Panzeri: troppe divisioni, ora servono nuovi vertici
di Elisabetta Soglio
«Il voto di Genova può far respirare il centrosinistra nazionale. Ma dubito che quello di Cernusco, per quanto importante, possa fare altrettanto a Milano..». Antonio Panzeri, europarlamentare Ds, analizza il voto delle amministrative e invita al cambio di marcia.
Le cause della (confermata) sconfitta?
«Anzitutto, la delusione verso l'azione del Governo che si respira andando in giro. In parte è naturale, e capitò anche al centrodestra. Ma non è inevitabile: la politica, da arte del possibile è divenuta arte dell'inconcludenza..».
Non è pesato anche il giudizio su come si è amministrato?
«Quello che vedo e percepisco e che se alle parole non corrispondono i fatti, si crea una sfasatura di cui l'opinione pubblica prende atto. La politica deve essere onesta: se non arriva al risultato, deve spiegare perché. Solo così si recupera la credibilità».
Che riflessione deve fare il centrosinistra?
«Abbiamo avuto in alcune realtà divisioni dentro la coalizione.
Queste si spiegano con problemi di gestione non seriamente affrontati. Trattandosi di un voto amministrativo, poi, c'è anche un po' di stanchezza in chi ha ascoltato, ad esempio, tante dichiarazioni sulle infrastrutture e poi non ha visto neppure mezzo metro di strada costruita».
Altri temi su cui serve più concretezza?
«Il fattore tempo, che è denaro ma anche vita: altera i fattori della competizione economica e sociale e peggiora la qualità del quotidiano. E la sicurezza, soprattutto rispetto alla immigrazione irregolare. L'opinione pubblica deve vedere che stai tentando di mettere in campo qualcosa».
Esiste una questione settentrionale?
«Facciamo un esempio. In molti comuni della provincia si fa la raccolta differenziata e si paga la stessa tassa rifiuti che si paga a Napoli, dove succede quello che abbiamo visto in tivù».
Quindi, esiste la questione settentrionale.
«Il problema va posto, magari cercando di risolvere la questione meridionale. Altrimenti, qui si allarga sempre più il sentimento di scontento, disillusione e tensione».
La CdL dice che ormai la Provincia è loro. È vero?
«I rischi ci sono e il campanello d'allarme suonato è come quello che scatta per annunciare l'ultimo giro. Se la nostra classe politica non si dà una mossa, non vinceremo».
Si aspetta le dimissioni di qualcuno?
«Se c'è consapevolezza, bisogna evitare l'accanimento terapeutico sui gruppi dirigenti. Abbiamo scelto l'itinerario e il 14 ottobre si voterà per l'assemblea costituente, non solo nazionale. Da quella data, parte una fase nuova e si archivia quella attuale».
Cosa pensa delle alleanze variabili?
«Ne penso molto male. Se si discute di possibili alleanze su diversi temi, è già avvenuto. Se invece si parla di strategia politica, non possono essere una serie di interviste a decidere questo passaggio. Il Partito Democratico nasce per rinnovare, non per ricalcare antichi vizi».
Penati ha voluto annunciare in anticipo che si ricandiderà. Commento?
«Ho letto questo annuncio, ma non mi pare che gli elettori si siano impressionati».
Dal sito DS milanese Mirabelli si supera dicendo:
“Un risultato negativo – nonostante la vittoria a Cernusco sul Naviglio - che conferma la crisi acuta del rapporto tra il governo di centrosinistra e questa parte del Paese”. Questo il commento all’esito delle elezioni amministrative in provincia di Milano del segretario della Federazione metropolitana dei Democratici di sinistra, Franco Mirabelli. “Il buon governo nei Comuni amministrati in questi anni non è stato sufficiente per vincere”, afferma il responsabile della Quercia, che aggiunge: “Ora, in vista delle elezioni provinciali del 2009, occorre aprire una riflessione all’interno del centrosinistra”. Una riflessione, spiega Mirabelli, “sul nostro rapporto con i ceti popolari e sulla tenuta delle alleanze. Inoltre, su come rilanciare una stagione di buon governo del centrosinistra, che da oltre dieci anni ha cambiato in meglio gran parte dei Comuni della provincia di Milano”.
mirabelli sta diventando un caso clinico...
Il thread continua con la risposta di Panzeri