Se Epifani sfidasse Veltroni
di Michele Salvati
Veltroni ha disegnato a Torino un profilo ideologico- culturale del futuro Partito democratico che lo colloca più vicino ai partiti innovatori del centrosinistra europeo — al Labour di Blair- Brown, alla Spd «neue Mitte» di Schroeder, al Psoe di Zapatero — che ai partiti socialisti e socialdemocratici tradizionali: insomma, un profilo decisamente riformista e liberal. Questo senza rinunciare all'afflato solidaristico, all'insistenza sull'eguaglianza delle opportunità, alla carica ideale che sono i tratti distintivi del sindaco di Roma e hanno colpito molti — i meno cinici — per la loro evidente sincerità. Pochi hanno notato che questo profilo del partito mette in difficoltà eventuali concorrenti: se, come richiede Veltroni sollecitando altre candidature, queste devono avvenire su una diversa piattaforma ideologico- culturale, quale altra è disponibile nell'area Ds, Margherita e dintorni?
La risposta è facile: ce n'è una grossa ed evidente, e altre minori. Quella grossa ed evidente, sul piano delle politiche economiche e sociali, sta nella pancia di entrambi i partiti costituenti e in quella di buona parte del popolo della sinistra: è l'alternativa statalista e socialdemocratica, vicina alle posizioni del sindacato e delle grandi burocrazie, condivisa da coloro i quali ritengono che i problemi sociali si risolvono buttandogli soldi pubblici addosso. Insomma, il «tassa e spendi» della nota caricatura della sinistra. Quelle minori riguardano alcuni orientamenti culturali sui quali esistono frizioni tra la componente cattolica e quella laica, o tra quella legalista-giacobina e quella garantista- compromissoria. Rosy Bindi non esclude di presentarsi come alfiere dell'area cattolica e forse qualche laico-radicale è rimasto nell'area Pd, anche dopo le defezioni dei socialisti e delle sinistre ds, che potrebbe fare lo stesso sull'altro versante. Quanto al fronte della legalità, è un vero peccato che Di Pietro non partecipi alla sfida e non voglia o possa dar voce a istanze che sono sentite nel popolo che si recherà ai gazebo il 14 ottobre. Per definizione si tratterebbe però di candidature di bandiera: non reali sfide. La sfida vera, se qualcuno volesse combatterla, è quella tra le due anime della sinistra riformista, quella liberal e quella socialdemocratica tradizionale, impropriamente definita come «radicale».
Il problema è che non si trovano campioni di un certo peso disposti a battersi in modo esplicito per una piattaforma tradizionale: Epifani potrebbe farlo, se non facesse il mestiere che fa. Potrebbe farlo Cofferati, se ancora sostenesse le idee di quattro o cinque anni or sono. Ma non lo possono (e soprattutto non lo vogliono) fare Bersani e Letta, i teorici delle «lenzuolate» liberalizzatrici e dei rapporti privilegiati con i piccoli imprenditori del Nord. Ma è proprio necessario, in una primaria, presentarsi sulla base di un programma radicalmente distinto? Non ci si potrebbe presentare sulla base di variazioni o accentuazioni dello stesso programma, come avviene spesso nelle primarie americane, dove la vittoria arride a chi risulta più affascinante e credibile? Che nessuno dei cavalli di razza del futuro Pd voglia esplicitamente accarezzare il pelo statalista e sindacale ancora abbastanza folto nella sinistra riformista, sia d'origine diessina sia popolare, personalmente lo trovo un grande progresso. Ma per innescare una vera concorrenza forse potrebbe bastare che Bersani o Letta o entrambi si presentassero come interpreti più credibili dello stesso programma che Walter Veltroni ha presentato in modo così affascinante mercoledì scorso. O almeno della parte economica di quel programma.
Staremo a vedere. Il rischio maggiore è che non sia data agli elettori una reale possibilità di scelta. E passi se, alla fine, il candidato segretario sarà solo Veltroni, un ottimo candidato, accompagnato da alcune alternative di bandiera. Ma sarebbe piuttosto sgradevole se non ci fossero almeno alternative, a livello di circoscrizione, tra diverse liste che pur si richiamano all'unico candidato nazionale. Se gli elettori che si presentano nel loro collegio il 14 ottobre si trovassero di fronte ad un'unica lista, cinque o sei delegati da votare in blocco, scelti con defatiganti trattative nel chiuso delle segreterie locali dei partiti. Così sgradevole che molti, tra cui chi scrive, neppure si recherebbero a votare.
impossibile! scendesse in campo Cofferati con la sua piattaforma "tradizionale", cioè il vecchio Cofferati e non il sonnolento Cofferati odierno, con la possibilità di primarie popolari e non con il voto controllato dalle burocrazie!, vincerebbe a man bassa e il patto fragilissimo che tiene assieme il PD andrebbe in frantumi in un quarto d'ora. cioè sarebbe la fine del PD! l'ultima volta che lo ha fatto, se qualcuno ha buona memoria, rispuntarono addirittura le BR in versione omicida: guardacaso.
