Abito anch'io molto spesso all'estero (per lo più Londra e Singapore), ma sono tornato in Italia per fare qualcosa, affrontare il problema alla radice.
E' inutile arrabattarsi su qualsivoglia problematica specifica: la precarietà, la mancanza d'ascolto dei giovani, delle donne, degli anziani, della gente in genere, l'insensibilità per i problemi dell'ambiente che prima o poi pagheremo tutti, l'abuso di potere... l'elenco è lunghissimo, ma tutti queste specifiche problematiche hanno in comune un'unica radice: LA MANCANZA DI POTERE NEGOZIALE.
In mancanza di un vero controllo DEMOcratico, le regole dell'economia, purtroppo acneh le più ciniche, prevalgono.
Il primato delle Politica dovrebbe servire a tutelare i cittadini proprio da tali "sconfinamenti".
Ma se la Politica NON RAPPRESENTA i cittadini, essa diviene l'alletata di quei poteri forti che possono manipolarla a piacimento.
Pertanto, tutto cambia solo e quando il vero POTERE CHIAVE passa in mnao a chi è potenzialmente vessabile: i cittadini elettori.
Da queste considerazioni nasce il progetto dio introdurre in Italia (ma non si pensi che sia il solo Paese che ne ha bisogno) le cosiddette PRIMARIE APERTE in tutto il sistema elettorale.
Si svolgono subito prima di ogni elezione e con esse gli elettori possono decidere se e quali candidature sono accettabile e quali no, anche proponendone di alternative e poim votandole, sostituendo di diritto le candidature ritenute improprie.
Sono a gestione pubblica (seggi pubblici), come ogni altra consultazione popolare, dove gli elettori ricevono una scheda unica su cui compaiono tutte le liste che vogliono partecipare alle elezioni cui le Primarie si riferiscono. L'elettore sceglie uno solo degli "aspiranti-candidati" di una sola lista.
Se applicate al sistema "maggioritario", le primarie determinano per ogni Collegio Elettorale il candidato unico di ciascuna lista.
Se applicate al sistema "proporzionale", le primarie determinano l'ordine di conparsa dei candidati sulla lista circocrizionale fino al massimo dei candidati ammessi.
Dal momento in cui le PRIMARIE APERTE entrino in vigore, il POTERE CHIAVE, il POTERE DI CANDIDARE, non sarà più in mano a poche persone, bensì, proprio in quanto POTERE CHIAVE, sarà in mano ai titolari del potere in una DEMOcrazia; al DEMOS, al POPOLO.
Questo determina un cambiamento sostanziale ed epocale. Ciò di cui l'Italia ha bisogno ormai da tempo immemore.
Il 19 Luglio 2004, uno sparuto gruppo di cittadini ha registrato presso la Corte Suprema di Cassazione, il titolo della PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE che istituisce le Primarie Aperte.
Il 22 Dicembre dello stesso anno, coloro tra essi che non erano iscritti ad un partito politico hanno costituito il COMITATO PER LE PRIMARIE APERTE, ereditando il lavoro dello storico COMITATO PER LE PRIMARIE che dal 1995 ha raccolto le opinioni e le idee di oltre 15.000 cittadini su cone le Primarie avrebbero dovuto essere.
Redatta una prima bozza del testo che rispecchiasse quei 15.000 contributi, ne ho data la disponibilità al Comitato che l'ha sottoposto ad un gruppo di esperti e di rappresentanti della Società Civile.
Il testo definitivo che ne è risultato è stato messo a disposizione degli elettori italiani per sottoscriverlo e così farne la propria proposta.
Per dare una forza innegabile a tale INIZIATIVA LEGISLATIVA POPOLARE, abbiamo ideato una colossale campagna di raccolta firme, puntando a decine di milioni piuttosto che alle sole 50.000 richieste, per farne più che una "proposta" un vero e proprio ATTO POLITICO DEL POPOLO SOVRANO, quasi un "Referendum Propositivo di fatto" che però coinvolga e perciò non escluda anche il Parlamento.
Un modo concreto per fare di questo cambiamento qualcosa di CONDIVISO da tutti e perciò non un qualcosa di contraopposto a chicchessia.
Le PRIMARIE APERTE attuano in pieno i principii costituzionali enunciati negli artt. 1, 2, 3, 48, 49 e 51 della NOSTRA Costituzione e mettono il Popolo italiano nelle condizioni di geterminare il proprio presente e futuro, come dovrebbe essere in una DEMOCRAZIA COMPIUTA.
Questo sì che sarebbe un Paese ed una patria da cui non ci sarebbe bisogno d'emigrare per "bisogno" e "precarietà".
