Meritocrazia e casta
di Giuliano Da Empoli
Mentre in Italia infuria la polemica sui costi della casta politica, l'Herald Tribune ci informa che, a Singapore, un ministro guadagna oltre un milione di dollari l'anno: proprio come l'amministratore delegato di una multinazionale. Eppure, lì, non sembra che la cosa generi particolari contestazioni. L'anno scorso, al contrario, il partito di governo è stato trionfalmente riconfermato alla guida del Paese, con l'80% delle preferenze.
Lungi da noi tracciare impossibili paralleli. Vale la pena, però, di prendere nota delle due ragioni di fondo che sono alla base della popolarità della "casta" dei governanti di Singapore. Primo: la selezione dei suoi membri avviene su base rigorosamente meritocratica, attraverso un sistema di esami che richiama alla mente il sistema della burocrazia imperiale cinese, con i suoi concorsi pubblici severissimi che davano accesso allo status di mandarino. Non bisogna dimenticare, infatti, che la nozione stessa di meritocrazia nasce in Cina, il primo paese al mondo nel quale le élites pubbliche siano state selezionate attraverso concorsi aperti a tutti, anziché per via ereditaria o per censo. È a quel modello che si sono ispirati gli illuministi francesi, quando hanno importato in Europa i principi della selezione meritocratica nel settore pubblico.
A Singapore, l'ideologia della meritocrazia è dappertutto. Basta sfogliare lo Straits Times, il quotidiano locale, per rendersi conto di quanto spazio ricevano le classifiche scolastiche, le premiazioni dei meritevoli in ogni campo dello scibile umano, il culto dell'eccellenza. Periodicamente, il quotidiano pubblica inserti speciali consacrati ai primi della classe. «Prendete ispirazione da dieci studenti che si sforzano di dare il meglio», recita il titolo di copertina di uno di questi inserti, cosparso di ritratti di nerds occhialuti e sorridenti. «Ciò che la pura forza di volontà e il duro lavoro possono ottenere» rimanda un editoriale della Education Correspondent. Perfino sul boccale per le mance nei bar, qui, c'è scritto «contributo per l'eccellenza del servizio».
E però, l'antidoto a questo culto ossessivo del merito sta in una specie di calvinismo asiatico, che Lee Kuan Yew, il padre-padrone della città-stato, ha inoculato in dosi massicce nella cultura della classe dirigente. È una cultura fatta di discrezione e di frugalità, che ha messo al bando ogni forma di ostentazione per affermare il principio in base al quale talento e competenze dei meritevoli devono essere messi al servizio del bene comune. Un concetto che, lungi dal ridursi a mera figura retorica, si traduce qui in fatti concreti. Qui, rispetto agli altri paesi dell'Asia orientale, le disparità sociali sono molto meno pronunciate, il che dimostra che, davvero, gli sforzi della classe dirigente sono andati, almeno fino a questo momento, a beneficio del paese nel suo insieme. Al contrario di altre tigri e dragoni, Singapore non solo è cresciuta, ma lo ha fatto innalzando il benessere di tutti, non solo dei più intraprendenti. Con il suo tenore di vita da paese occidentale (31 mila dollari per abitante, nel 2006), raggiunto in soli quaranta anni. Singapore è la figlia prediletta della (ri)globalizzazione del pianeta. Completamente priva di risorse naturali, di spazi da utilizzare, di mezzi di difesa, Singapore è la dimostrazione vivente del fatto che, in un mondo nel quale le principali risorse sono in uno stato di flusso costante, chi riesce a intercettarle vince, indipendentemente dalle condizioni di partenza. Ed è anche la dimostrazione che il problema non è l'esistenza di una "casta", bensì i criteri che regolano la sua formazione e i suoi comportamenti.
articoli come questo ti sfiniscono; ma come è possibile che questi "riformisti", non appena ti distrai un attimo, se ne escano con cose del genere?
