Se finisce Israele
di Furio Colombo
Ero a Pesaro, alla Festa Nazionale de l’Unità, il 16 settembre 2006, un giorno di tempesta ma anche di folla, la folla di quei militanti di sinistra, persone anziane e giovani, famiglie intere con i bambini, uomini e donne che ricordano ancora la Resistenza come un pezzo della loro vita, uomini e donne che non hanno mai veramente separato il loro impegno morale sui diritti umani da quello sindacale in difesa del lavoro, da quello politico in difesa della democrazia. Eccoli, sono in tanti nonostante la pioggia violenta. Occupano - seduti e in piedi - tutti gli spazi del tendone «La Libreria» dove, accanto ai tradizionali dibattiti politici che avvengono nel tendone più grande - quello da mille posti - si parla di libri.
Quando entro, completamente inzuppato di pioggia, l’applauso è grande, affettuoso, lungo, come accade a volte nelle feste dell’Unità, in cui molti vogliono ancora dire il loro grazie e il loro sostegno al giornale ritrovato.
Quando, due ore dopo, il dibattito è finito, gli applausi sono gentili e brevi, ma anche un po’ imbarazzati. Un uomo della mia età mi abbraccia e dice: «Ti voglio bene per quello che hai fatto a l’Unità. Ma non sono d’accordo neanche con una parola di quello che hai detto». Le dediche e le firme richieste sono poche, nessuna sul libro che ho presentato. Spesso mi chiedono, per affetto, di firmare libri non miei (come quelli di Tiziano Terzani) alla fine delle presentazioni. Non questa volta. Questa volta il libro era La sinistra e Israele, atti di un seminario a sostegno di Israele che ha avuto luogo un anno fa. Qualcuno fra il pubblico ha notato un fatto curioso, e me lo sussurra nel breve «dopo dibattito», mentre il temporale, fuori, continua furioso. Guardando i nomi nella copertina del libro, nota che «per trovare quelli che sostengono Israele a sinistra, bisogna andare molto a destra della sinistra. Tu li disorienti perché arrivi così a sinistra nella tua intransigenza contro Berlusconi, contro la destra postfascista, la Lega e il “regime”. E poi sei il più accalorato a sostenere Israele. Come si spiega?».
Si spiega con il proposito di quell’intervento a Pesaro e di queste pagine. Israele appartiene al mondo e ai valori della sinistra. Senza il sostegno della sinistra del mondo Israele muore. Questa frase non piace e sarebbe accolta con sprezzo dalla destra israeliana. Ma anche in Italia, anche a Roma, ricordo una sera d’estate - il 17 luglio di quello stesso anno - in cui in tanti, ebrei e non ebrei, ci siamo raccolti davanti alla sinagoga di Roma, ci siamo arrampicati su una pedana e abbiamo espresso sdegno e tormento per le parole di Ahmadinejad, presidente dell’Iran, che aveva lanciato la parola d’ordine «cancellare Israele». Abbiamo detto sostegno a Israele attaccata dal Libano. Abbiamo detto solidarietà a Israele che - circondato da nord e da sud - aveva cominciato a respingere gli Hezbollah in Libano (dopo il rapimento di tre soldati).
Di quella notte mi sono rimaste impresse tre cose. Alcuni di coloro che hanno parlato erano di sinistra. Nessuno, tra la folla di via Portico d’Ottavia, che pure è la stessa strada, lo stesso luogo, del rastrellamento della notte del 16 ottobre 1943 (mille uomini, donne, bambini, neonati e ammalati, che non sono mai più ritornati, benché di qui si veda - appena al di là dal Tevere - la cupola di San Pietro). L’applauso più grande, più lungo ha salutato Gianfranco Fini. Fini ha fatto molte cose per meritare quell’applauso nella sua vita politica. Ma la sua vita politica è stata iniziata da Giorgio Almirante, segretario di redazione della rivista La difesa della razza, appena una generazione fa. Dalla folla alcuni giovani hanno gridato in coro - benché brevemente - «vinceremo». È stato come un capogiro, una vibrazione triste che per un istante è sembrata salire da quella folla. C’era come un cortocircuito nel tempo e nello spazio. L’abbandono della sinistra stava provocando una caparbia rivalsa. Si manifesta quando gli ebrei di Roma si stringono intorno a Fini. Si manifesta quando - a uno a uno - rappresentanti e notabili dello schieramento di Berlusconi si susseguono passandosi il microfono per dire che c’è un legame tra Prodi e gli estremisti islamici. E tutto porta ovazioni, come se si stesse discutendo davvero della vita di Israele.
