Smaltimento rifiuti
di Marco Travaglio
Ogniqualvolta le indecenze trasversali della politica ci inducono in tentazione di pensare che i politici sono tutti uguali, la cronaca ci ricorda che, anche sforzandosi, è impossibile eguagliare Bellachioma: lui è fuori concorso. L’altroieri la Corte costituzionale ha provveduto a smaltire un altro cumulo di monnezza abbandonato da due anni a Montecitorio: la legge anti-Caselli che nell’estate 2005 impedì all’ex procuratore di Palermo di candidarsi alla Procura nazionale antimafia e spianò la strada all’altro concorrente, Piero Grasso. Anche quella legge, come pure il lodo Meccanico-Schifani, la Pecorella e mezza Cirielli, era incostituzionale. Violava l’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Nel paese degli smemorati, è il caso di riepilogare di che si tratta. Nell’autunno 2004, alla vigilia del pensionamento del procuratore Vigna, il Csm bandisce il concorso per il suo successore. Caselli, Grasso e altri fanno domanda. E subito,nella controriforma Castelli dell’ordinamento giudiziario, spunta un codicillo che elimina Caselli: prevede l’impossibilità per chi ha compiuto 66 anni di concorrere a incarichi giudiziari direttivi (che «scadranno» a 70 anni e dovranno restare «coperti» per almeno 4). Caselli i 66 anni non li ha ancora compiuti, ma per dargli il tempo di compierli Vigna viene prorogato fino all’estate 2005. Centinaia di magistrati gli chiedono di rifiutare e andarsene subito, per non prestarsi alla manovra. Vigna invece accetta. Ma il 19 dicembre Ciampi rimanda indietro la Castelli: tanto per cambiare, è incostituzionale. I tempi si allungano e, per la Casa delle Impunità, c’è il rischio che il Csm decida sulla Dna prima dell’entrata in vigore della Castelli-bis. A questo punto scende in campo Luigi Bobbio, magistrato in aspettativa e senatore di An. Presenta un emendamento con effetto immediato (la Castelli è una legge delega e sarà operativa solo mesi dopo, coi decreti delegati) che taglia fuori tutti gli ultrasessantaseienni pur di fulminarne uno. E lo dice pure: «Dobbiamo avere la certezza che Caselli non vada alla Superprocura». Visto che le leggi sono «provvedimento generali e astratti», questa è specifica e concreta: bisogna farla pagare a Caselli per aver combattuto la mafia e processato i suoi sponsor politici. Così impara ad applicare i principi costituzionali dell’obbligatorietà dell’azione penale dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. Che la cosa serva di lezione a chiunque volesse fare come Caselli. «I processi di mafia e politica sono falliti», sentenziano i Ferrara, gli Iannuzzi e i Macalusi. Ma, se fossero falliti, a Caselli farebbero ponti d’oro: il suo guaio è che sono perfettamente riusciti. Andreotti colpevole anche se prescritto, Contrada condannato definitivamente, Dell’Utri condannato in primo grado. Il Riformista s’inventa che Caselli deve stare alla larga dalla Dna in nome di un’antimafia «più riformista». Gli spaccatori del capello in quattro e i sessuologi degli angeli parlano d’altro o si voltano dall’altra. Un emendamento del ds Calvi che farebbe saltare la porcata al Senato viene bocciato grazie alla decisiva astensione di Rifondazione. L’emendamento Bobbio passa appena in tempo, quando il Csm sta per scegliere tra Caselli e Grasso. Nel pieno della partita, una delle due squadre viene squalificata per aver rispettato le regole del gioco. Così vince l’altra, cioè Grasso, per mancanza di avversario. Naturalmente la porcata si applica a tutti i magistrati «over 66» e blocca centinaia di concorsi già banditi. «La legge anti-Caselli andrà cancellata», giura Prodi. Poi però ha la bella idea di nominare Mastella alla Giustizia, e anche quella vergogna resta in vigore, insieme a tutte le altre. Chissà se c’entrano qualcosa con l’«aria irrespirabile» e la «spazzatura» di cui parlano oggi Prodi, D’Alema e Berlusconi. Nessuno s’accorge che non basta sloggiare bellachioma da Palazzo Chigi, se poi le sue vergogne restano in vigore. Per fortuna c’è la Consulta, che cancella la legge Bobbio: oltrechè incostituzionale, è pure «irragionevole», visto che i magistrati vanno in pensione a 75 anni. Il risultato, si capisce, è la paralisi del Csm, ora costretto a riaprire tutti i concorsi in cui gli «over 66» avevan fatto ricorso al Tar contro la legge Bobbio. Costoro potranno rientrare in partita. Caselli invece, destinatario unico della legge, ormai è tagliato fuori. Grasso infatti si dice «contento» per la bocciatura di una legge che °© assicura oggi - «non ho condiviso». Poteva dirlo prima.
sicuramente il piduista è irraggiungibile, ma è bene ricordare (spesso e volentieri), che bellachioma è riuscito a fare quello che ha fatto perché troppo spesso "altri" glielo hanno permesso...( il problema è: in nome di cosa..?? )
Caselli sarebbe stato l'uomo giusto al posto giusto e infatti l'hanno segato preventivamente...(grrr...)