Singapore è una dittatura. Parola che, nell'articolo del pessimo Da Empoli non ricorre nemmeno una volta. Il sistema elettorale, le regole della campagna elettorale, i collegi elettorali sono disegnati in modo tale da non far entrare nel parlamento di Singapore neppure un (dicasi un) esponente dell'opposizione. L'unica volta che è successo, il malcapitato è stato espulso e messo agli arresti. La situazione è talmente imbarazzante che la legge elettorale concede al presidente il potere di nominare (è vero, lo giuro) l'opposizione. Ossia ci sono alcuni seggi (una manciata) riservati a "oppositori" nominati dalla maggioranza, tramite il presidente.
Prendere a modello una città-stato, dittatoriale, abitata da cinesi che hanno costruito la loro fortuna sulla mediazione commerciale con la Repubblica popolare cinese (altra dittatura, en passant), e che oggi si ritrova senza ruolo e con gravissime incognite per il proprio futuro è il massimo. Della stupidità.
"cinesi che hanno costruito la loro fortuna sulla mediazione commerciale con la Repubblica popolare cinese"
invece di scrivere cazzate antistoriche tipo quella teste' riportata, consiglio, per chi voglia capire l'origine e sviluppo del sistema meritocratico cinese:
L'inferno degli esami : studenti, mandarini e fantasmi nella Cina imperiale / di Ichisada Miyazaki. - Bollati Boringhieri, 1988.
notevole che nell'articolo si faccia riferimento all'illuminismo, che fu vera e propria "traduzione" culturale del confucianesimo. spesso questo enorme debito che abbiamo con la cina viene sottaciuto o ignorato. L'enciclopedia, gli esami universitari, il sistema di voti e di elenchi di promossi, i giornali: tutto cio' lo dobbiamo alla vituperata cultura cinese.
capisco che ora sia di moda parlare dei regimi borghesi come fossero "democrazie", e sostenere che il capitalismo di stato e il capitalismo privato siano antitetici (anziche' lo stesso paradigma con due declinazioni simili). purtuttavia queste ideologie interpretative non dovrebbero farci dimenticare che ogni modello ha validita' solo parziale, che sposarlo in toto significa indossare lenti deformanti che ci impediscono di leggere la realta' nella sua molteplicita'.
adesso, per motivi economici, i regimi europei ritengono sia vantaggioso attaccare con la propaganda il modello cinese sulla base della loro versione della "democrazia".
di critiche al sistema cinese se ne possono fare tante (in ambito etico, non certo in ambito amministrativo, organizzativo, culturale, etc.), peccato che il pulpito da cui si odono le prediche sia spesso - se non sempre - o per nulla informato o talmente osceno (eticamente) da non essere accettabile.
ps: tanto per chiarirci, non sto affatto sostenendo il sistema meritocratico. ritengo pero' sia una chiave di lettura interessante e importante per comprendere la cina e i cinesi. volerlo svilire coi soliti 'alti richiami' alla cosidetta democrazia mi pare il solito trito strumento propagandistico del paradigma che porta all'ingerenza e alla guerra.
di 'fardelli dell'uomo bianco' direi che ne abbiamo avuto abbastanza. l'imperialismo non e' accettabile.
senti un po', la sai qual'è la composizione dei capitali investiti a Singapore? Neghi che la fortuna economica di Singapore sia legata alla Cina popolare? Mi sa che le cazzate le scrivi tu. Imperialismo? Pulpito? Mi sono limitato a descrivere, per sommi capi ovviamente, il funzionamento della cosiddetta democrazia singaporese. Se tu vuoi vivere in un posto in cui la maggioranza nomina 3-4 deputati di opposizione accomodati. Non ho nessuna intenzione di bombardare Singapore, di spiegare loro cosa dovrebbero fare ecc. Sono contrario alle guerre umanitarie e democratiche, dal Kosovo, all'Iraq, all'Afghanistan. Detto questo, non posso accettare che il primo Giuliano Da Empoli che passa additi come esempio una dittatura.