Il dirottamento funziona e la gente sembra felice di battere le mani a Schifani e a Cicchitto, come a simboli dell’identità e del senso storico di Israele. Come un treno sullo scambio sbagliato, il convoglio di quella notte, che avrebbe potuto chiamarsi «con la destra per Israele», correva con qualcuno di noi aggrappato fuori. Ma la sinistra era altrove, a denunciare Israele e la sua guerra, immaginata come una decisione inutile e crudele.
***
Ho posto al pubblico dell’incontro di Pesaro che sto raccontando, tre domande: doveva proprio esserci uno stato di Israele? Doveva proprio essere lì? È stato il solo nuovo paese nato in terra d’altri?
Ho iniziato a raccontare il rastrellamento e la deportazione degli ebrei nella notte del 16 ottobre 1943. Ho ricordato l’evento della principessa romana che - avvertita di quanto stava accadendo - ha avvertito a sua volta la Santa Sede. Avendo accesso in Vaticano, la principessa ha chiesto di informare al più presto il Papa. Il cardinale Maglione si è limitato a convocare per un colloquio l’ambasciatore tedesco a Roma, Rahn. Alla principessa ha detto: «Non possiamo convocare nessun altro. Non c’è un consolato degli ebrei a Roma».
Ho ricordato un documentario che mi hanno fatto vedere nella sinagoga di Cracovia, materiale girato dai militari tedeschi: si vede un gruppo di bambini che viene fatto sloggiare da una scuola, ciascuno con la sua seggiolina. Camminano su un viale affollato di passanti. Tutti i bambini hanno la stella gialla. Vengono spinti in un vicolo e - mentre si voltano e guardano insieme a molti che erano già nel vicolo - alcuni muratori costruiscono subito un muro, una fila di mattoni sopra l’altra, finché i bambini non si vedono più. È il muro del ghetto di Varsavia. Neanche a Varsavia c’era un consolato degli ebrei. Ma più avanti, in un’altra scena dello stesso documentario, c’è l’assedio al ghetto. Nelle strade circostanti la gente continua a passare come in giornate normali. Dal marciapiede i soldati tedeschi sparano a chi si affaccia dalle case al di là del muro. Un passante avverte un soldato sbadato, gli indica un volto alla finestra. Il soldato spara subito.
Ma lo stato di Israele è in Medio Oriente per una scelta arbitraria? Gli israeliani hanno cominciato ad abitare un piccolo pezzo di Palestina, quando era territorio dell’ex Impero ottomano reclamato come proprio dalla Giordania, e occupato dalle truppe e dalla amministrazione dell’Impero britannico. Lo hanno fatto su mandato delle Nazioni Unite (1948). Nello stesso giorno è stato istituito un piccolo stato palestinese - altrettanto nuovo e mai esistito prima - che però tutti gli arabi (non i palestinesi, ma il potere dei grandi paesi arabi dell’area) hanno rifiutato, iniziando subito una catena di guerre. Dopo una di quelle guerre per stroncare subito l’invasione egiziana, giordana, siriana e libanese, gli israeliani hanno conquistato e dichiarato israeliana Gerusalemme (1967).
Che cosa c’è di diverso dalle guerre del Risorgimento italiano che - una dopo l’altra - hanno aggregato pezzi di territorio che non erano mai stati «italiani», se non nel sogno di Petrarca e Leopardi (un sogno sionista?), strappandoli con sangue, violenza, odio, a vicini europei (con cui oggi l’Italia forma l’Unione Europea)? Che cosa c’è di diverso rispetto alla conquista di Roma - la nostra celebrata «breccia di Porta Pia» - che per duemila anni, proprio come Gerusalemme, era stata capitale religiosa e sede di un altro stato e di un altro governo che ha dovuto cedere alla forza e si è barricato nell’isolamento, nel non riconoscimento del governo italiano, nella scomunica per cinquant’anni, prima di ricominciare a vivere accanto e insieme, in un incrocio di diritti reciproci con lo stato italiano?
