Berk*e*ley. :-)
(Clap, clap, clap.)
La spinta del Sessantotto era per me del tutto condivisibile. Purtroppo, da vari punti di vista, chi ha avuto diritti (la mano) si è preso tutto il braccio, ad esempio il sei politico e la maggior tolleranza (sacrosanta), unita all'abbandono dell'impostazione autoritaria (meno male!) hanno prodotto, purtroppo, un abbassamento del livello medio della scuola e del rispetto verso gli insegnanti. Oppure: il miglioramento delle condizioni dei lavoratori si è accompagnato alla corsa dell'inflazione, e anche dopo le rinunce alla scala mobile/le riforme successive le categorie si sentono a volte libere di tenere "in ostaggio" le altre parti sociali fino all'ottenimento di privilegi.
Con una diversa mentalità rispetto al "raschiamo il barile" della generazione del boom economico, e a livello puramente concettuale, il Sessantotto ha fatto molto bene al mondo. Il problema è rieducarci, per renderlo "sostenibile" ed avere un equilibrio tra le sue spinte "rivoluzionarie" e la controriforma Sarkoziana...
ma mi sono perso qualcosa?
c'è stato un attacco al '68?
e poi scusate tutti, ma a me sembra che si stia lanciando un attacco al futuro, non al passato.
a me importa molto di più il 2068 (calendario gregoriano), ad essere sincero.
come ho già detto altre volte ho personalmente un rapporto altamente conflittuale con il '68, pur rendendo merito al grande cambiamento che tale periodo contribuì nell'ambito dei diritti civili e lavorativi, ho sempre avuto difficoltà al confronto con gli exsessantottini, forse perchè la mia generazione si confrontò con il movimento del '77, più movimentista, meno inquadrabile in una disciplina di partito e meno supponente .
Ho sempre avuto l'impressione che coloro che ci avevano preceduto avevano la presunzione di ritenersi i detentori del sapere assoluto, di essere portatori della verità assoluta.
I ragazzi già ultraventenni si rivolgevano a noi con arroganza e aggressività verbale.
Gli stessi atteggiamenti li vedo tutt'ora in auge in molti dei dirigenti politici sulla cresta oggi, chiusero gli spazi allora e li chiudono ancora oggi, provate ad osservare l'età media di chi è al vertice delle istituzioni vedrete che sono tutti ultracinquantenni, pochissimi sono intorno ai 45/49enni , ci consideravano incapaci e ora le stesse accuse le rivolgono agli under 40, probabilmente si ritenevano migliori e più capaci e tali continuano a credere di essere.
Peccato non dicano che usciti dalla guerra, pochissimi erano in grado di reggere il sistema economico e industriale visto l'alto indice di analfabetismo delle generazioni precedenti sopravvissute a ben 2 conflitti, bastava poco per emergere, ma questo nessuno di loro l'ammetterà mai.
E' il loro limite, è la nostra condanna.
beh Sarko è gaullista e De Gaulle represse duramente il '68.
Carolina
"Dopo l'uscita di Sarkozy sembrano tutti fare a gara nel demonizzare o, comunque, esprimere valutazioni negative sul sessantotto."
E' l'effetto della corsa al revisionismo, in favore dell'abbandono delle vecchie ostilità e divisioni, per la costruzione di un uomo nuovo, inutile, inetto, silenzioso, ignorante, inconsapevole, plasmabile, utile al sistema e rispetto ad esso inoffensivo: l'estremista di centro.
Per un attimo ho avuto l'impressione che dietro a Dedalus si celasse Mario Capanna. Se non ricordo male nel libro -Formidabili quegl'anni- scrive(rivendica) le stesse cose.
Maria, Michel, meritate un applauso.
nooo..mario capanna no..
(è uno scemone)
il '68 ha rotto i coglioni, i sessantottini e' bene che inizino a pensare a difendere la loro fottuta pensione (che pesa sulle spalle di noi 20-30enni precari); del 1968 il peggio del peggio e' quel che vediamo tutti i giorni in strada, a scuola, sul lavoro, nelle professioni: pressapochismo, ipocrisia, violenza verbale (mai fisica, quello era il 1977), arroganza e tanta tanta ignoranza.
il 1968 spero verra' studiato come la prima rivoluzione (relativamente pacifica) che si e' imposta fallendo.
e' bastato aggiungere qualche posto a tavola, altro che pranzo di gala.
berja 20-30 enne?? ero sicuro fossi più vecchio!
