Le veltronomics: più occupazione e cultura-business
Ma la «sua» Roma delude su trasporti e sicurezza
di Massimo Mucchetti
L'estate scorsa, prima del decreto Bersani, Roma aveva 5800 taxi. Di fronte alle proteste, il sindaco Walter Veltroni non si schierò tra i pasdaran della liberalizzazione, ma aprì un dialogo con i taxisti. Risultato: Roma avrà 1.450 auto bianche in più, delle quali 900 già in strada. Il Comune sta poi assegnando 300 nuove licenze senza aumentare le tariffe. Non è la perfezione liberista, ma Milano, guidata dal sindaco-imprenditore Letizia Moratti, non fa di più, anzi. I taxisti mugugnano sempre, ma nei limiti. Forse perché lo sviluppo della capitale pare destinato ad aumentare la domanda di mobilità.
La liberalizzazione cauta dei taxi anticipa le veltronomics
prossime venture. Diversamente dai teorici della City e dai radicali made in Fiom, Veltroni non crede che la guerra sociale sia levatrice della storia migliore. Come hanno già osservato i politologi, il «suo» Campidoglio cerca di includere, non di escludere: i pubblici dipendenti non sono la versione italica dei minatori del Galles, da piegare per dare un esempio; gli immigrati rappresentano una risorsa; gli imprenditori non sono sfruttatori da sconfiggere per il riscatto delle plebi. L'asse con la Camera di Commercio, presieduta dall'intramontabile Andrea Mondello, si rivela fondamentale non solo perché assicura a Veltroni, come già prima a Francesco Rutelli, il consenso confindustriale, quanto e soprattutto perché la politica dell'inclusione non può rinunciare a far leva sulle risorse private, come dimostra anche la nuova Fiera di Roma.
Le veltronomics non nascono in laboratorio, ma nel crogiolo dei primi anni Novanta. Tangentopoli, le privatizzazioni e la riduzione della spesa pubblica avevano messo a dura prova la capitale, senza che la svalutazione della lira potesse aiutare come al Nord. Nel 1991, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni residenti a Roma erano 192 mila, pari al 17,7% delle forze di lavoro; adesso sono scesi a 141 mila, pari al 13%. La caduta fu verticale nel triennio 1993-'96: meno 30 mila. Ai quali si aggiunsero i 27 mila posti tagliati nelle società a partecipazione statale. In questi ultimi 15 anni, Roma perde buona parte del suo potere economico. Oggi i destini delle autostrade si decidono a Ponzano Veneto, quelli dei telefoni e dell'acciaio a Milano. Roma non ha più una banca: l'Imi è sparita in Intesa Sanpaolo, la Bnl è una rete di vendita di Bnp Paribas e Capitalia sarà colonizzata da Unicredito. L'aeroporto di Fiumicino paga con la contrazione degli investimenti la privatizzazione a debito.
Veltroni ha partecipato alle contese finanziarie, ma per via indiretta. Nel 1999, intervenne a favore della legge Draghi che il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, subordinava alle Istruzioni di Vigilanza per tagliare la strada alle Opa di Unicredito su Comit e di Sanpaolo su Banca di Roma. L'anno dopo contribuì a bloccare i disegni di privatizzazione della Rai di D'Alema. Nel 2005, sull'affare Unipol-Bnl, incassò la reprimenda di Giovanni Consorte. In seguito, ha sostenuto Matteo Arpe in Capitalia, immaginando che dal giovane banchiere potesse venire un futuro per la banca romana. Nel mondo dei Ds, simili posizioni, Rai a parte, sono minoritarie, ma è sulle sconfitte interne che, fuori, Veltroni può edificare la sua novità. Che, tuttavia, sarebbe poca cosa se Roma non avesse recuperato passando, in 10 anni, dal 14˚all'ottavo posto per valore aggiunto pro capite in Italia e portando il tasso di occupazione al 61% contro una media nazionale del 58%.
Veltroni cavalca la trasformazione postmoderna di una città che non ha mai sperimentato l'egemonia modernista dell'industria, anche se la manifattura e le costruzioni occupano 255 mila persone, l'high tech e l'audiovisivo sono in fase di sviluppo, e il terziario avanzato impiega 127 mila addetti, l'85% in più rispetto al 1991. Il Campidoglio non ha inseguito il sogno della metropoli globale che compete a tutto campo con New York, Tokio, Londra e Parigi. Roma è un brand
mondiale per la religione, un po' per la politica. E ora anche per la cultura, che Veltroni, vicepremier nel primo governo Prodi, ha reimpostato come industria del tempo libero di qualità. Dai musei al Parco della Musica (che si autofinanzia al 60% contro il 45% del Barbican di Londra), le veltronomics hanno innescato una politica dell'offerta che attira negli alberghi romani oltre 21 milioni di presenze, per due terzi straniere, e nei musei 12, 8 milioni di visitatori, il doppio rispetto al 1993. Sono solidi questi successi o, dopo la Milano degli anni Ottanta, abbiamo ora una «Roma da bere»? E' difficile dirlo in mancanza di studi comparati tra le economie delle capitali. Certo è che i successi non nascondono ciò che la politica dell'inclusione non ha ancora risolto: dai trasporti urbani impossibili all'ordine pubblico il cui degrado fa scendere Roma dal 19˚al 23˚posto nel rapporto sulla qualità della vita del «Sole 24 Ore» .
Ma bastano 6000 taxi a Roma ?
ho i miei dubbi. Ad ora mi pare ch le licenze non siano aumentate di molto, e di abusivi ve ne sono ancora tantissimi, per non parlar di quelli che non attivano tassametro o lo gonfiano (specie con gli stranieri.