Se una diversità c’è, è che il Risorgimento italiano ha conquistato e dichiarato italiani pezzi di territorio austriaci e balcanici (in una Europa in cui tutti i confini erano stati stabiliti arbitrariamente dal susseguirsi di diversi poteri). Israele ha bensì realizzato un proprio autonomo sogno risorgimentale (detto «sionismo» o ritorno alla terra degli ebrei), ma ha occupato e preso possesso di una piccola parte di quella terra solo dopo un voto e una autorizzazione - bilanciata da autorizzazione equivalente stabilita per gli abitanti della Palestina - delle Nazioni Unite. E non ha tolto terra a un altro stato più di quanto l’India o il Pakistan lo abbiano tolto all’Impero britannico. I risorgimenti, il sionismo, i grandi movimenti di liberazione dal colonialismo e dalle persecuzioni sono sempre fondati sul reclamo di un territorio, sulla presa di possesso fisica di quel territorio, sulla ricerca di riconoscimento internazionale per quell’evento. E - fatalmente - su molto sangue e continui spossessamenti. Come l’India e il Pakistan, Israele ha ottenuto il riconoscimento internazionale (con l’eccezione - durata decenni - del Vaticano). A differenza dell’India e del Pakistan, uno dei due stati non ha mai accettato di esistere. O non gli è stato permesso dalle potenze arabe dell’area. Ed è cominciata la guerra infinita.
"Tu li disorienti perché arrivi così a sinistra nella tua intransigenza contro Berlusconi, contro la destra postfascista, la Lega e il “regime”. E poi sei il più accalorato a sostenere Israele. Come si spiega?"
Anche Montanelli era piuttosto accalorato contro Berlusconi e la sua ghenga, ma non lo si può certo definire un uomo di sinistra... non basta essere antiberlusconiani per potersi dire di sinistra...
"Non c’è un consolato degli ebrei a Roma"
Credo che ritenere gli ebrei come non appartenenti alla nazione dove risiedono sia di fatto il massimo dell'antisemitismo... sarebbe come dire che se un islamico è venuto a vivere in Italia e i suoi discendenti per quattro generazioni nascono in Italia, parlano italiano e professano l'Islam, questi non dovrebbero essere considerati italiani, ma che in linea di principio debbano essere rappresentati dal consolato dell'Arabia Saudita...
"Nello stesso giorno è stato istituito un piccolo stato palestinese - altrettanto nuovo e mai esistito prima - che però tutti gli arabi (non i palestinesi, ma il potere dei grandi paesi arabi dell’area) hanno rifiutato"
Si dimenticano i trasferimenti e gli allontanamenti forzati dei palestinesi già prima del 1948, che ovviamente hanno alimentato il risentimento nei confronti dei "nuovi arrivati"... sancire la nascita del loro Stato sarebbe come legalizzare queste originarie ingiustizie...
Quando Colombo parla di Israele è insopportabile. Giustificare una guerra di invasione dicendo che ha la stessa validità morale di altre guerre di invasione è ripugnante. E non vedo perché Israele dovrebbe ricevere sostegno della sinistra europea, dato che non lo vuole: altrimenti non erigerebbe muri a destra e a manca, e non voterebbe contro a qualsiasi risoluzione/moratoria ONU che riguardi la tutela dei diritti umani (assieme ai loro degni compagni di merende americani). Non appena smetteranno di comportarsi come uno stato che sembra appena uscito da un romanzo di Heinlein, avranno il sostegno che si meriteranno.
E non me ne frega niente di ebrei, indù o wikkani. Qui la religione non c'entra nulla, se non come strumento per giustificare condotte riprovevoli.
Israele avrà il sostegno della sinistra quando la smetterà con le politiche di persecuzione dei palestinesi.
Le persone di sinistra, per loro natura, tendono a stare dalla parte degli oppressi che lottano contro i potenti. Chiaramente non è il caso di Israele. Per il momento Israele raccoglie l'appoggio incondizionato della destra e di qualche affarista che sta a sinistra per convenienza. Ovviamente, quando Israele deciderà di rispettare le risoluzioni ONU che lo obbligano a trattare i palestinesi con umanità, allora riceverà anche il sostegno della sinistra.