X MARIA CASCELLA
Scusa maria io che sono dell'81 avrei bisogno di una delucidazione sul tuo "la mia generazione si confrontò con il movimento del '77"; di chi parliamo ? Dei punk? Non penso intendessi loro, siamo pur sempre italiani e non siamo stati molto toccati da quel fenomeno... anarchici?
spiegami sono molto curioso.
Dedalus non si smentisce mai: adesso Capanna è uno 'scemone', parolone complicato.
Capanna, nella storia della politica italiana, oltre ad avere il merito di avere fondato Democrazia Proletaria ed essere stato promotore dei primi movimenti verdi quando i verdi erano ancora persone serie (non i Pecoraro Scanio, per intenderci), ha sopratutto l'indiscusso ed indiscutibile primato di essere stato l'unico politico italiano a ritirarsi dalla politica non per sopraggiunta demenza senile ma semplicemente perchè si era reso conto di non avere più molto da dire e molto da fare in questa bolgia. Se cento-duecento dei nostri parlamentari prendessero esempio da lui, l'Italia sarebbe un luogo senz'altro migliore.
alessandro bertante ha scritto da poco un pamphlet contro il 68.
ma, a differenza del gollista francese, qui l'attacco viene da sinistra.
ho sentito l'autore intervistato e occorre dire che spiccava tra gli altri per analisi e lucidita'.
teniamolo d'occhio:
http://www.carmillaonline.com/archives/2007/05/002230.html
Berja, un po' meno qualunquista no? Adesso tutti i mali d'Italia vengono dal '68!!
E allora, Andreotti, Prodi, Berlusconi sono ex sessantottini?
L'ignoranza, poi, è una colpa dell'ignorante, non del periodo storico in cui si è formato: ti potrei presentare migliaia di ex-sessantottini altamente colti ed istruiti, migliaia profondamente ignoranti. Se il nostro sistema sociale, politico ed economico premia gli ignoranti non è colpa del '68 e di chi lo fece, piuttosto è colpa di chi governava allora e governa anocra oggi (la DC, per intenderci).
E' interessante però, Tonii, anche la risposta, sullo stesso sito, di Valerio Evangelisti
http://www.carmillaonline.com/archives/2007/05/002231.html#002231
Giusto per completezza...
prefe sei proprio un gagnetto allora, cmq ioposso riportare solo la mia esperienza personale e non sicuramente storica.
Nel '77 avevo 18 anni ed ero una liceale del sud, quello a cui ho assistito in forma diretta ed indiretta era un coacervo di situazioni il più delle volte ingestibili e secondo me pilotate.
Non a caso dal '77 venne fuori l'eversione nera e rossa, quando noi studenti facemmo le manifestazioni e i cortei contro la circolare scolastica Malfatti del dicembre 76, che ripristinava di fatto la baronia e la gerarchia universitaria con l'irrigidimento degli appelli d'esame, notammo l'infiltrazione già da subito di giovani ben più adulti di noi , che irrigidirono la protesta ingabbiandola in schemi ideologici e politici che noi liceali non riuscimmo nè a percepire nè a controllare.
Cominciarono gli scontri e le morti nei cortei, ho sempre avuto l'impressione che noi poco più che adolescenti fossimo considerati bassa manovalanza per foraggiare ben altri obiettivi.
Il partito di sinsitra di maggiore presa il PCI non capì cosa succedeva e si serrò nelle proprie fila esedi di partito, considera che noi eravamo i futuri disoccupati, cominciò la crisi industriale, e di fatto la retrocessione economica cominciò a dilagare, erano i tempi della forte inflazione e della crisi energetica.
Inoltre, il mdl, Movimento di Liberazione Della donna fu piano piano una frangia dell'organizzazione che mise in discussione i rapporti con il maschilismo imperante nelle organizzazioni partitiche e sociali, da angeli del focolare, divenute angeli del ciclostile, molte ragazze mie coetanee si resero conto di essere solo le comparse del movimento e cominciarono a rivendicare visibilità ed autonomia decisionale.
La risposta fu una frattura di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze, piuttosto che accogliere tali istanze si spaccarono i movimenti, Lotta Continua si dice che affondò proprio per colpa delle donne partecipanti.
Io penso che rappresentammo una generazione schiacciata tra i padri (DC_ PCI) e i fratelli maggiori, era un movimento poco più che adolescenziale che finì per trovarsi ad un bivio, per semplificare eversione o ritornare al privato assecondando di fatto la scelta di vita borghese.
