Peggio della Dc, niente laicità e tanta nomenclatura
di Omar Calabrese
Caro direttore, che paradosso! Ho sognato per anni la formazione di un Partito democratico, e giusto fino a ieri ho partecipato attivamente a convegni, pubblicazioni, proposte orientate a questa finalità. Invece adesso, quando il momento parrebbe finalmente giunto, ho deciso con enorme sofferenza che a questo partito io non mi iscriverò, e anzi abiuro e rinnego tutte le «belle parole» spese finora. Le ragioni sono molte, e tutte, mi auguro, seriamente motivate.
La prima è che il futuro partito si mostra come la somma di nomenclature già esistenti. Per carità, non ho mai immaginato né desiderato che chi fa politica attiva debba oggi essere licenziato. Ho sperato, tuttavia, che l'ingresso in un nuovo organismo — che dovrà pur fondarsi su idee anch' esse nuove, altrimenti perché lo si fa? — spingesse tutti a rimettersi in gioco, a farsi votare da assemblee costituenti locali, per poi salire su su fino ai massimi livelli nazionali. Qui no: tutto è «rappresentanza», «quota», «visibilità», cioè proprio quei caratteri che hanno reso la politica così antipatica alla stragrande maggioranza dei cittadini. Addirittura, questo partito nasce con le sue correnti già precostituite e dotate di percentuali. Fra l'altro, con la conseguenza che, per rispettarle, le sue strutture saranno per forza mastodontiche, e la politica costerà sempre di più. Altro che svolta verso nuove forme di partecipazione!
La seconda ragione è che il futuro partito — se nuovo — dovrebbe aver già esplicitato le sue scelte e disegnato le sue innovazioni. Quanto meno: qualcuno dovrebbe averne già elaborato un loro schema ideale, in modo da far capire con chiarezza la sua missione, spingere gli aderenti a crederci e magari persino a entusiasmarsi. Mi sarei atteso insomma che poche persone competenti e autorevoli redigessero un manifesto politico e una carta costituente, e la sottoponessero poi al giudizio delle segreterie dei partiti, dei movimenti, delle assemblee degli eletti fino a giungere a una piattaforma di contenuti condivisi. Non l'invocazione astratta contenuta nel Manifesto dei Dieci di qualche tempo fa, ma una vera proposta costituente. Qui no: il comitato dei 45 «fondatori» non contiene di sicuro (perché non ne ha lo scopo) molte persone in grado di leggere e scrivere un progetto di filosofia politica, né molte in grado di strutturare un sistema di regole di partecipazione. Essendo tutti «rappresentanti», potranno al massimo pilotare il traghettamento dagli organismi a cui appartenevano a quelli che li ingloberanno in futuro. Altro che apertura verso nuove maniere di conquistare il consenso della collettività!
Il terzo motivo è che manca la precondizione necessaria per la nascita di un partito democratico, e cioè una solenne dichiarazione di laicità. «Democrazia» e «laicità» sono infatti due sinonimi, persino nell'etimologia: vengono da due parole greche, dèmos e làos, che significano entrambe «popolo», e intendono che il potere di prendere decisioni che riguardano tutti spetti a coloro che vengono eletti da quei tutti, sulla base di valori di libertà universalmente accettati. Se invece alcuni principi derivano da credenze «esterne» — come nelle religioni, che impongono una morale derivante dal loro Dio o dalle loro chiese — ebbene la democrazia non c'è più, c'è una libertà condizionata. Così, mentre democrazia e laicità garantiscono la vita stessa di tutte le religioni, le religioni finiscono per fare esattamente l'opposto. Ebbene, il nuovo partito nasce privo di una chiara espressione di questo spirito. È per natura una Democrazia cristiana con altro nome, anzi con un pensiero teocratico nascosto che quel partito non possedeva in questa proporzione. Il che non fa presagire niente di buono per resistere all'offensiva ideologica di papa Ratzinger in questo momento in atto. Altro che partito kennediano, il cui presidente cattolico affermava che in politica obbediva per prima cosa alla Costituzione!
Resta davvero assai poco da fare, insomma, per chi creda nella cosiddetta «democrazia partecipata». Rimane soltanto il principio di stare rigorosamente fuori da qualunque organizzazione politica, ed esercitare le armi — ahimè un po' spuntate e talora assai altezzose — della critica più severa, soprattutto la critica a coloro che dovrebbero esprimere concetti e sentimenti nei quali in teoria mi identifico, e che invece ne producono l'amaro fallimento. Oppure, per non essere definiti «qualunquisti», applicare alla lettera l'antica osservazione di Carlo Marx: «La rivoluzione non c'è stata, bisogna ancora leggere molto». Ma, in questo Paese così televisivo, ci rimarrà almeno quest'ultima difesa?
Concordo in pieno con l'analisi di Omar Calabrese, ritengo anzi che sia stato molto compassionevole nei confronti di coloro i quali compongono il comitato, molti dei quali sono i maggiori responsabili del degrado della politica nel nostro paese. Con questa gente non si va da nessuna parte..