Poi nessuno nega che originariamente esistesse anche un motivo "ideologico" per parteggiare per i palestinesi (l'OLP nacque come organizzazione di sinistra, con appoggi di movimenti marxisti), però non credo che ormai questo faccia più differenza.
israele al momento nello scacchiere mondiale e' una pedina in mani americane. ne' piu' ne meno dell'italia. o della giordania o dell'egitto.
mi trovo in difficolta' ad appoggiare degli stati. preferisco appoggiare delle persone.
le persone che stanno nei kibbutz sicuramente vivono e sono piu' a sinistra di chiunque (sia arabo che europeo). non necessariamente ideologicemente, ma semplicemente de facto.
andare a cercare l'origine del male puo' essere storicamente interessante, ma in genere procura ulteriori conflitti, anziche' risolverli. la ex-yugoslavia ne e' un esempio.
per risolvere questo attuale casino basta partire dall'accettare alcuni dati di fatto. gli israeliani esistono e i palestinesi esistono. punto.
e nessuna soluzione e' accettabile se prevede la scomparsa o la sottomissione di uno di questi due elementi.
nel momento in cui le due parti si riconoscono e si accettano puo' cominciare un dialogo. altrimenti scorrera' solo sangue. le guerre si sa come iniziano ma non si puo' mai sapere come finiscono.
Ma Furio Colombo decide chi o che cosa appartiene al mondo e ai valori della sinistra perchè immagina d'essere di sinistra?
Diamine, c'è un errore di fondo!
"Israele appartiene al mondo e ai valori della sinistra"ANCHE STALIN MA NON è MOTIVO DI VANTO
"Senza il sostegno della sinistra del mondo Israele muore" Scherzi?
"Questa frase non piace e sarebbe accolta con sprezzo dalla destra israeliana" e ci hanno ragione.
Diciamo che israele è uno stato con tendenze ateniesi ( estremamente democratico con i cittadini ma molto meno con i foresti e gli schiavi). Che della sinistra se ne può fottere perchè gli occorre l'appoggio degli americani e che vivrà a lungo grazie all'assoluta stupidità della più parte dei palestinesi che fanno politica
" Abbiamo detto sostegno a Israele attaccata dal Libano."
Quando ho letto questa frase mi son ribaltato dalla sedia, è proprio fuori di testa quando parla di Israele.
il livello di questi commenti e' un pelino sotto il livello di commenti sullo stesso tema in un forum di nazi.
Colombo su questo argomento a ragione da vendere. La sinistra folkloristica applica al conflitto israelo-palestinese la categoria marxista del conflitto capitale vs lavoro; ricchi vs poveri; impero vs resto del mondo, e da questo fa derivare tutte le sue analisi, giungendo ad appoggiare Hamas, Hetzbollah e altri movimenti tra il fascismo e il nazismo (o quello che in un paese arabo è piu' simile al fascismo e nazismo).
FC "Senza il sostegno della sinistra del mondo Israele muore."
b: Ammesso che sia vero: perché Israele non fa nulla per mantenere tale sostegno; anzi, fa molto per alienarselo?
FC:" Abbiamo detto sostegno a Israele attaccata dal Libano. Abbiamo detto solidarietà a Israele che - circondato da nord e da sud - "
B: non può considerarsi circondato chi ha scelto di infilarsi, e non in modo amichevole, fra popoli pacifici pretendendo di avere diritto a un posto proprio; anzi di avere un diritto superiore a quello di tutti gli altri. Logico che é circondato: ci si é messo lui in mezzo!
