Corritore accusa il Comune "Ha svenduto una miniera d´oro"
Il consigliere dell´Unione: l´Aem deve chiarire l´investimento
Chi ha comprato la società ha speso 32 milioni e guadagnerà sei o sette volte tanto gli interrogativi Negli ultimi mesi sono entrati nell´azionariato tre soci domiciliati in paradisi fiscali
di ETTORE LIVINI
Davide Corritore, consigliere della Lista Ferrante impegnato da mesi in una battaglia consiliare e giudiziaria sulla partita Metroweb, non ha dubbi. L´accordo per l´affitto della fibra ottica a Telecom è la prova lampante che la cessione della controllata Aem al fondo inglese Stirling capital è stata «una svendita».
E quali sarebbero i nuovi elementi a sostegno di questa tesi?
«Quando ho letto dell´intesa mi si sono drizzati i capelli in testa. Per tre motivi: in primo luogo mi sono ricordato delle parole del sindaco Moratti: "La fibra ottica non è più strategica" disse commentando la vendita di Metroweb proprio nelle ore in cui Telecom annunciava maxi investimenti su questa tecnologia. I 32 milioni con cui sono state valutate le azioni di Metroweb in questa operazione, poi, sono evidentemente una cifra bassa, visto che l´ex monopolio delle tlc paga 50 milioni per prenotare un piccolo spazio di questa rete e raggiungere le case dei milanesi. E accorgersi che Metroweb comincia a fare grandi affari appena uscita dalla sfera pubblica è un fatto che colpisce».
Terzo motivo?
«Perché, visto che tutte le grandi società di telecomunicazioni hanno bisogno di fibra, Metroweb non è stata offerta anche a loro?
C´è stata un´asta pubblica...
«In teoria sì, ma le carte non le ha viste nessuno. Ho chiesto all´Aem di mostramele e si sono rifiutati. Ho vinto al Tar e me le hanno negate di nuovo, soprattutto quelle relative alle procedure di cessione, ricorrendo al Consiglio di Stato. La settimana prossima ci saranno un´udienza e la sentenza su questo caso. E allora, se ci daranno ragione, sapremo davvero com´è andata l´asta Metroweb».
Lei da tempo, anche prima di Telecom, parla di svendita. Perché?
«Chi ha comprato la società ha speso 32 milioni e guadagnerà almeno sei-sette volte tanto».
Mica siamo al Superenalotto...
«È matematico: Metroweb in pochi anni - grazie solo ai contratti esistenti con Fastweb - cancellerà i suoi 200 milioni di debiti. E allora varrà almeno 230 milioni. Aem ha rinunciato in sostanza a un capital gain a tre cifre. Ma c´è di più».
Cosa?
«Chi ha comprato non ha sborsato una lira. Già il prezzo è basso, ma Aem ha garantito i soldi all´acquirente con un prestito obbligazionario e ha messo in pegno sue azioni a favore degli acquirenti. Tra l´altro non sappiamo nemmeno chi sono i padroni di questa Stirling. Conosciamo chi gestisce la società ma non chi ha messo i capitali. Tra l´altro negli ultimi mesi sono entrati nell´azionariato tre soci misteriosi domiciliati in paradisi fiscali. Il paradosso è che abbiamo un soggetto pubblico, l´Aem, che condivide l´operazione con entità "fantasma". C´è un problema di trasparenza e per questo ho molte perplessità».
Lei conosce la tesi di Aem: cedere Metroweb era necessario per concentrarsi sul core business e ridurre i debiti in vista delle nozze con Asm...
«Capisco ridurre i debiti, ma regalare 200 milioni... andiamo, grida vendetta. La stessa Moratti mi ha detto di aver saputo della vendita solo a operazione avvenuta. La fibra ottica, tra l´altro, sarebbe stata valorizzata dall´accordo con Brescia, che opera sulla banda larga con servizi molto avanzati».
E allora cosa ci sarebbe dietro l´operazione Metroweb?
«Di sicuro c´è la conferma della clamorosa incapacità di visione strategica dell´ex sindaco Gabriele Albertini e di Aem. Era l´investimento più intelligente degli ultimi tempi la vera eredità di Albertini, la rete di fibra più capillare e avanzata d´Europa. Un patrimonio pubblico che a mio parere non è stato difeso. Abbiamo scoperchiato le strade della città, ci sono stati i morti nei cantieri, i milanesi hanno sopportato per anni gli scavi e gli ingorghi. Per poi, alla fine, vedersi sfilare e svendere un gioiello di questo genere».
