Cultura: un anno di Sgarbi a Milano
Molto fumo, attraverso le continue dichiarazioni dell’assessore Sgarbi (a
volte condivisibili e a volte meno), non sempre coerenti con l’azione
amministrativa e poca sostanza. Questo è l’estrema sintesi che si può
fornire in merito ad una valutazione attenta di un anno di politiche
culturali.
I nodi relativi a grandi carenze o incognite presenti nella nostra città
infatti non sono ancora stati affrontati, le risorse messe a disposizione
attraverso i provvedimenti di Bilancio non sono cresciute
significativamente e, soprattutto, si è sempre, in perfetta continuità con
il decennio precedente, davanti all’impressione di considerare la Cultura
come una sorta di fiore all’occhiello da esibire in occasione delle serata
di gala e non come una straordinaria opportunità per ridefinire rilancio,
futuro e trasformazione di una città bisognosa di investire attenzioni e
scelte sul terreno della coesione sociale, della salvaguardia della
bellezza, della lotta al degrado, della valorizzazione del suo capitale
creativo.
Ecco perché, a partire da questa premessa si forniscono dieci punti di
riflessione, dieci note dolenti riguardanti il primo anno morattiano.
1) Milano, città d’arte, della cultura e della creatività :
l’Amministrazione Comunale non se ne è accorta.
In alcune grandi occasioni di incontro e valorizzazione del patrimonio
creativo della città si sprecano i commenti sul potenziale presente a
Milano. Accade durante le giornate del Salone del Mobile, con quella
pluralità di eventi “interni ed esterni” al grande happening o anche nelle
serate dedicate alla filosofia, negli incontri letterari (basti citare la
recente “Officina Italia), nelle celebrazioni di storiche istituzioni
(pensiamo ad esempio al sessantesimo del Piccolo Teatro) e così via.
La città si scopre ricca di storia, linguaggi, segni e per questo viene
attraversata e frequentata da persone diverse per formazione, generazione,
biografia, condizione.
La presenza dell’Amministrazione Comunale è però incomprensibilmente
scarsa, a volte perfino non percepibile, quasi che non interessi
attribuire a questa ricchezza un significato “pubblico”.
In altre parole le “priorità” continuano ad essere altre. Ciò è reso
evidente dalla vicenda legata al parcheggio di Sant’Ambrogio. Laddove, pur
a fronte di numerosi pareri preoccupati legati ai rischi per la Basilica,
la sua conservazione e valorizzazione, connessi ad un intervento simile,
l’Amministrazione comunale ha deciso di andare avanti.
Il “buco” che accompagna la Basilica è la dimostrazione esteriore di una
scelta, quella di non scegliere, effettuata su questo campo dalla Giunta
Moratti.
2) L’arte contemporanea. Il grande bluff
Manca un museo d’arte contemporanea che possa dare alla città
quell’opportunità di esposizione permanente capace di riportare in Europa
l’offerta museale ambrosiana.
Questo ritardo, esplicitato dal fatto che un obiettivo simile era presente
in entrambi i programmi elettorali dei candidati sindaci, non solo non è
stato colmato ma ha vissuto un anno di annunci e rettifiche
contraddittorie.
Al momento nulla di concretamente dimostrabile è presente, le sedi
annunciate e immaginate sono state varie e la certezza è che in un futuro
prossimo Milano continuerà ad essere priva di un simile luogo.
3) La scarsa attenzione verso alcune istituzioni culturali
Milano è ricchissima, sotto la cenere. Innanzitutto grazie ad alcune
istituzioni culturali che ne fanno una città molto più vitale di quel che
un’immagine legata a “Finanza” e “Moda” possa far credere.
Ma l’Amministrazione comunale non lo sa.
L’Orchestra Verdi e la sua vicenda sono la dimostrazione più efficace di
ciò.
Al di là di errori magari anche presenti nella gestione dell’Orchestra e di
un indiscutibile ritardo di carattere nazionale si ha l’impressione,
supportata da più di una dichiarazione pubblica dei rappresentanti della
Verdi che la Giunta abbia deciso di non occuparsi significativamente della
sua salvaguardia. Solo grazie ad un emendamento dell’Ulivo si è
incrementato l’esiguo contributo del Comune il, negli anni ed anche in
questi ultimi dodici mesi, non ha evidentemente voluto riconoscerne
l’apporto significativo (e unico per quel che riguarda la tipologia dei
componenti dell’Orchestra) dato alla vita culturale milanese.