FC:" aveva cominciato a respingere gli Hezbollah in Libano (dopo il rapimento di tre soldati). "
b: perché rapimento? quando Israle ha catturato i parlamentari, i ministri, i capi militari palestinesi, non diciamo che li ha "rapiti", che li ha "sequestrati", ma che li ha "arrestati", che li ha "presi prigionieri". Israele lo si considera dalla parte della ragione, fino a prova contraria, perché é uno stato; i palestinesi in armi, li si considera se non proprio terroristi, certo dei violenti, dei nemici della pace...già nelle parole non c'é equità
FC: " Ho posto al pubblico dell’incontro di Pesaro che sto raccontando, tre domande: doveva proprio esserci uno stato di Israele? "
B: diciamo subito che non si capisce perché dovesse: ma visto che tantissimi stati esistono si poteva ammettere anche questo. Anche se, nascendo, ci ha fatto capire, perché non era mai nato. Gli ebrei non sono una nazione in senso proprio: si diventa ebrei (con fatica) solo con una trafila di ordine religioso; e non sono neppure un gruppo religioso, in senso proprio. L'ebreo nasce tale, non diventa. Questo fa sì che questo stato sia il più refrattario rispetto agli stranieri, agli allogeni. La distinzione fra israeliano ebreo, e israeliano non ebreo, é inconfrontabile con la condizione in qualsiasi altro paese, moderno o non moderno, religioso o laico, occidentale o del terzo mondo. Per cui, viene da pensare che sarebbe stato meglio se gli ebrei, come i rom, loro fratelli nei lager, si fossero astenuti dall'alienazione statale, che é una malattia per tutto il mondo, ma che in loro pare aver determinato sintomi più sfortunati
FC:" Doveva proprio essere lì? "
b: davvero, le ragioni simboliche potevano spingere verso la Palestina, ma le ragioni pratiche avrebbero consigliato mille posti meno disgraziati, meno abitati, meno storicamente impegnati. Sarebbe stato meglio altrove, di sicuro. Fra l'altro, la Palestina é in tale misura inospitale, che posti migliori ce ne sarebbero stati a mucchi
FC: " È stato il solo nuovo paese nato in terra d’altri? "
b: no, certo; ma tutti sono nati dall'oppressione, quasi tutti dallo sterminio, assolutamente tutti dall'iniquità più assoluta. In tempi recenti, quest'ingiustizia si avverte di più che in passato, sia da parte di chi la subisce, sia da parte di chi vi assiste. Ormai, é una cosa che non si può più ammettere. Perché, in fin dei conti, l'unico vero argomento in favore di Israele, consiste nelle sue vittorie militari, che gli hanno dato il possesso della Palestina, e il possesso, é i nove decimi del diritto.
FC: " Che cosa c’è di diverso dalle guerre del Risorgimento italiano che - una dopo l’altra - hanno aggregato pezzi di territorio che non erano mai stati «italiani», se non nel sogno di Petrarca e Leopardi (un sogno sionista?), strappandoli con sangue, violenza, odio, a vicini europei (con cui oggi l’Italia forma l’Unione Europea)?
b: se ci si riferisce alla conquista che ne so? del Veneto o della Sicilia o del Lazio, la differenza é assoluta. Lì abitavano italiani sotto un governo, a volte a sua volta italiano o italofono, a volte no, poi gli stessi italiani sono passati sotto un altro governo, italiano. In Palestina, chi non é stato fatto sloggiare, é passato sotto un governo non arabofono, e sopravanzato costituzionalmente da gente arrivata dopo, che continua ad arrivare, che arriverà magari in futuro. E che non si fonderà mai. La conquista del Mezzogiorno é stata assai dura, e la condotta dei piemontesi francamente colonialista. Ma la cosa é ogni giorno andata affievolendosi. La somiglianza é maggiore con la conquista italiana del SudTirolo: qui l'assimilazione é stata superficialissima. Ma le cose funzionano perché? perché gli italiani hanno scelto di trattare gli altoatesini germanofoni MEGLIO di ogni altro cittadino italiano, sotto tutti i punti di vista, facendono dei veri privilegiati. Se ciò che Israele ha speso in armi, l'avesse speso per rendere gli arabi d'Israele i più ricchi e coccolati fra i suoi cittadini, come hanno fatto gli italiani, é evidente che ora ci sarebbe la pace laggiù. E gli ebrei non sarebbero amati, come non lo sono gli italiani, ma tollerati e silenziosamente rispettati
FC: "Che cosa c’è di diverso rispetto alla conquista di Roma - la nostra celebrata «breccia di Porta Pia» - che per duemila anni, proprio come Gerusalemme, era stata capitale religiosa e sede di un altro stato e di un altro governo che ha dovuto cedere alla forza e si è barricato nell’isolamento, nel non riconoscimento del governo italiano, nella scomunica per cinquant’anni, prima di ricominciare a vivere accanto e insieme, in un incrocio di diritti reciproci con lo stato italiano? "
b: ma scherza? i romani eran sempre quelli! mica al posto dei romani, a Roma si sono piazzati i piemontesi
FC: "Se una diversità c’è, è che il Risorgimento italiano ha conquistato e dichiarato italiani pezzi di territorio austriaci e balcanici (in una Europa in cui tutti i confini erano stati stabiliti arbitrariamente dal susseguirsi di diversi poteri). Israele ha bensì realizzato un proprio autonomo sogno risorgimentale (detto «sionismo» o ritorno alla terra degli ebrei), ma ha occupato e preso possesso di una piccola parte di quella terra solo dopo un voto e una autorizzazione - bilanciata da autorizzazione equivalente stabilita per gli abitanti della Palestina - delle Nazioni Unite. E non ha tolto terra a un altro stato più di quanto l’India o il Pakistan lo abbiano tolto all’Impero britannico."
