"Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di appartenenza"
Traduzione: mi vergognavo come un cane di appartenere alla polizia. Ma ero tranquillo perchè sapevo che, come sempre, ci avrebbero parato il culo.
"Sono assurde le proteste da parte dei presunti portavoce del Gsf e ancora una volta qualcuno ha fatto da paravento ai terroristi e ai delinquenti. Ben vengano le irruzioni, anche pesanti, da parte della polizia. Mi auguro che in futuro tali irruzioni possano essere compiute anche nei centri sociali e in tutte le sedi che raccolgono questa feccia del mondo."
(Roberto Calderoli, Lega Nord, 24-07-01)
Una pagina triste (una delle tante....)della nostra ITalia.Ovviamente i colpevoli ne usciranno bene e magari avranno qualche promozione (credo che per qualcuno ci sia già stata).Intanto un padre ed una madre piangono da anni il loro figlio...........
Sia fatta luce su quei fatti, sulla Diaz, su Bolzaneto, su Piazza Alimonda.......
"Sono assurde le proteste da parte dei presunti portavoce... "
... Ma davvero ancora ci si formalizza su quanto sono miserabili le dichiarazioni di gente come Calderoli?
Che ci fossero aspetti la cui poca chiarezza era a dir poco inquietante, nell'intera gestione del sistema di sicurezza a Genova, direi che era sotto gli occhi di tutti...
... Ora apprendiamo che quello che si temeva fosse successo e' effettivamente accaduto. La speranza e' che, una volta riesumata, la verita' non venga nuovamente seppellita chissa' dove.
vergognoso.
e ancora piu' vergognoso che questo governicchio si sia sempre rifiutato di fare una commissione di inchiesta sui fatti, gravissimi, accaduti a genova.
era una delle promesse elettorali incisa nel programma da
un milione di pagine.
sei anni fa amnesty international ha parlato delle violenze di genova come di "“violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste nella più recente storia d’Europa”. "ci sono stati attacchi indiscriminati a pacifisti , inclusi a minori, a giornalisti, a medici e infermieri. Percosse non giustificate con sfollagente” .
cristina il telegiornale ha detto stamattina che apriranno una commissione d'inchiesta, quando l'ho sentito mi è venuto male dalla rabbia, fior di ragazzi e ragazze poco più che adolescenti sono stati picchiati, torturati da dei bastardi fascisti con addosso una divisa e ii governo solo ora chiede una commissione d'inchiesta.
e pensare che ho sempre detto alle mie bambine sin da piccole se avete bisogno, se siete in difficoltà rivolgetevi sempre ad una persona con una divisa addosso , sono lì per aiutare coloro che hanno bisogno di aiuto.
Ecco cosa hanno fatto di noi questi delinquenti a cui va strappata di dosso la divisa , altro che trasferimenti e promozioni.
Il suo volto insanguinato ha fatto il giro del mondo, sulla foto scattata mentre la portavano fuori dalla scuola Diaz in barella. Lena Zuhlke, nel luglio 2001, aveva 24 anni. Al San Martino le hanno curato alcune costole rotte e infilzate nel polmone. I pm genovesi, nel preparare il fascicolo dell'inchiesta sui fatti di quel terribile blitz di polizia nella notte più lunga del G8, hanno appiccicato quella foto sulla "copertina" della cartellina. Tedesca di Amburgo, adesso ventisettenne, è tornata a Genova, per la prima volta dal summit.
Lena Zuhlke, dopo il G8 era mai tornata a Genova?
«No, non avevo mai trovato la forza. Anche se per me era piu' facile: dopo la repressione alla Diaz non mi hanno portato a Bolzaneto. Sono rimasta all'ospedale, ero ferita. Non ho dovuto subire l'altra piu' dura repressione della caserma, che ha creato in tutti i ragazzi gravi ripercussioni psicologiche».
Nella foto in possesso dei pm sembra molto sofferente...
«Avevo diverse costole rotte e due mi si erano infilzate nel polmone. Oggi non ho grandi problemi, a parte due costole che ancora non si sono pienamente "riparate" e alcuni problemi respiratori».
È tornata alla Diaz?
«Non ancora. Lo faremo insieme ad altri amici prima di tornare in Germania. Vorrei andare anche in piazza Alimonda, dove perse la vita Carlo Giuliani».
Ha fiducia nell'Italia?
«Non nella vostra polizia. Quando vedo quegli agenti mi torna la paura, la diffidenza. Perche' in quei giorni loro potevano fare tutto quello che volevano. Non mi fidero' mai piu' di loro. All'estero le divise non mi fanno questo effetto».
E i genovesi?