Per inciso, un blog come questo a Singapore durerebbe un minuto. Un Giuliano Da Empoli, invece, sarebbe di certo ben piazzato nella locale nomenklatura...
ora parli dei capitali che ora sono a singapore. prima pero' parlavi di come avevano fatto fortuna. son due cose diverse!
ho detto che singapore sia una democrazia? non dico nemmeno che l'italia sia una democrazia.
"non posso accettare che il primo Giuliano Da Empoli che passa additi come esempio una dittatura"
pero' non la addita come esempio politico (almeno spero!), ma per un suo elemento costituente che e' tipico della cultura cinese. e io non ho fatto valutazioni politiche sullo stesso.
ripeto: non possiamo buttar via il bambino di una cultura solo perche' secondo certe valutazioni ideologiche il resto e' acqua sporca.
non dobbiamo nemmeno adottarlo.
ma, chediamine, un po' di analisi che non cada nel sempiterno dito accusatorio verso le 'dittature'.
un conto e' una cultura, un conto e' la determinata forma politica con cui un paese e' retto.
se quella infatti e' una dittatura del mercato, la nostra cos'e'?
non e' che l'accusa si riduca al solo fatto che sono diversi etnicamente?
@marco:Singapore NON è un esempio di democrazia. Penso che non lo creda nemmeno Giuliano Da Empoli (per inciso: sarà anche "riformista", ma è tutt'altro che un "estremista liberal" e per questo spesso si scontra con gli ideologi del pensiero unico come Alesina, ecc). Mi pare però che questo semmai rafforzi la tesi dell'articolo che è:
- nel paese X (Singapore)c'è una classe politica chiusa, che avrebbe modo di saccheggiare allegramente le riorse dello stato
- per una serie di ragioni (principalmente di cultura e di etica) non sembra che lo faccia. Anzi, qualche risultato positivo per TUTTI (e non solo per i più fortunati) lo hanno pure ottenuto.
- questo accade perché, là, i meccenismi di cooptazione nel circuito del potere premiano i più preparati, meritevoli, ecc e non i figli di papà.
La tesi potrebbe essere contestata sul piano dei fatti ("non è vero che a Singapore..."). Mi pare invece difficile sostenere che, ammesso che sia vero che a Singapore le cose funzionino così, ciò sia una mala cosa. Meglio, secondo te, che prevalgano i ladri e gli incapaci???
Poi, contestiamo pure la "democrazia protetta" di
Singapore, ma mi pare sia un tema diverso. Ancor meno capisco cosa c'entri il fatto che la economia di Singapore si sviluppi ANCHE attraverso le relazioni economiche con la Cina Popolare. Tu sostieni forse l'embargo verso Pechino?
@tonii: sul concetto di meritocrazia bisognerebbe discutere a lungo. Però farei una riflessione: i posti più ambiti sono spesso anche quelli di maggior potere, ove le tue decisioni più possono influire sulla vita degli altri. Allora, dal punto di vista degli "altri", non è forse meglio che vengano occupati dai più "bravi", invece che dai più "ricchi", dai più "dotati di parenti ben piazzati", dai più "fedeli al sistema"?
caro Paolo,
faccio una breve premessa: sono favorevole, favorevolissimo alla meritocrazia, a patto che non sia ottenuta a scapito dei valori democratici.
Per quel che riguarda Singapore volevo dire che 1) la meritocrazia imperante colà, unita a uno dei tassi di corruzione più bassi al mondo, è ottenuta con una enorme pressione sociale che è possibile solo in un ambiente facilmente controllabile come una isola-stato, e una dittatura. Ecco perché non capisco come Singapore possa essere un esempio. Togliendo l'insularità e la dittatura, il sistema singaporese cade. Purtroppo. 2) il richiamo che facevo alla Rpc era dovuto al fatto che Singapore ha goduto di una rendita di posizione che, ora, sta cessando. Per cui il futuro potrebbe essere piuttosto difficile. Ho sottolineato, di passaggio, che la Rpc è una dittatura solo per dire che ci sono elementi che noi, comunque e per fortuna, non ci possiamo permettere. Per esempio, l'Italia non avrebbe potuto basare il suo sistema economico con scambi preferenziali e "speciali" con il Sudafrica razzista, tanto per dirne una.