b: a un altro stato no, ma ad altre popolazioni sì
FC: " I risorgimenti, il sionismo, i grandi movimenti di liberazione dal colonialismo e dalle persecuzioni sono sempre fondati sul reclamo di un territorio, sulla presa di possesso fisica di quel territorio, sulla ricerca di riconoscimento internazionale per quell’evento. E - fatalmente - su molto sangue e continui spossessamenti. Come l’India e il Pakistan, Israele ha ottenuto il riconoscimento internazionale (con l’eccezione - durata decenni - del Vaticano). A differenza dell’India e del Pakistan, uno dei due stati non ha mai accettato di esistere. O non gli è stato permesso dalle potenze arabe dell’area. Ed è cominciata la guerra infinita. "
b:la responsabilità delle potenze arabe é immensa, certo: ma é l'idea di creare due stati metà etnici e metà religiosi (fra l'altro una buona minoranza dei palestinesi era ed é cristiana) che é deplorevole e nefanda, e l'esempio dell'India e del Pakistan, é significativo, visto che sono sempre sull'orlo di una guerra a morte...Precisamente per la medesima tara alla nascita, ereditata dagli ideatori (statunitensi, inglesi, sovietici, insomma i vincitori dell'ultima guerra) sconsiderati, metà idealisti e metà grassatori, di tutta la tragedia postcoloniale
Daniele, spiegaci tu dunque cosa bisogna fare. Sostenendo a senso unico Israele, come fa Colombo, si applica sempre al conflitto la categoria marxista del conflitto ricchi vs poveri...ma al contrario!
Ricordo peraltro che la tanto cara (al Colombo) Sinistra Per Israele nel proprio manifesto distingue magistralmente "alcune azioni dei governi di Israele" dal "terrorismo" palestinese, che "è un crimine inaccettabile, che deve essere condannato con forza e senza condizioni."
E tu mi vieni a dire che son nazisti i palestinesi.
Boccadorata e un pochino dai Lorenzo anche tu, adesso avete colmato il pelino di cui sopra.
perchè ragionare con la propria testa senza utilizzare i luoghi comuni della sinistra sarebbe diventare filo-nazi?
ma ,per curiosità, Furio Colombo legge qulche volta Haaretz? Da quando Israele è diventato un luogo metafisico non calato nello spazio e nel tempo storico,politico ? Da quando la strategia della tensione, così vivacemente operante in altre terre, si è miracolosamente fermata nell'ex Terra Santa? Da quando difendere la legittimità di uno Stato vuol dire schierarsi con la destra nazionalista, bellicista, neoconservatore e non appoggiare e potenziare l'ala progressita e laica?
http://www.haaretz.com/hasen/spages/872647.html
http://www.haaretz.com/hasen/spages/851079.html
Sulle accuse di nazismo a destra e a sinistra, forse sarebbe il caso di riflettere un poco. Chi consideriamo nazista? Il nemico degli ebrei, degli zingari, degli omosessuali, dei comunisti? In realtà, adesso predicare la persecuzione di zingari, omosessuali e comunisti è pratica corrente: per motivi incomprensibili, di queste quattro categorie perseguitate radicalmente dai nazisti, l'unica che ancora è rimasta tabù sono gli ebrei.