Coerente il ragionamento di salvati, ma troppo "ortodosso". Gli si potrebbe controbattere: lo pseudo-programma di veltroni andrebbe bene in molti punti, il problema è che
1) non è assolutamente credibile, ovvero visto che è appoggiato da tutta la maggioranza di DS-Margheriti allora agire anziché ancora promettere;
2) fuorviante poiché non si deve tracciare un programma di governo, ma una condotta di partito. Il governo c'è (fino a prova contraria) e le prossime elezioni generali sono le europee. Bisogna avere idee sui principi (e qui è stato talmente ecumenico da far cadere le braccia) ma soprattutto sull'organizzazione e su come far divenire il PD un partito di massa moderno e dinamico;
Tralascio la steriele diatriba accademica socialdemocratici/liberaldemocratici. Il PD per il momento ha solo DS (neanche tutti) e Margherita. La sinistra va recuperata non abbandonata, con proposte nuove che parlino della realtà ma che siano democratiche, ovvero non asservite a confindustria e soci (e le parole di elogio di montezemolo sono proprio una bella cosa ...).
Quindi direi che si dovrebbero stanare candidati che abbiano diverse visioni dell'organizzazione, nel senso di non lasciare le nomenklature intatte e totalizzanti, ma far aumentare la partecipazione sia degli iscritti (a tutti i livelli, il commento della Bindi sui tre sherpa ieri la dice lunga ...) sia di potenziali iscritti/simpatizzanti. Guardate anche il pachidermico PS francese ha iniziato a pensare a diversi modi di militanza, differenti e paralleli a quelli tradizionali. Una questione che dovrebbe essere forse dibattuta nel PD ...
cordialmente
riccardo
Veltroni ha disegnato a Torino un profilo ideologico- culturale del futuro Partito democratico che lo colloca più vicino ai partiti innovatori del centrosinistra europeo .
UNA CHICCA..LA VOLETE?.. IL PARTITO SI CHIAMERA'
PDC.
PARTITO-DEMOCRATICO-CRISTIANO.
SIII,PROPRIO QUELLO DEI TRASCORSI,PENTA o QUADRIPARTITO.
ma quale cazzo di profilo ideologico culturale
puo'esprimere Weltron.
COMUNISTA NATO, CRESCIUTO E PASCIUTO,
CHE DA ALCUNI ANNI HA ASSAPORATO IL POTERE.
e sapete come recita l'antico detto?
'O CUMANNA' E' MEGLIO DO' FOTTERE.
Salvati, per lo meno, fa chiarezza: nel centrosinistra di oggi ci sono due linee OPPOSTE, "quella liberal e quella socialdemocratica tradizionale, impropriamente definita come «radicale»".
Poi, arrogante e presuntuoso come sempre, dà della seconda una versione scorretta e caricaturale, caricandola di tutto il male della politica e annettendosi tutti i socialisti che lui crede abbiano una immagine positiva, compresi Brown e Zapatero, che si stupirebbero molto di trovarsi arruolati da Salvati.
Ma la distinzione è reale e profonda. La vera ragione del fallimento di questo governo e di questa maggioranza sta proprio nel fatto che in essi prevale la linea dei Salvati (TPS, Rossi, ecc) mentre essi, per di più, si lamentano di non prevalere abbastanza.
Allora la vera battaglia da combattere, nel centrosinistra, nel PD, nell'entourage di Veltroni, è quella per rovesciare le cose, per mettere Salvati, Draghi, Montezemolo e Monti in condizioni di non nuocere più. Tranquilli, sono un riformista, non sto proponendo di usare la violenza! :-) ma di rispondere loro duramente e esnza complessi, sì. Basterebbe costringerli ad ARGOMENTARE le loro tesi, invece di darcel per scontate come verità rivelate, e se ne dimostrerebbe l'inconsistenza, Certo, LORO hanno spudoratamente a favore il Corriere.... ma noi abbiamo la forza della ragione.
ma noi abbiamo "la forza della ragione"
Postato da paolo zinna - Sabato 30 Giugno 2007 alle 22:09
GRAN TITOLO, E' QUELLO DELLA ORIANA FALLACI
ALLORA HA ESTIMATORI A SINISTRA.
Caro antonio, "estimatore dela Fallaci" non me lo ha mai detto nessuno! Ti sfido a duello domattina all'alba davanti al Carrefour di Carugate. I miei padrini saranno Lia Haramlik e il siriano Bashir Assad. Ti lascio la scelta delle armi, ma, per un insulto così sanguinoso, pretendo un duello all'ultimo sangue. :-)
Caro paolo Zinna.
Prendo visione solo in questo momento della tua risposta con sfida all'ultimo sangue."e ti e' andata bene".primo,come dicevo l'ho letta or,ora.secondo:non sarebbe stato possibile,perche' non ho i soldi per il biglietto.
Mi sorge un dubbio: mica sei genoano?
TU MI LANCI LA SFIDA E IO PAGO?
Anche dalle mie parti ,CASORIA, c'e' carrefour
Vieni,ci battiamo e chi perde paga la spesa all'altro.
Spero che questo mio complimento,a mo di battuta, non ti abbia arrecato disturbi esistenziali.
A me la Oriana risulta essere stata una GRAN COMUNISTA.
MICA come questi degli ultimi due decenni, che sono...www.comuni.sti/.....
COMUNQUE,IN UN DUELLO A CHI SPETTA SCEGLIERE L'ARMA?
OT: tu scherzi, ma io sono genovese e genoano PER DAVVERO! e sì che non che non ce ne sono poi tanti in giro! Mi hai fatto un complimento.... :-)
VI PREGO,SPIEGATEMI COSA NE FARA' QUESTO GOVERNO DELL'ITALIA.
ILLUMINATEMI SUL FUTURO DELL'ITALIA E DEGL'ITALIANI.
PER FAVORE, NIET POLEMICA:DESTRA,SINISTRA,CENTRO.