Corritore: Pd, alle primarie serve il coraggio del doppio turno
di Marco Cremonesi
Il 14 ottobre, primarie anche milanesi. Magari, con il doppio turno. È la proposta di Davide Corritore,
consigliere comunale e supporter convinto del Partito democratico.
Perché votare subito anche per il leader milanese?
«Credo che sia aspirazione condivisa da tutti quella che il Pd abbia forte identità territoriale. Se è così, non capisco perché attendere. Prima il livello nazionale che, oltretutto, evoca ancora una volta scelte centralistiche. E poi, conto sulla partecipazione».
In che senso?
«Se a livello locale si votasse più tardi, diminuirebbero i partecipanti. Ingenerando il sospetto che le organizzazioni più strutturate possano avere una maggior influenza sul risultato. Mentre invece, la contendibilità è fondamentale. Guardi negli Stati Uniti...».
Che cosa succede negli Stati Uniti?
«Alle primarie si presentano tantissimi candidati e si raccolgono montagne di fondi. Perché sono vere e contendibili. Quindi: non solo partecipazione ma anche scelta».
Scelta in alternativa ai plebisciti?
«Appunto. E poi, io credo che Milano dovrebbe avere il coraggio di sperimentare un percorso in due turni. Il 14 ottobre si vota per tanti candidati cittadini, se nessuno raggiunge il 50% dei consensi, si svolge un secondo turno».
Quale sarebbe il vantaggio?
«Legittimazione del vincitore, aumento degli sfidanti al primo turno, possibilità vera di scelta con la passione che ciò potrebbe suscitare.
In ogni caso, se il Pd deve essere federato, non vedo come si possa dire no alla richiesta di eleggere subito anche il leader milanese».
Ottima iniziativa! Sarebbe più corretto tuttavia dire, leader regionale e locali subito. Queste infatti non sono le pimarie per la candidatura a sindaco ma per il responsabile del partito. Quindi che senso avrebbe un partito che ha un leader eletto a Milano ma non in regione o a brescia o a cinisello dove resterebbero in pista i partiti precedenti? Inoltre sarebbe il caso che i candidati leader (così si intitola la sezione del corriere) fossero presentati insieme ad una proposta politica. Terzo debbo dedurre dalle dichiarazioni di corritore che l'esperienza della lista ferrante è finita e che lui aderirà al gruppo del pd in comune? e gli altri della lista che fanno? e ferrante?
Bella domanda "ragiunatdegauche". Metà Lista Ferrante vorrebbe fare una battaglia perchè nel PD ci siano "i cittadini" e dunque un ricambio di gruppi dirigenti. (Giusto votare i leader locali e anche uno regionale su base di programmi, il rischio è che gli apparati per non perdere il controllo,obblighino ad imparentamenti nazionali e a liste che siano almeno regionali così da impedire o sminuire le realtà territoriali). L'altra metà ha paura di essere inghiottita, masticata in un processo troppo strutturato che mortifica la specificità del civismo.
In questi giorni si gioca il tutto.
Dipende dalle regole che verranno decise. Ci sarà competitività? Weltroni a cui questo interessava quando era "fuori" e faceva la fronda, lo manterrà ora che è il principe designato?
Ma dipende anche dal coraggio di rischiare ed anticipare una battaglia. Io e Davide ci siamo.
Vediamo se la Lista verrà...o preferirà l'attesa,dunque il profilo basso,dunque a non tanto lungo andare la sfaldatura e l'insignificanza.
Sarebbe un peccato perchè di una Lista dei Cittadini nel Partito democratico ci sarebbe bisogno...e domanda.