumi di palazzo: "ma metti qualche ragazzo, metti le donne. Fregatene della nomenklatura, quelli un posto ce l'hanno già" e a grandi falcate nomina donne meritevoli ma anziane (mi perdoni Tullia Zevi) , gastronomi, focolarine e giornalisti di lungo corso , ma dimentica giovani, amministratori del nord-est, donne che faticano con mille euro al mese e si dividono tra lavoro, famiglia, nidi, servizi inaccessibili.
Mi chiedo a chi chiederà i voti Fassino prossimamente, chi saranno gli elettori a cui dovremo andare a bussare alla porta per chiedere di sostenerci ancora una volta. Berlusconi incarica una giovane donna, la Brambilla, diorganizzargli il consenso e noi le donne le mettiamo nella serra del 30%, dicendo loro che prima o poi verrà il loro turno. Forse ce la faremo quando finalmente andrà lui in pensione.
Ha girato le spalle al movimento gay e alla laicità dello stato, mi chiedo per chi voteranno gli elettori che da anni sostengono le lotte per il riconoscimento dei diritti civili delle minoranze.
Ora che c'è Luca Cordero Montezemolo in probabile pista, dopo che si è accantonato l'elettorato laico, riformista, di sinistra, pacifista, gay, giovane e femminile chi saranno coloro che avranno la forza di votare il centro-sinistra, malgrado tutto e tutti?