Devo poi sottolineare come Singapore - che conosco un po' per averci passato qualche tempo - non sia affatto un luogo in cui "tutti" hanno beneficiato dei successi. L'indice Gini - che come sai misura la sperequazione sociale - è altissimo a Singapore, persino peggiore del nostro (che è uno dei peggiori d'Europa). Per i meno abbienti, in altri termini, c'è l'esclusione dal successo economico, e la repressione derivante dal divieto di esercitare attività sindacali, di riunirsi liberamente, di criticare il potere, di scioperare, di pretendere sicurezza sul posto di lavoro o alloggi decenti ecc.
Sono consapevole dei successi singaporesi, che trovo molto interessanti, ma non posso accettare, nemmeno per un momento, il tipo di contesto in cui sono stati ottenuti. E trovo assurdo proporre simili esempi in un contesto democratico come il nostro. Giuliano Da Empoli avrebbe fatto meglio a proporci come esempio la Svezia o la Norvegia, che non saranno come l'Italia ma le sono molto più simili di Singapore.
"Però farei una riflessione: i posti più ambiti sono spesso anche quelli di maggior potere, [snip] Allora, dal punto di vista degli "altri", non è forse meglio che vengano occupati dai più "bravi", invece che dai più "ricchi"?
anche se il sistema imperiale degli esami prevedeva una media di circa 40 anni di studio indefesso, prima di tentare di superarli, purtuttavia il merito non era il solo cardine su cui si basava.
i testi del confucianesimo menciano sottolineano l'importanza del bene comune sul li, sul profitto personale, la prevalenza dei legami tradizionali sulle imposizioni autocratiche del potere, del doppio legame che vincola colla fedelta' i sudditi ai superiori, ma colla benevolenza i superiori ai sudditi. Persino il sovrano, se non agisse per il bene comune, non sarebbe un vero sovrano e sarebbe lecitamente passibile di esecuzione.
quindi i candidati non solo dovevano essere dei letterati eccellenti, ma essere imbevuti di un'etica che li poneva in qualche modo a guardia del sistema sociale. dove i contadini erano una classe da tutelare rispetto ai ricchi commercianti, dove l'aristocrazia per sangue, come avevamo in europa, era inesistente e non godeva di tribunali suoi propri.
il rovescio della medaglia e' che spesso il rispetto etico era solo formale (es.: il ritiro da ogni carica pubblica per tre anni dopo la morte di un genitore) mentre poco riusciva nell'intento (anticorruzione) il sistema di rotazione e di divieto di stabilirsi nella propria provincia natale (che poi e' il sistema ora usato nei carabinieri).
insomma, a seconda dei periodi, degli abusi, della situazione il sistema presentava inconvenienti e pie bugie (cui pero' si credeva come oggi si crede che il regime consumistico/produttivista sia democratico). ma non era una semplice meritocrazia, piuttosto una meritocrazia temperata da un'etica ferrea.
un regime di 'migliori' fa paura al solo pensiero: anche il berlusconi e' stato il piu' bravo a spillare soldi dallo stato... la bravura senza etica genera mostri.
certo che l'attuale dirigenza della prc ("dittatura") si dimostra per certi ambiti infinitamente meglio del doppio mandato di blair ("leader democratico"): nel primo caso gli indici di poverta' sono stati abbattuti in modo clamoroso e "sconcertante" (non avendo rispettato per 15 anni nessun consiglio del imf, wto) nel secondo gli indici di poverta' (inclusa quella minorile) sono aumentati notevolmente.
confucio, nel lunyu, dice chiaramente che prima bisogna nutrire il popolo, immediatamente dopo viene l'istruzione. e che studiare senza riflettere e' vano, riflettere senza studiare pericoloso.
le considerazioni di tonii, con le ovvie differenze, potrebbero essere fatte valere anche per la Russia di Putin contrapposta alla Russia di El'cin, con l'ulteriore osservazione che Putin è molto, molto più democratico (o meno antidemocratico) del suo predecessore, checche ne dicano i media di Murdoch.