Guido De Simone
guidodesimone@primarie.org
guidodesimone@laspedizionedei1001.it
www.laspedizionedei1001.it
Vorrei ricordare che Carlo Ponti, nell'unica intervista che ha concesso alla RAI da 25 anni, circa un anno prima della sua morte, ha dichiarato che i migliori alleati degli italiani possono essere proprio gli italiani all'estero, grazie al loro punto d'osservazione privilegiato, così come alla loro possibilità di confrontare il "sistema Italia" con il sistema del Paese dove vivono e lavorano.
Un esempio tra i tanti di quanto una nazione "intelligente" e "lungimirante" faccia giusto profitto della presenza di propri concittadini all'estero. Dall'inizio del terzo millennio, l'India ha lanciato un vero e proprio appello a tutti i propri concittadini emigrati che avevano avuto successo nel proprio campo, perché rientrassero in patria o quantomeno l'aiutassero con il proprio know-how (conoscenza + esperienza sul campo) a determinare il progresso del proprio Paese.
Non saper ASCOLTARE e dare adeguato SPAZIO ed OPPORTUNITA' ai propri GIOVANI (che sono per definizione i portatori di quanto di più "nuovo" e "fresco" si possa pensare), alle proprie DONNE (che costituiscono l'altro punto di vista e perciò farne a meno è come guidare con un solo occhio), ai propri ANZIANI (che costituiscono la nostra esperienza e la nostra coscienza), significare contrarsi su se stessi rinunciando al proprio FUTURO, PRESENTE e PASSATO... in sostanza è come SUICIDARSI.
Se si desse ascolto e spazio agli italiani all'estero, tutto questo verrebbe immediatamente a galla, perché nei Paesi dove i nostri concittadini vivono le cose sono ben diverse.
Ma non a caso in Italia non hanno ne' ascolto ne' spazio tutti costoro: GIOVANI, DONNE, ANZIANI ed ITALIANI ALL'ESTERO.
Guido De Simone
guidodesimone@primarie.org
www.laspedizionedei1001.it
Nel 2002, a Singapore, il Senior Prime Minister (carica onoraria riservata al primo capo del governo della storia della Repubblica di Singapore) per rispondere ad una mia domanda, dopo avermi sorriso, mi ha invitato all'inaugurazione, il giorno dopo, dell'anno accademico di una delle tantissime università (peraltro una delle principali) che prosperano su quella piccola ridente e ricchissima (la povertà è proibita) isola-stato sulla punta della penisola della Malacca.
Dopo una prima cerimonia, raccolte un certo numero di domande tra le migliaia di studenti presenti nell'aula magna, l'ex-premier ha detto "Molti di voi mi chiedono quale sia la politica di Singapore per garantire studio e lavoro" rivolgendosi alla platea chiede "Chi di voi viene dalla Cina?" un nugolo di mani si sono alzate "Quanti di voi vengono dalla Malesia?" un altro grosso numero di mani si alzano tutte insieme "E quanti dall'Indonesia?... E dall'India?..." ogni volta con un numero notevole di mani
"E dall'Australia?" credevo molte di meno, ma mi sbagliavo. Stessa cosa quando ha chiamato all'appello gli Europei.
Poi ha aggiunto "Ragazzi, voi rappresentate un investimento per noi. Troverete le nostre università molto difficili, ma questo è ciò che garantisce il vostro futuro ed il vostro successo... ed anche il NOSTRO successo!"
"Molti di voi, circa il 50%, e noi ci contiamo, rimarranno qui perché questo Paese investe molto sulla ricerca ma ha anche molti posti per persome in gamba nel proprio settore"
"Molti altri invece torneranno nella propria nazione per portare lì quanto hanno imparato qui e di venteranno, ne siamo sicuri, persone di successo nel proprio campo. Ora, dove credete che costoro potranno pensare di cercare all'estero contatti, informazioni e risorse quando ne avranno bisogno? Quale sarà il Paese dove hanno avuto origine la propria preparazione, il proprio capitale di conoscenza e dove hanno avuto ascolto e spazio, preparazione adeguata e fiducia in se stessi? Questa è la POLITICA di questo Paese, ragazzi! Singapore investe su di voi, voi la ripagherete con il vostro successo."
Mi aveva ampiamente risposto
Guido De Simone
guidodesimone@primarie.org
www.laspedizionedei1001.it
Sono un giovane che crede in se stesso e si impegna...
