Le regole secondo Gherardo Colombo
«L'ultima cosa che Carla Maria ha visto è stata la moto che le piombava addosso; l'ultima cosa che ha fatto, prima di chiudere gli occhi per sempre è stata spingere via il passeggino con il suo bimbo di 6 mesi. Il piccolo si è salvato ma la mamma è morta in un terribile incidente avvenuto ieri sera nel centro di Annicco, un piccolo comune di 500 abitanti lungo lo stradone che dal centro del paese porta a Soresina, in provincia di Cremona. Nello stesso incidente sono morte la sorella di Carla Maria, Fiorenza, di qualche anno più grande e la figlia di quest'ultima, Sara, di 11 anni».
Due famiglie distrutte, un bambino che non dirà mai "mamma", un dolore infinito e straziante per chi resta sono lo spunto per riflettere sull'incontro con Gherardo Colombo promosso ieri sera dal Circolo Archimede per parlare di legalità e regole. E la tragedia di Carla Maria è l'esempio del risultato prodotto dalla quotidiana intolleranza degli italiani per le regole. Dalla mobilità all'edilizia, dall'orario di lavoro all'ambiente, le regole sono le fondamenta su cui poggia la convivenza civile, ma vengono regolarmente disattese da un popolo che considera lecita qualunque azione, purché sia garantita l'impunità.
Il rapporto tra cittadini e regole è stato il tema dell'incontro con Gherardo Colombo organizzato ieri sera dal Circolo Archimede di Milano, nel corso del quale l'ex stella del pool mani pulitie ha raccontato con lucidità, pragmatismo e un pizzico di indispensabile cinismo le cause del suo addio alla carriera di magistrato, dopo 33 anni, e la scelta conseguente di dedicarsi alla diffusione della cultura delle regole. Il nostro paese ha un rapporto malato con le regole, le vive con superficialità, diffidenza, insofferenza. Il rispetto è chiesto agli altri, ma non a se stessi.
Gherardo Colombo, tre mesi dopo le dimissioni da magistrato, ha già un'agenda completa fino al gennaio 2009. Dell'incontro di ieri resta una grande tristezza, la consapevolezza che c'è molto da fare e molto tempo da aaspettare prima di poter attraversare la strada senza essere uccisi da un automobilista che non rispetta una minima regola di convivenza: rallentare ai passaggi pedonali.
Abbiamo raccolto alcune frasi significative, che proponiamo in ordine sparso.
«Mi sono dimesso perché non potevo credere che certe indagini finissero come sono finite».
«Ci si lamenta perché la giustizia non funziona? Ma l'amministrazione della giustizia può funzionare in una società in cui la violazione delle regole è un'eccezione e la maggior parte delle regole le rispetta. Da noi vige la condizione contraria.».
«Ogni volta che ci si focalizza su un uomo, si individua il "cattivo", ma si perde di vista il fenomeno».
«Mani Pulite ha chiesto il rinvio a giudizio di 3.200 persone. Più della metà sono assolte dal reato di corruzione o prescritte per il finanziamento illecito ai partiti grazie a estemporanee modifiche delle leggi».
«L'amministrazione della giustizia può funzionare solo se la maggior parte della società rispetta le regole. In Italia questo non accade. Noi seguiamo il trend americano, quindi si può presumere che nel giro di poco tempo le persone in carcere saranno oltre 400mila».
«Mani Pulite l'hanno fatta finire i cittadini, quando l'inchiesta si è estesa alle persone che loro riconoscevano. A quel punto hanno preso le distanze dalle indagini».
«C'è un'enorme disparità di trattamento tra i reati di strada e quelli commessi dai colletti bianchi. Chi commette reati di strada è molto poco garantito, perché anche se la sentenza viene annullata in appello, lui la pena l'ha già scontata preventivamente».
«Non c'è da stupirsi se in Italia la corruzione è tanto diffusa. In un paese in cui per tanti anni si è venduto un posto in paradiso, si può comprare qualunque cosa».
«Abbiamo travisato il senso del perdono, rivolgendolo al futuro. Si è perdonati anche per ciò che si farà».
«Io non capisco i cittadini italiani. In altri paesi se i rappresentanti non rispettano le regole se ne devono andare. Gli italiani si lamentano, ci piace molto il diritto di mugugno, ma oltre a questo non andiamo. Non ci interessa cambiare la classe dirigente, ci piace fare per conto nostro».
Tutti si affannano a dire le cose che non vanno, a denunciare. Ma poi, dopo aver denunciato, che cosa fanno per cambiare le cose?
«Tutte le stragi in Italia sono state depistate da persone ai vertici dei servizi di sicurezza che erano anche membri della P2».