Credo che l'insoddisfazione palese, giustificabile e condivisibile, verso lo stato attuale della nostra democrazia - nostra in senso "occidentale" - abbia ragioni insuperabili. Il concetto di delega ha fatto il suo tempo. Oggi l'accesso alle conoscenze è potenzialmente universale, grazie alla rete, per cui la vecchia distinzione tra chi "sapeva" (l'elite) e chi "ignorava" (la massa) non esiste più. E, dunque, la pretesa delle classi dirigenti di essere tali è ingiustificabile.
Il tristissimo spettacolo di Veltroni che vuole il Tav "perché dobbiamo opporci all'ambientalismo che sa dire solo no" ne è la prova plastica. Gli abitanti della Valsusa, e tutti quelli che si oppongono a questo progetto scellerato, grazie a internet e a molti ottimi libri, ne sanno molto di più di Veltroni di trasporti, intermodalità, reti, finanza dei lavori pubblici. Lui, che probabilmente non ha il tempo di leggere tali fonti (nel caso sia in buona fede), è "ignorante" e parla per slogan e per sentito dire, come avrebbe fatto un uomo della strada qualunque nel secolo scorso.
Tutto questo per dire che il modello cinese che tonii ha illustrato così bene, pare a me inadeguato al XXI secolo. Perché si basa sul concetto di elite che, anche nell'impero di mezzo, finirà col venire superato, certo in molti anni. Per ora è positivo, ha ottenuto ottimi risultati - all'elenco di tonii aggiungerei anche la politica del figlio unico di cui beneficia tra l'altro tutto il pianeta - ma è destinato a declinare, come le nuove "rivolte" di cittadini cinesi dimostrano. Io credo che l'Italia sia chiamata a creare un sistema basato su una "elite di massa", in cui tutti quelli che si interessano di un tema abbiano la possibilità di far sentire la propria voce e di veder prevalere l'opinione che ha più consensi. Questo è, per me, il significato di democrazia nel XXI secolo. Nulla a che vedere con Blair, Bush, Prodi, Veltroni ecc, che sono vecchi e "elitisti" alla maniera del secolo scorso. E fanno danni enormi.
Per ora è positivo, ha ottenuto ottimi risultati
certo: ricordo, fra gli altri, la diga delle tre gole e la costruzione, a breve, dell'autostrada dell'everest, che si affianca alla megaferrovia completata di recente, con conseguente afflusso del turismo di massa a danneggiare un ambiente già a rischio (le pendici dell'everest sono già sommerse di monnezza).
danni ambientali in confronto ai quali la tav e la val di susa letteralmente spariscono.
ora, va bene che ognuno deve pensare prima di tutto ai problemi propri, e che l'erba del vicino è sempre più verde, ma un po' più di onestà non guasterebbe.
non possiamo considerare "ottimo risultato" ciò che, fatto qui in italia, farebbe gridare al delitto.
davide: e' vero che la diga ha creato dei danni archeologici e sociali (e forse anche ambientali), ma e' anche vero che l'alternativa all'idroelettrico sarebbe stata il nucleare o il carbone (ben piu' gravi). Il paradigma produttivista ora introiettato dalla dirigenza cinese e' figlio dell'occidente. con la differenza che loro hanno iniziato 20 anni fa a progettare un'opera che sapevano ora sarebbe stata vitale per l'approvvigionamento elettrico. da noi si guarda all'oggi, mai al domani.
e' vero che il campo base nella zona meridionale della contea di shigatse e' inzozzato. ma il turismo e' occidentale (solo ora si sta sviluppando quello interno).