Si usa definire nazista il nemico degli ebrei,. Quantunque i nazisti fossero mortali nemici pure di altri (vedi i tre gruppi che ho indicato) e che esistono nemici degli ebrei da ben prima dei nazisti, vedi per fare solo un esempio il Vaticano.
Oppure possiamo inquadrare il nazismo, come nazionalsocialismo, come socialismo nazionale, socialismo su base nazionale, socialismo etnico: in questo senso allora sono forse altri i nazisti, no?
Pelino superato.
argomentazioni scarsine eh?
Una cosa che meriterebbe chiedersi - invece che liquidare ogni riflessione, quasi tutto fosse già limpido e risolto - é se l'essersi efficacemnte gli ebrei sottratti al ruolo storico di vittime, di paria sociali, a differenza degli altri tre gruppi invisi alle Camicie brune (adesso, al posto di "comunisti" magari si usa "terroristi" oppure "anarcoinsurrezionalisti", ma si tratta sempre degli stessi soggetti, i nemici dell'ordinamento sociale dominante), non sia conseguenza del loro essersi alla fine costituiti in stato, e per conseguenza in nazione accettata, convalidata, riconosciuta e riconoscibile. Se non fosse in fin dei conti fondato l'impianto sionista, che solo avendo uno stato proprio, gli ebrei avrebbero cessato di essere perseguitati da molti, perseguitabili da chiunque, in quanto identità non codificata, alla mercé dell'altrui valutazione.
Questo tuttavia, spiegherebbe le ragioni per cui uno stato ebraico sarebbe stato opportuno; non spiega ancora perché dovesse fondarsi proprio in un luogo così disgraziato e, all'epoca, neanche troppo abitato dagli ebrei, anche se da loro storicamente ambito. E difatti inizialmente i sionisti non pensavano alla Palestina.
Infine, non spiega la questione più rilevante, e su cui tutti glissano: come mai non si sia provveduto, ad opera delle nazioni unite, e in particolare degli sponsor di Israele, a una compensazione poderosa per gli spossessati.
perché, è facile dire che dovevano nasce due stati, sul genere di India e Pakistan, e che quindi si poteva (o si doveva) migrare. prima di tutto la spartizione dell'India fu una tragedia immane, e ci vuole un bel becco a farne un modello. Ma poi va detto che mentre in India, rimase India la zona in cui erano in maggioranza indù, e divenne Pakistan la zona in cui erano in maggiornaza islamici (con qualche sbaglietto, di decine di milioni di abitanti,. tipo il Kashmir), in Palestina dappertutto, Tel Aviv esclusa, gli ebrei erano in minoranza. Quindi non di scambio di popolazioni si trattava ma di deportazione di una maggioranza a favore di una minoranza.
Ora, obiettivamente, cosa fatta capo ha: oggi gli ebrei sono davvero maggioranza in Israele, ed é delirante ipotizzare un ritorno alle condizioni del 1948, e anche al 1967 (non si capisce perché molti considerino legittima l'invasione del 1948 e illegittima quella ulteriore del 1967). Ma pare che nessuno continui a farsi carico del fatto che i palestinesi avrebbero diritto a un poderoso risarcimento, appunto sul modello di quello riconosciuto dall'Italia ai tirolesi, in cambio di un'occupazione prepotente ed illegittima, ma ormai archiviata dalla storia. In poche parole: se mi si costringe ad essere minoranza là dove sono sempre vissuto, occorre che ci sia come minimo una opzione prefernziale per me e per la mia gente, un riconoscimento forte delle mie radici e della mia cultura e delle mie ragioni.
