Il governo e le oscurità della vicenda Gdf
I DUBBI DI UN CASO MOLTO SPECIALE
di Angelo Panebianco
Nonostante la speranza di Romano Prodi, il caso Visco non è chiuso. Lo sarebbe forse se il governo godesse di buona salute. È in realtà in un' atmosfera da ultimi giorni di Pompei che il governo si appresta a fronteggiare il voto previsto per domani, al Senato, sullo scontro fra Vincenzo Visco e l'ex comandante della Guardia di finanza Roberto Speciale. La mancanza di trasparenza che ha fin qui caratterizzato la vicenda alimenta le più diverse voci, e anche ogni tipo di ricostruzione complottarda.
Checché se ne dica, il regime democratico è, come ogni altro regime politico, oligarchico e opaco nel funzionamento quotidiano delle sue istituzioni. La differenza con altri regimi sta solo nel fatto (importantissimo) che i comuni mortali dispongono di alcuni strumenti per invocare, di tanto in tanto, chiarezza e trasparenza su qualche particolare vicenda. Nel caso Visco-Speciale, le oscurità, i passaggi incomprensibili, il non detto, sembrano davvero tanti.
E il governo ne porta la responsabilità. L'affaire esplode perché il viceministro Visco vuole imporre ai vertici del Corpo il coinvolgimento in un giro di trasferimenti di quattro ufficiali della Guardia di finanza, già impegnati in delicatissime inchieste. Nella storia della Repubblica, a quanto se ne sa, non ci sono precedenti e anche se la cosa fosse in sé legalmente ineccepibile è un fatto che il viceministro avrebbe comunque dovuto addurre serie ragioni per quella richiesta di trasferimento, ragioni che a tutt'oggi non si conoscono. Poi, quando il caso esplode, la crisi viene affrontata nel modo più contorto possibile: il generale Speciale, entrato in conflitto con Visco, rifiuta di dimettersi e viene rimosso da un Consiglio dei ministri (in cui però i ministri assenti spiccano più dei presenti) senza che della rimozione venga data una motivazione ufficiale. Per giunta, la rimozione viene accompagnata da un trasferimento (rifiutato dal generale) alla Corte dei conti. Se non che, un generale rimosso dal suo incarico in quanto colpevole di qualcosa non lo si trasferisce in un'altra importante istituzione. Contemporaneamente, viene ritirata la delega sulla Guardia di finanza al viceministro Visco. Ma se Visco, come il governo sostiene, ha tenuto, nella vicenda, una condotta impeccabile, come mai gli è stata ritirata la delega? Queste mosse contorte, lo sappiamo, sono il frutto di un compromesso che ha consentito al governo di ricompattare (formalmente) una maggioranza che si stava sgretolando. Come si può pensare, però, che l'opinione pubblica non resti disorientata? Tanto più quando si accorge che le stesse difese di Visco da parte di molti esponenti della maggioranza sembrano più atti dovuti che convinti sostegni all'operato del viceministro?
In aula il governo dovrà dare circostanziate spiegazioni. E sarà un passaggio delicato. Forse, non lo sarebbe se lo scollamento fra governo e Paese non fosse ormai così forte e se non ci fossero, per l'esecutivo, tante altre minacce in vista (il secondo turno delle amministrative, l'ormai incombente visita di Bush). Per il bene della Repubblica italiana ci auguriamo fortemente che il governo non cada proprio su una questione istituzionalmente cruciale come i rapporti con i corpi dello Stato. E che, se nuovi equilibri politici dovranno subentrare ai vecchi ormai logorati, ciò accada in virtù della maturazione di idee condivise dai principali partiti sugli sbocchi del dopo- Prodi, non per un incidente parlamentare su un tema così delicato per la vita della democrazia.
Non preoccuparti, tanto tra qualche giorno verrà il turno del colpo alla botte, e si ritornerà tutti al nostro consueto disaccordo... ^_^
Consolati, se Mastella è ministro della giustizia si può anche essere d'accordo con Panebianco una volta...gradisci un antiemetico?
è la tipica situazione in cui, pur di non dover assumere una posizione, la classe dei nostri politici accetta di fare due torti...
invece che chiedere chiarezza ai protagonisti, che d'altro canto si confronterebbero muro a muro proclamando le proprie migliori intenzioni, dichiarando di agire nell'interesse della collettività e chiedendo sia rinnovata la fiducia nella loro onestà, si preferisce fare come le assicurazioni, che addossano parte della colpa ad entrambe le parti per ridurre i loro costi...
se così facendo si pensionassero entrambi i coinvolti si farebbe loro un danno, ma almeno si potrebbe far crescere qualche nuova figura di amministratore pubblico, invece così, ovvero "promuovendoli ad altro incarico" non si riesce ad appurare come in realtà siano andati i fatti e si perpetua una classe dirigente inaffidabile, come con le compagnie assicurative... non ti coprono al momento del danno e ti aumentano i costi l'anno successivo...
paolo
"è la tipica situazione in cui, pur di non dover assumere una posizione, la classe dei nostri politici accetta di fare due torti..."
Secondo me è la tipica situazione che accade quando al governo hai dei politici incapaci e interessati solo alla propia poltrona.