Basterebbe fare confronti con altre citta' europee.
BW
Ieri sera Marco Travaglio, nell'incontro alla biblioteca di corso di porta vigentina faceva notare la tempistica della "nomina" di Veltroni a leader del pd.
Fino al mese scorso Veltroni era uno di quei personaggi a cui avrebbero sparato, piuttosto che lanciare come leader nazionale. Uno tipo Cofferati qualche anno fa... ricordate? Non si capiva se Cofferati desse più fastidio a Berlusconi o D'Alema.
Idem Veltroni: dava fastidio l'ascendente che aveva sulle masse. Poi ad un certo punto saltano fuori le intercettazioni, e in meno di una settimana... TAC! Ecco il nuovo leader del pd!
Sul problema del traffico mi fanno ridere. A Roma solo un intervento rivoluzionario potrebbe risolverlo. Vedi targhe alterne tutti i giorni. A quel punto potenzi ancora di più il trasporto pubblico. Ma quale sindaco avrebbe il coraggio di fare una cosa del genere?
Intanto, Mauro, la cosa ha avuto il suo effetto: distratta l'opinione pubblica dalla questione morale...
Azzeccatissimo il paragone con Cofferati, innalzato a salvatore della sinistra all'epoca dei girotondi e poi prematuramente bruciato; si farà la stessa cosa con Veltroni: oggi lo si usa per salvare la faccia della 'sinistra' moderata, presentandolo come l'uomo pulito al momento giusto, domani i soliti Prodi o (peggio) D'Alema saranno pronti a bruciarlo per tornare in prima linea per la leadership della 'coalizione'.
Mi chiedo: Veltroni è cosciente (e quindi consenziente e partecipe) di questa strumentalizzazione, oppure pensa davvero di potere prestare una faccia (un po più) pulita a questi cialtroni e costruire qualcosa di decente? Ovvero: colluso o illuso?
Stiamo a vedere.
Posto che solo gli stupidi non cambiano mai idea a distanza di un solo anno e mezzo ci ritroviamo questo gustoso siparietto...
http://it.youtube.com/watch?v=00NnrX7_VyU
Che dire, la "santificazione" di Veltroni in atto negli ultimi giorni è necessaria e strumentale allo stesso tempo: di fatto le amministrative hanno sancito che la gente di sinistra non si è spostata a destra ma con l'astensione al voto ha dichiarato ufficialmente che è stanca dell'attuale nomenklatura dalemiana e dei suoi pasticci/compromessi; allo stesso tempo emerge che la figura politica giudicata in grado di portare avanti con autorevolezza la fase fondativa del PD è stata identificata in Veltroni, che incarna perfettamente, anche in un'ottica pragmatica secondo me, il significato del NUOVO riformismo. D'altra parte Dalema & C. avvertono per loro stessa ammissione un senso di "stanchezza" ed esaurimento della loro spinta propulsiva, anche e soprattutto a livello di immagine. Quindi, intelligentemente (Berlusconi ad esempio non la pensa così...) hanno fatto di necessità virtù ed hanno realizzato velocemente quel "passo indietro" nel quale ripongono la loro speranza di sopravvivere politicamente a questa fase, in attesa di tempi migliori a livello personale. Veltroni queste cose le sa e le conosce meglio di tutti, credo sia consapevole del fatto che comunque sta a lui dare vita a quella nuova classe dirigente che avrà il compito di supportarlo e alla quale delegare la riconquista delle posizioni perdute al nord. Feltri e Belpietro proveranno a colpirlo con il loro letame di matrice piduistica, ma spero che con la forza del consenso popolare il buon Walter abbia la capacità di proporre argomenti e parole nuove rispetto al recentissimo passato.
Sì, ok, tutto quello che vuoi...
Ma non credete che le primarie si sposerebbero meglio con lo spirito del PD, al posto di una nomina dai gerarchetti che hanno paura della forleo?
quando Mosè si trovò davanti alle imponenti acque del mar rosso e queste si fecero da parte offrendogli un comodo e veloce passaggio, egli meravigliato pensò: "dove sta l'inculata?"
riflettete.
La liberalizzazione cauta dei taxi anticipa le veltronomics prossime venture. Diversamente dai teorici della City e dai radicali made in Fiom, Veltroni non crede che la guerra sociale sia levatrice della storia migliore. Come hanno già osservato i politologi, il «suo» Campidoglio cerca di includere, non di escludere: i pubblici dipendenti non sono la versione italica dei minatori del Galles, da piegare per dare un esempio; gli immigrati rappresentano una risorsa; gli imprenditori non sono sfruttatori da sconfiggere per il riscatto delle plebi. L'asse con la Camera di Commercio, presieduta dall'intramontabile Andrea Mondello, si rivela fondamentale non solo perché assicura a Veltroni, come già prima a Francesco Rutelli, il consenso confindustriale, quanto e soprattutto perché la politica dell'inclusione non può rinunciare a far leva sulle risorse private, come dimostra anche la nuova Fiera di Roma.
insomma: un vero democristiano doc.
ovviamente l'articolo glissa sul fatto - puro esempio- che la fiera di roma sia stata fatta costruire ad un imprenditore politicamente forte senza gara, così come gli oltre 300 mil. di euro degli impianti per i mondiali di nuoto siano stati dati -sempre senza gara- a caltagirone; pur sapendo che non saranno mai completati in tempo utile etc. etc. E che non un solo giornale abbia detto nulla.
Ma capisco che siano dettagli per "addetti ai lavori"..