e' vero che lhasa ora e' raggiungibile con un'opera incredibile per ingegno (come kashgar da pochi anni) e che questo portera' ancora piu' prostitute sichuanesi e affaristi di shanghai, modificando la composizione etnica tibetana. Ma sono processi di modernizzazione che si sono visti all'opera anche nell'"occidentale" nepal e kashmir da decenni (e con risultati aberranti).
la rete viaria tibetana in questi anni in costruzione (con ponti e gallerie inimmaginabili per chi non li ha visti, basti pensare l'attuale raccordo tra la capitale e il suo areoporto) ha comunque guadagnato il plauso del dalai lama.
il tibet, in sostanza, non puo' rimanere la cartolina da sogno che gli occidentali (hollywood) vogliono che sia.
insomma, occhio ad accusare gli altri di fare cio' che e' l'occidente che ha fatto e insegnato.
francamente, in un panorama di capannoni e villette che hanno devastato la campagna trasformandola in una immensa periferia, la cina e' ancora distante dal generare le devastazioni che vedo qui.
certo, le abitazioni alveare e gli abbattimenti delle siheyuan, la scomparsa delle hutong fanno sanguinare il cuore. ma con una popolazione che, sebbene controllata demograficamente (solo le minoranze etniche come i tibetani non hanno limiti al numero di figli) comunque abbisogna ogni anno dello stesso numero di appartamenti che esistono in tutta la russia.... dovrebbe dare un'idea della portata dei problemi che pone una popolazione di un miliardo e duecento milioni di persone.
che vogliono tutte vivere come noi: con tv, auto, cellulare, condizionatore, frigo, pc, etc etc
bush dice che sara' guerra contro chiunque attenti all'american way of life. questo significa la guerra al pianeta.
i cinesi sono la dimostrazione che questo modello di sviluppo e' al capolinea.
ma la colpa non e' cinese.
sta nel modello.
insomma, occhio ad accusare gli altri di fare cio' che e' l'occidente che ha fatto e insegnato
infatti intendevo l'esatto contrario. non accuso la cina, dico stanno facendo come noi, seguono il nostro stesso modello, e non ha senso che li si lodi per la realizzazione di progetti anche peggiori di quelli che da noi si vogliono ostacolare.
a proposito del nucleare: ma la cina il nucleare ce l'ha già, a scopo civile e militare, no?
sì, la Cina ha il nucleare; la diga delle tre gole, per qualche decennio, eviterà la costruzione di nuove centrali, tutto qui. Poi Pechino ne vuole costruire comunque di nuove, perché la cultura tecnologica di base è ancora figlia del gigantismo maoista cui, ora, si aggiunge la follia dei mega-progetti di derivazione occidentale.
Quando penso agli "ottimi risultati" cinesi penso soprattutto all'aver bandito la fame, l'analfabetismo, la crescita demografica incontrollata. Punto. Il prezzo pagato è molto alto, la pressione sociale pure. I danni ambientali devastanti, sul tipo di quelli fatti dalla nostra industrializzazione di massa degli anni '50, solo su scala incomparabilmente maggiore. La tristezza è che nei '50 non c'erano energia solare, rispetto dell'ambiente ecc ecc. Come sarebbe stato meglio se Pechino avesse optato per tecnologie moderne... purtroppo non lo ha fatto. Ma quando neppure gli Usa lo fanno, e quando la stessa Ue è ultra-timida di che li vogliamo incolpare?
Resta il fatto che il sistema cinese è dittatoriale e quindi, per me, inaccettabile.
"Resta il fatto che il sistema cinese è dittatoriale e quindi, per me, inaccettabile"
avresti ragione se da noi la polizia non manganellasse a ogni manifestazione (e non sparasse di tanto in tanto).
per il cittadino comune, che viva in italia o cina, non c'e' alcuna differenza.
tranne il fatto che li' tutti si aspettano (diciamo pure: ne sono certi) che la vita di domani sia molto meglio di quella di oggi (e a parte il fatto che la vita nelle metropoli e' infinitamente piu' divertente e varia). qui nessuno ha di queste aspettative. anzi.
da noi la polizia non manganella ad ogni manifestazione. sempre che nel frattempo la parola "ogni" non abbia cambiato significato.