Sono un giovane che ancora per pochi giorni resteràper lavoro all'estero, sono un giovane che ha voglia di migliorare l'italia...Mi farebbe piacere sapere da scalfarotto, considerando il ruolo attivo avuto nei DS, vorrei sapere che novità ha portato all'interno della politica italiana della quale è parte...e mi farebbe sapere come mai non torna nel territorio...il vero problema dei politici che andando a Roma si distaccano dal territorio,...chi arriva da mosca che riscontro puo' portare???Ma per piacere...non rappresentate noi esuli e soprattutto forse non rappresentate nessuno se non il vostro ego!!!
ma basta con 'sta lagna dei giovani! Sono anziano, ma da oggi in poi mi dichiarerò VECCHIO e dirò apertamente che voglio che voglio tenere per me soldi, potere, e possibilmente ogni cosa buona. Perché, dite che non è lecito? e perché lo è invece se lo dite voi? perché mai dovrei farmi graziosamente da parte a vostro favore? Oltretutto penso di avere delle buone armi a mio favore e che il tempo lavori per me, se la mettiamo sullo scontro generazionale:
Anno Età Votante Mediano
1992 44
2002 46
2006 47
2012 49
2022 53
2032 56
2042 57
Mi sa che il grey power trionferà :-)
Forse sarebbe più utile vedere nel concreto le cose che dovrebbero cambiare, nell'interesse di tutti: una società più aperta al merito, meno ingessata - una ripartizione di fatiche, ricompense, ma anche opportunità di nuove esperienze adeguata ad una popolazione in cui la vita media in salute è molto più lunga che in passato - un sistema di formazione più flessibile
e magari spezzato in diversi periodi nel tempo, ecc...
MOLTO interessante.
Purtroppo la notizia mi è arrivata molto tardi, e non ho fatto in tempo ad avvisare molti amici.
Si troverà la registrazione nell'archivio? Quando, e a quale indirizzo?
***
Se posso rispondere a Paolo Zinna: in una società aperta al merito non si procede nella vita per cooptazione.
Questa è la prima generazione, dal dopoguerra, che ha prospettive di vita e di lavoro nettamente peggiori della generazione che l'ha preceduta. Non è un frutto della crisi, ne è anzi una delle cause.
Tra le ragioni della crisi italiana c'è infatti la caparbia difesa di privilegi e protezioni ormai validi solo per la generazione precedente: in questo modo non solo si danneggiano i giovani, ma si ingessa l'intera struttura sociale.
Del resto, si può anche capire lo sconcerto della generazione precedente, che ha aspettato pazientemente il suo turno, portando borse e scegliendo giudiziosamente a quale cordata (fazione, partito, corrente, movimento ecclesiale, loggia, clan) affiliarsi.
Chi non si è stufato e non ha cercato qualcosa di più dignitoso ha continuato a far codazzo stando rispettosamente un passo indietro, aspettando di essere cooptato; in questo modo sono stati spesso selezionati i meno creativi, i pavidi difensori dell'ortodossia, gli amanti del quieto vivere.
E' evidente in politica, si nota troppo spesso anche nella ricerca e nel mondo culturale.
E adesso dovrebbero improvvisamente avere coraggio? Mettere in discussione le regole del gioco?
E' difficile ora capire che in qualsiasi altra società gli anziani sono rispettati e seguiti non per la lunghezza del loro apprendistato, ma perché hanno impiegato bene il loro tempo, accumulando un patrimonio di esperienze che sono in grado di condividere.
Purtroppo non basta semplicemente restare in circolazione per molti anni, a fare un leader (o un buon primario, un funzionario, uno scienziato, un artista - o anche semplicemente un lavoratore stimato, una persona cui chiedere consiglio)...
Sono un'italiana rimasta in Italia e spesso mi ritrovo a esserne pentita, ora che situazioni familiari mi impediscono di cambiare idea.
Lavoro da 12 anni come in campo ambientale e la mia situazione è oggi quella della precarietà, come molti miei coetanei, non più giovanissimi peraltro rispetto al mondo del lavoro internazionale. Seguo i dibattiti sulle pensioni, scalini e scaloni, TFR e via dicendo e penso nauseata che chi è nelle mie stesse condizioni non ha neanche la prospettiva di una pensione, visto il sistema della gestione separata INPS a noi riservato, e visto che i nostri normalmente esigui compensi certo non ci permettono di costruire grandi capitali finanziari da utilizzare al momento opportuno. Di questa situazione però nessuno dei nostri vetusti esponenti della classe dirigente parla se non per lavarsi la bocca con proclami generici sui giovani e la precarietà, quando invece la situazione è molto più complessa.
Mi spiace anche che l’unica persona che ho sentito porre questo genere di questioni in maniera concreta, senza per questo voler ripristinare privilegi ormai indifendibili nel mondo del lavoro, Ivan Scalfarotto, non abbia trovato sponde nel centro sinistra e nel suo elettorato.
basterebbe che il governo la smettesse di contrattare le politiche con le parti sociali e la meritocrazia trionferebbe.
Siccome il governo ogni volta si siede al tavolo con istituzioni conservatrici (confindustria, sindacati e corporazioni varie) e questi battono i piedi non per l'interesse di tutti, ma per il loro (cosa poi nemmeno tanto sbagliata). Allora i poveracci che non hanno un rappresentante a Roma ne fanno le spese.