4) La gestione negativa di Mi-To
L’amministrazione comunale, a seguito di sollecitazioni giunte da soggetti
privati e anche in relazione al successo delle buone politiche culturali
realizzate in particolare in campo musicale dal Comune di Torino ha deciso
di scommettere sul Festival Mi-To.
Tutto ciò, coerentemente con quanto affermato sin qui, in un emblematico
silenzio istituzionale, senza cioè che la città, le sue istituzioni
culturali, perfino la Commissione Cultura del consiglio, fossero per tempo,
coinvolte.
Così, nel silenzio progettuale del governo cittadino, sono stati stanziati
tre milioni di Euro, per la realizzazione di un evento che potrebbe essere
– e ci auguriamo davvero che lo possa diventare – un’occasione perché
tutta la città viva una grande opportunità artistica.
Per quel che riguarda il futuro la posizione dell’Ulivo è nota :
sosterremo l’ipotesi di nuovi stanziamenti (informalmente gli organizzatori
chiedono il sostegno per altre due edizioni che impieghino sei milioni di
Euro del Comune) solo a fronte di un incremento complessivo del Bilancio
alla voce Cultura.
5) Non comunicare al cittadino
E’ stato, oltre ad alcuni esponenti dell’Ulivo, l’assessore Vittorio Sgarbi
a domandarsi in una seduta della Commissione Cultura del Comune, come mai i
cittadini milanesi non venissero informati adeguatamente circa le
opportunità, gli eventi, le iniziative, le mostre presenti a Milano.
Tale domanda, retorica, trova la risposta nelle affermazioni sin qui fatte.
E trova la sua necessità negli atti di Bilancio che non incrementano a
differenza di quel che accade per il Sindaco e la cura della sua “immagine”
le risorse destinate ad un’efficace opera di divulgazione al cittadino di
quanto si faccia, produca e metta a disposizione in campo artistico,
culturale, creativo.
6) La cultura scientifica, chi è costei
Milano, la città dell’innovazione tecnologica, delle facoltà scientifiche,
la capitale dei brevetti, il luogo di incontro tra saperi, produzione,
industria, perfino Milano come città di Leonardo da Vinci : le radici e le
ragioni che portano a chiedere che si investa sulla cultura scientifica
sono molteplici.
Eppure le condizioni di alcuni grandi musei, come il museo di storia
naturale, la mancata salvaguardia del Planetario, raccontano materialmente
di una scarsa attenzione verso un capitolo centrale della storia della
nostra città e del suo sviluppo - per mano privata e non pubblica -
contemporaneo.
Un decennio di immobilismo preoccupante ha trovato conferma in questi
dodici mesi.
7) L’eterna incertezza sulla Fabbrica del Vapore, il vuoto sulla produzione
culturale giovanile
Il titolo della settima nota negativa dice già tutto. La Fabbrica del
Vapore prosegue il suo viaggio medianico fatto di incertezze, segnali di
fumo, comitati annunciati e grandi interventi di trasformazione evocati
nelle dichiarazioni pubbliche e non presenti sul terreno operativo.
Sul terreno della valorizzazione della produzione culturale giovanile le
scelte di Bilancio dicono concretamente di quel che si pensa : Milano non
ha bisogno di credere, per mano pubblica, in una nuova generazione
creativa.
Unica eccezione : il sostegno dato dal Comune alla mostra dei “graffitari”
realizzata al PAC. E infatti l’appuntamento, tanto frequentato da ragazze e
ragazzi, ha spaccato in due la maggioranza di centrodestra.
8) Il centro di Milano : la periferia che circonda il Duomo
La chiusura progressiva dei cinema nel centro della città è l’emblema di
quel che accade. Milano sta conoscendo la sua nuova periferia culturale e
sociale proprio nelle vie presenti nel cuore del capoluogo lombardo.
Piazza Duomo, oscenamente esposta alle tante forme del degrado o perfino
l’aggressione dei tifosi alle “mucche” e l’enorme quantità di appelli
pubblici lanciati da voci tra loro molto diverse : tutto ciò non viene
ancora percepito dal governo cittadino come lo stimolo per ridefinire
vitalità e presenza in una parte della città che ha espulso da sé le
popolazioni più deboli e giovani per il costo della vita e della casa e che
non riesce a competere sul terreno della qualità delle attrazioni con altre
grandi città italiane e straniere.