inoltre, ad esempio, un blog come questo in cina avrebbe vita breve. qui sopravvive e s'ingrandisce.
il fatto che da loro ci sia speranza di un futuro migliore è perchè stanno avendo ora il boom che da noi si verificò 50 anni fa (quando anche noi avevamo quella speranza). quando il loro boom sarà esaurito, fatte le debite proporzioni, si troveranno più o meno nella nostra situazione attuale, ed allora si vedrà.
anticipo eventuale contro-argomentazione:
"certo, quando manifestano i fascisti, la polizia non manganella"
a vicenza non manifestavano i fascisti.
ok, davide, una manifesta che, per miracolo, e' finita senza pestaggi. di contro intinite manifestazioni in cui i fascisti in divisa hanno dato sfogo ai loro istinti piu' miserevoli.
non basta per riempirsi la bocca di 'democrazia'.
democrazia e' quando il potere ce l'ha il popolo, non la polizia. se le parole hanno un senso.
infatti la nostra è una pessima democrazia. invece quella cinese è una dittatura coi controfiocchi e coi controcoglioni.
continuo a credere che tutto sommato stiamo meglio noi.
"tutto sommato stiamo meglio noi"
noi?
noi disoccupati di napoli o noi luca corderodimontezemolo?
noi che viviamo nei cassonetti o
noi che andiamo alle feste di brigliatore?
noi alla coda della mensa dei poveri?
noi che abbiamo la residenza fiscale a montecarlo?
non esiste un noi che escluda dalla mia vita i cinesi e che includa la gran parte delle "squallide figure che attraversano il paese"
io di un "noi" nazionalistico non so che farmene.
illusorio. deformante. manipolabile. propagandistico.
propaganda che vuole imputare ai cinesi tutti i mali del globo.
quando la cupola affaristico-mafiosa che ci sovrasta banchetta felice con i nostri soldi conducendo il mondo alla rovina.
notevole rigiramento di frittata.
"noi" che viviamo entro i confini del paese che, volenti o nolenti, esiste e chiamiamo italia. il nazionalismo non c'entra un cazzo.
non è che l'italia esiste solo quando se ne elencano i vizi, e sparisce quando si fa notare che in alcuni paesi (anche loro esistenti, che lo si voglia o no) si sta complessivamente peggio dal punto di vista economico e dal punto di vista dei diritti civili.
e dire che stanno complessivamente peggio non ha nulla di propagandistico, quando si fa notare che alcuni decenni fa la stessa situazione era presente qui a casa nostra (se la rozza espressione non ti offende).
e, allo stesso modo, dire che qui si sta complessivamente meglio, non significa dire che in assoluto ce la passiamo bene, che non vi siano disuguaglianze, che non ci siano storture, che non vi siano aspetti sui quali abbiamo da imparare anche, e non solo, dai cinesi (uno su tutti: conflitto stato-chiesa)
vedi, esattamente come da 'noi'
in cina esistono persone che sono 'illegali' e lavorano nell'edilizia delle grandi citta', contadini che tirano la carretta, letteralmente, e un numero incredibile di gente che a shanghai, pechino, canton, hk etc, se la passa alla stra-grande.
per cui non riesco a vedere come possa aver senso distinguere in base al paese anziche' alla classe sociale. davvero non ci riesco.
sul conflitto stato-chiesa, poi, io sono per l'adozione delle stesse misure verso i cattolici anche in italia :-)
per cui non riesco a vedere come possa aver senso distinguere in base al paese anziche' alla classe sociale.
ma certo. dipende semplicemente di che si vuol parlare.
se per tutto il thread si è parlato di singapore, italia, cina, svezia, norvegia, cioè di paesi, non capisco perché tutto a un tratto te ne esci con l'argomentazione che tutto ciò sa di nazionalismo... se stiamo confrontando dei "sistemi-paese", ha senso parlare di "noi" e di "loro", ovviamente da non intendersi in senso conflittuale.