Molti andarono a riempire le fila di sette e congregazioni religiose, altri finirono col diventare porta-borse dei più fortunati predecessori, altri ancora nelle file del terrorismo oppure vittime della droga.
Penso che una bella analisi delle due generazioni servirebbe davvero a capire e gestire l'attuale ingestibilità della politica italiana.
Avrei molto da dire sul '68 e soprattutto sugli anni '70, che ho respirato a pieni polmoni in una Milano difficile e pericolosa.
Ma me ne sto zitto, rischio di prenderemi del vecchio rincoglionito.
Non mi va però di leggere cose strampalate su Mario Capanna, come se fosse un eroe del '68.
Capanna era tra i boss del 7° Katanga, gente tosta e incazzata, in manifestazione passavano a noi pischelli liceali i sampietrini scheggiati per tirarli ai celerini. Giravano con il casco e il fazzoletto in faccia per non farsi riconoscere. Sicuramente Capanna ha molto contribuito allo sviluppo del movimento studentesco, ma alla fine di tutto, dopo diversi anni, si è scoperto che viveva a Milano in zona Piazza della Scala in un appartamento di 200 mq a 200.000 lire al mese, quando per 70 mq a Quarto Oggiaro si pagavano già 700.000 lire.
Calma ragazzi, è un attimo nascere rivoluzionari e morire reazionari...
prefe la tua ignoranza e' rivoltante
ed il '68,sono arrivato a questa conclusione dopo anni ed anni di profonda analisi,ha difatto minato le basi culturali di un paese giovane e vitale
come disse montanelli (iamo arrivati a citare pure lui tanto e' la nostra attuale miseranda situazione) gli italiani male si integrano con modernità e progresso,siamo antichi ...diciamo classici
Un fatto è che i sessantottini bisognava ammazzarli da piccoli.
Prima che crescessero, invecchiassero e occupassero il potere che volevano abbattere. Ottimi esempi sono tutti i personaggi giustamente pelati e con l'ulcera dei libri di Benni.
Per rimediare alla vergogna di essersi venduti e di sguazzare nella melma devono schizzarla dappertutto e sporcare tutto quello che gli passa vicino.
Vedi Ferrara, Mieli, Liguori e lo schifo più schifo che oggi guida il nostro bel paese.
"prefe la tua ignoranza e' rivoltante"
Sicuramente meno di tua morosa / moglie!
Così, giusto per farti capire quanto sia utile parlare per il cazzo. Ho detto di sapere ? no ! ho chiesto una cosa. Sai com'è , sono giovane (io) e alcune cose non le conosco bene...altre, e te lo dico con una discreta sicurezza, le conosco molto meglio di te..e in queste possiamo mettercene sicuramente di politica contemporanea e non , ma anche così tante altre che le 5 ore che mi rimangono da lavorare non basterebbero a descrivere.
Questa mia risposta potrà sembrarti eccessiva, ma dal mio punto di vista è tanto eccessiva quanto era (ed è) inutile la tua intromissione in un discorso in cui, correggimi se sbaglio, c'entri come la dissenteria con i maccheroni.
Cheers
Maria tornando al discorso (scusa la parentesi di cattivo gusto) ... grazie mille sei sempre molto esaustiva nelle tue risposte!
Gagnetto? piccolo vuol dire?...mai sentito...
espressione piemontese, in pugliese u' mninn.
P.s. volevo dirti un'altra differenza tra i due movimenti, mentre il '68 nacque come un movimento internazionale, uccisione del Che, guerra del Vietnam e la nascita dei movimenti pacifisti , antisegregazionisti caratterizzati dalle marce dei neri americani che sfociarono con l'assassinio di martin luther king, in Italia fu poi usata diversamente questa nuova ventata giovanile, forse poichè s'incastrò nella guerra fredda dei due blocchi URSS_USA e li furono cavoli amari per tutti.
Calma ragazzi, è un attimo nascere rivoluzionari e morire reazionari...
che e' un autoritratto?
Rino Gaetano cantava: "partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri"
(lunga vita, eh)
Berja, un po' meno qualunquista no? Adesso tutti i mali d'Italia vengono dal '68!!
no, assolutamente, solo vi invito a non bervi le celebrazioni, i "signora mia!", i "si stava meglio una volta", i "meravigliosi quegli anni" etc etc.
provo a mostrare l'altra faccia della medaglia.
avrei potuto parlare anche dei dirigenti di LC, tutti ben sistemati; dei dirigenti di potop, molti ancora sulla breccia in un modo o nell'altro; etc etc.