Il Teatro Lirico, chiuso dal 1998 e i cui lavori non hanno data certa di
inizio non fa che confermare quanto detto.
Il Comune lascia che tutto riguardi i “privati” le loro dinamiche di
mercato, il gioco della domanda e dell’offerta.
Compie una scelta vecchissima e arretrata che aiuta la provincializzazione
della metropoli.
Gli stessi “privati”, basti pensare agli esercenti cinematografici,
invocano inascoltati la presenza del pubblico, sul terreno della
regolamentazione delle attività commerciali, degli eventi culturali
prodotti, della salvaguardia degli edifici storici e della loro funzione –
come ad esempio è accaduto a Roma -.
9) Il Teatro degli Arcimboldi : meglio non pensarci
A Milano, anche a seguito di scelte errate legate alla gestione del
restauro della Scala, siamo in presenza di un enorme divoratore di risorse
pubbliche che, al momento restituisce ben poco alla collettività.
Il Teatro degli Arcimboldi riesce a svolgere questa funzione.
Ad oggi non è dato sapere quale sarà la forma di gestione e quale il
progetto di rilancio che ha in mente l’amministrazione comunale per
risolvere un caso emblematico di scarsa attenzione verso le politiche
culturali.
10) Infine : il Bilancio
Un Bilancio che ha visto un incremento significativo solo per quel che
riguarda il Festival Mi-To, risorse ingenti tagliate alle biblioteche la
cui apertura e ri-apertura resta un’incognita, una scarsa attenzione
offerta verso la comunicazione e l’informazione al cittadino,
un’insufficiente attenzione prestata ad alcune istituzioni della città,
l’incapacità di intraprendere strade nuove legate alla multiculturalità e
alla produzione culturale giovanile: dopo un anno di Giunta Moratti ciò che
salta all’occhio è innanzitutto questo.
Milano, la sua vitale capacità creativa va avanti lo stesso, questo ci
hanno insegnato gli anni che abbiamo alle spalle.
Ma questo sembra anche essere nei fatti l’alibi che consente alla classe
dirigente del centrodestra di lasciare che sia il “mercato” a determinare
le politiche culturali.
Altre grandi città in Italia e in Europa hanno con successo battuto altre
strade.
In conclusione :
Un anno non è pochissimo. In fondo è il 20% del tempo che
un’Amministrazione ha a sua disposizione.
E questo primo anno di Moratti sembra volato via, poiché, manifestazioni e
polemiche a parte, non lascia granché in suo ricordo.
Il terreno delle politiche culturali è la conferma di ciò.
L’Ulivo si è reso protagonista in consiglio comunale di interventi,
mozioni, emendamenti al Bilancio aventi come obiettivo la necessità di
affrontare le dieci note dolenti sin qui elencate.
Basti citare : l’incremento ottenuto per il sostegno all’Orchestra Verdi,
le proposte sulla produzione culturale giovanile, l’apertura del dibattito
in consiglio sul sistema teatrale milanese e i relativi emendamenti al
Bilancio, le svariate denuncie pubbliche riguardanti alcune situazioni di
particolare degrado culturale (Lirico, Arcimboldi), le proposte riguardanti
il potenziamento del cinema milanese in particolare in relazione al centro
della città e così via.
Evidentemente tutto ciò non è bastato.
Da alcune settimane abbiamo avviato un percorso di consultazione del mondo
culturale milanese e con l’approccio sin qui illustrato, cioè la necessità
di rimettere la cultura al centro di una buona politica pubblica orientata
ad uno sviluppo di qualità di Milano, nasceranno nei prossimi giorni un
“Forum” permanente e nel mese di settembre si svolgerà un grande evento
cittadino che metta al confronto idee, progetti e proposte.
Cercheremo di fare, in altre parole, quel che dovrebbe fare il Comune:
coinvolgere le intelligenze della città perché l’arte, la produzione e la
fruizione culturale, la creatività e il suo modo di fare impresa, siano il
cuore di una stagione diversa della nostra città
di
Pierfrancesco Majorino
11.06.07 08:22 - sezione
milano