Metroweb, maxiaccordo con Telecom
di Ettore Livini
L´AEM ha messo i soldi (oltre duecento milioni di euro) necessari a cablare la città. I milanesi hanno sopportato con pazienza, per anni, marciapiedi trasformati in trincee e traffico impazzito. Ma oggi che si tratta di raccogliere i frutti degli investimenti pubblici nella fibra ottica meneghina, a passare all´incasso sono solo i nuovi (e un po´ misteriosi) soci privati di Metroweb. A soli sei mesi dalla cessione del gruppo da Aem al private equity Stirling, infatti, il business dei 230mila chilometri di rete a banda larga posati nel sottosuolo meneghino comincia a decollare. «Queste tecnologie sono superate e non più strategiche», aveva minimizzato, in ottobre, il sindaco Letizia Moratti, dando l´ok alla vendita (o alla svendita, come dice l´opposizione). I fatti sembrano darle torto: Metroweb ha firmato ieri un accordo quindicennale con Telecom Italia che affitterà un pezzo di rete per raggiungere oltre settantamila palazzi a Milano.
L´ex monopolio pagherà il servizio 50 milioni, una cifra superiore ai 32 milioni sborsati da Stirling & C. per acquistare la società. Un fatto destinato a riaccendere le polemiche – come puntualmente avvenuto – sull´addio forse un po´ frettoloso di Palazzo Marino e di Giuliano Zuccoli a questo piccolo gioiello hi-tech nato all´ombra della Madonnina.
La privatizzazione di Metroweb, confezionata nell´ultima fase della giunta Albertini, ha da sempre suscitato dubbi bipartisan. Soprattutto sulle modalità di vendita e sul prezzo pagato. «Per noi era una cifra congrua – ha commentato ieri Moreno Grassi, direttore finanziario del gruppo ed ex Fastweb come l´ad Alberto Trondoli – e se noi sappiamo valorizzarla è perché operiamo da sempre nelle telecomunicazioni e perché ci è sempre stato chiaro che la banda larga era uno strumento di forte sviluppo». Di soldi di tasca propria, però, i nuovi soci privati non ne hanno messi molti. Anzi la parte del leone l´hanno fatta, con un curioso ribaltone dei ruoli, proprio i venditori. Metroweb è stata comprata da una newco, la Burano spa, controllata al 23,53% da Aem e al 76,47% da Sccp fibre, holding lussemburghese partecipata da Stirling (74%), da Trondoli e Grassi ma anche da tre misteriose società offhsore (la 63 Charitable di Bermuda, Naikooks delle Isole Vergini e Merlin di Guernsey). Inglesi e soci privati hanno firmato un assegno di 24 milioni, girato ad Aem. Ma la stessa municipalizzata guidata da Zuccoli, per vendere un suo assett (e sgravarsi di 190 milioni di debiti) ha fatto di più. Pagando 8 milioni per la quota in Burano, impegnandone altri 24 per comprare bond Metroweb e dando generosamente in pegno le sue azioni per un finanziamento ai compratori.
Il piano degli inglesi – certificato da una relazione del senatore leghista Dario Fruscio – non prevede altri esborsi. Nell´arco di una decina di anni Metroweb (presieduta oggi da Guido Manca, consigliere di Forza Italia ed ex assessore alla sicurezza della giunta Albertini) genererà abbastanza utili per saldare i debiti. A maggior ragione dopo l´accordo con Telecom. I 32 milioni pagati, allora, sono tanti o pochi? L´opposizione non ha dubbi. Sono una cifra ridicola. E non solo alla luce dell´affare con Telecom. Nel 2003 la stessa Aem aveva pagato alla Fastweb di Silvio Scaglia e Francesco Micheli 34 milioni per il 33% della società.
Un altro giallo è il mistero che circonda la procedura d´asta. «Ci erano arrivate 20 offerte» ha sostenuto all´epoca il centrodestra. Davide Corritore (Lista Ferrante) ha chiesto da tempo di vedere le carte ufficiali. Senza successo. Ha fatto ricorso, ha vinto al Tar e ora attende a inizio giugno la sentenza del Consiglio di Stato. E forse allora i cittadini milanesi riusciranno a capire meglio chi ha vinto
Questo succede quando i politici vogliono fare i manager. E i disastri succedono anche quando avviene il contrario.
E' ormai una moda dannosa fare il salto della quaglia. In tutti i settori: mezze calzette televisive che fanno film, scrivono libri, diventano opinionisti (sic). Ma il più eclatante salto della quaglia è avvenuto in politica: dopo un oscuro palazzinaro brianzolo, oggi un mediocre ex-professore democristiano di economia fa il premier in Italia per la sinistra.