Aleph si e' a modo suo arreso al Grande Inquisitore
(a torto?)
Noto un notevole rancore verso quegli anni (o gli esponenti degli stessi ancora in circolo). Scopro anche anche che un certo signore è dell' 81 (avrei pensato del '28). Che dire?
Fu un movimento mondiale di grande importanza, che non può essere liquidato col fatto che sofri è spocchioso e cazzate del genere. In Italia sembrò spazzare per sempre un paese piccolo borghese, di usi contadini e schiacciato dal moralismo cattolico (tutte cose, ahimè, di ritorno). Ci aprì al mondo ed alla modernità. Ma come dice qualcuno: .."gli italiani male si integrano con modernità e progresso,siamo antichi ...diciamo classici" e per classici, suppongo, intenda, con ironia, arretrati.
Infatti l'odio che emerge nei confronti dell'epoca in questione mi pare molto simile da quell'odio per la modernità che si respira nelle parrocchie e nelle sezioni leniniste..l'idea di un paese più libero, dove si respira ed ognuno vive come gli pare, beh, per alcuni appare insopportabile.
Quanto a capanna: fu leader iniziale del movimento, poi lo guidò a diventare un piccolo gruppo stalinista (ufficialmente stalinista); infine l'ho visto in televisione che si autoincensava e parlava di allevamenti di api..e boiate del genere.
E poi, ragazzi miei, bastano sgt. pepper , surrealistic pillow e il primo dei doors a mettere a tacere tutte le cazzate che dite.
l'idea di un paese più libero, dove si respira ed ognuno vive come gli pare, beh, per alcuni appare insopportabile.
mentre tu ti bei, da beota qual sei, nella tua atarassia forse non arrivi a capire che in molti vorrebbero anche piu' liberta', anzi direttamente quella che i benpensanti come te direbbero "licenza".
e riservati queste stronzate da vecchietto arzillo per le cene in piedi da terrazza romana.
affanculo i reduci, affanculo i "come eravamo".
mangiato pesante oggi, eh?
dedalus pensavi che io fossi vecchio? perchè?
vecchio é chi il vecchio fa
simon&garfunkel
(o era rita franclin?)
figghioli, futtitivi vijauci ie 'u sessantottu, ca jo aju chiffàri pi sabbari 'u culu d'i figghitti mei
"e riservati queste stronzate da vecchietto arzillo per le cene in piedi da terrazza romana"
ragazzi se le fate a casa di rotafixa pretendo di essere invitato
@dedalus:
ancora rido del post fasciti sulla grondaia che tanto turbano le notti di lorenzo
questo tread ha qualcosa di vagamente surreale... ;-)
dedalus a me pare che tu confonda il ragionamento, una cosa è il '68 nato su base internazionale, movimenti pacifisti, no alla guerra in vietnam, no al segregazionismo nero, il femminismo e la liberalizzazione sessuale, il tutto ebbe un suo palcoscenico planetario il concerto del 15 agosto 1969 a WOODSTOCK.
L'Italia naturalmete non rimase immune da quest'ondata che dilagò in tutto il mondo , i giovani italiani furono naturalmente coinvolti, perciò non è in discussione quanto di buono mise in moto quel movimento, ma la specificità tutta italiana è che poi diventò altro, negli anni e nel '77 in particolare, quel movimento fu frammentato da parte di organizzazioni ben diverse e legate a ben altri movimenti di cui ancora oggi non sappiamo molto e su cui c'è il mistero più fitto.
Penso che il ramamrico per una rivoluzione sociale non riuscita e il conseguente rientro nell'alveo della vita privata, perciò tradizionalista, del disimpegno di oggi, sia dovuta ai fatti successi dopo e di cui chi sa ancora non dice molto, chi furono gli infiltrati sobillati e finanziati dai servizi segreti, chi lavorò per deviare il movimento studentesco verso l'eversione, chi si attivò per le tante stragi, la violenza richiamò violenza, e i giovani prontamente furono richiamati al sicuro dalle e nelle famiglie, fare attivismo politico diventò una bestemmia, una brutta parola di cui vergognarsi a meno che non essere ai margini della società o coptati all'interno dei partiti ad essere i galoppini di tizio e caio, addirittura i consiglieri personali o i portavoce.
dunque non si tratta di nutrire un'antipatia per tizio o caio, per la loro presunta o reale carriera successiva a quegli eventi, ma perchè in quella scelta si concretizzò il tradimento del movimento , chi potè corse a pararsi il sedere e a sistemarsi, chi non potè finì nei modi che oggi conosciamo.
