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Alberto Biraghi
L'Unità di nuovo a rischio chiusura
Il 15 marzo 2005 scrivevamo:
«Da domani, mercoledì 16, senza che sia stato spiegato perché ai lettori, Furio Colombo non sarà più direttore de l'Unità, il giornale che ha fatto rinascere e ha riportato nel cuore della sinistra italiana. Un grazie forse scontato, ma sincero. Osserviamo con attenzione e simpatia Antonio Padellaro, professionista di valore, con l'unico dubbio: avrà palle sufficienti per resistere al martellamento dei vertici DS, tesi nello sforzo supremo di imporre a l'Unità la "normalizzazione riformista"»?
La risposta negativa la dà oggi il CdR de l'Unità, dopo uno sciopero improvviso. Da mesi l'Unità è in via di normalizzazione e taglio feroce. Sparite le firme più prestigiorse, il giornale è zeppo di interviste spalmate ai maggiorenti diessini. Ora anche questo non servirà più a nulla, perché il Partito Democratico dovrà avere un unico giornale. Con tutto l'affetto di chi l'ha anche sostenuta nei momenti difficili,
La giornata è stata convulsa, nel corso della quale è stata offerta la direzione a un altro giornalista, Rinaldo Gianola, che ha correttamente rifiutato e avvisato direttore e CdR. Sono quindi passate sul tavolo dell'editore le dimissioni di Padellaro (motivate dall'insuccesso nelle vendite, ma come diavolo puoi fare un bel giornale con quel popò di pressione di veline dietro al culo da parte della casta diessina?) prevedibilmente rifiutate, almeno per ora. La redazione milanese è data in chiusura. Il giornale fondato da Gramsci sembra avviato a un irreversibile tramonto.
Dice tra l'altro il
comunicato:
«Qualcuno sta giocando a dadi con il nostro futuro. Dopo mesi di inutili parole per un piano industriale che nei fatti non abbiamo mai visto, per un piano editoriale che stava per vedere la luce in questi giorni scopriamo come un fulmine a ciel sereno inattesi e maldestri progetti di cambio di direzione dell´Unità. Così maldestri da essere già naufragati. Ma tutto ciò non può che accrescere la nostra preoccupazione. Questa testata merita rispetto; la direzione, a cui esprimiamo la nostra più totale solidarietà, merita rispetto; questa redazione merita rispetto. E invece il quadro è solo a tinte fosche, senza alcuna credibile direzione di marcia».
di
redazione