«Non ne ho conosciuti molti. Ma durante il ricovero in ospedale ho sentito una grande amicizia, mi sono stati vicini. Alcuni tra gli infermieri sono stati molto buoni, con me. Ripeto: per fortuna ho scampato Bolzaneto. Ho parlato con chi c'e' stato e ho sentito racconti infernali».
Tre anni dopo, ancora Genova: quali emozioni?
«Genova oggi ha vinto. un buon giorno, per noi, oggi qui. Non c'e' il muro, non c'e' la repressione di polizia. Ho paura che questo possa ripetersi, che ancora ci potranno aggredire. Ma vinceremo sempre noi».
Lei ha un'occupazione?
«Studio e lavoro. Poco. Sono un po' pigra. Ce la faro'».
(Giovanni Mari, da Il Secolo XIX del 26/06/2004)
La testimonianza di Lena si può visionare su YouTube cercando: Genova G8 - Testimonianze Bolzaneto, Diaz
Una commissione di inchiesta ora, fatta da questo pseudo-governo solo a seguito delle dichiarazioni rese da alcuni degli imputati durante il processo, dichiarazioni fortemente in contrasto con quella che finora è stata la linea ufficiale dello stato, mi sembra un buon metodo per far finire i fatti di Genova esattamente come Ustica, come Piazza Fontana: una trentina di anni di indagini e dichiarazioni di ogni tipo e tutto viene messo a tacere.
La commissione serviva all'epoca, oggi si vada avanti con i processi, che con le dichiarazioni rese ultimamente dall'assassino di Carlo Giuliani, con queste ultime ammissioni, con i processi che a Genova e a Napoli (per i fatti del marzo 2001 - governo D'Alema in carica) continuano, con il primo processo conclusosi con una condanna nei confronti del Ministero dell´Interno per le violenze di Genova, sembra possano prendere una strada diversa da quella istituzionale (ovvero, forse, ci scappa anche qualche condanna per i fascisti travestiti da poliziotti e per i loro mandanti).
Dò un contributo minimo a beneficio di chi nel 2001 aveva dodici anni, riportando parte di un articolo di Repubblica del 26 luglio 2001, pochi giorni dopo la macelleria.
«LA NOTTE DEI PESTAGGI»
a Bolzaneto il lager dei Gom
“Calci, pugni, insulti: i diritti costituzionali erano sospesi. E dicevano: tranquilli, siamo coperti”
di MARCO PREVE
GENOVA - Un poliziotto che presta servizio al Reparto Mobile di Bolzaneto, e di cui Repubblica conosce il nome e il grado ma che non rivela per ragioni di riservatezza, racconta la “notte cilena” del G8. “Purtroppo è tutto vero. Anche di più. Ho ancora nel naso l’odore di quelle ore, quello delle feci degli arrestati ai quali non veniva permesso di andare in bagno. Ma quella notte è cominciata una settimana prima. Quando qui da noi a Bolzaneto sono arrivati un centinaio di agenti del Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria”.
( . . . )
“Quello accaduto alla scuola e poi continuato qui a Bolzaneto è stata una sospensione dei diritti, un vuoto della Costituzione. Ho provato a parlarne con dei colleghi e loro sai che rispondono: che tanto non dobbiamo avere paura, perché siamo coperti”.
Quella notte. “Il cancello si apriva in continuazione - racconta il poliziotto - dai furgoni scendevano quei ragazzi e giù botte. Li hanno fatti stare in piedi contro i muri. Una volta all’interno gli sbattevano la testa contro il muro. A qualcuno hanno pisciato addosso, altri colpi se non cantavano faccetta nera. Una ragazza vomitava sangue e le kapò dei Gom la stavano a guardare. Alle ragazze le minacciavano di stuprarle con i manganelli... insomma è inutile che ti racconto quello che ho già letto”.
E voi, gli altri? “Di noi non c’era tanta gente. Il grosso era ancora a Genova a presidiare la zona rossa. Comunque c’è stato chi ha approvato, chi invece è intervenuto, come un ispettore che ha interrotto un pestaggio dicendo “questa non è casa vostra”. E c’è stato chi come me ha fatto forse poco, e adesso ha vergogna”. E se non ci fossero stati i Gom? “Non credo sarebbe accaduto quel macello. Il nostro comandante è un duro ma uno di quelli all’antica, che hanno il culto dell’onore e sanno educare gli uomini, noi lo chiamiamo Rommel”.
Che fine hanno fatto i poliziotti democratici? “Siamo ancora molti - risponde il poliziotto - ma oggi abbiamo paura e vergogna”.
(26 luglio 2001)