Più che di tradimento della lotta di classe, perchè quella è l'economia che ne decide le sorti, qui si parla di tradimento di valori, di etica e di lealtà verso coloro che ci avevano creduto e ci hanno rimesso tutto, vita compresa.
Ecco perchè oggi è difficile credere ad occhi chiusi ad uno qualsiasi dei politici risalenti a quella generazione, la domanda che sento fare spesso è se furono capaci di riciclarsi ieri, di svendersi per una carica, per 4 soldi, non sono pronti a rifarlo oggi?
per gli appassionati del tema riporto una bellissima intervista fatta a Smith: "Alì e Jordan clown dei bianchi"
di EMANUELA AUDISIO
la Repubblica, 15 ottobre 1998 :
Voleva sfondare il mondo, adesso sfonda la ciccia dell'America giovane e obesa. Sta nei poster, sta nella memoria, sta nella storia. Come la foto del Che con il sigaro in bocca, come il miliziano di Capa, come la bimba vietnamita che corre bruciata dal napalm. Lui è quello che trent'anni fa a Città del Messico alzò il pugno nero, lui è quello che portò sul podio dello sport il Black Power, lui è quello che ascoltò l'inno americano senza scarpe, in calze nere, con la testa bassa. Come a dire: non è il mio, non lo riconosco. Lui è tutto quello che ha bruciato e infiammato un'epoca. Lui, Tommie Smith, adesso è qui. Il suo metro e 95 svetta in una palestra dove gli studenti sono più larghi che alti, dove nessuno ha le sue gambe lunghissime e magrissime da scultura africana
il seguito potete leggerlo qui http://www.media68.net/ita/press/press83.htm
è un sito molto bello e ricco d'informazioni, creato nel 1998 in occasione dei trentanni di quel bellissimo periodo ci sono anche molte interviste, commenti non solo di coloro che a quel periodo parteciparono, ma anche di chi come me per età non lo visse direttamente ma sicuramente ne subì l'influenza.
http://www.media68.net/ita/core.htm
"dedalus a me pare che tu confonda il ragionamento, una cosa è il '68 nato su base internazionale, movimenti pacifisti, no alla guerra in vietnam, no al segregazionismo nero, il femminismo e la liberalizzazione sessuale, il tutto ebbe un suo palcoscenico planetario il concerto del 15 agosto 1969 a WOODSTOCK.
L'Italia naturalmete non rimase immune da quest'ondata che dilagò in tutto il mondo , i giovani italiani furono naturalmente coinvolti, perciò non è in discussione quanto di buono mise in moto quel movimento, ma la specificità tutta italiana è che poi diventò altro.."
Rileggiti il testo iniziale, questo diceva.
Ma metteva a fuoco anche l'effetto modernizzatore (che è stato indiscutibile) avuto anche sulla società italiana.
Dove, appunto, la deriva oscurantista (leninista) è nata dalla commistione tra l'estremismo sessantottino e gruppi provenienti vecchio pci, quelli che pensavano che la resistenza fosse stata una rivoluzione mancata.
Ma che gli anni tra il 66 ed il 70 siano stati liberatori non c'è nessun dubbio..
ma qui è la tuaparte monca dedalus, non puoi caricare sulle spalle della sinistra la deriva di quel movimento, è come mettere da parte l'eversione nero e lo stragismo di stato che di comunista aveva ben poco, penso che la deriva non sia oggettivamente ascrivibile al vecchio pci, anzi ne furono le prime vittime.
Facendo questo discorso tu assolvi in toto le responsabilità individuali di chi in quegli anni sfruttò la situazione stando in una posizione privilegiata per subito dopo incassare tutti i favori possibili ed immaginabili compresi i relativi interessi, ma questo non puoi ascriverlo solo ai militanti di sinistra.
E' un revisionismo solo di parte e non storicizzato.
E chi nega che ci sia stato lo stragismo nero?
