Famiglia, fra Cei e politica, sfida sul modello Nord-Est
C’è un caso Verona nella politica italiana. Non riguarda la vittoria del centro destra, ma che tipo di domande si sono aperte dopo quel voto. Domande brucianti per il centro-sinistra, ma anche non facilmente gestibili per il centro-destra.
A Verona il centro destra ha vinto con Flavio Tosi già Segretario provinciale della Lega Nord-Liga Veneta dal 1997 al 2003, dal 2005 assessore alla sanità della Regione Veneto. Tosi ha condotto una campagna politica all’insegna del tema della famiglia, apparentemente in linea con le direttive ufficiali del mondo cattolico. In realtà l’avversario culturale, prima ancora che politico con cui Flavio Tosi ha sviluppato il suo confronto a distanza è stata la Curia, che aveva dichiarato nel 2002 la sua preferenza per il candidato di centro-sinistra, Paolo Zanotto, eletto sindaco nel 2002 e due settimane fa sconfitto con un margine di circa 30 punti percentuali da Tosi.
Dove è avvenuto il contrasto con la Curia? Sul tema dell’accoglienza, sull’assistenza agli immigrati, sulle politiche di sostegno ai nomadi. In breve su quei tratti che costituiscono uno degli aspetti essenziali del cattolicesimo democratico che ha una lunga tradizione nella storia culturale del laicato cattolico, in Lombardia come in Veneto Una tradizione che chiama un vecchio conflitto apertosi con la crisi della Dc dopo tangentopoli e lo spostamento di voti verso la Lega.
Il tema su cui Tosi ha insistito nella sua campagna elettorale è stata la difesa della famiglia, un tema che non lo metteva a-priori in contrasto con la curia.. La famiglia di Tosi è il nucleo famigliare forte, cattolico, lontano dalla dinamica del turbocapitalismo degli anni ’90, ed espressione di quel mondo della famiglia-impresa su cui si è consolidato e cresciuto il cosiddetto modello settentrionale. Un modello che significa bassi investimenti di know-how, controllo sociale sulla propria manodopera e sul territorio, timore per dinamiche di costume che sovvertano le gerarchie interne.
La famiglia di Tosi non è un attore religioso o dottrinario, bensì economico che è contemporaneamente il risultato e il presupposto della produzione di valori che consentono la stabilità di un sistema, che non sopporta l’intrusione dello Stato, che ha in uggia tanto il tecnicismo di Tommaso Padoa Schioppa come l’esortazione all’innovazione di Luca Cordero di Montezemolo.
Ora questo attore ha trovato una voce, ha risposto alle politiche della Curia e ha mandato a dire alla Cei che il problema della famiglia non riguarda la laicità o meno, riguarda le difese sociali di un’istituzione che è prima di tutto impresa, alla cui base sta l’idea di interesse, un’idea che non è naturalmente con la curia contro i “laici”. E’ l’idea e la convinzione che prima viene il profitto, poi il resto. Per la cura delle anime e per l’idea di solidarietà si vedrà.
La vera vittima di Verona, dunque, è il cattolicesimo popolare democratico e l’idea di società fondata sul concetto di solidarietà, di prendersi cura. “I care” non è uno slogan di successo da queste parti.
Sbaglieremmo, però, a considerarlo un dato locale. Il prossimo scenario, nel 2008, si giocherà nella roccaforte tradizionale del cattolicesimo democratico: a Brescia, quando si chiuderà l’era di Gianfranco Corsini, sindaco per un lungo decennio.
Lì si vedrà se il fuoco di Verona - non genericamente quello del nord – si espanderà o troverà una risposta. La sfida dopo Verona è questa e riguarda molti attori, il sistema di impresa, le forme del risparmio e dell’investimento finanziario che dovranno misurarsi con questa dimensione della famiglia e delle sue domande inevase o insoddisfatte. Ma anche la Cei, dove si profila così la ripresa del confronto di due diverse pastorali: quella di Maggiolini, e quella di Tettamanzi. Uno scontro valoriale su cui si gioca l’egemonia politica e culturale del prossimo ciclo politico.
di
David Bidussa
07.06.07 11:14 - sezione
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