Da Norimberga la neutralità storica è sotto sfratto
Che cos'è stato il lungo trentennio 1915-1945? Secondo Enzo Traverso (A ferro e fuoco. La guerra civile europea 1914-1945, il Mulino, 274 p., € 23,00) quel trentennio si costruisce come una guerra civile caratterizzata da tre momenti: la Rivoluzione russa nel 1917 e che si prolunga fino alla metà degli anni '20; la guerra civile spagnola nel triennio 1936-1939; infine la seconda mondiale.
Il periodo che si inaugura col 1917 implica la sfida sociale e politica trasversale in ogni paese. La Terza internazionale (marzo 1919) nasce sulla base di questa convinzione, ovvero che il processo rivoluzionario è il risultato e l'effetto della guerra civile, meglio del disincanto rispetto alla propaganda dell'idea di nazione.
E' un primo passaggio che ritorno in tutti i fenomeni insurrezionali e rivoluzionari del ciclo che si chiude definitivamente a metà degli anni '20 (dopo le sconfitte dei rivoluzionari in Germania, Italia, Ungheria, Austria).
Quel paradigma si ripresenta a metà degli anni '30 in Spagna, una guerra che è la sintesi di molti conflitti: culturale tra modernità e conservatorismo; nazionale tra stato-centro e affermazione delle autonomie; di classe tra contadini e proletari la proprietà fondiaria; civile dentro la stessa parte, nella guerra tra anarchici e comunisti; europea tra fascismo e democrazia.
La seconda guerra mondiale eredita parte di questo conflitto, ma ad esso ne aggiunge un altro: il carattere di guerra coloniale, per il dominio e l'asservimento proprio del progetto nazista. Una caratteristica che non si manifesta immediatamente, come sottolinea Traverso, ma che emerge nel momento in cui si apre il conflitto a Est con l'invasione dell'Urss da parte della Germania nel giugno 1941.
Da quel momento, infatti, inizia un'altra guerra, diversa da quella combattuta sul fronte occidentale soprattutto contro la Francia. Una guerra che ora è contro i civili e non più solo tra eserciti. Una dinamica che inciderà profondamente anche sulla fisionomia del conflitto quando le sorti si riverseranno e allora saranno i tedeschi a temer per la propria incolumità sul proprio territorio, invaso. Un clima che già si avverte nei bombardamenti che colpiscono Londra, ma che soprattutto colpiscono le città tedesche a partire dal 1943 e che testimoniamo di una guerra ormai “totale” dove non si distingue più tra combattenti e civili. E che sarà evidente alla fine in termini di città distrutte, di popolazioni disperse, di espulsioni, di genocidi.
Un aspetto, tuttavia, non nasce allora, nel fuoco della seconda guerra mondiale e che da la sua prima prova nella prima guerra mondiale anche se poi è nell'Ottocento che essa inizia a strutturarsi (un percorso che Traverso ha già ricostruito in un suo libro di grande spessore storiografico: La violenza nazista, il Mulino 2002).
Un aspetto che riguarda i vinti e la giustizia dei vincitori e a cui Traverso dedica un capitolo essenziale in questo suo libro. Quella violenza, ricorda Traverso, spesso valutata oggi come una vessazione, va colta anche come gesto simbolico, ovvero come atto che consente di regolare e controllare la violenza generalizzata. Un atto che fonda l'idea stessa di Norimberga, come tribunale internazionale. Tribunale dei vincitori che giudicano i vinti, in un contesto in cui la neutralità non ha spazio, proprio per il carattere totale e duale della guerra che non prevedeva “non schierarsi”.
E che proprio da questo aspetto deriva il carattere dell'antifascismo europeo che coabita con lo stalinismo e che fa della difesa dell'Urss, anche da parte di coloro che si propongono come i critici più radicali del comunismo sovietico, un presupposto essenziale.
Un dato che si contrappone frontalmente all'interpretazione presentata da Furet (nel suo Il passato di un'illusione, Mondadori) che non mancherà di far discutere, e che rappresenta la prima fuoriuscita, seria e argomentata, da un paradigma culturale e storiografico che domina ornai da un decennio.
di
David Bidussa
07.06.07 00:23 - sezione
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