Ma il movimento non deviò per quello; ma perchè finì riassorbito nella tradizione dell'estremismo classico della sinistra italiana (quella di "quaderni rossi" e "piacentini").
dedalus poco più in alto è apparso solo ora il link di un sito in cui sono raccolte più voci su quel periodo, l'ho postato stamattina ma è venuto fuori solo ora per via del spam.
Secondo me è utile darci un'acchiata
maria scrive: "l'eversione nero e lo stragismo di stato"
dedalus risponde: "E chi nega che ci sia stato lo stragismo nero?"
il punto e' tutto qui: c'e' ancora in giro chi crede che le stragi le facessero i "fascisti", i "servizi segreti deviati" (deviati da che?) e similaria.
maria ha ragione da vendere: lo stragismo in italia, le bombe e i morti a casaccio furono di stato. programmate, eseguite e insabbiate (a costo di molti altri morti) rigorosamente dalla struttura statale. magari anche alla fine dalla solita manovalanza ordinovista. ma quelli erano solo i soliti cani fascisti che obbediscono al padrone.
contro il movimento del 68 si mossero tutti, dal corsera contro onda verde e mondo beat ai politici democristiani che ordinavano le stragi assieme ai politici delle amministrazioni americane.
questa e' la storia.
la risposta del movimento fu il frammentarsi nel gruppettismo ideologico piu' estremo, farsi infiltrare, seguire le sirene dello scontro diretto con lo stato e alla fine una bella coltre di eroina.
alcuni percorsi individuali, alcuni elementi proseguirno per anni in pratiche eccellenti. si pensi alla controinchiesta su piazza fontana, capolavoro del giornalismo dal basso.
ma mentre il mondo allora era davvero bacchettone, ora sentiamo gente come ferrara (che un tempo conduceva una trasmissione porno, ricordate?) che incensa i (dis)valori cattolici del papa (ex)nazista omofobo e pro-pedofilo.
adesso la reazione non ha nemmeno la scusante di essere quello che e' per convinzione. lo e' solo per convenienza economica.
liberarsene con una scoreggia dovrebbe essere facile. ma non lo e' perche' oramai lo stato ha sviluppato ottimi anticorpi.
o no?
liberarsene con una scoreggia dovrebbe essere facile. ma non lo e' perche' oramai lo stato ha sviluppato ottimi anticorpi.
direi piuttosto che lo stato non ha più bisogno di impegnarsi, non tanto per la sua capacità di sviluppare anticorpi, ma perché il popolo ha perso la voglia di combattere per la verità..., semplicemente perché non gli frega nulla di nulla..., anche perchè magari in tv c'è miss itaGlia, vuoi mettere...???
persino i pochi giornalisti che ancora cercano la verità, sono osteggiati e chiamati giustizialisti o fascisti e tutto questo nel silenzio più assordante...
maledetta p2...
Cerchiamo di fare ordine..
ferrara, che all'epoca conoscevo, non era sessantottino; ma della fgci. Importante: era schierato -come farà sempre in seguito- con un partito o una capo "forte".
Stragi di stato. Sicuramente i servizi manovrarono alcuni gruppi fascisti, nella logica della guerra fredda. La stessa logica -peraltro- che animava quella parte di vecchia sinistra leninista e resistenziale che contaminò il "movimento".
Le br, per il classico intreccio italiano, furono una sorta sintesi suprema di quei due mondi.
Piovevano soldi (e armi) dagli USA e da Mosca. Nonchè da certi curiosi rapporti con l'OLP.
Vogliamo chiamarle convergenze parallele?
Ma tutto questo non modifica quello che rappresentò, nel mondo e nel nostro paese, la rivolta studentesca di fine anni sessanta. E si trattò di grande movimento liberatorio, che aprì le finestre e mandò quella puzza stantia di minestra di broccoli che esalava da un paese contadino e democristiano.
Ma quella puzza non è morta. Torna, a destra, con ferrara ed i teocon..ma torna anche a sinistra; una sinistra che è stata e rimane profondamente avversa alla modernità, all'europa, alla scienza.
Bouvè -in fin dei conti- non è molto diverso da heider.
Bouvè -in fin dei conti- non è molto diverso da heider
strano punto di vista.
dedalus giuliana ferrara non fu sessantottino?
ma lo sai che fu fotografato a 17 anni mentre lanciava sassi cintro i poliziotti a Valle Giulia?