Molto più comodo. certo, liquidare la questione come "fanatismo", come "terrorismo" e spendere fino all'ultima lira in cacciabombardieri, bombe atomiche, elicotteri e mine. La questione é che Israele fa schifo, ma non perché é lo stato ebraico, come dicono tanti razzisti: semplicemente perché é uno stato. Gli stati sono così, nascono per oipprimere, esistono per opprimere, e minacciano di distruggere ogni cosa, se per caso uno osa metterli in discussione. E' per questo che, agli occhi di chi ama la libertà, le ragioni dei palestinesi arabi (perché esistono anche dei palestinesi ebrei, dal momento che da decenni stanno in Plaestina pure loro) appaiono un poco meno inique, anche quando vengono propugnate con mezzi odiosi e antiumani. Perché i palestinesi non si nascondono dietro uno stato e alla sua pretesa di fare giustizia. Sono ancora nello stato in cui per tanto tempo erano stati gli ebrei: di RECLAMARE GIUSTIZIA. E' questo che ce li rende simili e fratelli. Ed é questo stesso processo che ha reso Israele e i suoi difensori, che non sono tutti ebrei, e non sono utti gli ebrei, anzi, invisa a chiunque ami la giustizia, e cara a soggetti dello stampo di Gianfranco Fini. Chi sisomiglia si piglia, pure in politica. A tanti ebrei di Roma, garba Fini e il suo bel partito di razzisti, perché sono infine scesi dal treno dei deportati e montati sul carro armato degli oppressori.
Loro applaudono Fini e i nazisti saremmo noi? i razzisti saremmo noi? un po'
di serietà, per favore
le ragioni di boccadorata possono essere discutibili ma sono apprezzabili.
almeno non rientrano nei soliti agghiacciante cliche' impuzzoniti di cripto-antisemitismo.
anzi "Gli stati sono così, nascono per oipprimere, esistono per opprimere, e minacciano di distruggere ogni cosa, se per caso uno osa metterli in discussione." per parte mia e' una frase totalmente sottoscrivibile.
certo va considerato che, oramai, gran parte dei palestinesi arabi sono rappresentati da movimenti sinceramente orripilantemente clerical-etnici e che la frase di Furio Colombo "non eiste un consolato degli ebrei" pesa tuttora come un macigno sulle coscienze ebraiche di tutto il mondo.
il paradosso e' che proprio nel momento in cui, con la creazione dello stato di Israele, il popolo ebraico ha voluto tirarsi fuori dal ruolo storico di "vittima", di non subire piu' persecuzioni (e non e' nemmeno tanto vero, le persecuzioni negli stati arabi e in polonia ed urss sono venute DOPO), proprio in quel momento il popolo ebraico si e' legato a tuttaltro che non fosse la propria spiritualita'(o ideologia, usando un altro metro); per riuscire ad avere un consolato ci siamo ridotti a dover accettare tutto cio' da cui eravamo sfuggiti (abbastanza fortunatamente, visti i risultati) per secoli.
quanto cambiera' l'ebraismo dopo una capitolazione di questo genere?
rimarremo "il faro tra le genti" o saremo ridotti a vivere nella profezia di ben gurion ("uno stato come gli altri, con i suoi ladri e le sue prostitute")?
Ebreo e di sinistra
sono di sinistra per scelta ed ebreo per nascita. Non è certo questa la sede per spiegare cosa significhi per un laico agnostico come me essere ebreo, ma vi assicuro che spesso sono stati i miei compagni politici a farmi sentire tale. Io mi sento ebreo, omosessuale, curdo, armeno o rom ogni volta che sento il putrido olezzo del pregiudizio.
Il pregiudizio è sempre figlio dell’ignoranza e di ignoranza è pregno il ventre dell’umano genere. Quanti sono quelli che davvero conoscono le origini dell’attuale intricatissima situazione medio-orientale? Pochi…troppo pochi, ma sono milioni coloro che si sentono autorizzati a prendere posizione su questioni che ulcerano le carni altrui, senza dare alle proprie opinioni la dignità della cognizione di causa. Ho tirato un sospiro di sollievo leggendo mesi fa un articolo di Furio Colombo su Diario, sull’asimmetria del linguaggio, in cui spiegava come i tradizionali parametri di valutazione saltano quando le regole del confronto o del conflitto sono instabili, variabili e come possa succedere che un esercito fortissimo che ubbidisce però alle regole del controllo democratico possa rivelarsi impotente davanti a gruppi armati numericamente e militarmente più deboli, ma liberi da vincoli etici, democratici e diplomatici. In uno scontro diretto chi è figlio della cultura della vita è perdente contro chi professa la cultura della morte.
continua qui
http://www.hakeillah.com/3_07_07.htm