Di Pietro: intercettazioni, i politici non cerchino impunità
«Su D'Alema si parla subito di manovra e nessuno spiega perché andavano allontanati i finanzieri»
di Maria Teresa Meli
Ministro Di Pietro, lei aveva chiesto al governo delle spiegazioni sul motivo dell'allontanamento di Roberto Speciale: dopo il discorso di Tommaso Padoa- Schioppa in Senato si ritene soddisfatto?
«Noi siamo fedeli al governo Prodi, il che non ci autorizza a essere ipocriti, sordi e ciechi».
Quindi?
«Quindi il discorso del ministro dell'Economia è stato contraddittorio. Se Speciale viene dipinto come un farabutto non si capisce perché poi gli viene offerto un posto alla Corte dei conti. Comunque questa storia di Speciale è un modo per distogliere l'attenzione dalla vera questione».
Cioè?
«Cioè, i quattro ufficiali della Guardia di Finanza che la Procura di Milano chiede di non allontanare. Non si capisce perché quando ci sono i veleni su Massimo D'Alema, che pure ci sono, ci si ferma e si dice che è una manovra, se invece ci sono in ballo quattro ufficiali della Guardia di Finanza, giudicati utilissimi dalla Procura di Milano, si procede in altro modo... La risposta che è stata data dal governo in questa vicenda rappresenta una brutta pagina. Sulla giustizia c'è proprio un problema».
Lei parla da magistrato, non da ministro, perché sennò si arguirebbe che da ministro lei sta criticando l'esecutivo di cui fa parte...
«Questo governo sulla giustizia rischia di avere il naso lungo e le gambe corte».
Si rende conto dell'accusa che sta muovendo al governo?
«Io l'ho sempre detto, pubblicamente e nei Consigli dei ministri, con grande coerenza. Questo governo rischia di fare accordi bipartisan con il centrodestra solo su queste materie».
Ha delle prove di quello che sta dicendo?
«L'esempio più lampante è rappresentato dall'ultima discussione che abbiamo avuto in Consiglio dei ministri sulla legge che riguarda i reati fallimentari. Io ho spiegato che cambiare la legge, così come proposto, significava assolvere i furbetti del quartierino e Vannino Chiti e Clemente Mastella mi hanno risposto: questo è l'accordo con il centrodestra».
In questa bufera giudiziaria c'è anche la questione intercettazioni Unipol: i presidenti di Camera e Senato hanno chiesto chiarimenti alla procura di Milano.
«Così si è data l'impressione di voler proteggere il proprio clan e l'impunità dei parlamentari».
Ma sono coinvolti personaggi di primo piano: Fassino, D'Alema, in conversazioni che non hanno alcuna rilevanza penale...
«I politici devono essere ancora più trasparenti dei cittadini normali».
Intanto c'è chi dice che il Gup Clementina Forleo abbia fatto uno strappo alla norma con questa storia delle intercettazioni.
«Ha applicato la legge. Non facciamo la furbata di dire che siccome si tratta di parlamentari le intercettazioni debbono essere distrutte. Non ci possono essere posizioni privilegiate. È inaccettabile. Come è inaccettabile il fatto che in Parlamento un deputato possa votare su una richiesta di autorizzazione a procedere che lo riguarda. Questo sì che è un vero conflitto d'interessi».
Quindi secondo lei Clementina Forleo sta applicando la legge, nè più nè meno.
«Sì, se ci sono delle intercettazioni queste vanno messe a disposizione degli avvocati difensori e del pubblico ministero. Poi se c' è un'attenzione mediatica, come in questo caso, questo non c'entra con la legge che va comunque applicata. Le intercettazioni che interessano agli avvocati o ai magistrati vengono acquisite da loro, le altre vanno distrutte. Ma se bisognasse aspettare l'autorizzazione del Parlamento per tutto ciò il processo andrebbe in prescrizione. E allora vogliamo dirci la verità?».
Prego, Di Pietro, la dica questa sua verità.
«Che una legge fatta per garantire l'immunità dei parlamentari sta diventato una legge che ne garantisce l'impunità».
Però così i politici vedono i loro nomi sui giornali legati a questo o a quel caso anche se le loro telefonate intercettate non hanno rilevanza penale.
«È un problema che va affrontato con una normativa che vieti la pubblicazione di queste cose, per tutti, non solo per i deputati e i senatori, non con la furbata che siccome si tratta di parlamentari ci deve essere un regime a parte».