Pasolini scrisse una sua famosa lettera per l'aoccasione
Ti metto qui una sua intervista affiancata dalla risposta di Enzo Sicililiano, ti servirà forse a farti un quadro più preciso,così che considerazione aveva non solo di Pasolini ma anche della generazione venuta dopo , nel '77 avevamo la sua stessa età del suo battesimo del lancio delle pietre, ci chiama "straccioni" e poi ci si stupisce della nostra diffidenza verso quella creme:
".Pier Paolo Pasolini
L'ideologia
.
Pasolini e il '68
Trent'anni dopo: un commento di Giuliano Ferrara...
... e la risposta di Enzo Siciliano
GIULIANO FERRARA
"Pier Paolo Pasolini come fu astuto..."
di L. V.
La Repubblica, 1 marzo 1998
Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, nel marzo del 1968 aveva diciassette anni. Era iscritto al secondo liceo classico e la mattina di Valle Giulia, con altri compagni di scuola, aveva partecipato al corteo di protesta contro la polizia che presidiava l'università di Roma.
"No, nessuna nostalgia. E nessuna lettura particolare di quegli avvenimenti. Niente di tutto quello che riguarda il '68 ha il valore che gli si è poi attribuito in occasione del decennale, del ventennale, del trentennale e, ne sono certo, anche di quello che si dirà nel quarantennale. Certo Valle Giulia rappresentò un fatto nuovo. Ricordo, all'inizio, il tiro di qualche uovo e, forse, di qualche sasso. Poi le cariche della polizia. E la nostra reazione. Era la prima volta.
"Gli edili e i contadini, è vero, si scontravano con la polizia da vent'anni. Ma gli studenti introducevano nella politica un improvviso elemento di radicalizzazione. La politica abbandonava l'andamento tranquillo del tempo di pace, per prenderne uno simile a quello della guerra.
"La stessa presa di posizione di Pasolini, del resto, non nasceva da un sentimento di solidarietà con i poliziotti. In quella condanna degli studenti non c'era nessuna poetica. Pasolini, semplicemente, aveva visto quel che succedeva in Francia dove i giovani davano delle vecchie barbe all'intellighentia di sinistra. E, in modo astuto, cercava di contrastare una generazione ambiziosa che gli avrebbe tolto spazio.
"Al di là di Valle Giulia quel movimento non può essere spiegato con una visione da intellettuali di provincia, angusta e molto poco internazionale. Il Sessantotto era un fenomeno che coinvolgeva tutto il mondo, da Roma a Berlino, da San Francisco a Madrid: la manifestazione di una nuova classe dirigente che si sentiva stretta nei vecchi panni. Eravamo i primi della classe; mica, sia detto senza offesa, come gli straccioni del '77".
www.media68.com
febbraio 1998
* * *
ENZO SICILIANO
Pasolini e il '68 di Ferrara
La Repubblica, 2 marzo 1998
Interrogato sul '68, sugli scontri di Valle Giulia fra studenti e polizia, Giuliano Ferrara ha ricordato non solo se stesso ("eravamo i primi della classe"), ha ricordato anche Pasolini e la sua poesia contro gli studenti.
"La presa di posizione di Pasolini non nasceva da un sentimento di solidarietà con i poliziotti": Pasolini, secondo Ferrara, "semplicemente" avrebbe cercato di contrastare "una generazione ambiziosa che gli avrebbe tolto spazio". Un atto di "furbizia" quello di Pasolini, o di resistenza, da "intellettuali di provincia", contro l'emergere di "una nuova classe dirigente".
Mah! Non sto qui a difendere Pasolini. Non credo abbia bisogno di difesa. Mi domando che "primo della classe" è stato Ferrara. Che lo sia stato, è vero: posso testimoniarlo perché lo conosco da allora, e aveva diciassette anni. Ma credo, come è giusto, che la storia di una persona complichi o cancelli certe sue qualità originarie.
Se Giuliano era un primo della classe, non era un secchione: era uno che appunto andava a Valle Giulia per fare a botte, avendo magari chiara in mente una pagina della "Repubblica" di Platone. Poteva anche conoscere le assurde tesi di Stalin sulla linguistica e tenerle per buone. I comunisti italiani di quel tempo, anche i giovani comunisti, erano in parte così.
Erano comunisti, come scrisse Pasolini, "in modesto doppiopetto, bocciofili, amanti della litote".
Ecco, è vero, non si può dire che Giuliano amasse la litote o la logica attenuativa: questo scarto l'aveva già compiuto. E si sentiva, oltre che "primo della classe", "classe dirigente". Per questo andò a Valle Giulia. Benissimo. Lo stesso Pasolini l'avrebbe sottolineato con partecipazione: benissimo.
