Quando la violenza è mistica nera
di Moni Ovadia
L’uso della violenza fisica e verbale a scopi politici non è prerogativa di una sola fazione, se sono serviti a varie riprese gli schieramenti estremi a destra come a sinistra, i moderati o i sedicenti tali, che la guardano con orrore ed indignazione, se ne sono comunque serviti in varie circostanze, sempre per interposta persona, in modo da avere le mani pulite e la falsa coscienza immacolata. Un ultimo esempio lo abbiamo avuto nei fatti di Genova in occasione del G8 berlusconiano/finiano, quando parti deviate ed eterodirette delle forze dell’ordine si sono abbandonate ad un sabba di violenza condita da minacce fasciste, sì che un poliziotto onesto ha definito il loro sporco lavoro: «macelleria messicana». La pratica e la mistica della violenza sono, al di là della motivazione politica, segno di un implosione della capacità critica figlia un narcisismo esasperato che spinge il violento ad autonominarsi giudice e boia del suo avversario dichiarato o anche di qualsiasi categoria umana egli giudichi nemica a suo esclusivo ed inappellabile parere. Per questa e molte altre ragioni l’uso politico della violenza è inaccettabile, se non come razio estrema in condizioni di dominio tirannico o di occupazione straniera. Ma anche in condizioni eccezionali la lezione di Nelson Mandela dimostra che ci sono sempre altri mezzi per rompere la il potere dell’oppressione.
Malgrado queste evidenze, la violenza continua a tentare le frange estremiste della sinistra e di una minuscola parte del movimento no global oltre che quei gruppi di composizione ambigua come i black block. È grave e colpevole che forze le quali dichiarano di battersi per valori alti come la salvezza del pianeta e la giustizia sociale si infanghino con la violenza gratuita e rischino di squalificare un intero grande movimento agli occhi di molti che potrebbero condividerne la battaglia ideale. La violenza espressa dalla destra neofascista pur apparendo omologa a quella della sinistra estremista è nella sua origine politica profondamente diversa. Essa è conseguenza di un’ideologia della sopraffazione, dell’odio per le minoranze e le diversità, è figlia di una mistica razzista che si richiama ai principi fondanti dell’ideologia fascista e nazista. L’ultima manifestazione di questo rigurgito nero si è verificata giovedì scorso a Roma alla fine di un concerto musicale che si teneva a Villa Ada nel quadro del «Estate Romana». Un centinaio di giovani neofascisti urlando slogan dello squallido repertorio littorio si è avventata contro il pubblico, facendo esplodere alcune bombe carta, con catene e coltelli. Alla fine dell’aggressione un carabiniere è rimasto contuso ed un giovane spettatore è finito all’ospedale colpito diverse coltellate, ne avrà per venti giorni. Il neofascismo è un fenomeno comune a diversi paesi europei e pur essendo grave non desta eccessivi allarmi in quanto tutte le forze politiche, anche quelle conservatrici, ripudiano con fermezza, senza ambiguità di sorta, ogni sia pur lontana eredità fascista. In Francia, per esempio, il neo insediato presidente Nicolas Sarkozy, politico conservatore dalla fama di duro, ha voluto che alla cerimonia per il suo insediamento fosse letta la lettera di un giovanissimo partigiano comunista inviata alla famiglia prima di essere fucilato dai nazifascisti. Sarkozy si è impegnato a fare leggere quella lettera in tutte le scuole francesi ogni anno. In Italia una scelta del genere sarebbe impensabile perché una parte del centro destra continua a coltivare nostalgie fascistoidi che si manifestano nella ininterrotta pratica di uno sconcio revisionismo mediatico per riabilitare Mussolini e il fascismo. Questa pratica si sinergizza con l’aspetto populista del berlusconismo, che è a suo totale agio con una visione mite e buonista del fascismo. Fino a quando questa latenza fascistoide non sarà sgombrata dall’orizzonte politico il nostro Paese non potrà accedere ad una piena dignità europea. L’Italia ha bisogno di uno spirito di riconciliazione, gli uomini possono e devono riconciliarsi, le memorie mai! La memoria della nera tirannia nazifascista non può essere riconciliata con la memoria democratica della Resitenza antifascista. La nostra vita politica e sociale si svolge nel quadro della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e recentemente riconfermata a grande maggioranza dal popolo italiano con un voto referendario. Ritengo che il compito di rimuovere dalla nostra società la nera anomalia possa essere assolto con autorevolezza da Walter Veltroni nella sua nuova veste di leader del partito democratico, perché pur rappresentando con forza e convinzione le proprie idee non è mai tentato dalla logica della fazione e perché come rivelano anche i suoi scritti ha una sensibilità particolare per gli aspetti umani e culturali di ogni problema.
Moni Ovadia è una delle rare figure pubbliche che meritino rispetto. Eppure il suo articolo è il tipico esempio di esca per ingenui creduloni.