Giuseppe
non capisco proprio che cosa si aspettavano tutti costoro che adesso cadono dalle nuvole. tutto quanto era già evidente fin dall'inizio, compreso il fatto che l'unico cantiere possibile è a sinistra del PD, ma nessuno lo dice perché ci sarebbe davvero da sporcarsi le mani e lorsignori non ne hanno la minima voglia. e in ogni caso questi discorsi offendono le persone perbene che comunque nel PD ci sono (a parte nell'area milanese votata alla sconfitta perenne) e tentano di governare il territorio. puro sproloquio da salotto borghese, con l'ansia da verginelle di distruggere ogni residuo del PCI che si trovi ancora nell'aria. questo sono proprio braccia rubate all'agricoltura.
Pippo, possiamo dire quel che vogliamo sulla buona fede di Calabrese, ma resta il fatto innegabile e sconfortante che questo PD è peggio della DC, e non rappresenta proprio più nessuno. Gli auguro tutto il peggio possibile, e mi associo alla sacrosanta osservazione di Marx.
Quanto alle "persone perbene che comunque nel PD ci sono", ne escano in fretta e si spingano più a sinistra.
ma dai Lorenzo, i cattocomunisti andranno nel PD. non è che sono tutti ladri e disonesti. mi meraviglio invece come in tanti abbiano potuto pensare che questo coso potesse nascere minimamente laico. e costruirci su castelli in aria pazzeschi. il rinnovamento, la palingenesi, la partecipazione. ma via. quelli in perfetta malafede sono i primi della classe alla Scalfarotto che continuano a fingere che il coso sia potabile pur di avere il proprio posticino al sole.
Si va verso il sistema politico americano.
Due bei contenitori composti da tirapiedi legati alle lobby di potere, e il popolo(bue) che subisce le loro decisioni.
Si fanno fuori i comunisti,i leghisti e i fascisti e tutti saranno felici e contenti.
Dai,ditelo anche voi,invece di far finta che non vi piace!!
Via i Diliberto e i Bossi,via i cosiddetti estremisti!!
Diventiamo tutti moderati!!
Mi pare che molti di voi storcano la bocca per il PD,ma poi sono contenti se scompaiono certi "rompiballe".
O no?
infatti la cosa scandalosa è che molti storcono il naso perché il PD, nonostante tutto, non è ancora abbastanza americano (compreso l'esimio Calabrese).
Bruno, personalmente odio il sistema politico americano (che hai ben descritto in due righe), ed adoro i rompiballe.
Il Partito Democratico non è che un monumento al nulla che avanza, l'altra faccia della casetta delle Libertà (dei padroni).
non capisco di che vi lamentate, il pd è la creazione di un partito moderato progressista, è il naturale sviluppo di una democrazia cristiana che ha governato nel bene e enl male l'italia di questo dopoguerra e di un pci che si è sciolto per eutanasia.Follini se diventa dirigente del pd lo fa perchè questi sposa la sua cultura e la sua visione politica. Io che penso che follini non c'entra con la sinistra moderata andrò altrove
Il problema della laicità va oltre quello che, normalmente, si crede.
La laicità dello stato, infatti, nasce dal relativismo ed il relativismo è il padre della democrazia.
Bisogna ripendere il discorso da dove è stato perso, smettere di illudersi del ritorno o della nascita dei "veri valori" (di destra o di sinitra) ed accettare il fatto che la società moderna, democratica, è fondata sui diritti dell'individuo, il rispetto delle minoranze, la capacità della maggioranza di decidere (nei limiti dei due punti precedenti) ma, sopratutto, sul fatto che negli ultimi due secoli si è capito che la verità non esiste, per dirla con nietzsche non esistono i fatti ma solo le opinioni oppure, con kant, che la cosa in se' è quantomeno non conoscibile.
La scienza moderna -assolutamente relativista- ha triturato per sempre tutti i "valori immortali" e si è capito, ad esempio, che la "morale" non è altro che l'insieme degli usi e costumi di un certo periodo..
Non la faccio lunga, quello che voglio dire che bisogna tornare a rialzare le bandiere (culturali) del relativismo e del pensiero liberale.
Perchè oltre a questo esiste solo oscurantismo, fascismo, leninismo e, insomma, orrore.
Dedalus, bisognerebbe anche dire qualcosa, ogni tanto...
anche capire quello che si dice, o no?
dedalus hai attinto a piene mani dai luogocomunismi per produrre quel pensiero?
voi due, insieme a lorenzo, fate un trio di pensatori profondissimi..dovreste costituire un club
Forza Dedalus: puoi fare di meglio se connetti anche il secondo neurone!! Lo so, ce la puoi fare!!
Vabbè, andiamo terra terra, così taluni ci arrivano:
tra ex comunisti ed ex democristiani, mischiateli come volete, non verrà mai un partito laico e moderno. E' matematicamente impossibile.
Ma io vorrei sapere che cosa diavolo vi aspettavate da un democristiano di merda come Prodi...
...ministro dell'Industria nel Governo ANDREOTTI del 1978.
ministro dell'Industria nel Governo ANDREOTTI del 1978
appunto...!!!
E qui c'è gente che lo ha accolto come il salvatore; mi hanno tirato i pomodori marci quando inveivo contro quel prete mascherato da politico. Questi i risultati: siamo alla canna del gas.