Ma il nostro primo della classe oggi scalcia: butta Pasolini nella spazzatura, gli dà del provinciale, e lo giudica con il metro di giudizio che è suo, proprio il suo di ora, e che lo diversifica dall'immagine di un ragazzo andato liberamente a Valle Giulia per una dimostrazione da tenersi sulla scalinata della romana Facoltà di Architettura.
Pasolini, alla luce di questa ottica, ne esce fuori come un furbastro o un malandrino: uno che "semplicemente" mette a ferro e fuoco il giornalismo e le lettere italiane difendendo i poliziotti, "figli dei poveri", contro gli studenti, "figli di papà" perché temeva che questi ultimi gli rubassero "spazio".
Il "primo della classe" diciassettenne, che aveva Platone o la Politica di Aristotele in mente, passati gli anni - dopo un transito in Germania, compiuto per raffinarvi da vero borghese la propria informazione filosofica - ormai non vede il mondo se non con le lenti delle furberie di piccolo cabotaggio o delle malandrinate teorizzate alcuni mesi fa. Il malandrinaggio come chiave interpretativa della storia, degli uomini, della cultura.
È servita solo a questo quella generosa, fatidica battaglia combattuta a Valle Giulia una mattina di marzo del '68 con tanto dispendio di orgoglio e buona fede? A questo si sono ridotti quei "primi della classe", quella "classe dirigente" in erba che aveva in animo di mutare politica e morale di un paese intero lanciando sassi contro le camionette della Celere?
So che gli interrogativi retorici servono a poco, ma è possibile che Ferrara deliberatamente ignori il ragionamento di Pasolini nella sua interezza, composto cioè da "Appunti in versi per una poesia in prosa seguiti da una "Apologia""?
I primi della classe possono essere scavezzacolli, ma pignoli debbono esserlo, pignoli fino allo spasimo.
Comunque, cerco di riassumere quel ragionamento, anche con qualche citazione dall'"Apologia". Pasolini ha voluto deliberatamente provocare gli studenti di allora, "l'ultima generazione degli operai e dei contadini". Pasolini temeva con ragione l'"entropia borghese" ("la borghesia sta diventando la condizione umana"); e aggiungeva che "chi è nato in questa entropia, non può in nessun modo, metafisicamente, esserne fuori". Di qui la provocazione ai giovani, proprio agli studenti ("in che altro modo mettermi in rapporto con loro, se non così?").
E, questa provocazione, che effetti avrebbe dovuto ottenere? Spingerli a liberarsi - "al di fuori così della sociologia come dei classici del marxismo" - del loro essere piccoli borghesi, a diventare "intellettuali", a usare in senso critico, non più ideologico o cristallizzante, la propria intelligenza. A liquidare il cinismo metodico del piccolo borghese, per cui tutto è visto come spicciolo pragmatismo, malandrinata, spazzatura.
Ahimè, il primo della classe Giuliano Ferrara questo strappo, pur con tutti i libri che ha letto, la litote cancellata e il vissuto che ha alle spalle, non l'ha compiuto. Anzi, il non averlo compiuto lo ha tradotto in un valore, per cui ritiene suo diritto giudicare ogni altra esperienza secondo il cinismo e la malandrineria che quel giorno a Valle Giulia avrebbe dovuto calpestare, mai più coltivare, prigioniero ancora di una ontologia da cui il "provinciale" Pasolini lo provocava a liberarsi.
Il tutto dimostra che ferrara lanciò un sanpietrino, non che non fosse iscritto alla fgci.
La polemica di pasolini è nota; tutto sommato -però- pasolini finisce col difendere l'italia contadina ed arretrata del trentennio diccì..vero: non è esattamente questo quello che vuo dire, ma il risultato sì.
bel contributo di maria
@dedalus
Evidentemente pasolini scorgeva in nuce la deriva borghese di tale movimento,schierandosi apertamente con l'italia magari arretrata ma proletaria,dc in buona parte ma anche fieramente comunista dall'altra
Pongo un quesito per uscire dalla palude di chi ha rinnegato e chi no certi valori:
Come sarebbe oggi l'italia se non ci fosse stato il 68? parlo del 68 italiano,della deriva inutile della lotta armata e delle rendite di posizione di cui molti hanno goduto