Circa Metroweb, vediamo le carte dopo il Consiglio di Stato, se non ci sono trane manovre nel bando vuol dire che si tratta di pura e semplice incompetenza. E sicuramente hanno in pectore la convinzione di aver fatto bene.
L'incompetenza sommata alla presunzione è una delle miscele più esplosive che si conoscano.
E questo e' niente rispetto ai disastri che ha commesso Penati.
Ma questo sito si e' occupato ampiamente di entrambe le vicende.
Chi si aggiudichera' il prossimo furto alla comunita' dei milanesi?
Scuole? Pensioni? Metropolitane? Ospedali? Grandi progetti immobiliari?
"Questo è niente"?
Posso ricordarle che la signora Moratti, forse scambiando Palazzo Marino per il parrucchiere, ha assunto a spese nostre legioni di dirigenti per un totale, se ben ricordo, di 42 milioni di euro, e che su queste assunzioni spensierate, che "non preoccupano" tale De Pasquale Fabrizio (FI), pende un ricorso, mi pare, di Basilio Rizzo alla Corte dei Conti.
Questo è niente?
Carmela Madaffari, allontanata da TRE Asl calabresi per presunte irregoalrità di bilancio e chiamata da Letizia Moratti a dirigere non so quale ufficio alla Famiglia per la modica somma di 217 mila e rotti euro l'anno, cioè l'equivalente dello stipendio di tre o quattro consulenti aziendali di buon livello, è niente?
E quando il premuroso consorte petroliere, adeguatamente supportato nella migliore tradizione dell'imprenditoria italiana da contirbuti pubblici sia nel contesto del decreto cosiddetto Cip6, sia in quello degli accordi Saras I, II e III, le ha "regalato Milano" e lei, felice come una bambina, ride, ride, ride; anche questo è niente?
Questa signora è stata Ministro dell'istruzione...
Zuccoli non è mica un politico. E' un "tecnico", per la precisione, è Direttore generale di falck Nastri, mica seghe...
Roma, 30 mag . (Adn Kronos) - "Senza banda larga si finirà in un collo di bottiglia" e "banda larga in Italia significa fibra ottica", un treno "su cui o si sale subito o si resta a terra". E' l'allarme del presidente dell'Autorità delle Comunicazioni Corrado Calabrò lanciato nel corso del VI Forum annuale delle Telecomunicazioni, organizzato dalla Business International all'Hotel Aldrovandi di Roma. Dopo i numeri a colori registrati negli ultimi anni dalle Tlc, il mercato ormai non cresce più. Davanti ad una platea di quasi soli uomini, il presidente dell'Agcom snocciola i numeri dell'età dell'oro, citando i dati della Commissione europea sull'incidenza dei servizi sull'economia moderna. "Il 50% degli incrementi di produttività dell'Unione europea tra 2000 e 2004 - afferma - è stato ottenuto dalle tecnologie dell'informazione e della comunicazione che hanno determinato un progressivo miglioramente dei servizi, accompagnato da una continua discesa dei prezzi. In Italia dal '98, momento della costituzione dell'Autorità, i prezzi dei servizi delle telecomunicazioni sono scesi del 18% a fronte di un aumento dell'inflazione di oltre 20%".
“un mediocre ex-professore democristiano di economia fa il premier in Italia per la sinistra”
Mediocre? Ossia: membro onorario della London School of Economics and Political Science (1989; membro onorario della Real Academia de Ciencias Morales y Politicas di Madrid (1997). Premio Schumpeter della Società Schumpeter di Vienna (1999).
Riconoscimenti accademici ad honorem: dall’Università di Madras, India (gennaio 1998), dall’Università di Sofia, Bulgaria (febbraio 1998), dall’Universitat Politecnica di Barcellona, Spagna (dicembre 1998), dalla Brown University, Providence, Rhode Island, Stati Uniti (maggio 1999), dall’Università di Michigan, Ann Arbor, Michigan, Stati Uniti (dicembre 1999), dall’Accademia di Studi economici, Bucarest, Romania (gennaio 2000), dall’Università Cattolica di Lovanio, Louvain-la-Neuve, Belgio (febbraio 2000), dall’Università di Malta (marzo 2000), dall’Università di Modena-Reggio Emilia, dall’Università di Ottawa, Canada, dall’Università di St. Gallen, Svizzera (Freedom Prize, 2000), dall’Università Kyung Hee, Seul, Corea (ottobre 2000), dall’Università di Pisa (ottobre 2001), dall’Università di Tirana, Albania (novembre 2001), dall’Instituto de Empresa di Madrid, Spagna (MBA Diploma, febbraio 2002), dall’Università di Oxford, Regno Unito (aprile 2002), dall’ Università di Pavia (medaglia d’oro per l’economia 2002), dall’Università di Skopje (febbraio 2003) e dall’Università di Tunisi (dottorato honoris causa, marzo 2003), dall’Università della Calabria (ottobre 2003), dall’Università di Torino (settembre 2004), dall’Università di Lublino (ottobre 2004).