Che senso ha definire il G8 di Genova "berlusconiano-finiano" senza ricordarne le prove generali a Napoli che, allora, vanno definite "Amatian-Bianchiane"?
E che senso ha riproporre la favola stantia delle "parti deviate e eterodirette delle forze dell'ordine"? Ma quando mai? Eterodirette dal loro capo e dal ministro degli Interni? Non si può parlare del G8 senza ricordare la porcata dei Prodi, Violante e amichetti di De Gennaro vari che, di fronte a una accusa agghiacciante lo hanno promosso. Promosso, Moni, promosso! Definire Fournier "un poliziotto onesto" mi sembra un po' grossa. Coraggioso, adesso, sì. Ma onesto proprio no, visto che ha confessato una falsa testimonianza e, di conseguenza, un depistaggio. Male tipico di tutti i misteri d'Italia, che restano impuniti proprio per colpa dei Fournier di turno. Bene, lui ora si è deciso a parlare. Vedremo cosa ne sortirà.
Ma è la glossa finale su Waltere la parte più triste e umiliante. Intanto Moni da per scontato che Waltere sia già il leader dei piddiini. Cosa vera, ma che dimostra una cosa che sappiamo tutti e che dovremmo dire alta e forte: Waltere è stato cooptato e le primarie saranno la solita buffonata cui i friggi-gnocco delle feste dell'Unità si presteranno. Nell'eterna ripetizione dell'uguale, in cui i militanti, come i polli di Renzo, si prestano felici a farsi prendere per il culo in parodie bulgare della democrazia, come le favolose primarie di Prodi che, secondo i maggiorenti diessini dell'epoca (gli stessi di oggi), avrebbero dovuto avere un solo candidato. Come ai bei tempi, insomma.
La parte umiliante, tipico bacio della pantofola che questa casta di impuniti pretende sempre, è nella chiusa su Waltere, che avrebbe "una sensibilità particolare per gli aspetti umani e culturali di ogni problema".
Ora, vi chiedo di fare un esperimento. Trasferite queste parole su Craxi. Non vi sembrerebbero una volgare piaggeria, una cosa disgustosa? Ebbene, Waltere - dagli aspetti umani e bla bla bla - non è meno distante di un Craxi qualsivoglia. E' un membro della casta, è un ipocrita di prima grandezza, accetta la parodia democratica che lo ha già eletto leader, ha annunciato politiche innovative come Tav, carbone e inceneritori. Ama De Gennaro. Ecc ecc ecc.
Lo sapete qual è il suo modello di giovane? Giovannino Agnelli... Almeno avesse detto John John Kennedy. Insomma, per lui, il massimo della vita è il figlio del più ricco d'Italia, una persona che è morta in modo tragico ma che, sino a quel momento, aveva una vita paradisiaca solo per diritto di nascita. Questo è il modello di Waltere. Poteva dire che il suo modello era Luciano Fornaciari "Slim". Un partigiano adolescente medaglia d'argento al vm. Uno dei tanti. Uno catturato dai tedeschi solo perché ferito. Curato nell'ospedale di Reggio dai tedeschi per poi essere fucilato. E il tenente tedesco che comandava il plotone d'esecuzione, prima di ucciderlo, ha ordinato il presentat-arm.
E invece no, il mito di Waltere è un giovane miliardario, il più ricco d'Italia. Oggi come oggi, dovrebbe dire Piersilvio "Dudy" berlusconi.
E' anche perché gente come Moni scrive queste robe che i friggi-gnocco continuano a votare gente che non merita il loro consenso. Quando sarà che lo capiranno? Speravo che il pd almeno togliesse loro la maschera. Ma, ovviamente, non gli conviene affatto, perché senza i voti di sinistra questi avanzi di dc non conterebbero un cazzo. In altre parole, siamo fottuti se ci aspettiamo un cambiamento dalle urne. Gli eredi del pci continueranno a fare politiche di destra, e a volte di centro, coi voti di sinistra. E vai!
Fino a quando questa latenza fascistoide non sarà sgombrata dall’orizzonte politico il nostro Paese non potrà accedere ad una piena dignità europea.
e magari anche la latenza comunistoide e quella clericale..
l'idea del buon moni, se capisco, è che trai violenti (cattivi) ce ne sono alcuni più cattivi degli altri. Il che mi pare un discorso da bambini.
Il fascistello che cazzeggia dicendo idiozie littorie a villa ada sprangando gli spettatori è peggio, che so, del fanatico islamico che fa saltare uno scuolabus o del carceriere cubano che pesta i detenuti in galera?
O del partigiano comunista che arrostisce gli anarchici spagnoli, o dell'anarchico spagnola che massacra gli avversari o del falangista che trucida i civili?
La domanda mi pare del tutto idiota.
Il problema è che per una parte della sinistra italiana l'antifascismo sembra essere rimasto una sorta di collante cui è difficile rinunciare (non perchè non si debba essere antifascisti, ma perchè il "male" non si risolve nel solo fascismo).