Per uccidere l'antimafia non sempre servono le bombe. A volte, se al governo c'è la mafia, bastano le leggi. Chi governa oggi, la mafia o l'antimafia? Io un'idea ce l'ho...
beh... adesso abbiamo anche l'antimafia creativa...
Grasso: latitanti consegnatevi
'Lo Stato offre possibilita' a chi corre rischio vita'
(ANSA) - PALERMO, 22 GIU - 'Penso che ci sia qualcuno attualmente latitante che corre dei pericoli, lo Stato offre possibilita' a chi rischia la vita': cosi' Grasso. Il procuratore antimafia ha preso parte alla presentazione di uno studio della fondazione Chinnici sull'economia della mafia. Il pizzo genera per le cosche un 'gettito' che solo a Palermo e' stimato in 175 mln di euro l'anno. Le aziende pagano mediamente 827 euro al mese, dai 60 euro degli ambulanti ai 17mila mensili per lavori autostradali.
lo Stato offre possibilita'???
chissà qual'è la possibilità che gli si offre...?
non sarà mica la possibilità di candidarsi per le prossime elezioni...??? ;-)
L'antimafia mafiosa.
Caselli non ha fallito.. Vabbeh. Dieci anni di processo con costi milionari (in euro) per giungere a un assoluzione non mi sembra sto grande successo. Poi c'e' chi sostiene che si puo' essere ritenuti colpevoli anche da assolti ma in italia, si sa, tutto e' possibile. Anche l'ultimo dei talebani del giustizialismo (quindi anche travaglio) ben sa che l'ipocrito verdetto della cassazione era un modo per non smerdare del tutto l'azione del pool di palermo. Soluzione molto italiana. Andreotti non posso proprio condannarlo perche' le incongruenze sono troppo evidenti. Pero', guarda caso, faccio terminare la sua mafiosita' proprio dove scatta la prescrizione. Che, peraltro, scatta quando il reato di associazione mafiosa era di li da venire visto che venne introdotto nell'82.
Anche l'ultimo dei talebani del giustizialismo (quindi anche travaglio) ben sa che l'ipocrito verdetto della cassazione era un modo per non smerdare del tutto l'azione del pool di palermo.
O viceversa, caro giuseppe, o viceversa...
Senatore prescritto - 28-4-06*
La Corte , visti gli artt. 416, 416bis, 157 e ss., c. p.; 531 e 605 c. p. p.; in parziale riforma della sentenza resa il 23 ottobre 1999 dal Tribunale di Palermo nei confronti di Andreotti Giulio ed appellata dal
Procuratore della Repubblica e dal Procuratore Generale, dichiara non doversi procedere nei confronti dello stesso Andreotti in ordine al reato di associazione per delinquere a lui ascritto al capo A) della rubrica, commesso fino alla primavera del 1980, per essere Io stesso reato estinto per prescrizione; conferma, nel resto, la appellata sentenza (...). Quanto fin qui si 蠶enuto illustrando indica con chiarezza che la Corte ritiene che una autentica, stabile ed amichevole
disponibilitࠤell'imputato verso i mafiosi si sia protratta... (fino alla) primavera del 1980 (...)
La Corte ha ritenuto la sussistenza:
- di amichevoli e anche dirette relazioni del sen. Andreotti con gli esponenti di spicco della cosiddetta ala moderata di Cosa Nostra, Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti, propiziate dal legame del predetto con l'on. Salvo Lima, ma anche con i cugini Salvo, essi pure
organicamente inseriti in Cosa Nostra";
- di rapporti di scambio che dette amichevoli relazioni hanno determinato: il generico appoggio elettorale alla corrente andreottiana; il solerte attivarsi dei mafiosi per soddisfare, ricorrendo ai loro metodi, talora anche cruenti, possibili esigenze - di per s鬠non sempre
di contenuto illecito - dell'imputato o di amici del medesimo; la palesata disponibilitࠥ il manifestato buon apprezzamento del ruolo dei mafiosi da parte dell'imputato";
- della travagliata, ma non per questo meno sintomatica ai fini che qui interessano, interazione dell'imputato con i mafiosi nella vicenda Mattarella, risoltasi, peraltro, nel drammatico fallimento del disegno del predetto di mettere sotto il suo autorevole controllo la azione dei suoi interlocutori ovvero, dopo la scelta sanguinaria di costoro, di tentare di recuperarne il controllo, promuovendo un definitivo, duro chiarimento, rimasto infruttuoso per l'atteggiamento arrogante assunto
dal Bontate..." .
(sentenza della Corte d'Appello di Palermo, presidente Salvatore Scaduti, a carico di Andreotti Giulio, 2 maggio 2003, poi resa definitiva dalla Corte di Cassazione il 15 ottobre 2004)
Giuseppe smetti di guardare Vespa e Fede.Il cattolicissimo Andreotti da bambino come gli aveva insegnato la mamma non frequentava gli omosessuali,ma la mamma gli doveva dire anche di non frequentare boss mafiosi.