Autore di pubblicazioni: Modello di sviluppo di un settore in rapida crescita: l’industria della ceramica per l’edilizia, Franco Angeli, Milano, 1966 - Concorrenza dinamica e potere di mercato. Politica industriale e fusioni d’impresa, Franco Angeli, Milano, 1967 - La diffusione dell’innovazione nell’industria italiana, Il Mulino, Bologna, 1973 - Sistema economico e sviluppo industriale in Italia, Il Mulino, Bologna, 1973 - Italy, in Big Business and the State: Changing Relations in Western Europe, ed. R. Vernon, Harvard University Press, Cambridge Mass., 1974 - Le trasformazioni dei modi di produrre e delle dimensioni delle imprese, in Quali imprese e quali uomini per la società degli anni ‘80, ed. C. Pastore, Milano, 1977 - Un diverso modello per uscire dalla crisi, in Industria in crisi: soluzione nazionale o europea?, ed. F. Grassini, Franco Angeli, Milano, 1978 - Italia in L’intervento pubblico nell’industria: Un’analisi comparata, ed. R. Vernon, Il Mulino, Bologna, 1978 - Per una riconversione e ristrutturazione dell’industria italiana, Il Mulino, Bologna, 1980 - La crisi delle partecipazioni statali: Conseguenze economiche di faticosi processi di decisione, L’Industria, n. 1, 1990 - La dimensione economica dei nuovi equilibri europei (discorso di inaugurazione dell’anno accademico 1989-90, Università di Bologna), L’Industria, n. 1, 1990 -C’è un posto per l’Italia fra i due apitalismi?, Il Mulino, n. 1, 1991 - Una crisi non solo politica: L’industria italiana a rischio, Il Mulino, n. 5, 1991 - Modello strategico per le privatizzazioni, Il Mulino, n. 5, 1992 - Il tempo delle scelte, Il Sole 24 Ore Libri, Milano, 1992 (II edizione 1995) - Privatizzazioni e sviluppo delle piccole e medie imprese: Due grandi occasioni per rifondare la politica industriale in Italia, in Rivista di politica economica, X (ottobre 1992), in collaborazione con Daniele de Giovanni - La società istruita. Perché il futuro italiano si gioca in class, Il Mulino, n. 2, 1993 - Istituzioni economiche, istituzioni politiche, Il Mulino, n. 6, 1995, in collaborazione con Franco Mosconi - Governare l’Italia, Manifesto per il cambiamento, Donzelli, Roma,1995 - L’Italia che vogliamo, Donzelli, Roma, 1995 - Il capitalismo ben temperato, Il Mulino, Bologna, 1995 - Economia e istituzioni nella società di fine secolo, in collaborazione con Franco Mosconi, in "Cambiamento delle istituzioni e nuovo sviluppo in Italia e in Europa", ed. P. Bianchi, supplemento alla rivista L’Industria, Il Mulino, Bologna, 1996 - Un’idea dell’Europa, Il Mulino, Bologna, 1999 (edizione inglese: "Europe as I see it", Blackwell/Polity, Oxford, 2000 – edizione spagnola "Una idea de Europa", Alianza Editorial, Madrid, 2000 – edizione rumena "O viziune asupra Europei", Plural, Bucarest, 2001– edizione serba "Moja Evropa", BMG, Belgrado, 2002 – edizione ucraina "ЗΑДУМ ОБ’ЄДНΑΗОЇ ЄВΡОПИ", KIC, Kiev, 2002) - Insieme, con Flavia Franzoni, San Paolo, 2005 - Ci sarà un’Italia – Dialogo sulle elezioni, con Furio Colombo, Il Mulino, 2006.
"O viziune asupra Europei"
Ecco, questo è quello che mi interessava di più...mi interessava se Prodi fosse rimasto a Bucarest o a Tirana - dove, forse, gli avrebbero creduto - a ciarlare di michiate stratosferiche, invece di venire in Italia a fare il premier.
Se poi da un economista di questo rango ottengo l'aumento delle tasse in un momento di crescita zero, bhe: sticazzi...
Ma il tempo sarà gentiluomo.
Perché, Aleph, doveva comprare un van Gogh da Sotheby's e le servivano giusto quei sessanta, settanta milioni di argent-de-poche?